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SAMPIERI

3. IL PATRIMONIO CULTURALE

i fabbricati, seppur apparentemente in buono stato di conservazione, necessiterebbero di un restauro di facciata, la liberazione dagli elementi di degrado antropico e contemporaneamente la loro valorizzazione storica.

Il colle di Santa Maria della Croce, detto più sem-plicemente “della Croce”, fu il secondo colle che insieme al colle di San Matteo ospita le origini dell’insediamento urbano di Scicli, ipotesi testimo-niata dai numerosi ritrovamenti archeologici.

Il convento della Croce domina il colle e insieme ai conventi di S. Antonino, oggi in stato di rudere, il convento dei cappuccini, e quello del Rosario, rappresenta un rimasuglio del patrimonio archi-tettonico rimasto dopo il terremoto del 1693.

Il complesso, fondato nel 1528 da frati minori dell’ordine francescano, si compone di un con-vento, una chiesa, un oratorio e due cortili, ma si ritiene che la chiesa, oggi decorata con un appa-rato barocco, sia collocabile tra la fine degl Quat-trocento e l’inizio del Cinquecento.155

L’unico convento interamente successivo al ter-remoto è il convento dei Padri Carmelitani, com-prendente la chiesa del Carmine, costruito a par-tire dal 1751.

Ulteriori resti del periodo medievale sono i già ci-tati Palazzi Terranova-Cannariati in via Altobello e la Casa-Torre di via Loreto che sono pervenuti a noi in quanto l’utilizzo per fini residenziali ne ha consentito la conservazione. Tuttavia entrambi

155 https://it.wikipedia.org/wiki/Complesso_di_Santa_Maria_

della_Croce

CAPITOLO II. Scicli

Convento della Croce. Foto dell'autore

Casa-Torre in via Loreto. Fonte: Foto dell'autore

co è conservata nella chiesa di San Bartolomeo ed è stata realizzata nel 1773 da Pietro Padula di Napoli a sostituzione di un presepe di fine Cin-quecento, di cui restano solamente 29 pastori,

in quanto vittima di numerosi saccheggi e del degrado .157 A questo presepe se ne som-mano altri, sarebbero circa una decina sparsi per la città mentre innumerevoli adorna-no le case degli abitanti.

Infine è di particolare interes-se la rappreinteres-sentazione teatra-le del presepe vivente che nel periodo di Natale attraversa in maniera itinerante le vie del quartiere di Santa Maria la Nova.

157 http://www.baroccoslowcoast.

it/it/11-presepi-di-scicli.html

Come precedentemente riportato, in seguito all'incameramento dei beni ecclesiastici del 1866, rimasero pochi beni artistici nella città di Scicli: un quadro di Pascucci, della scuola di Raffaello, un dipinto di Rubens, un dipinto di Sebastiano Con-ca, un dipinto rappresentante il Cristo di Burgos e pochi altri dipinti di artisti minori.

Il dipinto del Cristo di Burgos, datato 1696, unico esempio in Italia e probabilmente dono offerto da una famiglia spagnola, cattura immediatamen-te l'atimmediatamen-tenzione in quanto rappresenta un insolito Cristo in croce dipinto su fondo nero con una ve-ste quasi sacerdotale che copre interamente le gambe, mentre i piedi sono fissati alla croce da un chiodo che regge due coppe argentate e un uovo di struzzo, emblema del corpo di Cristo.156

Ben più rilevante nella tradizione popolare è la presenza di presepi, allestimenti rappresentanti l'episodio della nascita di Cristo, custoditi all'inter-no di chiese, grotte e locali privati.

La rappresentazione con il maggior valore

artisti-156 Fonte: https://www.albertoterrile.it/da-burgos-a-scicli/

2.3 Lo stato di fatto: Risorse, criticità e prospettive

Fonte: https://acantini.altervista.org/il-cristo-crocifisso-con-la-veste-a-scicli-il-dipinto-simile-al-cristo-di-burgos/

Fonte: https://www.ilovescicli.it/il-presepe-di-s-bartolomeo-a-scicli-gioiello-raro-della-sicilia/

2.3.2 Il patrimonio (Ambiente, Architettura e Tradizione)

fanno la rotta”

La cavalcata di San Giuseppe si tiene nella se-conda metà di marzo e rievoca la Fuga in Egitto compiuta dalla sacra famiglia. In occasione della ricorrenza centinaia di cavalli sfilano per le prin-cipali strade della città, mentre decine di essi sa-ranno bardati, ovvero coperti da uno strato di fiori (Balucu o violaciocche), che richiede giorni di pre-parazione, rappresentati la fuga stessa. In passato il telaio veniva realizzato mediante rami e palme, mentre oggi viene utilizzata la tela di juta. I cavalie-ri indossano l’abbigliamento tipico con pantaloni e gilet in velluto nero su camicia bianca e portano come accessori un fazzoletto rosso, la burritta e una pipa di creta o canna. “Il frastuono dei campa-nacci legati ai cavalli e le urla dei devoti - PATRIA' - PATRIA' - PATRIARCA! - fanno da colonna sonora alla sfilate dei manti”159, al seguito della quale ver-ranno premiati i migliori.

159 https://www.siciliainfesta.com/feste/cavalcata_di_san_

giuseppe_scicli.htm

FESTE ED EVENTI

Gli avvenimenti folkloristici più conosciuti, e sentiti dalla popolazione al tempo stesso, hanno origini religiose, mentre vi sono altri eventi minori e sa-gre che mirano alla valorizzazione di prodotti tipici locali.

La Festa dell’Uomo vivo (u Gioia)158 celebra la resurrezione di Cristo nel giorno della domenica di Pasqua. La statua lignea del Cristo, opera set-tecentesca del Civiletti, viene portata in spalla da un corteo tumultuoso di decine di uomini che la fanno oscillare freneticamente in segno di gioia, mentre la popolazione acclama e lascia cadere petali di rosa dai balconi sovrastanti.

Il cantautore Vinicio Capossela, avendo partecipa-to alla celebrazione, vi dedicherà la conzone “Inno alla gioia”.

“E' pazzo di gioia, è un uomo vivo Si butta di lato, non sa dove andare E' pazzo di gioia è un uomo vivo

Di spalla in spalla di botta in botta le sbandate gli

158 https://www.siciliainfesta.com/feste/pasqua_scicli_festa_

dell_uomo_vivo.htm

Festa dell'uomo vivo. Fonte: https://www.ilovescicli.it/folklore-tradizioni-3/festa-del-gioia-pasqua/

del Sabato sera precedente la Pasqua.161

A questi eventi folkloristici si aggiungono eventi di portata nazionale e regionale attrattori di migliaia di visitatori come l’evento sportivo memorial Pep-pe Greco, che vede imPep-pegnati atleti di fama mon-diale in una corsa tra le vie del centro storico, e il Taranta Sicily Fest che ad agosto riempie le vie del centro storico sulle note della Taranta.

Questi eventi si aggiungono ai numerosi even-ti culturali che vengono organizzaeven-ti allo scopo di attenuare la stagionalità del turismo e richiamare visitatori, oltre che attivare la cittadinanza, anche nei periodi non estivi.

161 https://www.ilovescicli.it/folklore-tradizioni-3/i-riti-della-settimana-santa/

La Festa della Madonna delle Milizie160 mette in scena, l’ultimo sabato di Maggio, la battaglia avve-nuta nel 1091 nei pressi di Donnalucata tra i Nor-manni del conte Ruggero d’Altavilla e i Saraceni (chiamati erroneamente Turchi) guidati dall’emiro Belcane. Secondo la leggenda, la vittoria cristiana della battaglia verrà determinata dall’intervento della vergine Maria, detta poi Madonna delle Mili-zie dal luogo dove si svolse il conflitto, che si batté al loro fianco in groppa ad un cavallo bianco.

Gli attori indossano costumi d’epoca e recitano su un palco costruito in piazza Italia per l’occasione, con lo sfondo suggestivo della chiesa di San Mat-teo.

A questi eventi si aggiungono i riti della setti-mana Santa che precede la pasqua, scandita da processioni e celebrazioni che coinvolgono tutta la cittadinanza e diversi gruppi statuari.

Tra queste processioni si citano quelli della Do-menica delle palme, e delle Addolorate di San Bartolomeo e S. M. la Nova, la via Crucis, i “Sabur-cara“ e quella del Venerdì santo e la “Resuscita”

160 https://www.siciliainfesta.com/feste/festa_della_

madonna_delle_milizie_scicli.htm

Festa di S. Giuseppe. Fonte: Foto Salvatore Fidone 2016;

https://www.novetv.com/scicli-in-archivio-la-cavalcata-sorteggio-e-intervista-a-marinero-del-gruppo-vincitore/

Festa della madonna delle Milizie. Fonte: https://www.

sicilyseaholiday.com/it/feste-scicli/52-madonna-delle-milizie.

html

pegnate le famiglie per giorni interni nelle calde giornate estive, da consumare successivamente.

Rispettando l’ordine delle portate si presentano alcuni dei prodotti tipici preparati ancora oggi:

Antipasti: salsiccia secca, gelatina di maiale, san-guinaccio, sarde salate, olive in salamoia, cacioca-vallo ragusano e provola ragusana.

Prodotti da forno: Pane, pani cunzatu, cucciddatu scaniatu, focacce, pastizzi, mpanate, nfigghiulate, pastiere, vastidduzza.

Pasta: cavatelli, gnocchetti, ravioli e tagliatelle nel-la maggior parte dei casi con salse di pomodoro.

Secondi piatti: pollo ripieno, coniglio “a stimpira-ta”, maiale al sugo, cotolette di acciughe, cotolette di anguilla, sarde e seppie al forno.

Altro: Arancine, fungo di carrubo, lumache “a ghiotta” e “vavalucieddi”, minestre di fave, caturru.

Dolci: torrone e ghigghiulena, cubbaita, citrata e aranciata, mustarda, cuddureddi, vino cotto, bianco mangiare, budino, crema di mandorla, mandorle tostate, cassate di ricotta, chiacchiere, frittelle, mostaccioli, ravioli di ricotta, mpanatig-ghie, biscotti di mandorle, biscotti ricci, cardinali, iadduzzi, firrignozza, savoiardi, babà, crema di ri-cotta, cannoli, teste di turco.

Marmellata: cotognata.

Liquori: limoncello e mandarinetto.163

163 PORTELLI G., SEVERI C., Il gusto e i sapori : sulle tracce della cucina di Scicli e dintorni dell’800 ad oggi, [s. n.], Modica, 1995

CUCINA

L’attuale ordine delle portate si è imposto a par-tire dagli anni ’50, mentre in precedenza il pasto era determinato dalle risorse, spesso carenti162. Il secondo piatto e i dolci erano consumati rara-mente e spesso seguivano scadenze stabilite dal calendario religioso.

Mentre gli uomini andavano a lavorare la donna si occupava di crescere i figli, svolgere lavori legati al cucito e amministrare le risorse alimentarie, pro-ducendo beni a lunga conservazione. Ad esem-pio, il pane, l’alimento principale, veniva preparato generalmente un giorno alla settimana e poi con-sumato con moderazione mentre la pasta veniva preparata il giorno stesso.

Fortunatamente, sebbene siano variate le con-dizioni di povertà, la tradizione della produzione culinaria rimane ancora fortemente radicata nella popolazione.

Raramente si incontra un ragazzo che non abbia assistito o direttamente partecipato alla raccolta di uva, olive, mandorle e carrubbe per la produ-zione di vini, oli e dolciume vario, mentre è ancora oggi diffusa la tradizione della produzione delle salse ed estratti di pomodoro, che tengono

im-162 Attilio Trovato riporta la situazione in puglia:”il massaro somministrava una zuppa all’acqua e sale, formata da acqua calda e qualche goccia di olio in cui veniva bagnato il pan rozzo” (TROVATO A., Scicli. La città delle due fiumare, Erre Produzione, Scicli, 2001).

M. Pluchinotta riporta la gioia nel racconto di un contadino in cui la presenza di un gambo di sedano da “accompagnare”

al pane fu sufficiente ad allietargli la giornata. (PLUCHINOTTA M., Memorie di Scicli, La Perello, Scicli 1932.

CAPITOLO II. Scicli

"Scacce". Fonte: Foto Barbara Conti; https://www.ragusanews.com/2018/

08/18/attualita/scaccia-pomodoro-melanzane-focaccia/91517

Cassate. Fonte: Foto Barbara Conti; https://blog.giallozafferano.it/

fantasiaincucina/ricetta-cassate-di-ricotta-pasquali-al-forno/

Stagnino al lavoro. Fonte: https://www.jonicaradio.it/10-mestieri-bizzarri-volta-oggi-non-esistono-piu/stagnino/

niosa che ha caratterizzato la loro infanzia e parte dell’età adulta, conservano l’attitudine all’autoco-struzione e alla riparazione.

E’ questo il caso di mestieri come ad esempio il

“marrugiaru” che che ricavava dal legno i manici per gli attrezzi da lavoro; il Cestaio che lavorava le canne o i germogli di olivo per ricavare dei con-tenitori; “u curdaru” utilizzava le fibre delle foglie di agave (detta zammarra) per realizzare corde o ancora lo “scuparu” che otteneva delle scope dall’intreccio di fibre di saggina o foglio di palma.

Vi furono poi mestieri scomparsi a causa del cam-biamento di mentalità della società, ad esempio

“u sinzali” che faceva da intermediario tra il con-tadino e un acquirente; la “ruffiana” svolgeva un ruolo di mediazione per combinare i matrimoni;

la “nnumina vintura” che indicava il destino in cambio di dieci lire e i cantastorie che in un certo senso vendevano la propria capacità d’intratteni-mento.

ARTIGIANATO e ANTICHI MESTIERI164

La produzione industriale, semplificando note-volmente i nostri stili di vita, ha fagocitato, nella maggior parte dei casi, il lavoro artigianale. Alcuni mestieri si sono adattati alle nuove richieste, men-tre altri sono scomparsi dall’ambito commerciale.

In seguito all’incremento della produzione indu-striale scompariranno mestieri come: il “lantir-naru” (stagnino), il conciabrocche, l’arrotino e il seggiolaio che riparavano oggetti per la casa; il

“sapunaru” che produceva saponi; “scarparu” (cal-zolaio) e ciabattino (che si differenziavano in base alla bravura) o il “pilucchiere”, che acquistava i ca-pelli caduti per farne delle parrucche.

Tuttavia la produzione di oggetti tradizionali ri-mane ancora forte nel territorio grazie all’operato dei più anziani, che, da un lato, per il legame alle proprie origini, dall’altro, per la mentalità

parsimo-164 Scuola media statale Giovanni XXIII, coordinatori Fallica C. e Frisenna R., Artigianato e antichi saperi, [s. n.], Nicolosi, 1999

2.3 Lo stato di fatto: Risorse, criticità e prospettive

200 201

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cati, i centri religiosi attivi, i centri museali e i servi-zi di ristoraservi-zione, mentre vengono esclusi i serviservi-zi amministrativi e sanitari in quanto equamente di-stribuiti e di conseguenza ininfluenti nei progetti di rigenerazione urbana a scala cittadina.

Per quanto riguarda le criticità urbane, viene fat-ta una descrizione delle principali problematiche che ostacolano la valorizzazione del territorio, te-nendo quindi in considerazione i fenomeni che hanno un'evidenza e delle ricaduto fisiche.

Tra questi si riconoscono fenomeni di degrado come l'abbandono di edifici e aree, la mancata manutenzione, il degrado antropico, l'abusivi-smo, le problematiche legate ai trasporti e ai fat-tori ambientali.

Questi fattori vengono sintetizzati rispettivamente all'interno delle Mappe dei servizi e dei luoghi di incontro e all'interno della Mappa delle criticità.

Intervenire sullo spazio urbano presuppone un impegno sulla riduzione degli elementi di degra-do sfruttandegra-do in maniera strategica le risorse ter-ritoriali.

L'analisi sul patrimonio ambientale, architettonico e culturale della città pone una riflessione neces-saria riguardo alle risorse che possono favorire un ambiente florido alla sua valorizzazione e, allo stesso tempo, riguardo alle criticità che invece de-prezzano gli sforzi di valorizzazione.

Un'analisi su questi due aspetti rende più chiaro il quadro generale sui fattori che possono favorire o ostacolare lo sviluppo della città.

Gli interventi di rigenerazione urbana prevedono degli approcci olistici al progetto della città, di con-seguenza una conoscenza approfondita consente poi di effettuare le dovute astrazioni che suppor-tano la fase progettuale.

Nel capitolo precedente si è tentato di descrivere in maniera generale, ma nel modo più oggettivo possibile, quello che è di fatto, secondo decreti legislativi, riconosciuto come luogo o edificio di interesse. Si è tentato di descrivere tale patri-monio sotto gli aspetti quantitativi e qualitativi, descrivendone lo stato di fatto e i processi che li coinvolgono.

Il patrimonio può infatti rappresentare allo stesso momento una risorsa o una criticità; l'esito dipen-de dallo stato in cui versano e le esternalità che riescono a generare.

Nel capitolo successivo verranno invece descritti beni, luoghi e attività che danno origine, in modo diretto, a delle risorse o delle criticità. Questi possono favorire o contrastare la valorizzazione del patrimonio precedentemente descritto e per questa ragione rappresentano un punto fonda-mentale da cui sviluppare i progetti di rigenera-zione urbana.

Con risorse urbane si sono intesi da un lato i ser-vizi rivolti alla cittadinanza e dall'altro le risorse spaziali che consentono l'incontro tra i cittadini e quindi lo svolgimento delle funzioni urbane.

I servizi tengono in considerazione i centri educa-tivi e sporeduca-tivi, che ospitano un importante numero di giovani rappresentando due importanti centri per l'incremento del capitale umano, i

supermer-2.3.3 Le risorse e le criticità urbane

2.3.3 Le risorse e le criticità urbane