• Non ci sono risultati.

Koxinga come simbolo di Imperialismo panasiatico

Capitolo 3: Un’immagine che cambia

3.2 Storiografia degli ultimi anni dei Qing

3.2.3 Koxinga come simbolo di Imperialismo panasiatico

Mentre negli ambienti cinesi si sviluppava l’immagine di Zheng Chenggong come eroe nazionalista e patriottico dallo spirito integralmente cinese, in Giappone, a partire in particolare dalla vittoria contro il grande Impero di Mezzo e la conseguente annessione di Taiwan, cominciava a diffondersi anche nelle colonie la versione “nipponizzata” di Koxinga: il governo giapponese colse l’opportunità di utilizzare la figura dell’eroe-divinità per stabilire in modo fermo il proprio dominio. Partendo innanzitutto dal fatto che già nel tardo XVIII secolo era stato costruito un santuario in suo onore a Kyoto e che nel 1852 gli era stato eretto un monumento a Nagasaki, nel luogo della sua nascita, Koxinga era già pronto a diventare parte del pantheon shintoista, come avvenne ufficialmente nel 1898: il primo Governatore giapponese di Taiwan, il Conte Ammiraglio Kabayama, fece subito costruire a Tainan un torii 鳥居 (ovvero il cancello cerimoniale tipico dell’architettura sacra della religione shintō 神道) davanti al tempio del “Re Saggio che aprì le Montagne”, trasformandolo da tempio cinese miao 庙 in santuario shintoista jinja 神社130

. La mossa aveva senza dubbio anche motivazioni politiche, enfatizzando la duplice ricchezza culturale di Koxinga e in particolare la sua provenienza giapponese, e cercando di separare la sua immagine di eroe culturale a Taiwan da quella dell’eroe nazionale cinese. Lo scopo di ciò era chiaramente tagliare il legame dell’isola con la Cina continentale; il desiderio di Zheng di restaurare i Ming fu sempre interpretato come virtù di lealtà ma non come simbolo di patriottismo. Anzi, dal punto di vista giapponese, era stato più patriottico recuperare Taiwan dalle mani dei Qing, come scrisse Takekoshi in Japanese Rule in Formosa nel 1907:

E così l’isola, che la Cina ha strappato dai discendenti di Koxinga con l’intrigo, la corruzione e la forza bruta, è di nuovo passata nelle mani dei giapponesi, nelle cui vene scorre lo stesso sangue che riempie quelle di Koxinga.131

129Ibidem, pag. 38, 40-41. 130Ralph C.C

ROIZIER, Koxinga and Chinese Nationalism: History, Myth and the Hero, pag. 60, e Donald

KEENE, The Battles of Coxinga, pag. 85.

131

YOSABURO Takekoshi, Japanese Rule in Formosa, Londra 1907, pag. 86, citato in Ralph C.CROIZIER, Koxinga and Chinese Nationalism: History, Myth and the Hero, pag. 60.

112

Dal momento che i cinesi non erano riusciti a fermare l’invasione dei “barbari”, erano loro stessi diventati un paese barbarico; di conseguenza, agli occhi dei giapponesi, il nuovo Impero di Mezzo non poteva che essere il Giappone, dato che nessun altro popolo era mai riuscito a conquistare e governare l’arcipelago al loro posto; questo, nella loro ottica, rendeva la loro morale e civiltà superiore ad ogni altra132, e giustificava il suo espansionismo imperialistico.

Koxinga a Taiwan venne così riproposto dalla stampa e dal nuovo sistema d’istruzione della colonia come eroe giapponese; la letteratura popolare che ne esaltava le imprese tornò in auge, specie con pièces teatrali come il Kokusen’ya gojitsu monogatari 国姓爺後日物語 (“Storia degli ultimi giorni di Koxinga”), scritto da Kashima Oto per l’”Associazione delle Donne Patriottiche” di Taiwan nel 1915, in cui si afferma addirittura che Koxinga non solo avesse un gusto, le virtù e un modo di pensare giapponese derivati dall’influenza materna, ma anche che desiderasse rimanere a vivere a Taiwan una volta restaurata la dinastia dei Ming; Koxinga è sia un eroe giapponese che un eroe taiwanese133.

In ogni caso, questa nuova immagine “nipponizzata” di Zheng Chenggong a Taiwan rimase ancora molto legata alla sua versione pre-moderna, una versione ancora scevra dei riferimenti nazionalistici presenti invece in Cina continentale e che quindi allontanava Taiwan dal territorio dell’Impero di Mezzo134

.

In Giappone, nel frattempo, l’opera che aveva determinato la maggiore diffusione del mito di Koxinga nell’arcipelago, il Kokusen’ya Kassen di Chikamatsu, veniva scelto da vari drammaturghi per sperimentare nuovi generi e modernizzare il teatro tradizionale giapponese: nel 1924 Osanai Kaoru, “pioniere” nella sperimentazione teatrale del XX secolo, fu il primo a riadattare il capolavoro di Chikamatsu nella forma dello shingeki 新 劇 (nuova forma teatrale fortemente influenzata dal realismo); l’opera di Osamu combinava diverse forme d’arte orientali provenienti da tutta l’Asia, insieme a studi occidentali sulla biomeccanica ed elementi del naturalismo. Il prodotto finale differiva grandemente sia dall’originale di Chikamatsu che dai suoi successivi adattamenti, soprattutto perché, mentre questi erano molto commerciali e guidati dal desiderio di profitto, lo scopo di Osanai era invece riuscire a creare un’opera moderna per un pubblico moderno (all’epoca, gli intellettuali)135.

132

HANG Xing, Between Trade and Legitimacy, Maritime and Continent, pag. 281.

133

Ralph C.CROIZIER, Koxinga and Chinese Nationalism: History, Myth and the Hero, pag. 60-61.

134

Ibidem, pag. 61.

135

113

L’immagine di Koxinga fu usata ovviamente anche nel contesto dell’appena nato imperialismo giapponese: basti pensare all’utilizzo di così tante forme d’arte asiatiche in una sola opera nell’adattamento di Osamu136

. Nel 1941, con lo scoppio della Guerra del Pacifico, il Kyōdō Film Studio dello Shinkō Cinema produsse un film chiamato proprio Kokusen’ya Kassen: la pellicola è andata perduta, ma secondo studiosi come McDonald e Chong Wang avrebbe potuto trattarsi di una celebrazione della devozione della collettività verso il Paese e il sovrano, contenuto che rispecchia perfettamente le richieste del governo militarista di destra dell’epoca. Inoltre, nel film è probabile che si tracciasse un parallelo tra le imprese di Koxinga e la guerra dei “salvatori” giapponesi contro i “colonizzatori” occidentali in Asia, in un’esaltazione del trionfo militare del Giappone137

.

Il parallelo venne ripreso anche da Ishihara Michihiro, che interpretò la cacciata degli olandesi da Taiwan e i piani di liberare le Filippine dagli spagnoli come un’eredità del desiderio di espansione tramandata nell’arcipelago dai tempi di Hideyoshi, l’unificatore del Giappone dopo il periodo sengoku138.

Se la maggior parte delle immagini di Koxinga in Giappone si rifà a questo schema, ci sono comunque delle eccezioni: unica nel suo genere, per esempio, è quella di Kubo Sakae, che nel suo

Shinsetsu Kokusen’ya Kassen 新説国姓爺合戦 (“La Nuova storia delle Battaglie di Koxinga”) del

1930 diede una lettura fortemente politica della storia. Influenzato dal pensiero marxista e antimilitarista, rilesse le imprese di Zheng Chenggong nella chiave della lotta di classe: invece di essere un eroe, il suo Koxinga appartiene alla malvagia classe dominante ed è caratterizzato da una crescita in negativo, trasformandosi da studente compassionevole a una replica del violento padre pirata; gli unici personaggi positivi dell’opera sono alcuni membri alle classi proletarie, come gli ex compagni di scuola e colleghi di Zheng, i marinai e i soldati. Persino Lady Tagawa viene raffigurata da Kubo come una donna egoista e guidata solo dai propri interessi. La lotta contro i mancesi e la colonizzazione di Taiwan non sono, per Kubo, frutto della lealtà di Koxinga, ma della sua ambizione. Anche se la sua versione, rispetto all’opera di Chikamatsu, si avvicina di più all’accuratezza storica, comunque rimane ben lontana dai fatti realmente accaduti; lo scopo principale di Kubo forse era più sottolineare, tramite l’immagine di Koxinga come colonizzatore, il ruolo che stava assumendo il Giappone in Asia; anche Kubo traccia dei paralleli con la storia moderna, ma sempre dal punto di vista antimilitarista: ad esempio, la scena, originale dell’opera, del tentato omicidio di Koxinga da parte di un taiwanese riflette un episodio del 1909, in cui un

136Ibidem, pag. 22. Bisogna ricordare però che Osamu Kaoru perseguiva la perfezione poetica e preferiva

non entrare nell’ambito del teatro politico, che limitava la libertà artistica (ibidem, pag. 24).

137

Ibidem, pag. 32.

138

114

generale giapponese in Corea veniva assassinato da un attivista per l’indipendenza coreana, ed enfatizza il tema della lotta di classe.

Com’è facile da immaginare in quelle circostanze, in dieci anni le troupe teatrali di sinistra come quella Kubo furono sciolte dal governo e alcuni dei loro membri, Kubo compreso, vennero arrestati per “crimini di pensiero”. Tuttavia, con la fine della guerra, l’immagine imperialista di Koxinga sarebbe scomparsa insieme ai piani di un impero panasiatico; al suo posto, sarebbe riemersa la versione originale di Chikamatsu del Kokusen’ya Kassen come una delle pièces più riprodotte sul palco. Tra gli adattamenti successivi, il più degno di nota è quello di Noda del 1989, dove l’autore usa il personaggio di Koxinga per esprimere l’ansia moderna e l’incertezza dell’identità giapponese139.