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Per sperimentare una didattica universitaria “flipped” si è resa necessa- ria una “ristrutturazione” dei tradizionali ruoli di docente, studente e tu- tor. Il tutor, inteso come funzione di un gruppo di apprendimento (classe) in cui si adottano specifiche metodologie didattiche che rompono il classi- co tempo-spazio della scuola, padroneggia strategie di tutoraggio (tutoring strategies) che si esplicano come attitudini di tutoring (allestimento della didattica digitale e del programma di attività in presenza e online), di co- aching (guida nella conoscenza collaborativa) e mentoring in presenza e online. I tutor, proprio in quanto funzioni4 di uno specifico setting didat-

tico, hanno espresso la propria professionalità, sostenendo l’attivazione di strategie di partecipazione e di co-costruzione delle conoscenze degli stu- denti. La funzione tutor è quella ridefinizione semantica del ruolo docente imposto da metodologie didattiche che rompono il tempo scuola e utilizza- no una pluralità di ambienti di apprendimento avvalendosi delle tecnologie. In una didattica flipped, e quindi student based, orientata alla persona- lizzazione dell’apprendimento in un’ottica “attiva” e tra pari che prevede il coinvolgimento degli studenti (frequentanti e fuori corso) in un’ottica colla- borativa, il docente/tutor ha sollecitato gli studenti con opportune strategie di attivazione (problem solving, webquest, inquiry based learning) e ha so- stenuto i processi di apprendimento tra pari (peer learning) al fine di pro- durre alcuni artefatti (es. contenuti mediali) per altri studenti (fuori corso). Inoltre sempre in una didattica flipped, ed anche content based, l’atten- zione dei docenti/tutor si è concentrata sulla classe intesa come comunità di ricerca impegnata ad affrontare i contenuti che costituiscono le basi co- noscitive dell’ambito indagato attraverso l’attivazione di strategie per la so- luzione dei problemi, la ricerca di giustificazioni “scientifiche” delle propo- ste, la capacità di valutare in modo critico le proprie e le altrui proposte di risoluzione dei problemi.

Lo spostamento dell’attenzione sui contenuti selezionati e autoprodot- ti dagli studenti è avvenuto attraverso il monitoraggio e l’azione di scaffold del docente/tutor che ha individuato con gli studenti, i pilastri disciplina- ri su cui improntare l’attività didattica di gruppo. Per il docente, il gruppo tra pari è divenuto il luogo in cui assumere il ruolo di scaffold o facilitato- re dei processi di co-costruzione, di negoziazione e di valutazione delle co- noscenze maturate.

Il progetto realizzato dall’Università del Salento, ispirandosi al modello della flipped classroom, propone un approccio blended learning che preve- deva:

1. la messa a disposizione e la libera fruizione di materiali didattici auto- prodotti dal docente e/o reperibile in rete nei repository didattici gratuti- ti (open) o nei principali motori di ricerca video (Youtube o altri porta- li tematici);

2. la strutturazione di attività didattiche in presenza orientate dai principi del cooperative learning e da strategie didattiche di attivazione di dina- miche collaborative di costruzione di conoscenze e competenze condivi- se e di supporto dei processi di apprendimento degli studenti;

3. la navigazione e l’interazione didattica mediata da una piattaforma di apprendimento (Moodle), dai relativi strumenti di comunicazione (fo- rum, wiki, chat, blog) e da materiali didattici di supporto e di approfon- dimento degli apprendimenti disciplinari.

Da ciò derivano alcune funzioni strumentali del tutor in grado di coniu- gare conoscenze pedagogico-didattiche e tecnologiche (Celentano, Colaz- zo, p. 28). In particolare il tutor/mediatore ha agito nello scenario della di- dattica flipped mettendo in campo vari tipi di competenze riferibili alle tre aree sopra indicate:

Prima area

1.1. Competenze nella progettazione, realizzazione e diffusione di materia- li didattici ipertestuali, ipermediali, e multimediali da fruirsi in rete. 1.2. Competenze per declinare contenuti di apprendimento in termini ido-

nei alla loro veicolazione digitale.

1.3. Competenze nel trattamento/adattamento dei contenuti digitali.

Seconda area

2.1. Competenze relazionali e nella gestione delle dinamiche di gruppo. 2.2. Competenze nella conduzione e nella gestione delle strategie metodo-

logiche da attivare in relazione alle esigenze e/o difficoltà che possono manifestare gli studenti.

2.3. Competenze nell’integrazione e nell’approfondimento dei contenuti con altre risorse (ricerche internet, bibliografie, sitografie, mappe concet- tuali).

Terza area

3.1. Competenze nell’amministrazione, nella gestione e nella personalizza- zione di spazi di apprendimento on line (piattaforme, blog, chat, grup- pi sociali).

3.2. Competenze nella gestione degli strumenti di comunicazione (wiki, blog, forum).

3.3. Competenze nella rilevazione e nel monitoraggio di esigenze specifi- che di apprendimento del singolo e del gruppo classe.

Conclusioni

Nell’esperienza di didattica flipped realizzata dall’Università del Salento, i tutor hanno offerto la propria consulenza in fase di progettazione didatti- ca e di produzione “partecipativa” dei contenuti oltre che di monitoraggio dell’attività didattica in rete. Il tutor o mediatore ha assunto una posizione centrale in virtù delle sue competenze avanzate e diversificate secondo una specifica strategia pedagogica e una mirata sensibilità didattica. Finalità ul- tima della sua attività è stata quella di ottimizzare la fruibilità dei conte- nuti formativi coordinando materiali e risorse a disposizione, supportando

i docenti in fase di pianificazione e implementazione dei contenuti, propo- nendo soluzioni di concertazione didattica dei contenuti e degli strumenti a disposizione nella piattaforma.

In particolare la funzione tutor imposta dalle metodologie didattiche co- me la flipped classroom, si esprime come funzione di supporto didattico, tecnologico, comunicativo e gestionale. Il tutor possiede conoscenze di ti- po pedagogico e padroneggia competenze relative alla didattica in presen- za e on line, facilita il passaggio da una veicolazione cartacea o vocale dei contenuti ad una veicolazione digitale avvalendosi di strumenti di comuni- cazione (forum, blog, wiki, social media) e di risorse aggiuntive (schemi di sintesi, mappe concettuali, strumenti per un attraversamento più appropria- to dei testi) atte ad incrementare le potenzialità di apprendimento.

Nel modello didattico flipped si propone una mediazione nel processo di insegnamento-apprendimento che tende ad avvicinare l’insegnamento agli stili cognitivi e di apprendimento degli studenti nativi digitali che utilizza- no le tecnologie e che, quindi, modificano con estrema velocità le modalità di trattare le informazioni, di comunicare e, in ultima analisi, di apprende- re. Nella funzione del tutor si riflette la complessità di un paradigma inse- gnamento-apprendimento ormai fortemente influenzato dalle molteplici op- portunità di formazione, di ambienti, di linguaggi e di strumenti (complex learning) tipici della società della conoscenza (knowledge society).

Bibliografia

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