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Capitolo IV. Origini ed evoluzione della tradizione “ufficiosa” moscovita

4. La genesi del tema cosacco-siberiano: il Kratkoe opisanie o Sibirstej zeml

§4.1. Struttura narrativa del Kratkoe opisanie

Una tendenza nuova e fondamentalmente differente nella concezione della

spedizione siberiana può essere fissata nel Kratkoe opisanie e nel brano siberiano del Novyj Letopisec.

Nel Kratkoe opisanie o Sibirstej zemli si avverte un cambiamento tanto radicale quanto inatteso nella definizione sia delle forze sociali descritte che dello stesso tema della narrazione. Mentre i brani precedentemente analizzati trattano della spedizione siberiana come di argomento marginale, l'autore del Kratkoe opisanie definisce decisamente sin dall'inizio il tema siberiano come l'argomento principale dello scritto: “От царствующаго града Москвы на восточную страну есть царство Сибирское”677.

Il paragrafo introduttivo non sembra distinguersi, nelle modalità espositive, da una comune opera periegetico-cosmografica678 o da descrizioni etno-geografiche, incluse di regola all'inizio di povesti o skazanija, nella cui economia narrativa un ruolo determinante sia svolto da popoli stranieri679.

Dopo la definizione della posizione geografica occupata dal “regno di Siberia”, si passa a menzionare diffusamente il monarca sotto cui tale regno si trovava, la fede principale e gli altri credi osservati dalle etnie tributarie: in base a questo schema, l'autore del Kratkoe opisanie ci informa che il khanato siberiano è governato da Kučum, monarca tartaro di fede islamica, a cui sono soggetti dei popoli, alcuni dei quali di fede pagana, mentre altri (definiti nello scritto con il termine generico di

677 Sibirskija..., p. 307.

678 Il passo è affine alla sezione iniziale dello Skazanie o čelovecech neznaemych: Pliguzov A.I., Novyj spisok Skazanija o čelovecech neznaemych , in Issledovanija po istočnikovedeniju Rossii (do 1917 goda) , Moskva 2001,

pp. 119, 121, 123.

679 Cfr. Kloss, op.cit., p. 171. Un esempio canonico è certo costituito dalla Kazanskaja istorija . Cfr. PLDR: seredina XVI veka, Moskva 1985, pp. 318, 392, 410, 464, 540.

Čjud'680) sembrano non avere credenze religiose di sorta681.

La natura profondamente innovativa di questo pur conciso ed essenziale passo nell'ambito della letteratura a tema siberiano diviene comprensibile solo in rapporto alla tradizione precedente: è la prima volta in cui venga fornito un attendibile

quadro etno-geografico del khanato siberiano. Inoltre, per la prima volta viene riferito il nome dell'ultimo sovrano del khanato.

La completa autonomia del Kratkoe opisanie dalle precedenti linee genealogiche è ulteriormente rivelata dalla sezione successiva, dove, dopo il breve excursus, si passa a delineare il tema centrale dell'opera, che viene esplicitamente riconosciuto nel motivo cosacco: viene fissato l'areale dell'attività delle bande cosacche,

coincidente con il territorio tra il bacino del Don e della Volga. In questo areale i cosacchi svolgono azioni di brigantaggio ai danni principalmente delle

imbarcazioni governative e delle missioni diplomatiche provenienti dall'Asia centrale e dal khanato nogaj. I crimini cosacchi costringono Ivan IV ad inviare nel teatro dei disordini forze incaricate di arrestare quanti più cosacchi e giustiziarli. Le repressioni del monarca russo spingono un gruppo cosacco, guidato da Ermak Timofeevič, a cercare salvezza verso oriente, risalendo la Volga e raggiungendo le propaggini uraliche682.

Il testimone Golovin di KO registra che i cosacchi si diressero verso gli Urali su invito di Maksim Stroganov, mentre questa lezione è completamente assente nel testimone Schlötzer, dove иные аки волки разбегошася по Волге ж вверх è direttamente

seguito da в них же старейшина (...)683.

Si passa in seguito alla descrizione del tragitto seguito dai cosacchi per raggiungere il territorio degli Stroganov: dopo aver toccato il fiume Kama, i cosacchi lo

risalirono raggiungendo il fiume Čusovaja, che segnava il confine meridionale 680 L'etnonimo čud' è testimoniabile sin dalla Povest' vremennych let. Con questo termine le fonti non indicavano

una precisa etnia, ma un complesso di popoli ascrivibili al ceppo ugro-finnico. Dipendentemente dal luogo di composizione della fonte e dal periodo di stesura, questo etnonimo poteva dunque riferirsi a popoli

completamente differenti: ad esempio, la Povest' vremennych let lo applicava principalmente ad alcuni popoli baltici (in particolare, gli estoni). Nelle cronache siberiane, il termine čud' è relativamente raro. Più frequenti sono le associazioni ostjak-vogul. L'utilizzo dell'etnonimo čud' nel Kratkoe opisanie non indica una derivazione folclorica (anche la tradizione folclorica fece infatti un largo uso del termine): riteniamo che esso sia stato piuttosto condizionato dalla sua funzionale genericità.

681 Sibirskija... p. 307. 682 Ibi, pp. 307-308.

683 Come notò Andreev, l'infelice struttura sintattica del passo in questione, dove il complemento от них crea un

sensibile scarto logico, non è razionalmente connessa al periodo precedente: sembra infatti riferirsi non agli emissari dello car', ma agli stessi cosacchi. Cfr. Andreev, Očerki..., p. 211. Andreev ipotizzò che il testo incluso nel testimone Schlötzer risalisse ad una redazione più antica di quella testimoniata nel testimone Golovin. Secondo E. Romodanovskaja, Andreev non supportò tale ipotesi su basi testologiche (cfr. Romodanovskaja,

Sibir'..., p. 240). Basandosi sui dati forniti dal Kungurskij letopisec , Blažes nota che le registrazioni derivate dalla

tradizione orale originale uralica non presentano alcun riferimento concreto ad una convocazione dei cosacchi da parte degli Stroganov: al contrario, Ermak e i suoi uomini si diressero di propria iniziativa sugli Urali, dove costrinsero gli Stroganov con la forza a prestare loro aiuto (Blažes, Ermakovskie..., p. 39). L'ipotesi di Blažes sembra essere la più probabile: ricordiamo che già alla fine del XIX secolo Adrianov dimostrò su basi documentarie che la popolazione maschile adulta in grado di prestare servizio militare nella votčina degli Stroganov non superava le 350-400 unità. Questa forza non sarebbe stata in grado di opporre una significativa resistenza ai ben più agguerriti cosacchi.

La natura seriore della versione secondo cui i cosacchi giunsero sugli Urali su convocazione degli Stroganov è supportata dalla completa assenza di materiale documentario che ne dimostri l'attendibilità.

della votčina stroganoviana. Qui i cosacchi chiesero alla popolazione locale quale regno straniero confinasse con quella zona: la popolazione locale rispose che era prossimo il regno di Siberia, governato da Kučum684.

Saputo questo, i cosacchi si trattennero brevemente ai confini della votčina stroganoviana per raccogliere provviste e volontari (KO riferisce che si aggregarono ad Ermak 50 uomini); infine si diressero alla volta del fiume Serebrjanka e del passo del Tagil. Oltrepassato anche il Tagil, i cosacchi

superarono la Tura e il Tobol sino all'Irtyš, vicino alle cui rive si trovava la capitale di khan Kučum685. L'autore di KO non sembra conoscere bene la dinamica delle fasi iniziali della spedizione: pur sostenendo che i combattimenti tra i cosacchi e le forze del khan siberiano erano stati numerosi, registrò con esattezza solo la

battaglia principale, che il 26 ottobre avrebbe portato all'occupazione di Kašlyk da parte del gruppo di Ermak. L'anno della caduta della capitale siberiana è

relazionato dall'autore al 7089, vale a dire al 1581.

KO continua, fissando i passi successivi di Ermak: l'invio di una delegazione cosacca a Mosca, incaricata di riferire la notizia del recente successo a Ivan

Vasil'evič, che di conseguenza graziò i delegati e il gruppo rimasto in Siberia, e la sottomissione delle restanti regioni del khanato. Segue un ulteriore accenno ad estese operazioni belliche, di cui viene con certezza fissata solo la cattura sul fiume Vagaj di Mahmetkul, che raggiunse sotto scorta Mosca dopo la morte di Ivan IV. La sezione finale dello scritto è dedicata alla registrazione del decesso del voevoda Bolchovskij, alla descrizione degli eventi che portarono alla morte di Ermak686 e alla conseguente fuga dalla Siberia dei cosacchi superstiti.

L'opera è conclusa dalla descrizione dell'operato dei voevody governativi, che a partire dal 1585 si sostituiscono ai gruppi cosacchi: ricevuta la notizia del disastro cosacco sul Vagaj e del ritorno dei superstiti in Russia, Fedor Ivanovič si affrettò ad inviare nuovi reparti governativi, guidati da Vasilij Sukin e Ivan Mjasnoj

(quest'ultimo inspiegabilmente ignorato dalla fonte). Secondo il racconto di KO, i

voevody, una volta in Siberia, fondarono la città di Tjumen'687, da cui sarebbe stato inviato il golova Danilo Čulkov, incaricato di fondare sul punto di congiunzione tra l'Irtyš e il Tobol la futura capitale della nuova colonia, Tobol'sk688.

684 Sibirskija.., p. 308. Secondo KO, i cosacchi costeggiarono cautamente i confini della votčina stroganoviana,

senza penetrarvi e senza entrare in contatto con gli influenti mercanti. Il presente passo confermerebbe quindi l'ipotesi del carattere tardo dell'accenno -nel testimone Golovin- all'invito da parte di Maksim Stroganov.

685 Ibidem. Secondo KO, la rete fluviale seguita dai cosacchi è Serebrjanka-Tagil-Tura-Tobol-Irty š. Questa

informazione non è esatta. Sarebbe stato impossibile raggiungere dalla Serebrjanka il valico del Tagil, che era accessibile solo tramite il Žuravl' e la Baranča. La versione di KO si differenzia da quella folclorica, che nel complesso fissa il tragitto dei cosacchi in modo più esatto. Nella descrizione del percorso seguito dai cosacchi, il

Kratkoe opisanie si basa quindi su una fonte differente dal fondo folclorico, sebbene sia profondamente legata a

quest'ultimo dal riferimento al fiume Serebrjanka come punto di partenza della spedizione. Il gruppo esipoviano (a differenza del Pogodinski letopisec , che presenta il percorso più attendibile di tutta la tradizione cronachistica siberiana) vede infatti il punto di partenza dalla Čusovaja, da cui i cosacchi avrebbero raggiunto il Tagil e, successivamente, la Tura e la Tavda.

686 Sibirskija..., p. 309.

687 Per la fondazione della prima città russa in Siberia vedere anche: Preobraženskij, Ural... p. 49; Buganov V.I., Razrjadnye knigi poslednej četverti XV-načala XVII veka , Moskva 1962, pp. 79-80.

§4.2. Posizioni concettuali

Il tratto distintivo dell'opera consiste nella neutralità concettuale osservata e in una nuova, innovativa rappresentazione del tempo narrativo.

Nell'essenzialità del resoconto storico, l'operato cosacco non viene caratterizzato dalle qualificazioni o valutazioni metanarrative, applicata della tradizione

precedente per personaggi normativamente «negativi»: lo stesso verbo вороваху

assume in questo contesto una valenza esclusivamente tecnica, quasi giuridica. Questo verbo alla fine del XVI secolo veniva infatti generalmente imposto a qualsiasi atto, che indicasse opposizione ai particolari interessi dello Stato689 e può essere ritenuto affine per significato al di poco successivo злое непокорство. La

stessa espressione аки волки разбегошася non indica un giudizio spiccatamente

negativo: nell'immaginario epico e letterario antico-russo, anche in caso di connotazioni negative, la figura del lupo era compenetrata da una sorta di sacrale rispetto690. Sebbene nel XVII secolo tale valenza avesse perso la sua pregnanza originale e l'immagine del lupo avesse assunto il valore letterale di crudeltà, non leggiamo ugualmente nel testo del Kratkoe opisanie un'esplicita condanna al gruppo sociale descritto. La maggiore libertà normativa della nuova letteratura consentiva infatti agli autori di acuire i termini negativi degli animali menzionati tramite estese descrizioni dei loro atteggiamenti più repulsivi691: nel testo di KO non si avverte la volontà di accentuare l'aspetto negativo del sostantivo utilizzato, che quindi suggerisce l'idea oggettiva, priva di riprovazione morale, della

determinazione e pericolosità degli individui ricercati. All'impresa gloriosa della conquista del khanato-ci lascia intendere l'autore- avevano contribuito

indistintamente sia forze sociali anarchiche e insofferenti, incarnate dalla vol'nica cosacca, che i più alti gradi dello Stato (lo car', i voevody e -secondo il testimone

Golovin- l'elite mercantile, rappresentata dagli Stroganov). In questo essenziale

quadro storico non vi è posto per distinzioni morali: nella completa indifferenza per le negative implicazioni etiche delle azioni di brigantaggio svolte dai cosacchi prima di giungere sugli Urali, si avverte lo spirito disincantato degli anni successivi alla tremenda carestia del 1601-03, durante la quale il crimine e il brigantaggio erano spesso stati condizioni primarie e necessarie per la sopravvivenza.

Anche l'immagine dello car' Ivan IV è senza connotazioni morali di sorta: i soli 689 Malkova O.V., Slovar' russkogo jazyka 11-17 vv., t. 3, pp. 29-30.

690 Si pensi al tema del metamorfismo nel folclore (non solo russo, ma generalmente slavo) o all'impiego di questa

figura nel campo specificatamente annalistico e letterario russo. Nello Slovo o polku Igoreve, ad esempio, la figura del lupo svolge un ruolo predominante, in quanto compare sei volte: il bardo Bojan vi viene paragonato per agilità di pensiero, il principe Vsevolod lo paragona ai propri guerrieri, un ululato preannuncia la disfatta di Igor', i khan cumani Gzak e Končak vi sono a loro volta paragonati, mentre la forza e l'agilità di questo animale costituiscono l'intima natura (anche in termini mistico-magici) dello knjaz' Vseslav Brjačislavič. Nel fondo annalistico, le valenze sacrali di questa figura belluina sono testimoniate in maniera esemplare nel racconto semifolclorico del rito assolto da khan Bonyak prima della battaglia di Peremyšl.

691 Deržavina O.A., K probleme poetičeskogo stilja istoriceskoj povesti nacala XVII veka , in TODRL, 14, 1958, pp.

elementi che la caratterizzano consistono in una serie di azioni, prive di

codificazioni etiche: dinanzi a noi è un sovrano, che prende misure repressive nei confronti di un determinato gruppo sociale in una dimensione esclusivamente storica e sotto la pressione di motivi contingenti. In questo passo non possiamo dunque non avvertire la decisa affermazione dei nuovi canoni storiografici, che si cristallizzarono negli anni immediatamente successivi alla conclusione dei Torbidi. La narrazione della rovinosa spedizione sul Vagaj mostra più chiaramente degli altri passi l'impostazione profondamente oggettiva e neutrale, seguita dal Kratkoe

opisanie nella descrizione del gruppo cosacco e della sua guida. I cosacchi,

raffigurati nel momento supremo degli ultimi momenti della loro vita, non sono assolutamente idealizzati. Ricevuta la notizia dell'arrivo dei mercanti nelle regioni meridionali del khanato, Ermak parte alla loro ricerca, intenzionato con tutta probabilità a depredarli692. L'autore di KO non si preoccupa di nascondere la presunzione dei cosacchi che, giunti presso la foce del Vagaj, si addormentarono senza aver posto nessuno a guardia e difesa dei compagni. L'incuria cosacca in KO raggiunge livelli prossimi al disonore: prima di sferrare l'attacco decisivo, Kučum decise di inviare un tartaro condannato a morte in missione perlustrativa

sull'isolotto. Il tartaro raggiunse l'accampamento cosacco, senza che nessuno degli uomini di Ermak si accorgesse della sua presenza, e fece ritorno dai suoi. Tuttavia Kučum non prestò fede alle sue parole. L'anonimo perlustratore si vide costretto a recarsi nel campo cosacco una seconda volta: anche in questo caso nessuno avvertì il suo arrivo. Non solo: l'accorto condannato a morte riuscì addirittura a rubare una polveriera e un fucile dal campo sprofondato nel sonno... Dopo la consegna degli oggetti, il destino dei cosacchi venne deciso per sempre.

Nella descrizione dell'ultima notte di Ermak, l'autore di KO pone un'inconsistente linea di distinzione tra l'ataman e l'anonima massa a lui sottoposta: come ogni dettaglio in questo scritto, anche la notizia della morte del principale personaggio della spedizione siberiana viene menzionata in modo conciso e impartecipe: il nome di Ermak viene affiancato a quello della massa cosacca senza alcuna specifica codificazione, così come non viene tributato all'ataman o al gruppo cosacco in generale alcun commento elogiativo o commemorativo693.

Nelle battute conclusive dello scritto, il nome di Ermak non sarebbe stato più ripetuto, sostituito dai nomi dei voevody, che favorirono la definitiva affermazione del potere moscovita in Siberia.

L'oggetto dell'indagine dell'autore di KO non consiste dunque nell'impresa

compiuta da un personaggio o da un gruppo esclusivo, ma nella caratterizzazione 692 Il testo del Kratkoe opisanie è ambiguo, in quanto lascia intendere che Ermak si diresse contro la carovana (cfr.

Ермак ... поиде против Бухарцов) : evidentemente, KO ritiene che Ermak avesse intenzione di depredare la

carovana, non di effettuare scambi pacifici, come invece ritennero i compilatori delle successive cronache, che utilizzarono di conseguenza dei moduli stilistici differe nti. Si tratta di un'ipotesi suggestiva: la correzione di

protiv con na strečju indicherebbe in tal caso una modifica tesa a idealizzare l'ataman cosacco.

693 E' altamente probabile che l'assenza di elogi dopo la morte di Ermak sia dovuta non all'eredità della prosa

oggettiva di un determinato evento storico.

Tale è la concezione sottesa allo scritto sin dall'inizio, nella descrizione delle premesse che avevano determinato l'arrivo cosacco sugli Urali e la spedizione siberiana: protagonista reale del resoconto storico è la comunità cosacca nella sua universalità, che svolge collettivamente operazioni illegali lungo la Volga e

altrettanto collettivamente tenta di trovare scampo dai reparti governativi. Ermak viene per la prima volta incidentalmente menzionato solo al termine della seconda sezione dell'opera (coincidente con l'abbandono della Volga e la fuga verso nord- est): nemmeno in questa occasione, tuttavia, Ermak viene distinto da un gruppo -quello degli atamani cosacchi. Nelle sezioni successive, Ermak viene separato dal gruppo cosacco solo convenzionalmente, per motivi di efficienza espositiva ed esattezza storiografica: l'autore di KO menziona il nome isolato di Ermak non per magnificarlo rispetto all'anonima massa cosacca, ma per indicare i provvedimenti ascrivibili alla sua sola iniziativa.

Bisogna tuttavia ricordare che l'essenzialità narrativa di KO non viene applicata al solo motivo cosacco, ma è un tratto comune all'intera struttura dell'opera, dove si cerca di dare un resoconto esatto, imparziale e rigoroso della caduta del khanato siberiano.

La funzionalità narrativa dello scritto condiziona la comparsa di una concezione temporale, tendenzialmente estranea alla precedente sensibilità antico-russa. In KO la cronologia degli eventi si sviluppa in una dimensione tesa e febbrile. Come notò D.S. Lichačev, “Большое количество событий, совершившихся за короткое время, создает впечатление быстрого бега времени”694. In tal senso, KO trasmette uno dei

maggiori raggiungimenti della trasfigurazione culturale, condizionata dai Torbidi: la scoperta del tempo come una dimensione terrena e storica di mutamento695. La successiva cronachistica dell'eparchia toboliana determinerà uno spiccato ritorno a concezioni più conservatrici, dove l'immagine estetica del tempo viene nuovamente fatta compenetrare dai modelli del monumentalismo storico.

KO è la prima fonte a permettere di supporre l'esistenza di un fondo documentario contemporaneo agli eventi descritti o derivante, in ogni caso, da testimoni ben informati: l'autore dell'opera esaminata non solo mostra di conoscere con un alto grado di precisione la dinamica di un evento storico, che in SoL e PiL era stato ricostruito in maniera quasi del tutto insoddisfacente a causa dell'assenza di fonti o documenti attendibili, ma introduce anche una grande quantità di notizie esatte e relativamente particolareggiate, che non sono testimoniate in nessuna delle opere precedenti696.

694 Lichačev D.S., Istoričeskaja poetika russkoj literatury , Spb. 1999, p. 508.

695 Cfr. Demin A.S., Predstavlenie o peremenčivosti žizni v russkoj literature XVII veka , in TODRL, t. 30,

Leningrad 1976, pp. 149-164. L'esame della struttura verbale e del ritmo narrativo del Kratkoe opisanie alla luce del mutamento dell'estetica cronotopica nella letteratura russa del XVII secolo non rientra nei compiti specifici del nostro lavoro. Sarebbe tuttavia stimolante in un futuro studio esaminare appositamente il Kratkoe opisanie dalla prospettiva appena indicata: riteniamo che questo scritto, nel complesso non ancora esaminato a fondo dagli studiosi, costituisca uno degli esempi più interessanti dei nuovi canoni narrativi che si affermano generalmente nella letteratura antico-russa del XVII secolo.

Molti sono i dettagli che compaiono per la prima volta in questa fonte: i disordini sulla Volga, il tragitto seguito per raggiungere la Siberia e le modalità con cui la si raggiunse, l'ordine degli scontri e delle misure prese dopo la caduta della capitale di Kučum. A dimostrazione della loro fondamentale esattezza, questi particolari storici sarebbero stati ripresi quasi integralmente nell'articolo siberiano del Novyj

letopisec697 e parzialmente mutuati sia dal gruppo esipoviano che dalla cronaca

stroganoviana.

Estremamente dettagliata ed esatta è la sezione riguardante l'invio delle missioni a Mosca: durante la prima missione, Ivan IV decise di inviare in Siberia forze governative, guidate dai voevody Semen Bolchovskij e Ivan Gluchov. Poco dopo l'arrivo delle nuove unità in Siberia, i cosacchi catturarono Mahmetkul, che fu inviato sotto scorta a Mosca in una seconda missione, che non fece tuttavia in tempo a trovare in vita Ivan IV: la nuova delegazione venne accolta dall'erede, Fedor Ivanovič698.

KO è anche in questo caso la prima fonte in cui vennero fornite informazioni preziosissime sulla corretta dinamica dei fatti siberiani. E' sintomatico il fatto che la versione di KO sulle missioni moscovite sia stata ripresa senza essenziali modifiche dal gruppo esipoviano: come si vedrà in seguito, gli autori delle cronache composte nell'ambito del Palazzo arcivescovile si mostrarono

estremamente critici nei confronti delle posizioni concettuali di questa fonte. Dei