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La geografia di Parig

A 3 Anonimo, "Claire de

1.3. Gli anni della gestazione

1.3.1. La geografia di Parig

Sotto la Restaurazione, i quartieri nei quali si dispiegava la frenesia del Tout-Paris, di cui Armance e le sue fonti di diretta ispirazione raccontarono, erano sostanzialmente quattro. Il summenzionato faubourg Saint-Germain, noto anche come “le noble faubourg” o più semplicemente come “il Faubourg”; il faubourg Saint-Honoré, che si estendeva sulla riva destra della Senna, il Marais e la Chaussée-d’Antin.

Il perimetro del “Faubourg” era delimitato a nord dal letto della Senna, a est da Rue des Saints-Pères, a sud dall’enclave delle Missions étrangères, e a ovest dagli Invalides. Si fregiava di cinque vie maggiori: Rue de l’Université (rinominata Rue de Lille dopo il 1830), Rue de Grenelle, Rue de Varenne, ove i Duras avevano eletto domicilio malgrado avessero a disposizione anche delle stanze al palazzo reale del Louvre, e, per finire, Rue Saint-Dominique.

Durante la Rivoluzione, questo fazzoletto di Parigi si era spopolato, trasformando in un ricordo ingiallito i fasti che lo avevano portato alla ribalta sin dai tempi di Luigi XV, allorché i nobili lo avevano eletto a luogo ideale per le loro residenze nei periodi in cui non volevano dimorare nella gabbia dorata di Versailles. Gli aristocratici, infatti, vedendosi spossessati dei loro beni mobili e immobili, che gli insorti consideravano un simbolo dei soprusi che per secoli il popolo francese aveva subito, ed essendo al contempo esposti a minacce come persone fisiche, avevano optato per l’emigrazione; cosa che, abbiamo visto, fecero anche le due donne Kersaint.

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Dal 1796, però, la temperie cominciò a mutare, perché venne avviato un macchinoso processo di indennizzo rivolto alle teste titolate, che avrebbe avuto il suo acme con l’elargizione a

pioggia di un miliardo di franchi per compensare delle perdite subite gli emigrati che sarebbero rientrati in patria; fra l’altro, quella della “legge di indennità” è anche la tela di fondo su cui si dispiega l’Armance di Stendhal. Grazie a codeste misure a favore della nobiltà, la zona di Saint-Germain riguadagnò si ripopolò e riprese vita; alle antiche famiglie che da sempre vi avevano abitato si erano sommate persone che avevano raggiunto la ribalta con l’Impero, nonché i preferiti del nuovo monarca, Luigi XVIII.

Malgrado le personali inclinazioni di quest’ultimo, la sua fu una monarchia costituzionale, durante la quale il “nobil quartiere” funse da estensione della corte. La stessa funzione il quartiere la ebbe durante il regno del fratello, Carlo X, ancor più reazionario, che gli sarebbe succeduto al momento della morte nel 1824. “Entre les Tuileries et le Faubourg, il n’y a[vait] qu’un pont à traverser”, pragmaticamente nota Fugier-Martin46.

La Chaussée d’Antin era agli antipodi, sia nella topografia che nello spirito. Si espandeva difatti sull’altra riva della Senna, la destra, andando dal Boulevard des Italiens, all’altezza di Rue Louis-le-Grand, sino a Rue Saint-Lazare. A levante il quartiere era delimitato dalle vie du Faubourg-Montmartre e des Martyrs, mentre a ponente da quelle dell’Arcade e du Rocher. Quanto alla filosofia di vita che pulsava nel cuore dei suoi abitanti, era la monetizzazione a dettare legge. Con la fortissima urbanizzazione che l’area aveva conosciuto nella prima metà del Settecento, i campi e le fattorie che l’avevano punteggiata avevano ceduto il posto a lussuosi hôtels particuliers. La maggior parte della popolazione che l’abitava era composta da personalità di spicco

46 Anne Fugier-Martin, La Vie élégante ou la Formation du Tout-Paris. 1815-1848, Paris, Seuil, 1993, p.

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15 Guerin Paulin (1783- 1855), "Louis XVIII, Roi de France et de Navarre" (1819, copia da un quadro antecedente destinato al re d’Inghilterrra), olio su tela, cm 269 x 204, Musée national des châteaux de Versailles e de Trianon, Versailles.

16 Gerard François Baron (1770-1837), "Portrait de Charles X, Roi de France et de Navarre" (1825), olio su tela, cm 275 x 202, Musée des chteaux de Versailles et de Trianon, Versailles.

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del mondo della finanza e delle banche; per esempio si ricorda la presenza del banchiere più potente di Parigi: Jacques Laffitte.

Un secolo dopo, durante la Restaurazione e oltre, la situazione non era cambiata di molto, giacché a fare la popolazione della Chaussée erano sempre i banchieri più importanti, non soltanto francesi; ad esempio, i grandi industriali tra cui l’inglese James Rothschild e gli artisti affermati (uno su tutti Géricault47) o gli wannabes in cerca di affermazione. Veniva in tal guisa rimandata del rione al resto della città l’immagine di luogo-vetrina, adatto per dare sfoggio del proprio benessere materiale e del proprio gusto per la moda. Minimo comun denominatore, era, stringendo, il potere economico.

Il valore che vi veniva propagandato di conseguenza era assai diverso da quello predicato a Saint-Germain, cioè il savoir-vivre, la retorica e la prontezza di spirito; quest’ultimo era appannaggio di un mondo antico, in via di estinzione, visto che i principali depositari, coloro che erano nati prima della Rivoluzione, stavano piano piano scomparendo; come Montmorency, considerato da tutti la roccaforte di un bagaglio culturale ereditato dal feudalesimo.

Si l’axe Faubourg-Chaussée-d’Antin est si fort, c’est que le rapport entre le prestige dû à la naissance et la puissance due à l’argent est constamment interrogé,

scrive con ragione la massima esperta attuale di costume e società francesi48. E noi le facciamo eco rilevando che su codesta rivalità tra poli salottieri sono stati versati fiumi di inchiostro a partire dagli scrittori che operano nella prima metà dell’Ottocento. Emblematica è ad esempio la frase che Stendhal mette in bocca al narratore per cogliere lo spirito di Mme Grandet in Lucien Leuwen: “Elle était riche comme un Rothschild et voulait être une Montmorency” (A, 1178).

Quanto all’altro polo del “mondo” parigino, il Marais, esso entra in gioco nelle ultime pagine del romanzo di Latouche, quando il protagonista cerca uno scampolo di tranquillità nella vita monastica e appunto si ritira in un’abbazia che sorge in quel quartiere. Dal punto di vista topografico, il Marais risponde perfettamente alla localizzazione che ha nei nostri giorni. Nella sua semplicità era la “cenerentola” dei quattro, poiché, “les vielles familles […] auraient pu prétendre à faire parti du monde, [mais] sont laissées de côté par une mondanité plus obstentatoire”49. Probabilmente,

47 Vi abitò dal 1813 fino alla morte, avvenuta nel 1824. Per maggiori dettagli, cfr. ivi, p. 138. 48 Ivi, p. 154.

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perciò, è proprio per questo suo carattere dimesso e defilato che Latouche lo scelse per collocarvi l’isola felice di Olivier.

Cambiando zona, si faceva differente anche il vento politico che spirava. Alle tendenze filo-governative del Marais, al clima “ultra” del “noble faubourg” e al costituzionalismo della Chaussée, il rione di Saint-Honoré rispondeva con la massima apertura mentale. Ecco dunque che quest’area fu la meta prediletta dei rimpatriati titolati dopo il periodo di purgatorio all’estero, fiancheggiati dai diplomatici, visto che la maggior parte delle ambasciate erano lì concentrate, e dagli stranieri, i quali apprezzavano non poco il pronunciato liberalismo professato dagli abitanti.

Riassumendo, alla quadripartizione della geografia di Parigi corrispondeva anche una quadruplice maniera di intendere la temperie del tempo, la moda, la morale, la politica e la vita in genere.