• Non ci sono risultati.

Koxinga conquista Taiwan

Capitolo 2: Zheng Chenggong

2.4 La conquista di Taiwan

2.4.3. Koxinga conquista Taiwan

Grazie ai negoziati, seppur mediati dall’ambiguo e doppiogiochista He Tingbin, il commercio a Taiwan aveva ricominciato a fiorire, ma sul finire del 1658 rallentò nuovamente: il cattivo tempo aveva rovinato i raccolti di canna da zucchero, e comunque nessun mercantile cinese attraccava ai porti di Tayouan per acquistare i prodotti locali; troppo fiduciosi nella ripresa economica, inoltre, erano in tanti ad aver ecceduto nell’investire e che ora si trovavano pieni di debiti. Le preoccupazioni della VOC aumentarono quando notarono che molti cinesi stavano vendendo tutto e si preparavano a tornare sul continente, anticipati da mogli e figli. Diversi ufficiali della Compagnia cominciarono a dire che il meglio che la colonia olandese di Taiwan era già stato preso, ed ora era meglio lasciarla al suo destino121.

Il 6 marzo del 1660 si presentò a Coyet un cabessa disperato, in cerca di un porto sicuro; con sé portava la notizia dell’imminente attacco di Zheng, ma per ottenere ulteriori informazioni sulle modalità e sui tempi dell’attacco, gli olandesi si rivolsero ad altri uomini influenti della comunità cinese: Koxinga aveva pianificato di partire nel periodo in cui abitualmente i monsoni soffiano da sud, in modo da impedire al Governatore di mandare richieste di aiuto a Batavia. Inoltre, aveva già assoldato alcuni pescatori alle Penghu come guide tra le baie dell’isola, e contava sulle informazioni fornitegli da He Tingbin, che lo aveva anche assicurato della certa collaborazione dei coloni cinesi.

Coyet agì subito: chiamò a raccolta tutti i soldati della VOC sull’isola mettendoli in stato d’allerta; gli ufficiali e i coloni olandesi che non erano direttamente occupati nella difesa delle due fortezze vennero impiegati nella costruzione di fortificazioni di sostegno; vennero preparate provviste di scorta e limitate le esportazioni di cereali. Dodici cinesi vennero presi come ostaggi, e le loro comunità tenute sotto controllo: per evitare che passassero dalla parte di Zheng, i coloni vennero fatti trasferire, a volte anche sotto minaccia, nei centri abitati più facilmente controllabili dalla VOC, e le loro navi vennero tenute in custodia dalla Compagnia. Gli aborigeni si dichiararono alleati degli olandesi, ma Coyet non nutriva molta fiducia nella loro promessa: molti temevano che sarebbero rimasti leali solo finché conveniva loro.

Infine, Coyet inviò una richiesta di soccorso a Batavia: era necessaria una flotta e almeno mille uomini per proteggere le roccaforti e la campagna circostante122.

L’aiuto sperato da Coyet partì il 16 luglio 1660 e arrivò sul finire di settembre123

, nella forma di una flotta di dodici navi e seicento soldati guidata da Jan van der Laan. Questi non aveva però tanto

121Ibidem, cap. 11 par. 16-17.

122Ibidem, cap. 11 par. 18-21, e Patrizia C

ARIOTI, Zheng Chenggong, pag. 135.

123Andrade sostiene invece che Jan van der Laan giunse a Fort Zeelandia a fine luglio (How Taiwan became

69

l’ordine di proteggere la colonia di Formosa, quanto di procedere per la conquista di Macao: prima di fare rotta per il continente avrebbe solo dovuto accertarsi che la notizia dell’invasione di Koxinga fosse solo una voce priva di fondamenti, come le autorità di Batavia si ostinavano a credere. Sin da subito l’ostilità tra van der Laan e Coyet fu manifesta, dato che il primo pareva impaziente di ripartire, ma il secondo non glielo permetteva nel modo più assoluto, immaginando, a ragione, che Koxinga avesse deciso di ritardare l’attacco una volta appreso dell’arrivo di altri olandesi. Il consiglio di Taiwan decise di rimandare la decisione sulla partenza di van der Laan al febbraio del 1661, e di accumulare altre informazioni circa le intenzioni di Zheng124.

Il 31 ottobre fu inviata quindi una missione a Xiamen, con il proposito ufficiale di stringere un trattato commerciale, ma, secondo quanto scrive il Gentili, Koxinga fu più furbo:

[…] il Kue-sing […] prese delle severissime misure, credute necessarie, acciò nessuno (quanto più i missionarii) si approssimasse alla residenza dell’ambasciatore o alle suddette navi olandesi.125

Zheng riservò una calorosa accoglienza agli ambasciatori; questi gli portarono anche una lettera del Governatore Coyet, che cercava di indagare con domande più o meno sottili, ma, ancora, Zheng fu più scaltro e scrisse una lettera di risposta, dove affermava che era solito mettere in giro voci false sui suoi reali progetti quando stava preparando una campagna; in questo modo, gli avversari rimanevano confusi. In questo caso, comunque, affermò, si trattava solo di illazioni di malelingue, dato che era impegnato sul fronte mancese, e il Governatore non avrebbe dovuto prestarci orecchio.

La missiva di Zheng non convinse Coyet, ma accrebbe la smania di Jan van der Laan di lasciare l’isola, credendola certo al sicuro, e diversi ufficiali si schierarono dalla sua parte. Coyet fu infine costretto a lasciar tornare van der Laan a Batavia, ma riuscì a trattenere le milizie di rinforzo e la campagna contro Macao fu cancellata126.

Come abbiamo visto, Coyet aveva nemici a Batavia: quando van der Laan vi tornò, livido, presentando anche le lamentele di alcuni datori di lavoro olandesi di Taiwan, secondo cui le troppo rigide politiche avevano causato l’allontanamento di coloni cinesi, altri ufficiali si unirono a lui nell’invio ad Amsterdam di una lettera di rimostranze contro Coyet. Il consiglio della Compagnia comunicò poi al Governatore di Taiwan che sarebbe stato presto sostituito da un certo Hermanus

124

Patrizia CARIOTI, Zheng Chenggong, pag. 137-139.

125

T. M. GENTILI, Memorie di un missionario domenicano in Cina, cit. pag. 292.

126

70

Clenk van Odesse, e che doveva quindi tornare a Batavia al più presto per rispondere della sue azioni127.

Poco dopo la partenza di van der Laan, nel marzo 1661, Koxinga si mise in moto: era il periodo perfetto, perché il calmarsi dei monsoni invernali impediva ai vascelli olandesi di veleggiare verso sud. In aprile la sua flotta, composta da centinaia di navi e circa venticinquemila uomini, prese il largo verso Taiwan; a fine mese vennero avvistati dalle sentinelle olandesi128. Davanti alla più grande spedizione marittima dai viaggi dell’eunuco Zheng He di due secoli prima129

, gli olandesi poterono ben poco. La loro prima spedizione con la flotta risultò nell’esplosione del vascello principale; quando provarono a ingaggiare battaglia via terra, si trovarono davanti a soldati esperti e non i contadini disperati che si aspettavano dalle loro precedenti esperienze del 1652, e fuggirono in preda al panico; anche il terzo tentativo di aumentare le difese di Fort Provintia fallì miseramente. Gli aborigeni opposero poca resistenza; come avevano sospettato gli ufficiali della Compagnia, nelle prime settimane di maggio passarono dalla sua parte130.

Anche se apparentemente Zheng Chenggong aveva già vinto la guerra, aveva commesso un errore che gli sarebbe stato fatale, se solo la VOC avesse saputo sfruttarlo: fidandosi delle informazioni troppo ottimistiche di He Tingbin, Chenggong aveva preparato poche provviste; rallentato poi sul mare a causa del maltempo, una volta sbarcato sull’isola non aveva potuto attingere alle sue risorse alimentari, perché Coyet le aveva fatte accumulare nei due forti olandesi, ora sotto assedio. Consapevole della debolezza dovuta alla fame, Koxinga concentrò le forze prima sulla roccaforte più piccola, Fort Provintia, che capitolò il 4 maggio; in questo modo si impadronì delle sue scorte di cereali e, requisendo cibo anche dai coloni dei villaggi, riuscì a guadagnare del tempo; avendo poi pianificato la campagna nel periodo di calma dei monsoni, credeva che non ci sarebbe stato nessun modo di avvertire la VOC a Batavia, e pensava perciò di avere diversi mesi a disposizione per concludere l’assedio. Così, invece di attaccare direttamente la fortezza, si dedicò all’organizzazione delle sue forze sull’isola, impiegando soldati e coloni cinesi nella coltivazione di cibo e costruzione di fortini, mentre nel frattempo cercava di ottenere la resa di Fort Zeelandia con la diplomazia, inviando diverse lettere al Governatore.

127

La nave di Clenk giunse a Taiwan con Fort Zeelandia in pieno assedio. Quando le navi di Zheng gli impedirono l’accesso all’isola, Clenk fuggì in Giappone (Tonio ANDRADE, How Taiwan became Chinese, cap. 11 par. 38).

128

Patrizia CARIOTI, Zheng Chenggong, pag. 142.

129

Tonio ANDRADE, “Koxinga’s Conquest of Taiwan in Global History”, pag. 123.

130

71

Coyet non cedette però alle provocazioni: erano infatti riusciti contro ogni speranza a mandare una nave a Batavia; il 12 agosto giunse a Taiwan la flotta di soccorso guidata dal capitano Jacob Caeuw. Il suo arrivo fece infuriare Zheng, che subito prese misure difensive e ingaggiò battaglia131.

L’assedio si prospettava così ancora più lungo del previsto, e le derrate alimentari dei Zheng ricominciavano a scarseggiare; la malattia, la stanchezza e la nostalgia di casa avevano demoralizzato i suoi uomini, mentre non pochi coloni cinesi, che inizialmente si erano schierati dalla sua parte, ritornarono sui loro passi e si consegnarono agli olandesi, sperando in una restaurazione del loro regime132. L’errore degli olandesi fu il sottovalutare le informazioni dei disertori: se avessero seguito i loro consigli di prendere Zheng per la fame, invece di affrontarlo in uno scontro navale diretto, sarebbero usciti vincitori dall’assedio, ma Coyet e Caeuw non si fidarono abbastanza; condussero l’attacco diretto il 16 settembre e fallirono133

.

Gli olandesi non cedevano ancora: il 6 novembre era arrivata a Coyet una proposta da parte degli altri nemici di Koxinga, i mancesi. Se infatti la VOC avesse utilizzato i suoi rimanenti vascelli per attaccare insieme ai Qing le basi dei Zheng di Xiamen e Jinmen, poi questi li avrebbero soccorsi a Taiwan. L’ultima speranza degli olandesi fu affidata a Jacob Caeuw, che però non si presentò ai mancesi: dirottò la sua nave nel Siam e lasciò Taiwan al suo destino, facendo sfumare l’offerta dei Qing134.

Al contrario, Koxinga fu tanto crudele con i suoi avversari e traditori quanto fu magnanimo con chi passava dalla sua parte, e questo certo giocò a suo favore quando a metà dicembre, dopo sette mesi di assedio, il sergente tedesco Hans Jurgen Radis, che militava nella Compagnia, si mise al suo

131

Ibidem, cap. 11 par. 33 e Patrizia CARIOTI, Zheng Chenggong, pag. 144-146. Carioti riporta anche le lettere tra Koxinga e Coyet.

132

È il caso del contadino Sait, la cui triste storia viene abilmente raccontata da Andrade in “A Chinese Farmer, Two African Boys, and a Warlord: Toward a Global Microhistory”. Il regime olandese aveva infatti reso l’isola un posto relativamente tranquillo e lucrativo, e benché negli ultimi anni avessero aumentato le tasse e condotto politiche più dure contro i coloni cinesi, per molti coloni gli ufficiali della VOC pretendevano meno di Koxinga (per approfondire la situazione economica di Taiwan sotto gli olandesi, consultare Tonio ANDRADE, “The Rise and Fall of Dutch Taiwan, 1624-1662: Cooperative Colonization and

the Statist Model of European Expansion”, e Ernst VAN VEEN, “How the Dutch Ran a Seventeenth-Century

Colony – The Occupation and Loss of Formosa 1624-1662”).

133

Tonio ANDRADE, “A Chinese Farmer, Two African Boys, and a Warlord: Toward a Global Microhistory”,

e How Taiwan became Chinese, cap. 11 par. 41.

134

72

servizio, illustrandogli tutti i punti deboli di Fort Zeelandia. Il 25 gennaio 1662 Koxinga sferrò un potente attacco seguendo i suoi consigli, e il giorno dopo il Governatore accettava la resa135.