Capitolo 2: Zheng Chenggong
2.4 La conquista di Taiwan
2.4.1 Koxinga e la VOC
All’inizio degli anni Cinquanta del XVII secolo, nonostante la corrispondenza tra le due potenze venisse condotta in toni amichevoli e di rispetto95, gli ufficiali olandesi di stanza a Taiwan non riuscivano a non nutrire sospetti nei confronti di Zheng. Già dal 1646, infatti, temevano che se i mancesi avessero sconfitto i lealisti dei Ming, questi ultimi, al seguito dei Zheng, avrebbero
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Ibidem, pag. 119-120.
93D’altra parte, se anni di richieste – più o meno violente – di apertura dei porti Ming non avevano avuto
successo, era stato naturale per gli olandesi guardare con speranza alla nuova dinastia. Tuttavia i mancesi, proprio come i Ming, rifiutarono di gestire qualsivoglia rapporto commerciale al di là del sistema dei tributi. La missione tributaria olandese, ricevuta a Pechino nell’agosto del 1656, riuscì solo a ottenere la magra possibilità di ripresentarsi per l’offerta di tributi ogni otto anni. La conseguenza fu che già nel 1657 la VOC tornò a rivolgersi ai Zheng, che la costrinsero a versare una cospicua tassa annuale per riprendere i traffici precedentemente interrotti. È facile capire con che rancore gli olandesi si subordinarono all’odiato rivale (Ibidem, pag. 124-125).
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Ibidem, pag. 111.
95Le lettere tra l’organizzazione dei Zheng e la VOC si possono trovare tradotte in inglese in Johannes
HUBER, “Relations Between Cheng Ch’eng-kung and the Netherlands East India Company in the 1650s”, di
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attaccato la loro base di Taiwan. La loro paura era determinata in primo luogo dal fatto che l’isola era difficilmente difendibile con lo scarso numero di coloni olandesi che vi si erano insediati, appena sufficienti a proteggere i due forti di Zeelandia e Provintia96.
Un avvenimento del 1652, in particolare, aveva ridestato le loro preoccupazioni: i cinesi residenti a Taiwan, che inizialmente erano stati attirati sull’isola dalla domanda di lavoro e dalla possibilità di ottenere gratuitamente della terra, venivano ora vessati dal sistema di tassazione imposto dagli olandesi; in risposta all’ancora più onerosa tassa pro-capite aggiunta nel 1651, i coloni cinesi, guidati da Guo Huaiyi, organizzarono una sommossa popolare. La rivolta avrebbe dovuto avere inizio in occasione di un banchetto allestito proprio per gli ufficiali della Compagnia il 7 settembre del 1652, ma i cospiratori furono traditi da alcuni ricchi esponenti della comunità cinese, che permisero alla VOC di soffocare la ribellione nel sangue, dopo due settimane di combattimenti97.
Per alcuni, l’insurrezione era stata appoggiata da Zheng Chenggong (che, quasi in risposta al massacro dei coloni cinesi da parte della VOC, impose l’embargo ai traffici con Taiwan un paio d’anni più tardi)98
; al contrario Huber sostiene invece che la vicenda potrebbe essere stata il frutto di una comune rivolta contadina99: erano inoltre molti gli ufficiali che dubitavano di un legame diretto con Chenggong. Tuttavia, con la cattura del gesuita Martinus Martini, che si trovava a bordo di un vascello portoghese assalito dalla VOC intorno allo stesso periodo della sommossa di Guo Huaiyi, gli olandesi vennero a sapere che Koxinga stava cercando una nuova base in cui ritirarsi in caso di bisogno, e pareva aver messo gli occhi su Taiwan100.
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Patrizia CARIOTI, Zheng Chenggong, pag.134.
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Ibidem, pag. 111-112. Sui probabili motivi dietro alla ribellione, vedere anche Tonio ANDRADE, “The Rise
and Fall of Dutch Taiwan, 1624-1662: Cooperative Colonization and the Statist Model of European Expansion”, pag. 445-446.
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Anche Campbell sembra certo che dietro all’insurrezione ci fosse la mano di Koxinga (CAMPBELL,
Formosa Under the Dutch, pag. 386).
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JohannesHUBER, “Relations Between Cheng Ch’eng-kung and the Netherlands East India Company in the
1650s”, pag. 212, e “Chinese Settlers against the Dutch East Indian Company: the Rebellion Led by Guo Huai-I on Taiwan in 1652”, pag. 265-296. Huber ricorda che in quegli anni Koxinga era impegnato nel consolidare la propria autorità sul clan, e le sue navi solcavano la costa cinese senza interruzione, per radunare uomini e armi in preparazione della campagna contro i Qing, con cui nel frattempo stava conducendo i negoziati; è improbabile che avesse trovato tempo e risorse per progettare un’insurrezione di contadini a Taiwan.
100L’episodio del gesuita, raccontato da A
NDRADE (How Taiwan became Chinese, cap. 10 par. 17) è riportato anche da CAMPBELL (Formosa Under the Dutch, pag. 386 e pag. 459), con la differenza però che il gesuita menzionato da Campbell non ha un nome ed è volontariamente diretto in Olanda, passando per
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Se da una parte però gli ufficiali della Compagnia mandavano urgenti richieste di sostegno ai loro superiori a Batavia, dall’altra erano costretti a mantenere con i Zheng un rapporto di apparente cordialità, dato che dipendevano quasi completamente dalla sua mediazione per lo scambio di merci taiwanesi ed europee per prodotti cinesi, e cedettero più volte alle sue richieste, quando queste non danneggiavano i loro stessi interessi. Ad esempio, Andrade racconta del primario olandese di Taiwan che nel 1654 fu mandato a Xiamen su richiesta di Chenggong per curargli delle lesioni cutanee, dimostrazione del fatto che Koxinga tenesse un’alta stima, se non degli occidentali in sé, almeno delle loro conoscenze mediche101.
Durante gli anni Cinquanta del XVII secolo, il conflitto dinastico assorbì molto di più le forze dei Zheng, e dunque alcuni ufficiali pensarono che fosse naturale che nel 1655 fossero pochi i carichi cinesi di seta che giungevano a Taiwan (i mercantili dei Zheng, essendo anche navi da guerra, erano stati spesso chiamati a raccolta contro i mancesi), ma altri la pensavano diversamente: osservando con preoccupazione al crescente potere di Koxinga, inoltrarono alle autorità di Batavia una richiesta di invio di uomini e il permesso di costruire più forti102. Con il passare dei mesi, il comportamento di Zheng fu osservato con sempre più sospetto: nell’agosto dello stesso anno, il governatore di Taiwan ricevette una lettera da Chenggong, in cui esigeva la propagazione del divieto di salpare per Manila103 e commerciare con gli spagnoli a tutti i residenti di Taiwan. Come
(segue nota) Batavia. Non è da escludere dunque che si tratti di due missionari diversi a portare agli olandesi la stessa notizia.
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Stando al racconto riportato da Andrade, comunque, pare che Koxinga non prestò ascolto ai consigli del medico, il quale riteneva che la causa del suo malessere fosse dovuta alla sifilide (il che avrebbe spiegato anche gli episodi di follia che avrebbero avuto luogo negli anni successivi, nonché la sua stessa morte precoce); la reputazione dei dottori olandesi rimase comunque intatta (ANDRADE, How Taiwan became
Chinese, cap. 10 par.18). Anche Huber menziona l’episodio, come dimostrazione delle pacifiche relazioni tra
le due potenze, e fa anche presente delle svariate occasioni in cui dei marinai olandesi, naufragati sulle coste continentali, vennero salvati dalle navi dei Zheng e, dopo un periodo di ricovero a Xiamen, riaccompagnati a Batavia (HUBER, “Relations Between Cheng Ch’eng-kung and the Netherlands East India Company in the 1650s”, pag. 212).
102Tonio A
NDRADE, How Taiwan became Chinese, cap. 10 par. 19. Le lettere tra il Governatore di Taiwan e le autorità di Batavia sono riportate tradotte in inglese in CAMPBELL, Formosa Under the Dutch, pag. 460- 462.
103Nelle Memorie del missionario Tommaso Maria Gentili, che operò a Manila nel 1888 ed ebbe accesso ai
documenti del XVII secolo su Zheng Chenggong, si legge di un “lungo e rigoroso blocco” dei commerci che turbò le autorità spagnole, tanto da inviare a Zheng una missione diplomatica,guidata dal gesuita Vittorio Ricci, per chiedere la riapertura dei traffici (Memorie di un missionario domenicano in Cina, pag. 282, 284).
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gli olandesi non mancarono di notare, Zheng si riferiva ai cinesi di Taiwan come a suoi “sudditi”, il che, insieme alla presunzione di poter impedire i traffici della stessa VOC, era inaccettabile, dal momento che Taiwan era sotto la loro giurisdizione e non quella di Zheng. La risposta del Governatore, per quanto gentile, espresse un chiaro rifiuto.
Koxinga allora si rivolse direttamente ai cabessa104, minacciando di proibire loro il commercio con gli olandesi se le autorità della VOC non avessero cessato di sequestrare i suoi vascelli al largo di Batavia e di altri scali nel sud-est asiatico (come facevano già da diverso tempo). Quando la lettera fu tradotta agli ufficiali di Taiwan, questi finsero di non sapere nulla di simili sequestri e rassicurarono le comunità cinesi, pregandole anche di comunicare a Koxinga che non avrebbero in ogni caso promulgato il suo divieto di commercio con Manila105. Nello stesso periodo, intanto, si erano messi in contatto con i mancesi106.
Nonostante le rassicurazioni da parte degli olandesi, i carichi di merce cinesi diretti a Taiwan scarseggiavano sempre di più, tanto che persino i prezzi dei beni di basso costo in poco tempo schizzarono alle stelle. Il 9 luglio del 1956 giunse a Taiwan un editto di Zheng, rivolto alle comunità cinesi: era giunta voce a Koxinga del fatto che la rotta tra Manila e Taiwan era frequentemente percorsa. Furioso, Zheng annunciava l’inizio dell’embargo su Taiwan, ma prima dava ai suoi “sudditi” cento giorni per cessare i loro traffici tra l’isola e il continente, in cui però sarebbe stato loro proibito il trasporto di qualunque merce europea, pena la morte:
[…] I have decided to close the trade with Taijouan likewise […]. Because my people live there, however, I have not been willing to do them harm; and since the junks and vessels that are now elsewhere will not be able to obtain knowledge of the same in such a timely way, I have allowed them herewith one hundred days’ time, to sail back and forth within this period. After this time this will remain prohibited even for the least vessel. […] The same time of 100 days is likewise allowed for all junks and vessels that want to come within this time with any merchandise, (segue nota) Zheng Chenggong stava già infatti attuando un embargo contro gli spagnoli, che già avevano visto diminuire drasticamente il numero di carichi di merce dal continente a causa del conflitto dinastico; bisogna tenere a mente però che Zheng necessitava del commercio quanto gli europei, dovendo anche fare fronte alle spese della guerra. L’embargo fu una mossa strategica attuata per affermare la propria supremazia nei mari del sud-est asiatico, che Zheng guardava già come mèta di un’eventuale ritirata.
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Termine portoghese che gli olandesi usavano per definire i capi delle comunità cinesi.
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TonioANDRADE, How Taiwan became Chinese, cap. 10 par. 20-24. La lettera di Koxinga ai coloni cinesi è stata tradotta in lingua inglese da Johannes HUBER,“Relations Between Cheng Ch’eng-kung and the Netherlands East India Company in the 1650s”, pag. 235-237.
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63 which they will be able to rake in and bring hither […]; but no merchandise which is brought here from other places. Hereby everyone is warned that all those who will bring hither any goods other than those mentioned, their junks and the merchandise loaded therein will be confiscated and all the people sailing on them will be killed, without anyone being spared. 107
L’editto, che colpiva in modo diretto gli interessi della Compagnia Olandese, permetteva a Koxinga di ridurre drasticamente la concorrenza. Non appena la VOC ne lesse la traduzione, ne proibì qualunque ulteriore diffusione, ma era ormai troppo tardi: i commercianti cinesi stavano già abbandonando l’isola con le loro famiglie, uno dopo l’altro; come più avanti poterono constatare, inoltre, alle isole Penghu erano già approdate quattro giunche con lo scopo di controllare i carichi dei mercanti cinesi provenienti da Taiwan. Poco tempo dopo, una nuova lettera di Zheng arrivò sull’isola, stavolta nelle mani di un “mandarino cinese” che fu intercettato in tempo dagli ufficiali della Compagnia prima che potesse diffondere il contenuto del messaggio, con il quale Koxinga incoraggiava i coloni cinesi a tornare al più presto sul continente. Al “mandarino” aveva anche dato l’incarico di mettere per iscritto i nomi di tutti quei mercanti cinesi che avevano intenzione di trasportare in Cina merce olandese. Gli ufficiali della Compagnia erano lividi: spedirono indietro l’inviato di Zheng, avvisandolo che non aveva alcuna autorità sui coloni cinesi di Formosa. Purtroppo la notizia era già stata diffusa alle Penghu, e non ci mise molto a raggiungere le orecchie delle comunità cinesi di Taiwan. Presi dal panico, i cinesi caricarono le loro navi di provviste e prodotti dell’isola, mentre cercarono disperatamente di liberarsi delle merci olandesi, i cui prezzi ovviamente crollarono.
Gli effetti dell’embargo furono devastanti sull’economia taiwanese: non solo gli interessi della compagnia ne soffrivano, ma la vita di tutti i residenti, a partire dai cinesi che commerciavano con gli aborigeni e dai contadini, che non avevano più nessuno a cui rivendere le merci acquistate o prodotte, agli esattori, perché erano tantissimi i coloni che avevano lasciato l’isola e che non avrebbero più versato alcuna tassa.
Gli olandesi non sapevano come mettere fine all’embargo; erano in molti a pensare che si trattasse solo di un preludio all’invasione vera e propria, ma i mercanti cinesi rimasti spiegavano che la rabbia di Koxinga era dovuta al trattamento riservato ai suoi vascelli a Batavia e che presto i traffici con il continente sarebbero ricominciati; da parte loro, avevano già mandato suppliche al capo dei Zheng in proposito. Koxinga rispose solo sei mesi dopo; a questo punto, anche gli olandesi,
107Johannes H
UBER, “Relations Between Cheng Ch’eng-kung and the Netherlands East India Company in
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che avevano un nuovo Governatore in Frederik Coyet (1656-1662), si decisero ad agire, scegliendo come intermediario il capo di una comunità cinese chiamato He Tingbin, alias Pincqua108.