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Dal novembre del 1841 Renan iniziò a seguire i corsi di Matematica e di Fisica a Issy. Già ferrato nella prima delle due materie, a Tréguier una delle sue preferite durante gli studi presso il collegio, Renan presagiva il profitto che avrebbe tratto dal corso di Fisica di Pinault. Questo professore, «extrémement fort», era l’autore di un’opera «très-estimé»258

, un Traité élémentaire de

Physique in due volumi. Il seminarista non s’ingannava: il corso di Pinault e, più in generale, la

materia da lui insegnata ebbero una ricaduta evidente sulla sua riflessione filosofica, un’influenza persino strutturale da questo punto di vista e determinante di certe acquisizioni linguistiche. Renan stesso lo confermerà nei Souvenirs: «Les mathématiques et l’induction physique ont toujours été les éléments fondamentaux de mon esprit, les seules pierres de ma bâtisse qui n’aient jamais changé d’assise et qui servent toujours»259

. Come avrebbe sostenuto infatti nella nota 45 del quaderno Πολυχρεστα, uno spirito non può dirsi completo senza lo studio della fisica, giacché è grazie a questa scienza che l’umanità si è affrancata dalla sua concezione miracolosa del reale ed ha potuto cogliere la fissità e l’universalità della legge di natura.

Alexis-Marin Pinault (1793-1870), vecchio allievo dell’École polythecnique e del fisico Siméon-Denis Poisson260, nel 1841 aveva poco meno di cinquant’anni. Sin dai primi mesi di lezione esercitò su Renan un fascino singolare, tant’è che il 24 gennaio del 1842, in una lettera a Liart, veniva ascritto dal seminarista al rango dei «personnages singuliers» e definito un «homme vraiment unique dans son genre». A suo modo prodigo di lodi, il discepolo tratteggiava la bizzarra fisionomia del maestro facendone risaltare, nel contrasto, la personalità:

C’est un vieux bonhomme, tout cassé, tout tordu, criblé de goutte et de rhumatismes. Tu trouveras peut-être que j’en parle avec bien peu de respect; mais il ne veut pas qu’on en parle autrement: il ne s’appelle jamais que le vieux grison, le vieux bossu, etc. Les nouveaux ont d’abord peur de lui; mais dès qu’il leur a dit quelques mots, c’est tout autre chose261.

A Issy, Pinault era considerato un riferimento spirituale, giacché possedeva il peculiare talento di saper mettere chiunque a proprio agio. Doveva essere uno spirito sagace e vitale, come animato da una “missione superiore”, in grado di procurarsi rispetto e devozione da parte degli allievi più misticheggianti con i quali aveva formato una sorta di consorteria262. L’afflato mistico con il quale approfittava di ogni momento di ricreazione per intrattenere ammirevolmente i seminaristi sul tema della pietà aveva a tal punto entusiasmato il giovane Renan «que quelquefois (je le dis sérieusement et sans exagération) — scriveva a Liart —, je ne la crois pas humaine». Familiare, affabile, elevato, virtuoso, originale e carico di passione, potremmo così ritrarre, attenendoci alla prospettiva di Renan, questo «ancien maître de conférences à l’École normale» — come recita il frontespizio del suo Traité. Ma che ne era della sua scienza? Nella lettera a Liart del 24 gennaio, Renan aveva rimarcato in lui una «passion incroyable» per la matematica e per la fisica e tuttavia, su di esse,

258

Cfr. lettre à F. Liart, Issy 6 novembre 1841, C.G., t. I, p. 255.

259

S.E.J., p. 846.

260 (1781-1840). Il suo Traité de mécanique in 2 volumi (1811 e 1833) è spesso citato nell’opera di Pinault. 261

Lettre à F. Liart, Issy 24 janvier 1842, C.G., t. I, p. 274. Nei Souvenirs il ritratto fattone da Renan è ancor più ripugnante: «La physionomie de M. Pinault frappait tout d’abord. Criblé de rhumatismes, il semblait cumuler en sa personne toutes les façons dont un corps peut être contrefait. Sa laideur extrême n’excluait pas de ses traits une singulière vigueur; [...] il négligeait la propreté à un degré tout à fait choquant». S.E.J., O.C. II, p. 839.

262

«Tout cela constituait une division profonde dans la maison. Les mystiques vivaient dans un état de tension si extraordinaire que quelques-uns d’entre eux moururent. Cela ne fit qu’augmenter l’exaltation des autres». S.E.J., O.C. II, p. 841.

altrettanta reticenza263. Renan esagerava? Difficile a dirsi; sembrava quasi attendersi un insegnamento più spinto in profondità, magari più speculativo e ardito e forse, intravedeva, nella totale padronanza della materia, da parte di chi la insegnava, la possibilità e le potenzialità di un maggiore esercizio filosofico, al quale però il professore non si dedicava o non dimostrava alcuna intenzione di voler sollecitare gli alunni. Renan, già incline a una certa penetrazione psicologica, intuiva che non era per mancanza di genio se Pinault evitava di problematizzare troppo le sue lezioni. Se queste furono, come pensiamo, le sue impressioni, esse possono trovare conferma, almeno parziale, nell’atteggiamento del Pinault autore del Traité, la cui terza edizione, posseduta da Renan, era uscita nel 1839264. Questa coppia di volumi complessivamente di oltre 800 pagine e che Renan portava con sé nel cabinet de physique quando andava a seguir le lezioni (ףסוי ראב [30]), testimonia, da un lato, la vastità del sapere di questo professore — sebbene in certi casi si ha come l’impressione di trovarsi di fronte a un’opera non aggiornata almeno da cinquant’anni —, dall’altro, anche se in maniera non ossessiva, una certa premura di “normalizzare” la scienza e i suoi risultati, nel non esasperarne gli apparenti contrasti con la fede e, al contempo, nel ridimensionare il potere della ragione. Pinault, convinto delle possibilità infinite di un progresso nella conoscenza da parte del genere umano, lo era anche dell’enorme limitatezza delle conoscenze di volta in volta raggiungibili a fronte della vastità dello scibile. I progressi scientifici producevano dunque un aumento di sapere soltanto infinitesimale, ma quantomeno, su scala più ampia, contribuivano a una progressiva semplificazione del sistema della realtà, semplificazione che, piuttosto che ascriversi ai meriti dei savants, o a gloria della facoltà razionale, accertava, di scoperta in scoperta, l’infinità della saggezza e dell’intelligenza divine. Laddove lo scienziato interrompeva la sua densa trattazione, il sacerdote subentrava a svolgere una funzione correttiva di quanto appena esposto, A quelle menti che erano state sovraeccitate dalle evidenze scientifiche Pinault ricordava come l’incertezza sia inseparabile dalla scienza fisica, e come questa sia intrinsecamente mutevole. Mutevolezza d’altronde poco problematica, trovandosi la fisica ben al di sotto della sfera religiosa:

c’est une chose admise maintenant par tout le monde — scrive Pinault —, que dans ces sciences les doctrines changent et doivent changer, et ne peuvent jamais reposer que sur des systèmes plus ou moins probables, mais dénués pourtant de certitude proprement dite. Tandis que la religion est sûre de ce qu’elle avance, puisqu’elle le tient de Dieu265.

Il grado di certezza totale inerente alla verità di fede, rispetto a quello di certezza relativa (cioè di incertezza) del dato scientifico, era per Pinault un motivo sufficiente per liberarsi da qualsiasi indecisione potesse scaturire da un loro apparente contrasto. Qualsiasi dato scientifico che contraddica apertamente la religione doveva essere ritenuto falso e la sua ulteriore indagine poteva aver senso soltanto, spiegava il sacerdote, se finalizzata a risolvere l’inaccettabile contraddizione e a reintegrarlo entro un sistema coerente al dogma, oppure, se essa si fosse dimostrata in grado, tramite l’esperienza, di verificarne la falsità. Detto questo, Pinault restava pur sempre anche uno scienziato e non essendo un fanatico, con fare paternalistico, invitava il cattolico alla moderazione nel confronto con la scienza. Prima di gridare allo scandalo e all’empietà, raccomandava soprattutto di verificare con attenzione ogni formula che sembra attaccare il dogma o mettere in discussione questioni fondamentali per la religione.

Se questo spirito di moderazione e di auto-moderazione rispetto al proprio sapere connotava in generale l’insegnamento di Pinault, da un punto di vista quantitativo esso non poteva che impressionare sia, come si è detto, il lettore del Traité, sia l’auditore dei corsi a Issy. Da una lettera alla madre del febbraio 1843 apprendiamo che quest’«homme universel»266, così Renan lo definiva

263 Cfr. lettre à F. Liart, Issy 24 janvier 1842, C.G., t. I, p. 274. 264

A.-M. Pinault, Traité élémentaire de physique par M. l’Abbé Pinault, professeur de physique au séminaire d’Issy, ancien maître de conférences à l’École Normale. Troisième Edition, revue, corrigée et augmentée, t. I et II, Gaume Frères Libraires, Paris 1839 (d’ora in avanti TEP). La copia di Renan è catalogata NAF 1154734

. A quanto apprendiamo da ףסוי ראב [30], il libro dovette essere più volte prestato da Renan e, probabilmente, dovette passare anche dalle mani di L. Billion.

265

TEP, t. II, p. 318.

allora, avrebbe di lì a poco sospeso l’insegnamento della fisica, dato inizio a delle lezioni di anatomia267, insegnato storia naturale e, infine, avrebbe ripreso il corso di fisica e lo avrebbe portato a conclusione. Grazie ai Souvenirs d’enfance et de jeunesse sappiamo che il corso di storia naturale dovette essere in particolar modo importante per la formazione di Renan e che rappresentò per lui una vera iniziazione alle leggi della vita268: «La nature m’apparaissait comme un ensemble où la création particulière n’a point de place, et où, par conséquent, tout se transforme»269. Malauguratamente non siamo ancora in grado di ricostruire, sotto questo aspetto, l’esatto insegnamento di Pinault ma, come vedremo nel paragrafo successivo, ce ne sono conservate interessanti reminiscenze nelle note di Renan agli Esquisses de philosophie morale di Dugald Stewart. È possibile invece tentare di ricostruire, almeno approssimativamente, il corso di Fisica. Ci restano infatti, oltre agli aneddoti sui quali Renan ha voluto scherzare nei Souvenirs, i due tomi del

Traité appartenuto allo stesso Renan (NAF 1154734), rilegati in un volume unico, mediocre per lo stato di conservazione, ma contenente annotazioni e segni di lettura — che meriterebbero uno studio ancora più approfondito —, così come alcuni fogli sparsi e ulteriormente annotati270.

Il decrepito e maleodorante professore sulpiziano faceva il suo ingresso nel gabinetto di fisica a Issy imberrettato per proteggersi dalle nevralgie; si perdeva forse in qualche predica piuttosto che dar inizio fin da subito al suo corso, poi, con spirito d’eloquenza e una certa ironia, sottoponeva ai suoi alunni un problema o enunciava loro una teoria, dandone infine dimostrazione empirica, nel mentre che essi si erano raccolti attorno al banco dei suoi esperimenti. Di tanto in tanto, il sacerdote sorprendeva il suo pubblico con arguzie inattese, poco rispettose della norma ecclesiastica e tuttavia mai in contrasto con la fede profonda che ne aveva piegato la «puissante individualité». In effetti, l’istrionico Pinault doveva non poco stupire e non solo per la sua incompetenza teologica271. In un contesto come quello sulpiziano, la cui prima regola era di abdicare a tutto ciò che può chiamarsi talento e originalità e che imponeva di sottomettersi al comune livello di médiocrité systématique e anonimato272, il professore di fisica svettava per carattere sugli altri direttori spirituale. Certo, non è chiaro con quale interesse e passione Pinault svolgesse i suoi corsi. Se il giovane Renan ne appare entusiasta, nei Souvenirs lo descrive talmente annoiato dalla sua materia da addormentarsi durante le lezioni! In poche parole, Pinault vien detto da Renan sì poco interessato allo spirito umano da dissuadere i suoi allievi allo studio273. In media

stat virtus. Tra i due vi fu come una tacita intesa. Renan riconobbe nel maestro un certo talento al di

là dei suoi limiti apparenti e Pinault capì che mai avrebbe avuto una presa definitiva sull’animo dell’allievo irreversibilmente votato al sapere. Desistette pertanto, grazie alla sua capacità di penetrazione, a far di quel giovane, indifferente (anche grazie alle indicazioni di Gosselin) al misticismo di santa Teresa e di Maria d’Agreda, di Loyola o del fondatore di Saint-Sulpice, Olier, un suo adepto: «[il] ne me troublait guère. Plus mystique que fanatique, il s’occupait peu de ceux qui n’étaient point dans sa voie»274

. Persino affettuoso nei suoi confronti, canzonava però apertamente il suo gusto per la ricerca:

Un jour, il me trouva dans une allée du parc, assis sur un banc de pierre; je me rappelle que je lisais le traité de Clarke sur l’Existence de Dieu. Selon mon habitude, j’étais enveloppé dans une épaisse houppelande. “Oh! le cher petit trésor, dit-il en s’approchant. Mon Dieu,

267

«[...] cela sera fort intéressant: il connaît parfaitement la partie et il a tout ce qu’il faut pour les expériences». Lettre à Mme Veuve Renan, Issy, 1er février 1843, C.G., t. I, p. 359.

268

«Par moments il avait des éclairs surprenants. Quelques leçons qu’il nous fit sur l’histoire naturelle ont été une des bases de ma pensée philosophique». S.E.J., O.C. II, pp. 841, 846.

269

S.E.J., O.C. II, p. 846.

270

Tra le altre, a p. 57 del primo tomo è inserito un foglietto manoscritto che contiene una versione di Cicerone (Plaidoyer pour le

poète A. Licinius Archias). 271

Cfr. S.E.J., O.C. II, p. 840.

272

Cfr. S.E.J., O.C. II, p. 830.

273

«M. Pinault eût été mon véritable maître, si, par le plus étrange des travers, il n’eût mis une sorte de rage à dissimuler et à fausser les plus belles parties de son génie. Je le comprenais malgré lui et mieux qu’il n’eût voulu». S.E.J., O.C. II, p. 846. Laddove “fallirà” Pinault, riuscirà Le Hir.

qu’il est donc joli, là si bien empaqueté! Oh ! ne le dérangez pas. Voilà comme il sera toujours... Il étudiera, étudiera sans cesse; mais, quand le soin des pauvres âmes le réclamera, il étudiera encore. Bien fourré dans sa houppelande, il dira à ceux qui viendront le trouver: Oh ! laissez-moi, laissez-moi275.

Ora, se nei primi anni Quaranta il misticismo di questo sulpiziano aveva messo a tacere il suo interesse scientifico276, non aveva soppiantato interamente la scienza acquisita, che era notevole277. Su tutto, si consideri però il fatto che, al di là dell’importanza specifica dei suoi corsi per la formazione di Renan, auditore particolarmente interessato, il Traité rimase un punto di confronto costante negli studi e nelle riflessioni scientifiche del seminarista ben oltre gli anni dell’insegnamento di Pinault. L’attenzione verso quest’opera e verso le teorie del docente sarà condivisa da Renan nel confronto col condiscepolo Billion entro la cornice dell’interessante carteggio scientifico-filosofico del 1845278; alla sua fisica rimandano, inoltre, seppur indirettamente alcune note di טקל e ܬܩܠ e fa accenno la nota ףסוי ראב [30] («J’ai eu besoin d’ouvrir la Physique de M. Pinault [...]»).

Riepilogate le nozioni basilari dell’aritmetica e della geometria, o dopo aver semplicemente rinviato alle prime dieci pagine del suo Traité, Pinault introdusse i rudimenti della fisica, «science de l’action que les corps terrestres et leurs diverses parties exercent entre eux sans changer de nature»279. Se conduceva le sue lezioni attenendosi allo stesso criterio adottato in questo testo, Pinault, dopo aver enunciato una definizione o una proposizione la dimostrava, ne ricavava corollari e aggiungeva, infine, specifiche considerazioni. Questo tipo di esposizione, più o meno replicata oralmente, dischiuse a Renan il metodo scientifico. L’intento di Pinault, almeno nell’opera edita, era innanzitutto sistematico e finalizzato a dimostrare, per mezzo della fisica moderna, la semplicità dell’impianto del reale, basato su un ridottissimo numero di leggi estremamente feconde, e pertanto nobili al punto tale da potersi ascrivere ai meriti divini.

Pinault introdusse dunque alcune definizioni fondamentali alla sua fisica. Definì corpo ogni porzione di materia, e materia, ogni sostanza estesa. Poi osservò come i corpi esercitino tra di loro un’azione reciproca per mezzo di forze attrattive e repulsive e dette inizio alle sue prime lezioni di meccanica. Identificò ogni causa di movimento con una forza, definì movimento il cambiamento di luogo di un corpo (mobile) o di certi suoi punti, in contrapposizione allo stato di quiete. Scompose allora la forza nei suoi tre elementi (il punto di applicazione, la direzione, l’intensità), distinse tra forze istantanee, di breve durata, e quelle in continua azione sul mobile, come il peso. Stabilendo che due forze sono uguali se si mantengono in equilibrio applicandosi allo stesso punto, nella stessa direzione e in senso contrario, mentre una forza è doppia o tripla rispetto a un’altra se l’equilibrio è raggiunto raddoppiando o triplicando la forza opposta, ricavava che una forza può esser misurata come qualsiasi altra grandezza. Ma le forze possono misurarsi, al di là di un reciproco confronto, a partire dai loro effetti. Prima di procedere nella sua argomentazione, Pinault annunciava come

275

S.E.J., O.C. II, p. 840.

276

«Je lui dois beaucoup; mais l’instinct d’apprendre qui est en moi et qui fera, j’espère, que j’apprendrai jusqu’à l’heure de ma mort, ne me permettrait pas d’être de sa bande». S.E.J., O.C. II, p. 841.

277 Nei Souvenirs d’enfance et de jeunesse, Renan, con ironia e sguardo critico, paragonerà Pinault nientemento che a Littré — lo

conoscerà nel 1849 (lettre à Henriette, Paris, 24 septembre 1849, C.G., t. III, p. 768) —, per passione ed originalità. Lo scienziato e il sacerdote, evidentemente associati anche per capacità intellettuali e per carattere, si collocano agli antipodi soltanto a causa della loro educazione: «Si M. Littré eût reçu une éducation catholique, il eût été un mystique exalté; si M. Pinault avait été élevé en dehors du catholicisme, il eût été révolutionnaire et positiviste. Les natures absolues ont besoin de ces partis tranchés» (si noti, en passant, ma lo rimarchiamo anche nel testo, che qualche pagina dopo, Renan preciserà che Pinault era più mistico che fanatico, S.E.J., O.C. II, p. 850). S.E.J., O.C. II, p. 839. È chiara, al contempo, la presa di distanza di Renan dall’esclusivismo di queste «natures absolues», lui che nel suo Averroès aveva dichiarato la verità risiedere soltanto nelle sfumature e messo in guardia il filosofo dallo “spirito di partito”. Allo sguardo retrospettivo del suo antico discepolo Pinault appare in tutto il suo misticismo incapace di sensibilità letteraria, critica e di metodo storico per colpa della sua formazione esclusivamente matematica. Siccome questo tipo di studi, rileva il Renan degli anni Ottanta, non pone alcun tipo di ostacolo alla fede, essa poté dominare incontrastata sullo spirito di Pinault nonostante la sua scienza. Il misticismo di questo sacerdote-scienziato aveva fatto presa nel milieu giovanile di Issy, dove in breve egli aveva acquisito una notevole influenza: «Il fut le chef de ceux qu’entraînait une ardente piété, des “mystiques”, comme on les appelait».

S.E.J., O.C. II, p. 840. 278

Cfr. NAF 11476 ff. 15v, 19r, 19v.

necessaria la preliminare conoscenza di alcune caratteristiche della materia che, a loro volta, per essere comprese, richiedevano la spiegazione di ulteriori fenomeni meccanici. La scienza di Pinault si mostrava in tutta la sua struttura piramidale, convergente dalle pietre di base sino al blocco apicale. Il risultato dovette dare a Renan l’impressione di un solido edificio. La spiegazione dell’inerzia, presupponeva quella del moto uniforme, questa necessitava a sua volta di esempi e dimostrazioni, portava con sé, poi, la definizione, la spiegazione e la dimostrazione del moto

rettilineo uniforme, e le ulteriori nozioni di disposition de transport280 e di velocità. Essendo che, in un movimento uniforme, la velocità è lo spazio percorso dal mobile in ciascuna unità di tempo, che può esprimersi tramite il quoziente tra spazio percorso e tempo impiegato a percorrerlo, è possibile dedurre il corollario per il quale in un movimento uniforme, dove il rapporto tra spazio e tempo mai varia, la velocità è invariabile. Reso conto del movimento uniforme, Pinault poteva ritornare al suo argomento di partenza: l’inerzia. Osservava così che un corpo, a seguito dell’azione di una forza, persevera indefinitamente nel suo movimento uniforme e rettilineo se nessuna causa estranea interviene a variarne la velocità o la traiettoria. Era importante, in questo caso, il rimando all’esperienza. Dopo aver chiamato a sé gli allievi per constatare coi loro occhi il “fatto”, l’insegnante faceva muovere una sfera su superfici di diversa natura, dimostrando come nessun corpo sia in grado di rallentarsi autonomamente, e come il movimento vari per l’attrito o per il

milieu entro il quale si produce. Concluso l’esperimento poteva definire l’inerzia «l’impossibilité où

est la matière de changer d’elle même son état de mouvement et de repos»281

. Renan, assieme ai condiscepoli, riacquistava la sua posizione nell’aula fortemente impregnata d’odor di etere riflettendo sulla prospettiva rigorosamente scientifica che gli presentava un corpo inerte fino all’intervento di una forza esterna, perciò passivo e necessitato secondo un rapporto di causa- effetto. Se un pensiero o un movimento volontario non potevano originarsi in un corpo meramente