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Frederik Coyet e He Tingbin

Capitolo 2: Zheng Chenggong

2.4 La conquista di Taiwan

2.4.2 Frederik Coyet e He Tingbin

Il nuovo Governatore di Taiwan, Frederik Coyet, e l’ambiguo He Tingbin sono due altri personaggi dalla storia interessante e dibattuta: Coyet, usato come capro espiatorio dagli ufficiali della VOC alla caduta di Formosa, fu riabilitato solo anni dopo la sua sconfitta, grazie alla pubblicazione delle sue memorie, in cui rivela che i veri responsabili dell’accaduto furono piuttosto le autorità di Batavia, colpevoli di non avergli prestato ascolto109; He Tingbin, considerato un eroe patriottico dalla storiografia cinese continentale moderna, fu in realtà un mercante che agiva più per il proprio tornaconto che non per la “restaurazione della patria”110

.

Frederik Coyet entrò al servizio della Compagnia nel 1654 come capo dei mercanti in India; a Batavia, venne appuntato membro del Consiglio di Giustizia. Dopo aver servito due anni a Deshima, Nagasaki, nel 1656 sostituì Cornelius Caesar come Governatore di Taiwan, fino al 1662. Campbell sottolinea le capacità e lo zelo del nuovo Governatore, che sin da subito cercò di “promuovere l’amicizia tra la Compagnia e Koxinga riaprendo il commercio cinese”. Fu infatti grazie alla sua iniziativa diplomatica che si ottenne la cessazione dell’embargo; nel 1658, Taiwan ebbe una ripresa economica tale che i bilanci finali di quell’anno superarono quelli di tutti gli anni precedenti, e il Governatore Generale della Compagnia si complimentò personalmente con Coyet in più lettere111.

Tuttavia, Coyet non si lasciò ingannare dalla breve tregua delle ostilità, e continuò a mandare richieste di rinforzi a Batavia, ben conscio della poca difendibilità dell’isola. Un consigliere della Compagnia a Batavia, Verburg, che era stato Governatore a Taiwan durante la ribellione di Guo Huaiyi, “per puro disprezzo” si impegnò però nello screditare i timori di Coyet, accusandolo di codardia, di modo che anche gli altri consiglieri ne avessero una bassa opinione112; inoltre, ora che i

108TonioA

NDRADE, How Taiwan became Chinese, cap. 10 par. 25, 27-36.

109Sotto lo pseudonimo di “C. E. S.” (“Coyet et socii”), Coyet riuscì a divulgare le sue esperienze nel testo

Verwaerloosde Formosa nel 1675 ad Amsterdam; oggi è possibile leggerne la traduzione in inglese di

Campbell, Neglected Formosa, redatta più recentemente anche da Inez de Beauclair (Patrizia CARIOTI,

Zheng Chenggong, pag. 133-134). Sebbene dopo la sconfitta olandese a Taiwan nel 1662 Coyet fosse stato

condannato alla pena capitale, poi commutata in ergastolo, venne riabilitato dopo dieci anni dalle autorità della VOC, che lo ripresero in servizio. Non sarebbe più tornato, però, nel sud-est asiatico.

110TonioA

NDRADE, “Koxinga’s Conquest of Taiwan in Global History: Reflections on the Occasion of the

350th Anniversary”, pag. 127-129.

111

CAMPBELL, Formosa Under the Dutch, pag. 388-389.

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commerci, insieme ai rapporti pacifici, erano stati ristabiliti, le autorità di Batavia parevano dubitare del pericolo rappresentato da Koxinga. È anche vero che, per quanto l’isola si trovasse in una posizione strategica, gli olandesi avevano sempre puntato a conquistare una base sulle coste cinesi: in realtà, non avevano mai rinunciato al sogno di poter strappare Macao ai portoghesi, affermandosi così come unica nazione europea in Estremo Oriente113.

Un altro fattore che giocò a sfavore della reputazione di Coyet fu la scelta di affidare i negoziati con Koxinga all’interprete-mercante Pincqua, anche se tale scelta non dipendeva interamente dal Governatore114. Prima della risposta alla lettera dei cabessa cinesi da parte di Chenggong, infatti, gli olandesi erano stati assai titubanti sull’invio di una missione diplomatica per mettere fine all’embargo, in quanto non sapevano di chi fidarsi come ambasciatore; quando infine la scelta cadde su He Tingbin, per via dei suoi collegamenti con il continente e Xiamen in particolare, comunque molti dubbi permasero115.

He Tingbin era un cabessa, un interprete sino-olandese, un mercante, nonché un locatario che si occupava anche di riscuotere le tasse dai contadini; similmente a molti altri cabessa, si era arricchito grazie alla fitta rete di contatti che aveva stabilito tra coloni cinesi e olandesi. Tra i suoi clienti non mancavano europei benestanti e influenti, ma ciò che lo distingueva dagli altri mercanti intermediari era il suo stretto collegamento con la corte di Zheng. Fu proprio questo fattore a renderlo, agli occhi degli ufficiali della Compagnia, l’uomo giusto per il lavoro, e a permettere loro di sorvolare sulla sua condotta tutt’altro che irreprensibile: al contrario di come viene dipinto oggi dalla storiografia moderna del continente, infatti, pare che non fosse estraneo a frodi, corruzione,

113Carioti riporta il pensiero espresso da Coyet nel suo Verwaerloosde Formosa, secondo cui l’attenzione dei

delegati della Compagnia a Batavia era più rivolta al perseguimento di questo fine che non la difesa della loro base a Taiwan (CARIOTI, Zheng Chenggong, pag. 136-137). Tuttavia, Carioti fa anche notare che sarebbe stato molto difficile comunque fornire a Taiwan il supporto di cui aveva bisogno in termini di uomini e imbarcazioni, senza lasciare sguarnite le altre basi della Compagnia e senza penalizzare il commercio; per di più, tra tutti gli scali nel sud-est asiatico, al momento era proprio Taiwan il più deludente, perché completamente dipendente dai Zheng.

114

CAMPBELL, Formosa Under the Dutch, pag. 389-390.

115

TonioANDRADE, How Taiwan became Chinese, cap. 11 par. 9. Per quanto riguarda questi “collegamenti”, Jiang Risheng arriva a sostenere la precedente appartenenza di He all’organizzazione di Yan Siqi, con cui era stato in stretto contatto anche Zheng Zhilong (JIANG Risheng, Taiwan waiji 臺灣外記, pag. 47-48, in Taiwan

wenxian congkan n. 60, Taibei 1999). Anche se tale appartenenza non compare in altre fonti, tuttavia la

complicità che ebbe con Zheng Chenggong al tempo della sua conquista di Taiwan fa pensare alla possibilità di una relazione precedente (HANG Xing, Between Trade and Legitimacy, Maritime and Continent, pag. 55).

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estorsioni, furti, ricatti e speculazioni; nelle fonti della VOC troviamo persino una lettera di rimostranza da parte dei coloni cinesi al Governatore nei confronti di He Tingbin, accusato di utilizzare “mezzi illegali per soddisfare il suo avido appetito e riempire il suo stomaco senza fondo”116

.

Sembra che, alla fine, gli olandesi non vennero premiati per la loro fiducia, anzi: He Tingbin condusse i negoziati a modo suo, rivelando alla VOC solo quanto gli conveniva. Come scopriamo dalla biografia di Koxinga scritta da Yang Ying, infatti, He Tingbin propose a Zheng il pagamento di un significativo tributo da parte degli olandesi, insieme a una tassa per l’onore di commerciare con lui, ma non fece parola con la VOC di questo accordo; elencò piuttosto cinque condizioni fondamentali per riprendere i traffici, che gli ufficiali della Compagnia trovarono accettabili. La loro lettera di risposta, comunque, manteneva un tono cauto e faceva comunque intendere che non consideravano la sovranità di Zheng sui coloni cinesi di Taiwan. Secondo quanto riportò Tingbin, Koxinga fu soddisfatto della risposta e riaprì il commercio, chiedendo anche appositamente materiale bellico per la sua campagna contro i mancesi; tuttavia, quest’ultima missiva potrebbe in teoria essere stata falsificata proprio da Tingbin per evitare che gli olandesi scoprissero il suo doppio gioco117. In ogni caso, le sue possibili macchinazioni gli procurarono solo poco tempo in più: quando gli olandesi ebbero l’occasione di vedere i cartelli che segnalavano la fine dell’embargo, lessero:

My father […] was happy to grant trade to the Hollanders in Tayouan […] and I from time to time have allowed my merchants, junks, and people freely to go to and from there in order to pursue their trade. And all the people who have gone there and now live there, are they not all my subject?118

Gli olandesi ovviamente si infuriarono con Tingbin e cominciarono a dubitare della sua integrità: ora li rassicurava dichiarando che quel cartello aspettava l’approvazione degli ufficiali della Compagnia per essere divulgato e che quello esposto a Xiamen era diverso, ma poco prima aveva affermato l’identicità dei due editti. Per di più, giravano voci di una raccolta di pedaggi effettuata

116

Tonio ANDRADE, “Koxinga’s Conquest of Taiwan in Global History”, cit. pag. 127, e How Taiwan

became Chinese, cap. 11 par 1.

117

Ibidem, cap. 11 par 1-8.

118

Dai Zeelandia Dagregisters (De Dagregisters van het Kasteel Zeelandia, Taiwan 1628-1662), vol. 4, B: 224-26, The Hague: Instituut voor Nederlandse Geschiedenis, 1986-2001; tradotto dall’olandese in Tonio ANDRADE, How Taiwan became Chinese, cap. 11 par 8.

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sui mercantili cinesi che lasciavano l’isola proprio da Pincqua. In un primo tempo la VOC non indagò oltre, temendo di causare disordini tra i coloni cinesi e di compromettere i negoziati con Koxinga, dato che Pincqua era ancora il loro unico collegamento con Xiamen; nel 1659, però, un mercante cinese di nome Samsiack li informò della tassa pretesa da Tingbin in nome dei Zheng. Altri cabessa, sotto interrogatorio, confessarono che Tingbin noleggiava da uno degli uomini dei Zheng il diritto di riscuotere il pedaggio ai mercanti cinesi di Taiwan, con gli interessi, sin dal 1657, e che era riuscito a tenerlo nascosto alla VOC grazie ai sostenitori di Zheng sull’isola. Andrade ipotizza che il ricavato di queste attività clandestine andasse a finanziare i tributi e l’acquisto di materiale bellico che Koxinga si aspettava di ricevere dagli olandesi.

He Tingbin venne dunque arrestato e chiamato in giudizio; durante il processo, diede una parziale confessione. Questo bastò non solo a fargli perdere il titolo di cabessa e la posizione come interprete ufficiale della Compagnia, ma anche a subire una multa che, sebbene fosse poca cosa rispetto alla ricchezza che aveva accumulato, andava ad aggiungersi ai suoi tanti altri debiti. Non potendo permettersi di risarcire quanto dovuto, scappò da Taiwan con moglie e figli, rifugiandosi a Xiamen dai Zheng. Molti dei suoi creditori finirono sul lastrico.

Al contrario, Koxinga approfittò della sua presenza a Xiamen, proprio come gli ufficiali della VOC avevano temuto. Secondo gli scritti di Yang Ying, He Tingbin aveva fornito infatti a Zheng una mappa dell’isola e informazioni sulle forze olandesi già da due anni. Quando nel 1661 Chenggong chiamò a raccolta i suoi generali per progettare l’invasione di Taiwan, i rapporti di He Tingbin sull’isola divennero fondamentali per il piano d’azione di Koxinga. Pare che per tutta la prima fase della conquista, oltre a prendere parte alla spedizione della flotta, agì da interprete e consigliere per Chenggong, e lo aiutò a ottenere la resa della prima fortezza olandese. Tuttavia, nel momento in cui la fame cominciò a dimezzare le forze dei Zheng, He Tingbin uscì dalle grazie del Signore dal Cognome Imperiale, e nelle fonti cinesi non si trova più traccia del suo nome119. Le fonti della VOC riportano invece che, nel momento in cui gli olandesi assediati a Fort Zeelandia ricevettero i soccorsi da Batavia, la rabbia di Koxinga verso questo consigliere troppo ottimista e forse ancora troppo legato agli olandesi fu grande. Lo privò di ogni carica e lo costrinse a vivere in isolamento in una capanna malandata; il suo nome ricompare solo alla fine della guerra, mentre svolge il ruolo di interprete nel trattare la resa di Forte Zeelandia. E dopo questa ultima menzione, il suo nome scompare anche dalle fonti della Compagnia120.

119Ibidem, cap. 11 par. 11-15 e Tonio A

NDRADE, “Koxinga’s Conquest of Taiwan in Global History”, pag.

128-129.

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