• Non ci sono risultati.

II. Il periodo franco

2. Forme di fratellanza religiosa

a. I libri memoriali come fonti per la storia

Si è già accennato al fatto che il monastero di Leno fosse inserito nella rete di fratellanze che facevano capo all’abbazia di Reichenau, sul Lago di Costanza. Sopperisce in questo caso alla patologica carenza documentaria del nostro monastero, che sarà una costante della nostra ricerca, la presenza di un’eccezionale fonte libraria quale il liber vitae di Reichenau, il quale ci tramanda le uniche, preziosissime liste di monaci leonensi di cui possiamo disporre.

Va detto che, nel panorama delle fonti per lo studio dell’alto medioevo, che sono rare e inoltre spesso di difficile interpretazione, una fortunata eccezione è rappresentata proprio da una serie di codici del IX secolo, i cosiddetti libri memoriales, libri vitae, libri confraternitatum, o, per usare un’espressione tedesca, Gedenkbücher, cioè libri commemorativi223. I sette libri memoriali ‘classici’ del periodo carolingio

sono quelli di Durham, San Pietro in Salisburgo, Reichenau, San Gallo, Pfäfers, Remiremont e San Salvatore/Santa Giulia in Brescia, ma ne sono conosciuti anche molti altri. Non si tratta semplici cave di materiale antroponomastico, ma documenti straordinari di un grande movimento, di una dinamica di rapporti e scambi fioriti nel pieno dell’epoca carolingia.

Le potenzialità di ricerca offerte da queste specialissime fonti per l’alto medioevo hanno cominciato ad essere valorizzate nell’ultimo trentennio, grazie alla Scuola storica tedesca. L’inizio di un interesse storico nei confronti di questo tipo di fonti è soprattutto da legare alla persona di Karl Schmid, il quale ha manifestato una costante attenzione verso i libri

222 In questi anni forse il signore di Canossa già preparava, in accordo con l’imperatore,

l’acquisto della cattedra bresciana per il figlio Goffredo, che avvenne nel 970. Cf. VIOLANTE, La chiesa bresciana, p. 1025.

223 EBNER, Die klösterlichen Gebets-Verbrüderungen, p. 92 sgg.; SCHMID –

WOLLASCH, Die Gemeinschaft der Lebenden und Verstorbenen, p. 366 sgg.; SCHMID – WOLLASCH, Societas et fraternitas, p. 13 sgg. Per i problemi di terminologia si veda HOUBEN, Il cosiddetto ‘liber vitae’ di Polirone, pp. 189-193.

memoriali nel corso della sua vita scientifica, nell’ambito delle ricerche prosopografiche, Personenforschung, condotte dalla cosiddetta “scuola di Friburgo”224. Se lo Schmid ha tracciato la via, indicando l’interesse di queste

fonti per la ricerca storica, è stato comunque necessario procedere ad una serie di studi che chiarissero diversi aspetti di queste fonti così complesse e di difficile lettura, fino a giungere, dopo anni di lavori preparatori, alle nuove edizioni dei più importanti libri vitae altomedievali. Tale impresa editoriale ha avuto come esito i volumi della nuova serie dei Libri

memoriales et necrologia, dei Monumenta Germaniae Historica225, editi da

un gruppo di studiosi tedeschi.

I libri memoriales occupano un posto di rilievo tra le fonti commemorative dell’alto medioevo. Non si tratta di semplici necrologi o obituari contenenti solo i nomi dei defunti annotati nella data di morte, ma registrano, oltre ai nomi dei morti, anche quelli dei viventi. Questi manoscritti fissavano inoltre, insieme ai nomi dei membri, vivi e defunti, della comunità monastica, anche quelli di coloro che per via di un qualche legame con questa comunità avevano ottenuto il privilegio di godere dei frutti spirituali delle preghiere dei monaci o delle monache.

Come già ricordato in precedenza, le preghiere, la memoria, avevano un valore pari a quello dei beni materiali, ed i libri vitae costituivano così una sorta di anagrafe di tutti coloro che avevano privilegiato il cenobio, sul piano economico oppure su quello spirituale, ricevendone in cambio altrettanti benefici in termini di preghiera e commemorazione liturgica. Occorre poi notare che la denominazione di liber confraternitatum mette l’accento soprattutto sul fatto che in questi manoscritti venivano inclusi anche gli elenchi delle comunità affratellate, cioè le liste di nomi provenienti dai monasteri accolti nella fraternitas del cenobio che possedeva il manoscritto. Le due comunità, scambiandosi così le rispettive liste di monaci vivi e defunti, venivano ad intrattenere una reciproca relazione di preghiera. Attraverso questi libri veniamo così a conoscenza dei rapporti di fratellanza che collegavano, tra l’VIII e il IX secolo, i conventi alemanni di Reichenau e San Gallo con i monasteri del Regno Italico, creando un ponte

224 Sull’opera scientifica di Karl Schmid, cf. OEXLE, Gruppen in der Gesellschaft. Per una

storia degli studi, cf. LUDWIG, Il codice memoriale e liturgico, p. 104 e n. 11 p. 113. Per la valorizzazione dei necrologi altomedievali come fonti storiche si veda WOLLASCH, Mönchtum des Mittelalters zwischen, p. 62 sgg.

225 MGH, Libri memoriales et necrologia. Nova Series. Sono già stati pubblicati i libri di

Reichenau, di Merseburg, Magdeburg e Lüneburg, di Sankt Emmeram di Ratisbona, di San Salvatore/Santa Giulia di Brescia, del Capitolo del Duomo di Minden, dell’abbazia di Michelsberg a Bamberga, del Capitolo del Duomo di Costanza e di San Massimino di Treviri, mentre è in preparazione quello di San Gallo.

ideale tra la regione intorno al Lago di Costanza e l’area padana226.

Poiché in questi manoscritti era contemplata la registrazione di così tante categorie di persone, va notato che, in termini quantitativi, il numero dei nomi tramandati dai libri memoriali è impressionante: alcuni manoscritti potevano infatti arrivare a menzionare anche centinaia o addirittura migliaia di persone227. Questo fatto ci induce però ad alcune considerazioni su quella

che era la destinazione d’uso di questi codici. Quello che appare ovvio è che questa enorme quantità di nomi non poteva usufruire di una commemorazione liturgica individuale, ma solo di una collettiva. D’altra parte, è stato dimostrato come i libri vitae non fossero destinati alla lettura, ma bastava che fossero collocati sull’altare durante il momento della commemorazione. Questi manoscritti erano infatti ritenuti il contrappunto terreno del libro della vita celeste, in cui sarebbero registrati i nomi di coloro cui era assicurata la salvezza eterna, secondo una celebre frase dell’Apocalisse228.

In ogni caso, i libri memoriali sono fonti molto difficili da maneggiare, innanzitutto per come si presentano: si tratta ad un primo impatto di lunghe liste di nomi, la cui intelligibilità è solo in qualche raro caso agevolata dalla presenza di rubriche. Inoltre, va tenuto presente che la complessa struttura di tali testi è il risultato di un lungo processo di stratificazione del materiale antroponomastico. Infatti, proprio per la specifica funzione che questi libri avevano, si continuò ben oltre la redazione originaria del codice a registrarvi i nomi, sia quelli dei membri, vivi o defunti, della comunità, sia quelli dei benefattori. Questa struttura a redazione aperta, che si protrae anche per un periodo di tempo molto lungo, in cui il materiale viene a sedimentarsi progressivamente, rende i libri memoriali dei veri e propri works in progress229.

226 Cf. lo studio di SPINELLI, Monasteri padani e monasteri d’oltralpe.

227 Nel liber vitae di Reichenau sono annotati 38322 nomi di persona: cf. GEUENICH, Die

Namen des Verbrüderungsbuches, p. XLII.

228 KOEP, Das himmlische Buch in Antike und Christentum, pp. 100 sgg. e 113 sgg. 229 L’espressione è di D’ACUNTO, Del nuovo sul Codice memoriale e liturgico, p. 251.

b. La fratellanza spirituale di Reichenau Caratteristiche delle fraternitates monastiche

Il fenomeno dei libri memoriales o libri vitae attesta di un grande movimento di affratellamento che unì i maggiori monasteri dell’epoca carolingia attraverso relazioni di reciprocità, in uno scambio continuo di preghiere, scritture e memorie. L’area circoscritta da questi flussi è piuttosto ampia. Il più famoso tra questi codici rimane il liber vitae di Reichenau, allestito attorno all’824/825230, in cui furono scritti i nomi dei fondatori, dei

benefattori e dei religiosi delle altre comunità monastiche che si trovavano in rapporto di preghiera con l’abbazia. Per la ricchezza informativa di questo manoscritto e la diffusione dei rapporti stabiliti con altre istituzioni europee, il monastero insulare di Reichenau si pone come il centro ideale di questa fitta ragnatela di relazioni, un nodo mediano attraverso il quale passavano tutti i flussi che si diramavano intrecciandosi a loro volta verso la ‘periferia’.

Per capire meglio in che cosa consista e cosa comporti l’affratellamento, si può iniziare citando quello che è ritenuto il più antico documento di questo fenomeno. Si tratta del famoso contratto di fratellanza dell’anno 800, stretto tra la comunità monastica di San Gallo sotto l’abate Werdo e quella di Reichenau rappresentata dall’abate Waldo231. In questo

patto di alleanza vengono stabiliti gli impegni assunti reciprocamente dai monaci delle due comunità per la commemorazione liturgica dei membri defunti: l’accoglienza all’interno di una fraternitas monastica significava infatti acquisire il diritto di partecipare ai frutti spirituali della preghiera della comunità-sorella, nello stesso modo in cui ne godevano i membri di quella comunità232.

Il patto stretto nell’800 tra le due comunità monastiche non fu però inteso solo a normare ed intensificare la commemorazione dei defunti, ma contemplò precise indicazioni anche per quel che riguardava la comunità dei vivi. Infatti, contestualmente a questo patto di affratellamento, l’abate Werdo di San Gallo fece compilare, insieme alla lista dei morti, anche un elenco di tutti i membri vivi del convento. Le due liste furono così inviate a Reichenau e successivamente incorporate nel liber vitae che, come ho già

230 Per la data della stesura del liber vitae di Reichenau cf. SCHMID, Bemerkungen zur

Anlage des Reichenauer Verbrüderungsbuches.

231 Libri confraternitatum Sancti Galli, Augiensis, Fabariensis, pp. 140-142. Cf.

GEUENICH, Die St. Galler Gebetsverbrüderungen, p. 29; SCHMID, Die Reichenauer

Fraternitas, p. 13.

232 Sugli impegni comportati da un patto di affratellamento, cf. LUDWIG, I libri

ricordato, dovette essere preparato intorno all’anno 824/825233.

Analogamente, anche un elenco dei monaci di Reichenau dovette sicuramente essere stato compilato e inviato a San Gallo, solo che purtroppo non se ne trova traccia, in quanto il libro memoriale più antico di San Gallo, allestito verso l’810/815, si è conservato solo in modo frammentario234.

Nonostante la frammentarietà della tradizione, sappiamo che nell’anno 846 il monastero di San Gallo stipulò un patto di preghiera, secondo il modello del patto di fratellanza dell’anno 800, con le comunità di Disentis in Rezia, Schienen nell’Hegau e Bobbio235. La menzione dell’abbazia di

Bobbio è particolarmente interessante in quanto si tratta del primo monastero del Regno Italico a comparire tra le comunità affratellate con San Gallo236. Purtroppo però, sempre a causa della sua incompletezza, il liber

vitae più antico di San Gallo non ci tramanda liste di nomi provenienti da

Bobbio237. La tradizione che riguarda le liste di monaci provenienti dal

monastero di Nonantola è invece più fortunata, in quanto disponiamo di due liste risalenti agli anni Sessanta del IX secolo. Si tratta di una lista di monaci defunti inviata a San Gallo e successivamente inclusa nel più antico libro di affratellamento, e di una copia di questa redatta in occasione dell’allestimento del più recente liber vitae di San Gallo, cui va aggiunta una terza lista tramandata dal liber confraternitatum dell’abbazia di Reichenau238.

233 Das Verbrüderungsbuch der Abtei Reichenau, pp. 10-11: «Nomina fratrum de

monasterio Sancti Galli confessoris»; p. 12: «Nomina defunctorum fratrum»; Libri

confraternitatum Sancti Galli, Augiensis, Fabariensis, pp. 168-170 coll. 43-51 e pp.

170-171 coll. 52-55. Cf. SCHMID, Die Reichenauer Fraternitas, p. 25 sg.; SCHMID,

Das ältere und das neuentdeckte Jüngere St. Galler Verbrüderungsbuch,, pp. 20-21.

234 Cf. la ricostruzione dei due libri memoriali di San Gallo proposta da SCHMID, Versuch

einer Rekonstruktion. Per liste di Reichenau smarrite, si veda ivi, pp. 100-103.

235 Libri confraternitatum Sancti Galli, Augiensis, Fabariensis, p. 142: «anno ab

incarnacione dominica DCCC.XL.VI regnante Hludowico gloriosissimo rege, sub Crimaldo abbate, facta est eadem conventio superiori capitulo prenotata <patto con Reichenau> inter istud coenobium et alia tria, unum Sancti Columbani Bobii fluminis gloriosi nomen tenens, alterum Desertinense a vicinitate Alpium vocabulum trahens, tertium Schinense claro vocabulo lucens».

236 È assai probabile che la radice di questi rapporti di commemorazione liturgica sia da

cercare nell’origine ‘irlandese-colombana’ di entrambe le abbazie: cf. LUDWIG, I libri memoriales e i rapporti di fratellanza, p. 148.

237 Cf. SCHMID, Versuch einer Rekonstruktion, pp. 98 sg., 123 sg., 131 sg. I «fratres in

Bobiensi» sono nominati anche nel «Conspectus coenobiorum quae cum monasterii Sancti Galli fraternitate coniuncta erant» registrato nel Codice 453 della Stiftsbibliothek St. Gallen (Libri confraternitatum Sancti Galli, Augiensis, Fabariensis, p. 144).

238 Das Verbruderungsbuch der Abtei Reichenaü , pp. 20-23: «Nomina fratrum de

monasterio quod vocatur Nonantula»; Libri confraternitatum Sancti Galli, Augiensis,

Ho citato la confraternita di preghiere facente capo al cenobio di San Gallo prima ancora di quella assai più importante, famosa e meglio documentata di Reichenau, perché mi offre occasione per puntualizzare in via preliminare due aspetti che ritengo molto interessanti riguardo a questi rapporti su larga scala stabiliti tra diversi centri monastici europei. Innanzitutto, ritengo assai opportuna un’osservazione di Uwe Ludwig, che egli esprime a proposito dei rapporti tra San Gallo e Bobbio, ma che ritengo certamente estendibile in linea generale ad altri rapporti tra monasteri. Domandandosi come si potesse far fronte agli obblighi relativi alla commemorazione dei defunti, vista la notevole distanza esistenza tra i due cenobi, Ludwig infatti afferma che «se si presume che il patto di preghiera svolgesse effettivamente la sua funzione, si deve ritenere che i collegamenti che consentivano lo scambio degli annunci di morte fossero, in ogni caso, abbastanza intensi»239. In secondo luogo, l’elemento personale non va

trascurato, ma appare anzi fondamentale. Sempre Uwe Ludwig ha infatti messo a fuoco come il patto di preghiera tra Reichenau e Nonantola abbia potuto molto probabilmente essere concluso grazie alle relazioni personali dei due abati: sia l’abate Pietro di Nonantola, il successore di Anselmo, in carica dall’anno 804 fino all’824/825, che il vescovo-abate Heito, che ha diretto il monastero di Reichenau dall’806 all’823, erano infatti in stretto contatto con la corte di Aquisgrana240. Insomma, bisogna aver presente,

nello studio del fenomeno degli affratellamenti monastici, che dietro la sequenza dei nomi ci sono una serie di elementi materiali di cui tenere conto, e che solo parzialmente sono schiusi dalla decisa inespugnabilità di questo tipo di fonti. Ma lo scenario sullo sfondo dovette essere estremamente mobile, e l’elemento personale giocare un ruolo di primo piano.

In ogni caso, la confraternita di preghiera facente capo a San Gallo ebbe un orientamento prevalentemente regionale, e le sue relazioni di affratellamento, oltre alle uniche due abbazie italiane di Bobbio e di Nonantola, furono strette con cenobi situati soprattutto in Alemagna, Alsazia, Rezia e Baviera241.

139 e 141-144 (pag. 44-47). Le tre liste di monaci nonantolani hanno suscitato grande interesse ma anche sospetti a causa delle loro notevoli dimensioni. In particolare, hanno attirato l’attenzione di Karl Schmid, il ‘pioniere’ degli studi sui libri vitae, il quale, in un articolo su Anselmo di Nonantola, ha potuto chiarificare le origini di queste liste: SCHMID, Anselm von Nonantola.

239 LUDWIG, I libri memoriales e i rapporti di fratellanza, p. 148. 240 Ivi, pp. 150-151.

241 Cf. il «Conspectus coenobiorum quae cum monasterii Sancti Galli fraternitate coniuncta

erant» registrato nel Codice 453 della Stiftsbibliothek St. Gallen (Libri confraternitatum

Il liber memorialis di Reichenau

Il raggio d’azione della confraternita di preghiera di San Gallo non può essere nemmeno lontanamente paragonato a quello di Reichenau. È stato provato che molte delle liste registrate nel libro di affratellamento, ovvero il nucleo primitivo dei monasteri indicizzati, provengono dal circolo del patto di preghiera del 762, quando in occasione del sinodo di Attigny molte istituzioni monastiche entrarono a far parte di un vasto patto di preghiera, esteso a tutto l’Impero franco242. Nei decenni seguenti al sinodo i monaci di

Reichenau dovettero adoperarsi per intensificare gli accordi di reciprocità per le commemorazioni stretti con gli altri monasteri, cosicché, al momento della creazione del Codice attorno all’824/825, erano 56 le comunità di monaci e di chierici riunite in confraternita con la Reichenau. Le dimensioni di questa rete di rapporti di preghiera erano assai ampie e si distendevano su un piano pienamente europeo: senza elencare tutti i nomi, ricordo solo i punti estremi, che toccavano in Occidente Jumiéges e Conques, a Oriente Salisburgo, Mondsee e Mattsee, descrivendo a nord un arco che attraversava Fulda, St. Trond e St. Vaast, per raggiungere il suo punto più meridionale a Monteverdi in Toscana243.

Quello che appare come estremamente interessante scorrendo l’indice dei capitula del manoscritto è l’ordine con il quale le comunità affratellate vengono enumerate nell’elenco. Subito dopo Reichenau viene infatti indicata la vicina abbazia di San Gallo, seguita da Pfäfers, Disentis e Müstair, ovvero i monasteri della regione della Coira, mentre in sesta posizione troviamo il monastero di Leno, «monasterium Leonis», seguito da Nonantola, e solo a seguire i conventi bavaresi ed alemanni. Uwe Ludwig spiega questa particolare strutturazione del liber vitae come l’evidenza di «un chiaro orientamento verso sud, che vale a caratterizzare gli orizzonti della comunità monastica di Reichenau negli anni attorno all’824/825»244.

Tuttavia, se i rapporti commemorativi tra Reichenau e Nonantola furono limitati ad uno scambio di liste avvenuto una sola volta, i contatti stabiliti con Leno, come vedremo, furono assai più intensi. Per quanto riguarda i soli rapporti con il Regno Italico245, ricordo ancora che il

242 SCHMID – OEXLE, Voraussetzungen und Wirkung des Gebetsbundes von Attigny, p.

89 sgg; cf. LUDWIG, I libri memoriales e i rapporti di fratellanza, pp. 153-155.

243 Le grandi dimensioni delle confraternite di preghiera facenti capo a Reichenau si

rispecchia nei capitula del manoscritto: Das Verbrüderungsbuch der Abtei Reichenau, pag. 3. Cfr. la tavola sinottica in AUTENRIETH, Beschreibung des Codex, dopo p. XL; e la mappa in SCHMID, Wege zur Erschließung des Verbrüderungsbuches, p. LXI.

244 LUDWIG, I libri memoriales e i rapporti di fratellanza, p. 155.

245 Per quanto riguarda i rapporti di commemorazione liturgica intrattenuti dal monastero di

monastero di Monteverdi in Toscana trasmise due liste di monaci a Reichenau, la prima intorno all’800, e la seconda probabilmente negli anni intorno all’830246. Tra le comunità che si sono affratellate nel periodo

successivo al monastero di Reichenau si trovano inoltre il capitolo cattedrale di Ceneda247, uno sconosciuto monastero femminile del Regno Italico, forse

da identificarsi con il monastero di San Marino a Pavia248, il monastero della

Novalesa249 e quello di San Modesto di Benevento250. Importanti rapporti

sono inoltre attestati col monastero femminile di San Salvatore/Santa Giulia di Brescia, il cui affratellamento con Reichenau risale agli anni intorno all’829. La lista del cenobio femminile bresciano trascritta del liber vitae di Reichenau, che attesta di una comunità di circa 135 membri251, fu vergato

dallo stesso amanuense che aveva annotato anche l’elenco leonense con in testa l’abate Badolfo252. Ma sulle direttive dei legami che legavano i due

grandi cenobi dell’area bresciana con Reichenau torneremo in seguito. Per ora basta puntualizzare come l’abbazia di Reichenau, attraverso quella fonte straordinaria che è il suo libro memoriale, si viene a configurare come il centro di una fitta rete di relazioni di altissimo livello. La Reichenau, più di ogni altro monastero ed anche più della vicina abbazia di San Gallo, fungeva da fulcro di quel movimento di affratellamento che, tra la metà dell’ottavo e la seconda metà del nono secolo, si estese al monachesimo di tutto l’Impero carolingio. Reichenau inoltre era un centro privilegiato per la formazione della classe dirigente politico-amministrativa del tempo, quali erano divenuti i centri monastici con Carlo Magno253, e

Erschließung des Verbrüderungsbuches, p. LX sgg.; SCHMID – OEXLE, Voraussetzungen und Wirkung des Gebetsbundes von Attigny.

246 Ivi, pp. 155-156.

247 Das Verbruderungsbuch der Abtei Reichenaü , p. 113.

248 Ivi, p. 134. Per l’identificazione con il monastero pavese, si veda GEUENICH, Zurzach

– ein frühmittelalterliches Doppelkloster?, p. 40 sgg.

249 Das Verbruderungsbuch der Abtei Reichenaü , p. 9.

250 Ivi, p. 85. In rapporto a questa istituzione, la rubrica parla di un avvenimento

drammatico, ovvero di un assalto di saraceni che incendiarono il monastero. Anche se rimane incerto se l’abate Cundhart e i 26 monaci elencati fossero stati uccisi o solo