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§2.1. La Rus' e la Siberia: cenni storici

Come abbiamo già accennato, la prima città russa ad aver instaurato rapporti con le regioni uraliche e siberiane fu Novgorod. Nonostante le sfortunate spedizioni del 1187 e 1193, l'interesse di Novgorod per gli Urali settentrionali continuò ad essere estremo per tutto il XIII secolo: i territori di Perm' e Jugra le sono direttamente soggetti. Nel 1364, i novgorodiani, sotto la guida di Aleksandr Abakumovič e Stepan Ljapa, valicano per primi gli Urali: venne seguito il corso dell'Ob' sino alla foce sul Mar Bianco. Questa notizia è stranamente assente nel fondo cronachistico novgorodiano: venne riportata nel Mitropoličij Svod moscovita del 1418151.

Il reale punto da cui fu effettuata in maniera sistematica la colonizzazione degli 144 IDEM, ibi, pp. 519-523.

145 IDEM, ibi, pp. 523-532. 146 IDEM, ibi, pp. 532-542.

147 Le gramoty di Ivan IV agli Stroganov sono pubblicate in: Müller, op.cit., pp. 324-337. 148 IDEM, ibi, p. 335.

149 IDEM, ibi, p. 335-336.

150 IDEM, ibi, pp. 336-337. La gramota del 7 gennaio 1584 è importantissima per stabilire l'esatta data dell'arrivo

dei primi voevody moscoviti in Siberia.

Urali centrali e settentrionali fu tuttavia Ustjug, fondata da Rostov nel 1147. Questa colonia, inizialmente appartenente al principato di Vladimir-Suzdal', si sarebbe mostrata estremamente restia ad accettare l'influenza novgorodiana e pronta, al contrario, ad entrare nell'areale di Mosca dopo l'ascesa di quest'ultima. Dopo continui atti di ostilità nei confronti di Novgorod152, Ustjug passò definitivamente sotto il controllo di Mosca nel 1328, durante la reggenza di Ivan Kalita.

Approfittando della posizione estremamente favorevole della città (permetteva di raggiungere gli Urali tramite il corso dello Jug e dell’Alta Dvina), Mosca divenne la concorrente più temibile per Novgorod nello sfruttamento delle risorse

preuraliche.

La strategia più efficace per il controllo delle regioni di Perm' e Jugra venne comunque seguita da Mosca non in campo diplomatico-militare, ma nell'opera evangelizzatrice: nel 1379 Stefan Chrap (originario non casualmente di Ustjug), venne incaricato di svolgere attività evangelizzatrice presso le tribù komi della regione di Perm'. Stepan riuscì ben prima della morte (avvenuta nel 1396) a

rendere l'ortodossia la religione predominante a Perm', nel cui territorio, nel 1383, viene istituita una sede eparchica. Questo successo fu cospicuo non solo per

l'ecumene ortodossa russa, ma soprattutto per il potere politico di Mosca: nel 1326 il metropolita Petr aveva infatti deciso di trasferire la metropolia da Vladimir a Mosca, con incalcolabili vantaggi politici per la città di Ivan Kalita.

La massiccia cristianizzazione dei komi si rivelò decisiva in primo luogo per la supremazia politica di Mosca nella zona e si risolse in una grave penalizzazione per Novgorod che, pur essendo divenuta sede arcivescovile nel 1165, non poteva

fruire dei privilegi derivanti dalla condizione ufficiale di centro metropolita. L'ultimo tentativo di Novgorod di imporre la propria presenza ai confini uralici venne stimolato dalla crisi dinastica a Mosca nella prima metà del XV secolo. Nel 1446 Vasilij Šenkurskij e Michail Jakovl' invasero Perm' e Jugra, ma presto il loro esercito venne quasi del tutto annientato dai principi komi. Con la disfatta inflitta da Mosca presso Šelon' nel 1471 e la definitiva capitolazione del 1478, Novgorod si trovò costretta a rinunciare per sempre ad ogni pretesa sulle terre preuraliche centro-settentrionali.

Nel complesso, la reggenza di Ivan III, seguita al travagliato periodo delle lotte dinastiche tra Vasilij II e Dmitrij Šemjaka, segnò una fase di estremo sviluppo nell'acquisizione di Mosca degli Urali. Già nel 1462 era stata organizzata una campagna punitiva ai danni dei tartari di Kazan' e delle tribù ceremise che,

approfittando dell'impossibilità di Mosca, dilaniata dalla guerra civile, di difendere i propri confini orientali, avevano depredato Ustjug: in realtà, il vero scopo di questa spedizione era perlustrare i circondari di Perm': questa città, strategicamente importantissima per l'accesso agli Urali, verrà conquistata da Fedor Starodubskij e Gavrila Nelidov immediatamente dopo la definitiva eliminazione di Novgorod 152 La Prima Cronaca di Novgorod riporta, ad esempio, un ' operazione di saccheggio condotta dagli abitanti di

Ustjug ai danni di mercanti novgorodiani nel 1323: «Того же лeта заратишася устьюжане с новгородци,

изъимаша новгородцевъ, кто ходилъ на Юргу, и ограбиша ихъ» (Novgorodskaja Pervaja Letopis' staršego izvoda, Moskva 1950, p. 96).

nell'area nord-orientale, vale a dire nel 1472, un anno dopo la battaglia di Šelon'. I primi contatti tra Mosca e i popoli siberiani occidentali risalgono agli anni iniziali della storia russa di Perm' (governata formalmente dal principe komi Michail Velikopermskij, in tutto obbediente all'autorità moscovita): nel 1481 il principe di Pelym, Asyka, attaccò Perm'. Eventi di tale natura erano frequenti, in quanto le piccole strutture semistatali transuraliche erano attirate dalla vicinanza geografica e dalla grande ricchezza della città. L'attacco del 1481, interrotto dall'intervento di Andrej Mišnev, fu però particolarmente cruento. Venne ucciso Michail

Velikopermskij, il danno economico arrecato alla città e all'intera regione fu così ingente, che Mosca fu costretta a rinunciare per alcuni anni al tributo di Perm'. Una pronta risposta a simili disordini fu inevitabile.

Tali furono le premesse che condizionarono, nella primavera e nell'estate del 1483, la prima campagna militare condotta da Mosca in territorio siberiano.

Il voevoda Ivan Ivanovič Saltyk Travin venne inviato da Mosca alla volta di Ustjug, che raggiunse il 25 aprile 1483, dopo essersi unito a forze ausiliari a

Vologda. Ad Ustjug Saltyk Travin si unì alle forze di Semen Fedorovič Kurbskij. Il 29 luglio, i russi vinsero la federazione di tribù vogul (mansi) sul fiume Pelym. Il colpevole dell'attacco del 1481, Asyka, e il figlio Yumšan fuggirono dal luogo della disfatta. Le forze russe risalirono il corso della Tavda e del Tobol, toccando il corso medio dell'Irtyš, da cui infine, risalendo l'Ob', toccarono la regione dello Jugra. I movimenti erano facilitati dalla vicinanza dei domini dello šibanide Ibak, fedele alleato di Ivan III153 e signore del khanato di Tjumen'. Ibak era acerrimo nemico del taibughide Mar che presto, nel 1493, avrebbe ucciso. I russi si limitarono a fare una gentilezza al proprio alleato, devastando i possedimenti di Mar154.

Il 1 ottobre si era di nuovo ad Ustjug.

L'anno successivo alla campagna del 1483 fu caratterizzato da un'intensa attività diplomatica tra i rappresentanti del potere moscovita e i membri della famiglia di Yumšan, desiderosi di ricevere l'opas (lettera di protezione) dal principe di Mosca. I risultati dell'attività diplomatica del 1484 furono ottimi, e confermarono il

successo della campagna militare del 1483: i principi delle terre toccate dalla campagna riconoscevano la supremazia di Mosca e si impegnavano a pagare regolarmente un tributo annuale in pelli d'ermellino. Ivan III potè fregiarsi del titolo di “principe di Jugra”155. Si trattava del primo riconoscimento ufficiale dell'effettiva presenza di Mosca in territorio siberiano.

Un nuovo significativo successo diplomatico per Mosca risale all'inverno del 1484. Il 31 dicembre, ad Ust'-Vym, Moldan, Pytkej, Pynzej e uno dei figli di Ekmičej, principi dei regni di Kasym, Konda e Obdor, si incontrarono con i rappresentanti di Ivan III, provenienti sia da Mosca che da Perm'. Al termine delle trattative156,

153 Martin J., The Tjumen' Khanate's encounters with Muscovy: 1481-1505 , in Passé Turco-Tatar, Présent Soviétique, Paris 1986, p.81.

154 Pliguzov A., Tekst-kentavr o sibirskich samoedach , Moskva 1993, p.145. 155 SIRIO, t.41, Spb. 1884, p.41

156 La Vologodsko-Permskaja Letopis' fissa la data dell'incontro al 4 gennaio 1485 (PSRL, t. 26, Leningrad 1959,

presenziate da Filofej (eparca di Ust'-Vym), i principi transuralici, colpevoli del rovinoso attacco a Perm' del 1481, si impegnarono a non attuare più sconfinamenti di sorta.

All'agosto del 1485 risale infine la capitolazione del principe Yumšan, accolta ad Ust'-Vym da Filofej e presentata da quest'ultimo ad Ivan III non prima dell'ottobre dello stesso anno.

Nel 1499 il governo moscovita organizzò una nuova spedizione militare oltre gli Urali, con lo scopo di ricordare ai tartari del regno di Pelym i loro obblighi tributari verso Mosca. La spedizione venne avviata nell'estate del 1499 sotto il comando del principe Semen Kurbskij, alle cui dipendenze erano Petr Ušatyj (responsabile dei reparti di perlustrazione e costruttore della fortezza di

Pustozersk157) e Vasilij Gavrilov Bražnik-Zabolockij. Il grosso della spedizione, guidato da Kurbskij e Ušatyj, valicò gli Urali, mentre l'ala di Zabolockij,

consistente di appena 300 uomini, aggirò gli Urali lungo la Pečora, l'Oleš, la Sos'va settentrionale, e attaccò il regno di Pelym da una posizione del tutto inaspettata158. Il successo della campagna fu completo: come conseguenza, Ivan III venne

insignito dei titoli di “Obdorskij, Kondinskij”159 insieme a quello, già ufficializzato, di “Jugorskij”.

Nel 1505, assistiamo ad un ulteriore giro di vite nella politica seguita da Mosca nello scacchiere uralico-siberiano: la dinastia komi, che governava nominalmente Perm', viene destituita per volontà di Ivan III e trasferita a Tula. L'ultimo principe della dinastia, Matvej, venne sostituito da un dignitario moscovita, Vasilij Kover160. In tal maniera, all'inizio del XVI secolo Mosca diviene padrona assoluta delle terre preuraliche ed uraliche centro-settentrionali, mentre continua ad esercitare un controllo ancora nominale sulle regioni transuraliche circondanti il corso superiore dell'Ob' e quello dell'Irtyš.

Gli attacchi a Perm' continueranno ad avere carattere endemico per un intero

secolo, favoriti in questo dal khanato di Siberia, che si costituisce in questo periodo come forza politica erede dell'Orda.

La storia di questa struttura statale può essere divisa in tre fasi161: il khanato di Čimgi-Tura o Tjumen' (1421-1495), il principato (o vilayet162) di Siberia (1495- 1563) e il khanato di Siberia (1563-1598)163.

157 Questa fortezza svolse un ruolo di esclusiva importanza nello scacchiere uralico-siberiano, poichè era un punto di

dogana, dove stazionavano le pelli provenienti dal nord della Siberia occidentale.

158 Müller, op.cit., pp. 198-200.

159 PSRL, t.37, Leningrad 1982, p.98. Il termine Obdorskij è di origine tartara: deriva da Ob (fiume) e dor (presso).

Obdor corrisponde alla regione della foce dell'Ob'. Kondinskij deriva dal fiume siberiano Konda.

160 PSRL, t.37, p.99.

161 Per la storia del khanato siberiano vedere il fondamentale: Ischakov d.M., Vvedenie v istoriju sibirskogo chanstva, Kazan' 2006.

162 L'utilizzo di questo termine è reso lecito dalle fonti, che nel 1429 scrivono della struttura statale di Čimgi-Tura in

termini di vilayet (cfr. Ibragimov S.K., Materialy po istorii kazachskich chanstv XV-XVIII vv. Izvlečenija iz

persidskich i tjurkskich sočinenij , Alma-Ata 1969, p.91).

163 Iskachov D.M., O metodologičeskich aspektach issledovanija problemy stanovlenija sibirsko-tatarskoj etničeskoj obščnosti, in Sibirskie Tatary, Kazan' 2002, p. 8. Per una storia generale dei tartari della Siberia occidentale

vedere: Valeev F.T., Zapadno-sibirskie tatary. Istoriko-etnografičeskie očerki , Kazan' 1980; IDEM, Tomilov N.A., Tatary Zapadnoj Sibiri. Istorija i kul'tura , in Kul'tura narodov Rossii , t.2, Novosibirsk 1996. Le prime tribù

Il khanato di Tjumen', il cui apogeo corrisponde agli anni 1420-90 sotto i khan šibanidi Haci-Muhammad, Abu-l-Hayyr e Ibrahim164 (Ibak), fu l'erede diretto dell'Orda nel settore occidentale siberiano. La decadenza dell' ulus di Juči, avvenuta tra il 1360 e il 1410, aveva infatti portato ad una politica aggressiva nei confronti dell'Orda da parte dei clan vassalli šibanidi165. In questo ambito, si sarebbero distinti i gruppi siberiani e quelli di Buchara e Chiva, tesi ad ottenere con le armi il controllo dei territori occidentali dell'impero mongolo166. La Cronaca Niconiana riferisce che lo šibanide Chidyr (Chyzr) aveva attaccato nel 1361 il khan mongolo Nauzur, sostituendolo al trono167. Chyzr sarebbe stato ucciso nel 1362 dal figlio Temir Hoca, che sarebbe stato a sua volta eliminato nello stesso anno da un ufficiale di Mamaj168. Nel 1368 lo šibanide Hasan Oğlan cacciò Mamaj dalla capitale Saraj169: Hasan Oğlan era il figlio minore di Bek Kondi, capostipite del ramo siberiano della dinastia. Anche in questo caso il controllo šibanide della capitale dell'ulus occidentale mongolo fu piuttosto breve, dal momento che nel 1369 Hasan venne vinto in battaglia da Mamaj e ucciso. Relativamente a questo periodo, la mappa geografica dei mercanti italiani Francesco e Domenico Pizzigani ci permette di attestare l'esistenza di due città nell'ulus di Tjumen', vale a dire Isker (la futura Kašlyk) e Čimgi-Tura (presso le cui rovine sarebbe poi sorta Tjumen')170. Un significativo sviluppo degli eventi si ebbe con l'ascesa di Tochtamyš e

l'irreversibile decadenza dell'Orda, causata dal rovinoso conflitto del nuovo khan con Tamerlano. Nel 1398 Tochtamyš fu costretto a fuggire dal rivale al trono Sadi Bek nell'ulus di Tjumen'171, dove avrebbe trovato la morte172. La sorte di

Tochtamyš è documentabile anche nell'annalistica russa, secondo cui il khan trovò

turaniche (unne) raggiunsero i territori della Siberia occidentale (coincidenti con le attuali regioni di Tjumen', Omsk, Tomsk, Novosibirsk e Kemerovo) nel II-III secolo d.C.: prima di questo termine, il bacino dell'Irtyš era abitato prevalentemente dagli antenati dei khanti e dei mansi, mentre quello dell'Ob' era disseminato da tribù nenezie, selcupiche e samoiede. L'etnos dei tartari della Siberia occidentale si sarebbe definitivamente formato nei secoli XV-XVI (Okladnikov, a cura di, Istorija Sibiri, t.1, pp. 96-103; 233-234; 304-305). Con l'etnonimo “tartari” intendiamo dunque con un largo grado di approssimazione elementi feudali turanico-mongoli, giunti in Siberia durante l'espansione dell'Orda d'Oro e opposti sia ai gruppi turanici, giunti prima delle campagne mongole, che alle popolazioni indigene, di estrazione principalmente ugro-finnica. Per maggiori dettagli sulla struttura etno-sociopolitica del khanato siberiano vedere: Iskachov, O metodologičeskich... , pp. 10-15. Lo sviluppo etno-politico delineatosi nello scacchiere siberiano-occidentale viene confermato dai dati archeologici: i radi insediamenti di culture ugro-finniche sul territorio di Kašlyk vengono sostituiti nel XIV-XV secolo da massicci gruppi turanici (Mogil'nikov V.A., O vremeni zaselenija gorodišča Isker, in Tobol'skij Chronograf, Ekaterinburg 2004, p. 115).

164 Quest'ultimo khan viene menzionato anche nelle cronache russe. Cfr. PSRL, t. 37, p. 95.

165 Dinastia fatta derivare dal suo fondatore Muhammad Šibani, discendente di Šiban, quinto figlio di Juči, nipote

diretto di Čingiz Khan. Dopo le guerre civili interne all'Orda del XIV secolo, gli šibanidi accamparono pretese su tutto l'ulus di Juči, quindi anche sulla Siberia. Cfr.: Grousset R., The Empire of the Steppes: a History of Central

Asia, New Brunswick 1970, pp.478-490.

166 Masljuženko D.N., Sibirskij ulus Šibanidov v sostave Zolotoj Ordy: ot edinstva k raskolu (vtoraja polovina XIII- pervaja polovina XIV), in Gorod i step' v kontaktnoj evroaziatskoj zone, Moskva 2006, pp.158-159.

167 PSRL, t. 25, Moskva 1949, pp. 232-233

168 Utemiş Hoca, Çingiz-Name, Alma-Ata 1992, pp. 109-113; Ibragimov S.K., a cura di, op. cit., pp. 37, 350. 169 Safargaliev M.G., Raspad Zolotoj Ordy, in Na styke kontinentov i civilizacij , Moskva 1996, p. 388 170 Kyzlasov L.R., Pis'mennye izvestija o drevnich gorodach Sibiri , Moskva 1993, pp. 130-131 171 Safargaliev M.G., op. cit., p. 436

la morte in Siberia nel 1406 per mano di Sadi Bek173. Con la morte di Tochtamyš, l'ulus di Juči cessa di esistere come stato unitario e si frammenta in una serie di

ulus indipendenti. La neutralità degli šibanidi nella lotta dinastica tra Tochtamyš e

Sadi Bek aveva assicurato una più veloce secessione delle terre siberiane occidentali dalla struttura dell'ulus di Juci. L'alleanza tra gli šibanidi siberiani, eredi di Bek Kondi, e i khan nogaj Edigej Bek e Mansur avrebbe infine portato nel 1421 all'ascesa di Hoca-Muhammad, fondatore del khanato di Išim, che sarebbe poi confluito nel khanato di Tjumen'174.

I khan šibanidi videro nel principato taibughide di Isker uno sgradevole

concorrente locale per il controllo delle regioni della Siberia occidentale bagnate dal medio Irtyš e dai suoi affluenti. Il capostipite della dinastia taibughide era stato Tajbuga175, che aveva fatto affermare il proprio clan lungo l'Išim. Il figlio di

Tajbuga, Hoca, stabilì il centro dei possedimenti dinastici nella fortezza di Kyzyl- Ture, che si trovava sulla confluenza tra l'Irtyš e l'Išim176. Il successore di Hoca, Mar, venne ucciso dal khan šibanide Ibrahim (Ibak), che interruppe la linea

dinastica taibughide facendo giustiziare a Kazan' i figli di Mar, Ader e Abalak. La lotta venne presto acuita dal figlio di Ader, Muhammad, che si vendicò uccidendo nel 1495 Ibak e impossessandosi del khanato šibanide di Tjumen'.

La fase taibughide corrisponde all'instaurazione del principato di Siberia (1495- 1563)177. L'affermazione del potere taibughide venne favorita da una fortuita congiuntura: i pretendenti šibanidi al trono siberiano, Mamuk e Agalak, erano impegnati in contese dinastiche nel khanato di Kazan', dove avrebbero trovato la morte. L'ultimo šibanide avente diritto alle terre siberiane, khan Kutluk, venne sconfitto nel 1505 dai russi e costretto a ritirarsi in Asia Centrale. Gli šibanidi vennero definitivamente allontanati dal principato di Siberia durante l'erede di Muhammad, Kasim, che smantellò la fortezza di Čimgi-Tura, centro nevralgico del potere šibanide in Siberia178, sostituendone il valore politico-militare con Kašlyk, altrimenti conosciuta come Isker o Sibir'179. Kašlyk sarebbe rimasta il principale 173 PSRL, t. 25, p. 236

174 Valichanov Č.Č., Izvlečenija iz Džami at-tavarich. Sbornik letopisej , in Sobranie sočinenij, Alma-Ata 1984, p.

231; Trepavlov V.V., Istorija Nogajskoj Ordy, Moskva 2002, p. 85

175 Tajbuga indica non solo un nome proprio, ma anche una carica statale. Secondo A. Frank, i monarchi taibughidi

appartenevano etnicamente al ceppo nogaj ( Frank A., “The Siberian chronicles and the Taybughid biys of Sibir” ,

Papers on Inner Asia, n.27, Bloomington 1994, pp. 3-6). La discendenza nogaj della dinastia può essere

confermata dall’effettiva presenza in questo khanato della carica di tojbuga ( Trepavlov V.V., “Tajbuga”, in

Tatarica, n.1, 1997/98, pp. 96-107) e da testimonianze indirette delle fonti turanico-mongole del tempo, che

fissano profondi legami e contatti tra il vilayet siberiano e l’ulus nogaj. Tuttavia, dal momento che la carica di

tojbuga venne istituita nel khanato nogaj solo a partire dal 1584 (Trepavlov, “Tajbuga”, p. 100), bisogna supporre

che le fonti siberiane riportino il nome proprio del fondatore della dinastia taibughide, non la carica da lui ricoperta. Che Tajbuga sia realmente esistito è confermato da Usmanov, il quale ritiene che un Tajbuga bij, figlio di Šah-Murad, sia giunto in Siberia dal khanato di “Buchara” (nogaj) con un seguito di 500 uomini e vi abbia fondato la città di Isker (Usmanov M.A., Šajchiev R.A., Obrascy tatarskich narodno-kraevedčeskich sočinenij

po istorii Zapadnoj i Južnoj Sibiri , in Sibirskaja archeografija i istočnikovedenie , Novosibirsk 1979, p. 91). 176 Nesterov A.G., Iskerskoe knjažestvo Tajbugidov (XV-XVI vv.) , in Sibirskie..., p. 17

177 I taibughidi non erano cinghisidi: non potevano quindi pretendere dinasticamente al titolo di khan, ma solo a

quello di principi (bek).

178 Nesterov, Iskerskoe..., p. 19

179 Il termine kaşlık significa “accampamento” (cfr. il turco anatolico kışlık). Isker deriva dall'aggettivo turanico eski-iski (antico) e dal sostantivo er-yer (luogo, insediamento).

centro abitato locale anche durante il khanato šibanide.

Piuttosto controversa è la successione dinastica dei monarchi taibughidi, fissata dalle fonti russe: il carattere contraddittorio delle testimonianze venne determinato in particolar modo dalla loro origine orale. In base alla gramota inviata dallo car' Fedor Ivanovič a Kučum, la linea dinastica taibughide era costituita da Muhammad bek, il figlio Kasim e i figli di quest'ultimo, Ediger e Bekbulat. Qui la linea venne troncata da Kučum, che assassinò sia Ediger che Bekbulat e costituì il khanato siberiano, restituendolo alla dinastia šibanide. La cronaca esipoviana e quella stroganoviana forniscono una genealogia più completa: tra Muhammad e Kasim ci fu l'interregno di bek Aguš, figlio di Abalak180. Secondo Remezov, dopo Kasim regnò il fratello di quest'ultimo, di nome Senbachta, e un Sauskan bek, dall'identità poco chiara181.

A causa di una quasi completa assenza di fonti scritte, è assai arduo fissare la storia del principato taibughide negli anni 1495-1555. Possiamo solo notare che tale principato costituiva una confederazione di piccoli regni ugri (Pelym, Konda, Koda) e ulus tribali tartari; il principato siberiano era infatti in realtà composto da due regni tartari: il cosiddetto ulus di Karača, appartenente alla tribù Jalair, e lo

jurt (terra natale) di Tajbuga, appartenente alla tribù Saljigut182: le sole zone che dipendessero realmente dai monarchi taibughidi corrispondevano ai dintorni di Kašlyk e all'ulus di Išim, che era appannaggio famigliare dei taibughidi -in altri termini, al bacino dell'alto Tobol e del medio Irtyš.

Il principato taibughide entrò in contatto diretto con la Moscovia durante le estensive campagne orientali svolte da Ivan IV.

In questi anni, reggente del khanato di Siberia era Ediger, discendente della linea dinastica di Tajbuga. Nel 1530, Ediger aveva ristabilito al potere la propria

dinastia, allontanando i rivali šibanidi, che tuttavia continuavano a controllare i territori adiacenti al principato taibughide lungo i fiumi Išim, Tobol e il corso superiore dell'Irtyš. Particolarmente pericoloso per Ediger era il khan šibanide Kučum183, che premeva continuamente ai confini meridionali del vicino, i cui