II. Gli studi recenti
3. La storiografia sul monastero di Leno
Gli ultimi decenni del XX secolo: Baronio, Constable, Menant
Già lo Zaccaria aveva intravisto nell’assetto patrimoniale del monastero e nelle sue prerogative i caratteri di una giurisdizione originale. L’istanza è stata sviluppata in anni più recenti dagli studi di quello che si può considerare oggi il maggiore studioso di Leno, Angelo Baronio. A parte le ricerche di Violante sulla crisi finanziaria del monachesimo duecentesco, il volume del 1984 inserito nella collana delle Fontes dei Monumenta Brixiae
Historica, dal titolo ‘Monasterium et populus’. Per la storia del contado lombardo: Leno, può considerarsi il primo lavoro incentrato sul cenobio e
sulle terre dipendenti pubblicato dopo le pagine settecentesche dello Zaccaria. L’opera già dal titolo mostra l’interesse preponderante dell’autore verso l’esteso patrimonio e le sue prerogative, col connesso processo di organizzazione civile avvenuto sulle terre monastiche dopo il Mille98.
Dopo dieci anni, nel 1994 appare sul «Bullettino dell’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo e Archivio Muratoriano» un saggio di Giles Constable incentrato sulla violenta polemica intercorsa tra l’abate leonense e il vescovo di Brescia, alla fine del XII secolo, per la giurisdizione ecclesiastica delle chiese rurali dipendenti dal cenobio. Attraverso le testimonianze processuali lo studioso americano ha modo di delineare uno spaccato interessantissimo della società del contado in un momento di rapida trasformazione99.
I rapporti tra signori e vassalli sono stati indagati con cura anche da un
97 Il riferimento è a SPINELLI, Ordini e congregazioni religiose e a PICASSO, Il
Monachesimo nell’alto medioevo. Per quanto riguarda la produzione sulla storia
monastica di Brescia, si può vedere ARCHETTI, Il monachesimo bresciano.
98 Tra la monografia settecentesca dello Zaccaria e l'opera del 1984 del Baronio, si
collocano degli studi che hanno avuto il merito di fare il punto sulla storia del monastero, richiamando l'attenzione sulla sua importanza: BOGNETTI, La Brescia dei
Goti e dei Longobardi; BOSISIO, Da Berengario agli Ottoni; VIOLANTE, La Chiesa bresciani. Sugli aspetti economici e patrimoniali si veda anche BARONIO, Patrimoni monastici in Franciacorta.
altro studioso straniero, François Menant100, «dal cui lavoro – ha scritto
Giovanni Spinelli – hanno preso l’avvio ulteriori approfondimenti monografici su questo o quel monastero bergamasco o bresciano»101.
L’attenzione dello storico francese si concentra in particolare sugli aspetti economici e patrimoniali.
La raccolta dei materiali documentari e la conservazione della memoria a livello locale sono state portate avanti da due storici locali, Giovanni Angaroni e Luigi Cirimbelli, le cui pubblicazioni sono ormai rintracciabili solo nelle biblioteche.
Il Convegno del 2001
La giornata di studio sull’abbazia leonense tenutasi nel 2001 segna il riprendersi dell’interesse verso il celebre monastero dell’area bresciana: pur nella varietà dei contributi, sono affrontati alcuni nodi tematici di grande importanza non solo per la ricostruzione della storia del cenobio, ma anche per aprire la strada a nuove ricerche, come difatti dimostreranno gli studi successivi102.
Il volume contenente gli atti del convegno, che fu puntualmente edito l’anno seguente103, può considerarsi a buona ragione l'apporto più recente,
complessivo ed organico alla storia del monastero, e vale pertanto la pena di ripercorrere l’articolata varietà dei contributi.
Dopo l’intervento di Giorgio Picasso dedicato alla nascita della storiografia su Leno, il profilo storico-istituzionale e patrimoniale del monastero, dalle origini alla commenda, è oggetto dei saggi di Claudio Azzara, Angelo Baronio, Gian Maria Varanini, Mauro Tagliabue e Giovanni Spinelli. I temi toccati sono, rispettivamente, la fondazione di Leno e i suoi rapporti con Desiderio; lo sviluppo del patrimonio fondiario ed immobiliare dell’abbazia; la presenza patrimoniale del monastero di Leno nei pressi dell’antico foro di Verona; la commenda104. Particolarmente interessante lo
100 MENANT, Campagnes lombardes au Moyen Âge. 101 SPINELLI, Iniziative di produzione storiografica, p. 231.
102 Il convegno del 26 maggio ha avuto anche un altro esito, ovvero la nascita del progetto
Dominato Leonense, promosso dalla collaborazione dell’Università Cattolica di Brescia
con la Cassa Padana. Il progetto, che si proponeva tra gli altri obiettivi l’individuazione ed edizione critica delle fonti documentarie del monastero e l’individuazione del sito archeologico con connessa realizzazione di un parco archeologico, ha dato luogo alla pubblicazione on-line di una serie di articoli e studi (http://www1.popolis.it/abbazia/areaS.asp?sez=12). Sono stati messi in rete anche molti documenti relativi al monastero, dalla fondazione al 1200 (http://www1.popolis.it/abbazia/fonti.asp?vis=1).
103 L’abbazia di San Benedetto di Leno.
studio di Baronio, il quale pur nell’assenza delle fonti ha potuto ricostruire il
dominatus leonense individuando un itinerario tra pianura Padana e centro
Italia e la pluralità delle polarizzazioni di un patrimonio di notevoli dimensioni.
Entro il profilo storico-istituzionale e patrimoniale si colloca il secondo nucleo tematico della silloge dei contributi raccolti nel volume, dedicato agli aspetti più rilevanti della cosiddetta “bonifica monastica”, mutuando una felice espressione di Gregorio Penco: alla luce del corpus normativo del monachesimo benedettino, Gabriele Archetti svolge una verifica su quelle forme di ‘bonifica’ che accompagnarono l’evoluzione culturale e religiosa, insistendo particolarmente sui tre aspetti della formazione, dell’impegno pastorale e dell’ospitalità105; l’ampio contributo di
Constable è invece la traduzione italiana del suo articolo precedentemente citato.
Un terzo nucleo tematico attiene agli aspetti della vicenda di Leno relativi al patrimonio archivistico e librario: si tratta dei contributi di Ezio Barbieri sull’archivio monastico; di Leonardo Leo sui documenti leonensi conservati presso l’archivio storico del Comune di Brescia; di Ennio Ferraglio sulla perduta biblioteca di Leno; di Armando Scarpetta sulla visita pastorale di san Carlo Borromeo a Leno; di Lucia Signori sul rinvenimento e sulla descrizione dei due manoscritti moderni contenenti le opere di Cornelio Adro e Arnold Wion106.
L’ultimo nucleo tematico affrontato dal volume riguarda le prospettive dell’indagine archeologica, di cui Andrea Breda offre alcune note preliminari di grande interesse107.
Una bibliografia ‘sparsa’: studi su aspetti particolari
Se il volume sui mille anni dell’abbazia leonense rappresenta nel suo insieme un’opera organica, gli studi successivi approfondiscono aspetti e problemi particolari, alcuni dei quali avevano già avuto spazio nella storiografia monastica di alcuni anni prima.
Tra i filoni della ricerca che sono stati evidenziati, anche se sempre nel contesto generale della storiografia monastica, vi sono i rapporti intercorsi tra Leno e Reichenau e tra Leno e Montecassino, attestazione della vitalità degli scambi tra le comunità in epoca anche molto alta e
La chiesa di S. Benedetto al Monte di Verona, antica dipendenza leonense;
TAGLIABUE, Leno in commenda; SPINELLI, Intorno a due abati commendatari.
105 ARCHETTI, Scuola, lavoro e impegno pastorale.
106 BARBIERI, L’archivio del monastero; LEO, Documenti leonensi; FERRAGLIO, Una
biblioteca perduta; SCARPETTA, La visita apostolica; SIGNORI, Due fonti moderne.
indizio altresì dell’inserimento del cenobio leonense all’interno di una prestigiosa rete di monasteri108.
Un aspetto non trascurabile della storiografia monastica relativa a Leno è quello del rapporto con la società attraverso l’esercizio dell’ospitalità. In questo ambito vanno segnalati i contributi contenuti nel volume degli Atti della giornata di studio svoltasi a Brescia il 16 dicembre 2000 sul tema Lungo le strade della fede: pellegrini e pellegrinaggio nel
Bresciano, dove tra le altre cose viene ricostruita la trama degli ospizi
collegati al monastero regio di Leno109.
Un secondo convegno, intitolato San Benedetto ‘ad leones’. Un
monastero benedettino in terra longobarda, ha dato luogo al volume del
2006. Questo contributo, con i saggi iniziali di carattere dichiaratamente storico ricrea il contesto dell’esperienza monastica leonense, mentre con quelli più numerosi dedicati alle indagini archeologiche e alla tradizione documentaria contribuisce a restituire con sempre più nitidi contorni l’immagine dell’abbazia leonense. I progressi delle indagini archeologiche sull’area dell’antico insediamento monastico sono poi regolarmente pubblicati nel Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della
Lombardia; per una prima ipotesi di ricostruzione si possono inoltre vedere
gli atti del convegno Società bresciana e sviluppi del romanico, in particolare l’intervento di Andrea Breda, ma il volume è comunque ricco di riferimenti al monastero di Leno.
Negli anni più recenti sono stati pubblicati nella rivista Brixia Sacra alcuni articoli dedicati a specifici temi istituzionali, quali la figura dell’advocatus nell’esperienza leonense esaminata da Baronio ed i rapporti col comune studiati da Andenna110. Sul tema delle fonti documentarie è poi
tornato ancora Baronio111.
La ricognizione di questo retroterra storiografico se da un lato può aver reso la varietà dei temi di interesse che la storia di questa grande abbazia può offrire, non lascia sfuggire d’altro canto il carattere rapsodico dei vari interventi, e la necessità di riprendere ancora una volta questa storia nel suo insieme, ripartendo dai lavori degli eruditi del Settecento e riunendo organicamente i vari settori.
108 LUDWIG, I libri memoriales e i rapporti di fratellanza; DELL’OMO, Montecassino
altomedievale, p. 177.
109 Per il particolare riferimento a Leno segnaliamo i contributi di FORZATTI GOLIA,
L’ospitalità della Chiesa; ARCHETTI, Pellegrini e ospitalità; BARONIO, Tra Brescia e Roma; D’ACUNTO, Pellegrinaggi e riforma gregoriana.
110 BARONIO, ‘Advocatus’ e ‘sindicus’; ANDENNA, Uno sconosciuto atto sui rapporti di
potere.