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Capitolo IV. Origini ed evoluzione della tradizione “ufficiosa” moscovita

2. Primi accenni al tema siberiano nella letteratura della Russia europea

§2.1. La Povest' di Iov.

Come precisato nel primo capitolo, non esistono scritti contemporanei alla spedizione cosacca del 1582-84, ad esclusione di sporadiche testimonianze di origine burocratica. Nel ventennio successivo, non sono attestabili in maniera certa fonti letterarie che si siano occupate di questo problema.

Una delle prime opere a menzionare l'evento della conquista del khanato siberiano è la Povest' o čestnem žitii carja i velikogo knjazja Fedora Ivanoviča di Iov. Il passo riguardante la conquista della Siberia è il seguente:

Не точию же сия нечестивыя Болгары под свою царскую десницу покори и послушники во веки сотвори, но и сибирскую страну всю и живущих в ней злочестивых сыроядцев себе рабы сотвори и всею землею их обладе, и многия от них своя царския уроки и дани по вся лета приимая, и нечестивыя и бесовския службы вся разорив и грады многия возгради и православными християны вся насеи, божественные церкви созда и благочестие велие царским его правлением устроися, даже и доныне непременно пребывают633.

Il riferimento alla Siberia era stato probabilmente stimolato dall'interesse del primo patriarca moscovita verso le terre di recente acquisizione: assolvendo alle direttive previste nell'Utverždennaja gramota ob izbranii pervogo moskovskogo patriarcha del 1589, Iov aveva contribuito all'istituzione delle sedi eparchiche di Karelia e Astrachan' (sedi che, a causa delle complicazioni in politica estera, vennero fondate rispettivamente solo nel 1595 e 1602) ed aveva favorito attività missionarie lungo la Volga e in Siberia634.

Nella Povest', il merito dell'acquisizione dei territori siberiani è attribuito al solo Fedor Ivanovič. E' assente qualsiasi riferimento ai cosacchi: lo svolgimento solenne della narrazione è incentrato sulla figura dell'erede di Ivan IV, la cui sottomissione delle etnie siberiane è fissata in una ieraticità, che unisce in un solo nucleo cronologico sia il passato che il presente: le misure prese da Fedor nei 632 L'ordine di comparsa delle città russo-siberiane fondate nel XVII secolo è in: Rezun D.J., K istorii

“postavlenija” gorodov i ostrogov v Sibiri , in Sibirskie goroda XVII-načala XX veka , Novosibirsk 1981, pp. 35-

57.

633 PSRL, t.14, Spb. 1910, p. 4.

634 Ponomarev S., Iov, pervyj patriarch Moskovskij i vseja Rusi , in Russkij biografičeskij slovar' , t. 8, Spb. 1897, p.

confronti della Siberia, immediate e nette, mantengono il loro ineludibile effetto anche dopo la morte del monarca.

Effettivamente, la reale acquisizione della Siberia avvenne sotto Fedor Ivanovič con la costruzione di Tjumen', Tobol'sk, Pelym, Berezov, Surgut, Tara e Narym (vale a dire dei centri nevralgici del potere russo nella nuova colonia). Riteniamo tuttavia che la scelta di Iov sia stata determinata da concrete ragioni ideologiche. Iov sembra essere interessato non tanto alla descrizione della conquista della Siberia nella sua essenzialità storica, quanto a sottolineare il significato teleologico da essa incarnato: la Siberia venne conquistata da Fedor Ivanovič per la gloria del Signore, alla cui verità fu fatta avvicinare una nuova terra, precedentemente contaminata dall'idolatria.

La profonda positività di questo evento storico viene esemplificata, nel breve passo citato, nell'immagine delle chiese e dei centri civili fatti erigere per volere di Fedor Ivanovič: la desolazione della Siberia pagana viene dissolta da nuove strutture cultuali e civili e, quindi, da una nuova spiritualità: “(...) и грады многия возгради и православными християны вся насеи, божественные церкви созда и благочестие велие царским его правлением устроися”.

Iov derivò il passo appena citato quasi certamente dalle registrazioni contenute nei documenti del Posol'ski prikaz dell'anno 1588, dove viene accentuata la funzione civilizzatrice svolta dall'erede di Ivan IV635.

Nonostante il legame con il fondo documentario del Posol'skij prikaz, stimola la nostra attenzione il carattere generico dei dettagli presenti: le etnie asservite da Fedor Ivanovič, in osservanza dei canoni antico-russi, vengono accomunate dalla definizione indistinta ma estremamente negativa di злочестивые сыроядцы.

Nell'ambito della cronachistica siberiana ufficiale, composta nel Palazzo

arcivescovile di Tobol'sk, la tendenza a stabilire una netta opposizione semantica

tra i due poli della narrazione -da una parte il potere politico rappresentato dallo car', dall'altra gli oscuri ed empi elementi allogeni che si oppongono a questo potere- sembra dunque risalire alla Povest' di Iov, che influenza chiaramente il

Sinodik Ermakovym kazakam e la Esipovskaja letopis' da un punto di vista

concettuale636.

Simile affinità tematica si sarebbe riflessа in alcune corrispondenze testuali tra la

Povest' di Iov e le prime due opere del Palazzo arcivescovile toboliano637. Intendiamo in particolare il passo “нечестивыя и бесовския службы вся разорив и грады многия возгради и православными християны вся насеи, божественные церкви созда и благочестие велие царским его правлением устроися”: in entrambe le redazioni

del Sinodico (S1 e S2), il periodo dipendente della Povest' нечестивыя и бесовския

635 Cfr. Preobraženskij, Ural..., pp. 46-53: “А ныне в Сибири государь наш городы поставил, и церкви освятил, и воевод по городам посажал ”.

636 Cfr. PSRL, t. 36, p. 49: “Мню же, яко сего ради посла бог гнев свой на сего царя Кучюма и иже под его властию бысть, яко закона божия не ведуще и покланяющеся идолом, и жрут бесом, а не богу богом (...)”.

637 Sino ad ora, l'affinità tra i due testi è stata notata dal solo Solodkin, che tuttavia si è limitato ad accennarla senza

esaminare le implicazioni concettuali delle modifiche apportate nelle fonti siberiane (cfr. Solodkin, K traktovke..., p. 42).

службы вся разорив viene modificato rispettivamente in разорити их богомерская и нечестивая капища638 e разорити богомерская их нечестивая капиша639, mentre nella

redazione fondamentale della cronaca esipoviana leggiamo разорити боги мерския и их нечестивая капища640 : quest'ultimo esito può essere ritenuto una chiara modifica

secondaria, dipendente dal testo del Sinodico. S1 e S2 sembrano invece presentare esiti redazionali con variazioni non funzionali del testo originario della Povest' di Iov: il gerundio passato разорив viene modificato nell'infinito разорити, службы

viene sostituito con капища, mentre la coppia aggettivale нечестивыя и бесовския si

mantiene fedele al testo originale solo in бесовския; a нечестивыя viene preferito богомерская, che diventerà боги мерския nella cronaca esipoviana. Simili variazioni

non escludono in alcun modo l'ipotesi della derivazione dei punti del Sinodico esaminati dal passo della Povest' di Iov preso in considerazione.

Il legame di trasmissione continua nel periodo principale del passo in questione della Povest': грады многия возгради и православными християны вся насеи,

божественные церкви созда и благочестие велие царским его правлением устроися. In S1

il periodo viene elaborato nella seguente maniera: Но на тех местех поставишася грады и соделашася святыя божия церкви в прибежище православным христианом, а во славословие отцу и сыну и святому духу641. La lezione di S2 è identica alla redazione di

S1642. L'autore del Sinodico unificò in un solo blocco logico le due azioni espresse

nel testo di Iov (la fondazione di città e la costruzione di chiese), posponendovi il dettaglio della popolazione cristiana che avrebbe fruito di queste attività (nell'opera del primo patriarca russo questo dettaglio occupa al contrario una posizione

mediana). Inoltre, si osservano minuti interventi stilistico-lessicali: la paronimia

грады (...) возгради del testo ioviano viene semplificata nel Sinodico in поставишася грады, l'aggettivo божественные viene eliminato a favore di святыя божия, mentre

il verbo созда è sostituito dal sinonimo соделашася. Nonostante queste differenze,

riteniamo sia piuttosto evidente una mediazione del testo ioviano da parte del redattore del Sinodico.

Anche in questo caso, la cronaca esipoviana mostra una derivazione secondaria dal testo ciprianeo: наипаче же во многих местех поставишася гради и святыя божия церкви, и монастыри создашася во славословие отцу и сыну и святому духу, в прибежище же православным християном643. In questo passo della cronaca esipoviana, la

proposizione principale viene divisa da разорити (...) капища (che si trova al capitolo

7) e sistemata al capitolo 35, dove в прибежище же православным християном viene

posposto a во славословие отцу и сыну и святому духу.

La sola modifica funzionale, nel Sinodico, è determinata dall'eliminazione di ogni riferimento a Fedor Ivanovič, che vincolò tra l'altro l'utilizzo di verbi medi

(поставишася... соделашася in S1, поставишася... воздвигошася in S2) e la modifica 638 Cfr. PSRL, t. 36, p. 380.

639 Ibi, p. 70. 640 Ibi, p. 50. 641 Ibi, p. 380

642 Ibi, p. 70. In questa redazione соделашася è sostituito da воздвигошася, mentre il finale во славословие non

è introdotto dalla congiunzione avversativa.

di благочестие велие царским его правлением устроися in во славословие отцу и сыну и святому духу.

Il compilatore del Sinodico comprese che il carattere di alcuni punti della Povest' era poco consono alla struttura concettuale dello scritto liturgico di Tobol'sk: mentre la Povest' di Iov, nonostante la solenne patina religiosa, era basata su motivazioni esclusivamente politiche, il Sinodico perseguiva il fine di magnificare la sapienza della Provvidenza, che tramite i propri fedeli servi (non solo i cosacchi, ma anche la Chiesa Ortodossa e lo car' russo) aveva portato alla redenzione un paese immenso, precedentemente perduto nelle tenebre dell'idolatria. In altre

parole: il termine magnificato nella Povest' di Iov è Fedor Ivanovič, nel Sinodico è la Provvidenza divina. Non a caso, nel Sinodico i cosacchi vengono inviati in Siberia dal Signore644, mentre nella Povest' di Iov essi vengono semplicemente ignorati: diretto iniziatore dell'impresa siberiana è ritenuto Fedor Ivanovič.

La differente tensione ideologico-concettuale del Sinodico avrebbe determinato le modifiche funzionali al testo ioviano, sopra esaminate.

G.P. Enin scrive che l'eredità letteraria di Iov e l'influenza esercitata da questa stessa eredità sul successivo sviluppo della letteratura russa di fine XVI-inizio XVII secolo non sono state esaminate in modo sufficiente dagli studiosi645. Sebbene la Povest' di Iov non abbia esercitato sulla letteratura russa del primo quarto del XVII secolo un influsso ideologico, storiografico e letterario

particolarmente incisivo e sia stata trasmessa nei codici con scarsa frequenza, riteniamo che il Sinodik Ermakovym kazakam testimoni in modo esplicito che tale influsso era comunque esistente646. Esipov non rielaborò autonomamente il brano siberiano della Povest' ioviana, ma lo rilevò mediandolo dalla sezione introduttiva del Sinodico (come è possibile osservare soprattutto ai capitoli 7 e 35 della

cronaca del 1636).

§2.2. Soloveckij letopisec

L'influenza dello scritto di Iov non si risolse tuttavia nel solo Sinodico. Essa fu più profonda, e si riflesse anche nelle posizioni concettuali del Soloveckij letopisec e del Piskarevskij letopisec, che contengono i primi brani dedicati nell'annalistica della Russia europea al tema della spedizione siberiana. A differenza della Povest' ioviana, sia in SoL che in PiL troviamo riferimenti espliciti ai cosacchi.

Nonostante il loro carattere innovativo rispetto alla concezione della Povest' dedicata allo car' Fedor, l'influenza dell'opera ioviana sulle due fonti è spiccata: in entrambe le cronache la conquista della Siberia venne fatta risalire al 1585, durante il regno di Fedor Ivanovič.

644 Cfr. Ibi, p. 380: “В лето 7089-го, при державе благочестиваго царя и великаго князя Ивана Васильевича всеа Росии, еже избра Бог и посла (...). Но от простых людей избра и вооружи Бог (...) отомана Ермака Тимофеева сына Поволъскаго (...)”.

645 Enin, op.cit., pp. 415-426. Enin sottolinea in particolar modo la continuità ideologica tra le opere di Iov e il

processo letterario a cavallo tra i secoli XVI-XVII (IDEM, ibi, pp. 416-417).

646 Da un simile punto di vista, il parere di S.F. Platonov, secondo cui Iov non avrebbe avuto “imitatori”, non è

Il ruolo predominante svolto da Fedor Ivanovič nella conquista del khanato siberiano venne sottolineato nel Soloveckij letopisec (in seguito SoL). La

dipendenza di questa fonte dallo scritto ioviano è tradita non da mediazioni testuali, ma da corrispondenze nella struttura narrativa. Nel narrare la dinamica della

politica orientale di Fedor Ivanovič, l'autore di SoL segue lo stesso ordine osservato nella Povest' ioviana: la conquista della Siberia venne preceduta dalla definitiva sottomissione delle tribù ceremise647.

Crediamo che Lovuškin abbia ripreso la versione di Iov non solo per motivi ideologici, ma anche per la completa mancanza di ulteriori fonti letterarie. In effetti, lo spettro delle informazioni di cui disponeva Lovuškin sembra coincidere con i soli dati forniti da Iov (la sottomissione dei “bulgari” e la scarna notizia della conquista del khanato siberiano): oltre a questi dati, non possiamo avvertire in SoL l'influenza o la presenza di ulteriori fonti.

Il legame con la Povest' ioviana è testimoniato dalla particolare espressione utilizzata da Lovuškin, per indicare l'eternità della sottomissione dei ceremisi a Fedor Ivanovič: Добили челом государю царю Феодору Ивановичю всеа Русии черемиса вековым мером, che sembra riprendere il passo ioviano Болгары (...) послушники во веки сотвори.

La possibilità della tempestiva diffusione della Povest' ioviana sulle lontane

Solokvi non è affatto remota: la tradizione dei codici presenti nella biblioteca del monastero delle Solovki ha infatti dimostrato la grande autorità di cui Iov godeva presso i monaci dell'isola: le opere di questo autore vi venivano portate

immediatamente dopo la loro stesura. Ad esempio, nel cosiddetto codice

antologico dello starec Ferapont (GBL, Sol. 683/852), che Skrynnikov ritiene

risalente alla fine del XVI secolo, troviamo, tra le opere del primo patriarca russo, una missiva alla carica Irina (1594) ed una allo car' Boris (1598), nonchè due missive al metropolita di Filadelfia (1594 e 1596)648.

Il brano siberiano di SoL è brevissimo e presenta alcuni errori che sembrano

indicare suggestioni orali o folcloriche: oltre alla datazione inesatta, l'autore di SoL ritiene che Mahmetkul (che Lovuškin definisce erroneamente car' siberiano) sia stato condotto a Mosca dallo stesso Ermak: come già sappiamo, Mahmetkul era stato condotto a Mosca dal golova Kireev.

Sulla base degli ultimi due errori, ipotizziamo che Lovuškin, per la composizione del capitolo siberiano della propria cronaca, sia ricorso anche a leggende orali. In nessuna fonte burocratica o annalistica di fine XVI-inizio XVII secolo si è

sostenuto infatti che uno “car'” siberiano fosse stato condotto a Mosca da Ermak o che l'ataman cosacco si fosse trovato personalmente al cospetto di Ivan IV. E' sintomatico che l'ataman cosacco si sia recato con i compagni a Mosca dallo car Ivan IV solo nell'eredità folclorico-orale, più precisamente nel canto storico 647 Sia Iov che Lovuskin intendevano i disordini provocati dai popoli indigeni del medio Volga. Tali disordini

vennero definitivamente sedati nel 1584-85.

648 Cfr.: Kukuškina, Monastyrskie..., p. 145; Skrynnikov R.G., Perepiska Groznogo i Kurbskogo. Paradoksy Edvarda Kinana, Leningrad 1973, pp. 26-27. L'elenco dei codici presenti nel monastero nel 1604 è conservato

Ermak u Ivana Groznogo649 e nella sua variante Ermak vzjal Sibir'650.

L'origine folclorica della breve registrazione di SoL è resa ancora più probabile dal dettaglio dello “car'” condotto a Mosca: si tratta di un dettaglio narrativo presente nel solo fondo folclorico relativo alla spedizione siberiana di Ermak651. Già in PiL, si sarebbe riconosciuto che a Mosca era stato condotto uno “carevič”, che sarebbe stato identificato a partire dal Kratkoe Opisanie con Mahmetkul.

Il tema dell'inaudita conquista del khanato šibanide da parte di un manipolo di cosacchi e, in particolare, la notizia dello car'-carevič catturato e condotto a Mosca impressionarono profondamente il mondo eurasiatico di fine XVI secolo, tanto che li si ritrova in opere storiche, create al di fuori dell’areale letterario russo. Nel

Tawarich di Sejfi Čelebi, di cui si è diffusamente parlato nel primo capitolo, la

breve narrazione del conflitto tra i cosacchi di Ermak e khan Kučum è incentrata esclusivamente sulla cattura del “figlio” di quest'ultimo:

По одну сторону от казаков расположена область Тура, протяженностью в двадцать дней пути; это крайний предел Дешт-и Кипчака. Владетель этой страны - Кучум-хан; он из потомков Чингиза, мусульманин, придерживается толка Имама Азама. Однажды, когда Кучум-хан куда-то отлучился, ночью пришли неверные русы и захватили город Тура. Как только оповестили об этом Кучум-хана, он обложил город и года два держал кафиров взаперти. Ослабив их таким образом до крайности, он затем вновь овладел Турой. Это событие произошло недавно. Однако, когда русы захватили Туру, они пленили сына Кучум-хана и отправили его в Москву652.

Notiamo immediatamente la quasi completa mancanza di corrispondenze tra le versioni russe (tenendo debitamente conto delle pur nette divergenze tra i vari scritti) e il racconto fornito da Sejfi: l’autore ottomano chiama il khanato siberiano e la sua capitale con il nome di Tura, che è evidentemente da identificare con l'antica capitale del principato siberiano Čimgi-Tura, fatta distruggere da Kasim nel primo quarto del XVI secolo; i “russi infedeli” non avevano conquistato “Tura” di notte, in modo proditorio e durante l’assenza di Kučum; Kučum non riuscì mai a cingere Kašlyk d’assedio e non ne avrebbe preso più possesso: l’assedio venne posto, al contrario, da Karača (non per due anni, ma per la sola primavera del 1584), mentre la città sarebbe stata ripresa dal taibughide Sejdjak solo dopo la morte di Ermak e la fuga dei cosacchi superstiti. Bisogna prestare particolare attenzione alla confessione di Sejfi, il quale testimonia che gli eventi in questione si erano appena conclusi: l’estrema inesattezza e l’anacronismo dei particolari indica dunque una quasi certa provenienza da fonti orali, con tutta probabilità da gruppi mercantili tartari dell'Asia Centrale. L’ipotesi della natura orale delle informazioni raccolte da Sejfi viene confermata anche da J. Matuz e V. Bartol’d, 649 Putilov, Istoričeskie..., p. 533: “Завоюем мы царство сибирское, покорим его мы, братцы, царю белому, а

царя-то Кучума во полон возьмем. (...) Я тогда пойду сам ко белу царю, (...) принесу я царю белому повинную”.

650 Cfr. Putilov, Evgen'eva, op.cit., p. 70: И убравши Ермак со всеми казаки отъезжал к каменну Москву, ко грозному царю Ивану Васильевичу.

651 IDEM, ibidem; Putilov, Sbornik..., p. 70. 652 Izvestija osmanskogo... , p. 261.

vale a dire due dei maggiori studiosi dell’opera653. Il solo punto che sembri

coincidere con la tradizione russa è la notizia della cattura di un “figlio” di Kučum e la sua conduzione a Mosca, che in tal maniera conferma o mostra come

estremamente attendibile la diffusione orale della versione trascritta nel Soloveckij

letopisec. Un'ulteriore suggestione può essere ravvisata nel racconto della cattura

dello car' Alecham nella Kazanskaja istorija: questa opera esercitò una profonda influenza sul lettore antico-russo e il suo legame col khanato siberiano e la sua caduta, come vedremo nel sesto capitolo, era semplicemente natur ale.

La Povest' di Iov, una tradizione orale affine a quella confluita nei canti storici e, presumibilmente, alcuni episodi analoghi della Kazanskaja istorija furono quindi le fonti tramite cui la versione della conquista cosacca della Siberia si era trasmessa alla cronaca di Lovuškin, le cui brevi registrazioni sui fatti siberiani non sembrano risalire ad un originale fondo documentario, ascrivibile alla cronachistica siberiana della prima metà del XVII secolo: all'epoca della stesura del Soloveckij letopisec, le fonti ufficiali moscovite permettevano già di risalire allo car' sotto cui aveva avuto effettivamente luogo la conquista della Siberia654.

Riteniamo abbia senso supporre che Lovuškin abbia attinto le informazioni in questione a Sol'vyčegodsk, vale a dire l'unica zona in cui avrebbe potuto facilmente entrare in contatto con la tradizione folclorico-orale sulla spedizione siberiana: Lovuškin si era trovato ad intervalli irregolari in questa città dal 1575 al 1585. L'attenzione data in SoL ad Ermak e al suo gruppo cosacco è quasi nulla. Il motivo di questa indifferenza consiste in primo luogo nella chiusura alle nuove tendenze che si stavano delineando nella cultura letteraria russa e che avrebbero reso oggetto degno di esame classi sociali prima sottovalutate o semplicemente ignorate.

§2.3. Piskarevskij letopisec

Una maggiore apertura a simili tendenze si osserva nel Piskarevskij letopisec.

La data della conquista del khanato siberiano viene ascritta al 1585 anche in questa cronaca. La tendenza ad attribuire il merito dell'annessione del khanato siberiano al successore di Ivan IV non deriva da una mediazione diretta dal Soloveckij

Letopisec, ma di nuovo dalla Povest' di Iov655.

Nonostante questo, il Piskarevskij letopisec rappresenta un' importante fase nello sviluppo in Russia di una cronachistica a tema siberiano. E' infatti il primo scritto a presentare una dipendenza minore dalla Povest' di Iov e a sottolineare maggiormente i meriti degli effettivi protagonisti della spedizione siberiana. Bisogna comunque notare che la “scoperta” e la corretta valutazione del contributo cosacco, che sarebbero state merito esclusivo del Kratkoe opisanie, rimasero nel

Piskarevskij letopisec ad uno stato estremamente superficiale, se non addirittura

embrionale: per quanto si cerchi di descrivere in modo più dettagliato le operazioni 653 Bartol'd V.V., Kirgizy. Istoričeskij očerk , in Sočinenija, t.2, Moskva 1963, p. 517.

654 Cfr. SIRIO, Spb. 1910, t. 129, pp. 414-415, 508

cosacche in Siberia, l'impostazione ideologico-concettuale del brano rimane rigidamente univoca: Fedor Ivanovič fu il solo artefice della conquista della Siberia, mentre i cosacchi non furono che gli anonimi esecutori della volontà del monarca. Per la prima volta viene inoltre evidenziato il valore dell'attività dei primi voevody.

Tenendo probabilmente conto delle motivazioni sociali e politiche sottese al brano di PiL, J.G. Solodkin critica l'ipotesi di E.K. Romodanovskaja, secondo cui questa fonte riflette tracce della tradizione orale siberiana, sviluppatasi intorno alla

spedizione di Ermak656. Secondo Solodkin, PiL tradisce effettivamente un canale orale, che deve essere tuttavia identificato con la tradizione burocratica

moscovita657.

Solodkin ha accolto e sviluppato l'ipotesi di O.A.Jakovleva, la studiosa che aveva rinvenuto la fonte: ricordiamo che, secondo O. Jakovleva, la seconda sezione del

Piskarevskij letopisec, dove si trovava il brano dedicato alla conquista della

Siberia, si basava su testimonianze orali. Queste testimonianze erano da

identificare con le memorie di un anonimo moscovita, legato agli ambienti dei

prikazy della capitale, soprattutto nel settore edile-urbanistico658. Jakovleva ritenne che l'anonimo moscovita fosse al termine della reggenza di Ivan IV ancora

bambino o in ogni caso adolescente: le sue conoscenze di questo periodo

(coincidente con la spedizione cosacca) non potevano non essere confuse, tanto da rivelare una dipendenza quasi completa da canali secondari, che la studiosa

identifica con fonti orali.

Un esame della struttura del brano siberiano del Piskarevskij letopisec sembra confermare le ipotesi esposte da Jakovleva e sviluppate da Solodkin.

O. Jakovleva notò che il Piskarevskij letopisec si distingueva dalle opere annalistiche ad esso contemporanee per una maggiore quantità di notizie a disposizione: relativamente all'articolo siberiano contenutovi, il Piskarevskij

Letopisec è effettivamente molto più esteso e ricco di informazioni del Soloveckij Letopisec e non mostra una dipendenza integrale dalla Povest' di Iov, se non si

considerano, naturalmente, la datazione della caduta del khanato siberiano e la magnificazione di Fedor Ioannovič: ricordiamo che, secondo il compilatore della cronaca, i cosacchi di Ermak erano stati inviati in Siberia per decisione personale dello car' Fedor: “Лета 7093-го благочестивый царь и великий князь Феодор Иванович всеа Русии посылает Сибирския земли воевати казацких атаманов Ермака с товарищи со многими казаки.”. Nonostante questa interpretazione errata, è possibile fissare una serie di informazioni più attendibili sull'effettivo svolgersi della spedizione: in qualità di ostaggio illustre venne condotto a Mosca non uno car', ma uno carevič, di cui tuttavia non si fa il nome; inoltre, si evita di identificare Ermak nella figura 656 Romodanovskaja, Sibir'..., p. 236.

657 Solodkin J.G., Ob istočnikach “sibirskoj” stat'i Piskarevskogo Letopisca , in Istoričeskij opyt chozjajstvennogo i kul'turnogo osvoenija Zapadnoj Sibiri , Barnaul 2003, p. 10 .In questo stesso punto Solodkin confessa tuttavia l'impossibilità di determinare con certezza fonti narrative scritte, che abbiano influenzato il compilatore della cronaca in questione.

ufficiale incaricata di scortare lo carevič a Mosca. La maggiore esattezza nel fissare l'identità della figura scortata a Mosca dipende dalla vicinanza del compilatore di PiL agli ambienti burocratici moscoviti: i n un prospetto della presa di Siberia, composto dai funzionari del Posol'skij prikaz nel 1585, leggiamo infatti: “И казаки государевы (...) сибирское царство взяли, а сибирской царь Кучюм убежал в поле, (...) и племянник Кучюмов Маметкул царевич (...) приходил в Сибирь на государевы люди, и государевы люди тех всех побили659”.

Oltre a questi particolari, che indicano una più profonda conoscenza degli eventi