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La filosofia: «nectar idéal» e «seule science vitale»

Riprendiamo adesso il discorso sugli studi di filosofia di Ernest Renan, giacché lo avevamo interrotto al momento della sua “emancipazione” filosofica a Issy e alla sua lettura degli Esquisses di Stewart. A Saint-Sulpice il seminarista non seguì un corso di filosofia come a Issy, tuttavia compì nuovi studi che si rivelarono fondamentali per la sua formazione, sui quali spicca, ovviamente, quello del Cours de 1818 di Victor Cousin. Fu grazie alla lettura di quest’opera, a quella dell’Essai sur le panthéisme di Henri Maret e dei Fragmens philosophiques di Gustave de Cavour, che Renan poté avvicinarsi all’idealismo tedesco, in una forma annacquata, si intende. Conobbe meglio il pensiero di Fichte, quello di Hegel, studiò per la prima volta il sistema dell’abate Rosmini e, tra le altre cose, poté leggere un curiosa messa a confronto di quest’ultimo con la filosofia di Schelling1053. A fianco delle letture filosofiche del seminarista andremo a esaminare la sua produzione personale, la sua “antropologia” (cap. II, 12), la sua psicologia delle religioni (cap. II, 15) la sua filosofia del linguaggio (cap. II, 16) e le coeve lettere di un carteggio scientifico- filosofico inviategli dall’amico Léon Billion (cap. II, 17). Attraverso questi scritti, così come dall’analisi delle sue note del 1845 emergerà il pensiero in formazione del giovane filosofo, non esente certo da inclinazioni sistematiche e tuttavia sempre più lontano da forme dogmatiche di pensiero. Siamo ancora abbastanza lontani, infatti, da quel 1860 nel quale, in un testo dedicato all’opera di Vacherot, Renan dichiarerà apertamente:

Peut-être viendra-t-il un jour où l’on fera toute chose poétiquement et philosophiquement, sans faire précisément de poésie et de philosophie. Quels sont de notre temps les interprètes de la grande poésie, de celle qui sort de la nature et de l’âme, comme une éternelle plainte et un divin gémissement? Quelques poètes sans doute, fidèles encore à la tradition philosophique ou religieuse, mais surtout des savants, des critiques. On ne croit plus ni aux systèmes ni aux fictions1054.

Nelle note del 1845 non saranno rari i ripensamenti e la riflessione di Renan si muoverà nel vaglio di prospettive potenzialmente sempre superabili. Il loro stile, talvolta enfatico1055, spesso declamatorio, quantomeno nella struttura della frase1056, rivelerà, se non idee particolarmente chiare e distinte — altrettanta confusione riscontreremo anche nell’Essai psychologique sur Jésus Christ —, l’entusiasmo e il desiderio di conoscenza che animano il giovane Bretone e lo contraddistinguono in quanto filosofo. Il tratto esistenziale della filosofia in Renan sarà testimoniato dalle parole di una lettera a Henriette, del 15 dicembre 1845. Da pochi mesi fuoriuscito dal seminario, la sua vocazione sarà ormai interamente filosofica e il suo nuovo voto quello di farsi filosofo. L’amore per la filosofia, che Renan considerava superiore a qualsiasi altra disciplina, lo indurrà a iscriversi alla Faculté de lettres:

La philosophie, voilà ce qui m’a déterminé pour les lettres et qui l’a importé sur les considérations d’ailleurs si puissantes qui m’en détournaient. Mon esprit ne pouvait se contenter d’une chaire de physique ou autre semblable, même la plus brillante que je pusse espérer, dans une faculté par exemple. Toute la vie n’est pas là, et que servira à l’homme

1053 Fragmens, pp. 161 ss.

1054

E. Renan, La métaphysique et son avenir, O.C. I p. 694. Già dal 1846, scrive Pommier, Renan pronuncerà il suo ostracismo nei confronti della metafisica. Cfr. J. Pommier, Renan d’après des documents inédits, cit., p. 55.

1055

«Ces vocatives sentent les Confessions de Saint Augustin». CR4, p. 14.

1056 La costruzione delle frasi spesso non lascia molti dubbi sull’intento declamatorio. Si riscontra, tuttavia, nelle pagine del ms., una

presenza contenuta di interiezioni. Così, se nelle precedenti edizioni dei Cahiers de jeunesse appare frequente l’uso del punto esclamativo, si sappia che ciò dipende da una precisa, volendo anche condivisibile, scelta redazionale.

d’avoir été savant dans la nature, s’il n’a été savant dans lui-même et dans Dieu, s’il n’a été philosophe? Une étude exclusive ne pourra jamais me captiver; celle-là seule me possédera tout entier, qui est la reine de toutes les autres, leur couronnement et leur résumé, qui parle de Dieu, de l’âme et de la morale. Je suis loin de croire que la philosophie, telle qu’on l’enseigne dans la classe, telle qu’elle doit être dans l’enseignement d’un professeur, remplisse ce programme; mais enfin c’est de toutes les branches de l’enseignement universitaire, celle qui s’écarte le moins de mon idéal d’études; j’ai donc dû m’y attacher1057.

Più oltre, paragonando alla disciplina prediletta la tanto disprezzata retorica scriverà: «Que tout cela paraît froid et vide, quand on a goûté le nectar idéal de la seule science vitale!»1058. Potremmo andare avanti nel fornire dimostrazioni del fatto che fu la filosofia, a discapito delle riconsiderazioni

a posteriori dello stesso Renan1059, a determinare la sua scelta più importante. Quanto detto ci sembra tuttavia sufficiente a confutare la tesi di Raoul Allier, secondo cui l’influsso di tale materia sarebbe stato decisamente minore rispetto a quello della storia e della filologia e, praticamente, minimo1060. E che! sarebbe stato forse possibile, a queste ausiliarie, per quanto strumenti potentissimi, persino nelle mani di un esegeta alle prime armi, sostituirvisi e svolgere un ruolo di prim’ordine nel dettar la via a chi, sotto l’egida di un’intrinseca vocazione filosofica — e proprio per tale motivo —, di esse si servì per dar fondamento e potenziar la propria riflessione? Non sottovalutiamo certo l’importanza degli studi filologici di Renan, che gli consentirono di esaminare nel dettaglio i testi biblici nelle loro differenti versioni, di rilevarne gli errori, le incongruenze1061, gli anticronismi, le interpolazioni, di smascherare le sottigliezze dialettiche dei teologi, la fallacia e l’inganno delle loro anacronistiche interpretazioni, fino a disperare della sacralità dell’opera e di quell’istituzione strenuamente impegnata nella sua difesa. Ma Allier sbaglia nel dare così tanto peso alle conoscenze storiche di Renan — e perché no allora a quelle letterarie, che acquisirà nel 1845, e soprattutto all’influsso delle lezioni di Ozanam? —, giacché la storia, che sarà tra i principali campi d’indagine dell’autore della Vie de Jésus, come sappiamo dalla corrispondenza con la sorella (cap. II,1), era disciplina nella quale, al tempo del seminario, egli difettava1062. Soltanto lo spirito del metodo comparativo e di quello storiografico influì sul pensiero di Renan, mostrandogli, parallelamente all’eclettismo di Cousin — e ai suoi detrattori, come Maret, che nel criticarlo ne esponevano il pensiero —, il divenire come elemento costitutivo del reale oltre che storico, psicologico e con ciò la mutevolezza delle opere umane, così come delle istituzioni, delle religioni, e delle facoltà dell’individuo, alcune delle quali vengono perdute e altre acquisite nel processo di sviluppo del genere umano. D’altro canto c’è da dire che, con buona probabilità, Renan avrebbe potuto trovare valide alleate al suo pensiero — non importa in che direzione e in parte tenterà di

1057 Lettre à H. Renan, Paris, 15 décembre 1845, C.G., t. II, p. 108. 1058

Lettre à H. Renan, Paris, 15 décembre 1845, C.G., t. II, p., p. 109. La messa in contrapposizione tra filosofia e retorica da parte di Renan è ben esemplificata anche da queste righe alla sorella del 1843. Parlando degli inizi dei suoi studi filosofici, Renan scrive «Grâce aux préjugés qu’on nous donnait en rhétorique, je croyais en y entrant n’y trouver qu’une étude ennuyeuse et pénible, hérissé d’abstractions, et aussi barbare en sa doctrine qu’elle l’est quelquefois en sa langue. Mais certes, c’est un préjugé dont je suis bien revenu, et tant s’en faut que je regrette d’avoir échangé la rhétorique pour la philosophie, que pour rien au monde je ne voudrais désormais retourner aux déclamations de la rhétorique». Lettre à H. Renan, Issy, 23 mars 1842, C.G., t. I, p. 285. Cfr., inoltre, lettre à H. Renan, Issy, 15 septembre 1842, C.G., t. I, p. 324.

1059

Cfr. S.E.J., O.C. II, p. 849. Concordiamo pertanto con K. Gore e P. Lasserre nel sostenere il ruolo fondamentale giocato dalla filosofia nella perdita della fede. Cfr. K. Gore, L’idée de progrès dans la pensée de Renan, cit., p. 38 e P. Lasserre, La jeunesse

d’Ernest Renan, t. III, cit. p. 35. La questione dell’importanza della filosofia per la formazione morale e intellettuale del Bretone e

per le sue scelte è stata ovviamente rimarcata e studiata anche da L. Rétat nel suo Religion et imagination religieuse, cit., pp. 24 ss. e

passim. 1060

Cfr. R. Allier, La philosophie d’Ernest Renan, troisième éd., Félix Alcan Éditeur, Paris 1906, pp. 18-19. Lo stesso sostiene, in toni diversi André Cresson: «C’est de l’histoire et de la philologie qu’il est venu à la réflexion philosophique». A. Cresson, Renan. Sa

vie, son œuvre, sa philosophie, PUF, Paris 1949, p. 29. 1061

Per farsene un’idea, nel capitolo della Jeunesse cléricale d’Ernest Renan, intitolato Apologétique et doctrine, Pommier offre diversi esempi riguardo le enormi difficoltà suscitate dal testo sacro, in particolare rispetto all’attribuzione mosaica del Pentateuco. Cfr., ad esempio, JCER, p. 454. Ancora, come spiegare le parole di Mošeh sulla creazione alla luce delle recenti scoperte scientifiche? «Moïse décrit les choses par rapport à nous [...] S’il se sert de termes impropres, c’est pour être compris de tous». JCER, p. 463.

farlo nel 1845-1846 — anche nella matematica, nella fisica, nella chimica, nella fisiologia o nelle scienze naturali. La rinuncia allo studio di queste materie rimarrà per lui sempre un rimpianto1063, soprattutto quella all’approfondimento della storia naturale1064. L’importanza che esse ebbero per la sua riflessione giovanile emergerà chiaramente, se già non lo ha fatto nel paragrafo che abbiamo dedicato agli insegnamenti di Pinault e in quelle note agli Esquisses di Dugald Stewart che abbiamo studiato alla fine del capitolo precedente, dal carteggio col condiscepolo Léon Billion, abile mente filosofica ed esperto conoscitore della fisica, che con Renan si confronterà su una théorie des

atomes inétendus1065. Di questo tentativo fisico-filosofico, come vedremo, restano evidenti tracce in ל

טק e nei quaderni successivi.

Filosofo, dunque! Nessun altro titolo avrebbe compiaciuto il Renan di quegli anni. Come si evincerà da ܬܩܠ [52], martedì 22 aprile 18461066

, Renan riceverà una lettera da Adolphe Garnier che lo inviterà a recarsi presso di lui per aiutarlo nella copiatura di una notice su Theodor Jouffroy (1796-1842)1067. Lo storico della filosofia, i cui corsi Renan aveva cominciato a seguire in Sorbona e con il quale era entrato piuttosto in confidenza, dimostrerà in quell’occasione grande stima nei confronti del giovane allievo. Ma che reazione quella di Renan ai suoi generosi auspici! Il giovane ambizioso ripudierà quasi l’ideale cattedratico, convinto che destinar la scienza all’insegnamento significasse degradarla, anteponendone l’accidentale utilità al nobile e indipendente statuto: «Misère! La science est pour elle-même» (ישפנ [77]). Ed ecco come Renan reagirà, nelle sue note private, alle lusinghe di Garnier: «Allons! dit-il, j’espère que nous ferons de vous un professeur en philosophie. Rien que cela! Ah! bon Dieu! Cela suffit extérieurement. Mais intérieurement! Ah! si tu avais dit un philosophe!» (ישפנ [50]). Secondo Soman, Renan sarebbe stato tuttavia poco rigoroso nel far di se stesso un filosofo: «Il voulait donc être philosophe; mais à quelle façon? Que comprenait-il sous ce titre ambigu? L’étude de son esprit, à cette période, met en lumière ce fait incontestable, qu’être philosophe ne s’appelait alors autre chose qu’être poète»1068

. Seppur, lo vedremo, Renan prediligerà, a partire dalla fine del 1845, un approccio più “letterario” ai problemi filosofici prendendo le distanze dall’impostazione “scozzese” e tecnica che ben conosceva e, nel suo desiderio di onnicomprensione, rimprovererà, ad esempio, lo sdegno del fisico che si suppone unico detentore del vero quando altrettanta verità gli sembrerà esserci nel trasporto del poeta (םיפעש [10]), dissentiamo dalla conclusione di Soman che ci sembra risentire eccessivamente di una valutazione retrospettiva sull’impostazione del discorso filosofico in Renan, a partire, cioè, dalle opere della maturità, quali la già citata critica alla Metaphysique et la science di Vacherot: «Peut- être viendra-t-il un jour où l’on fera toute chose poétiquement et philosophiquement [...]». Soman disponeva d’altronde soltanto dell’edizione dei Cahiers de jeunesse, le nostre ricerche hanno potuto servirsi direttamente dei manoscritti conservati presso la Bibliothèque Nationale. Tuttavia anche nei

1063

Ecco quanto scriverà Renan nella lettera a Marcellin Berthelot, scritta nei pressi di Saint-Malo nell’agosto del 1863 e che apre i suoi Fragments philosophiques: «Ici, au bord de la mer, revenant à mes plus anciennes idées, je me suis pris à regretter d’avoir préféré les sciences historiques à celles de la nature, surtout à la physiologie comparée. Autrefois, au séminaire d’Issy, ces études me passionnèrent au plus haut degré; à Saint- Sulpice, j’en fus détourné par la philologie et l’histoire; mais, chaque fois que je cause avec vous, avec Claude Bernard, je regrette de n’avoir qu’une vie, et je me demande si, en m’attachant à la science historique de l’humanité, j’ai pris la meilleure part». F.Ph., O.C. I, p. 633. Nei Souvenirs sosterrà che se fosse uscito dal Seminario ben prima di cominciare gli studi di ebraico e di teologia, sarebbe giunto a parecchi risultati conseguiti da Darwin che già intravedeva. Cfr. S.E.J.,

O.C. II, pp. 851-852. 1064

«Mon Dieu! mon Dieu! quand j’envisage les mille mystères et les prodigieuses découvertes sur le seuil desquelles pose l’histoire naturelle, je suis tenté de tout quitter pour elle». NAF 11478, f. 134r.

1065

Lettera di Billion a Renan, Issy, 13 7bre 1845, NAF 11476, f. 19r.

1066

Renan scrive marzo, ma si tratta di un errore. Cfr. C.G. t. II, p. 224, n. 1.

1067

«J’ai été prié de faire, pour le Dictionnaire des sciences philosophiques, un article sur M. Jouffroy. Cet article est achevé; mais mon écriture est si mauvaise, que je suis obligé de le faire transcrire pour l’impression. Vous serait-il possible de m’accorder deux ou trois heures de votre journée de Jeudi ? Vous l’écririez sous ma dictée. J’en use avec vous comme avec un ami découé de la philosophie». Lettera di Ad. Garnier a Renan, conservata presso la collezione Scheffer-Renan, citata in Cfr. C.G. t. II, p. 224, n. 1. I curatori della Correspondance datano la visita resa da Renan a Garnier giovedì 29 aprile 1846, ma si tratta di un errore, poiché il 29 aprile 1846 cadeva di mercoledì. Dato che l’appuntamento era fissato per il giovedì (l’indomani del giorno in cui Renan scriveva la sua nota) è plausibile datarlo al giovedì 30 aprile 1846.

quaderni emergerà la consapevolezza della posizione intermedia tenuta dalla filosofia tra scienze e lettere:

Philosophes par les sciences: Bacon, Descartes, Reid et les Écossais, etc... Par les lettres: M. Cousin et les cotemporains, etc. Les philosophes du 18e siècle y arrivent par les deux côtés, en vertu de l’alliance remarquable que tenta ce siècle entre les sciences et les lettres, et dont Voltaire est le type. — Inutile de dire qu’en opposant sciences et lettres, je prends les mots au sens vulgaire; car les lettres, à ma manière de voir, renferment aussi une partie toute scientifique [...] 2 sortes de sciences: physiques et littéraires, ou plutôt historiques. Car quant à la partie esthétique des lettres, elle n’est pas science (םיפעש [59]).

In primo luogo, l’abbiamo visto, l’idea che della filosofia si era fatto fin da subito il giovane Renan fu quella di uno studio serissimo ed elevato, di una disciplina contraddistinta da una logique

inflessible, un «raisonnement aussi rigoureux que celui des mathématiques», e persino troppo

ipotetico1069. Infatti Renan aveva inizialmente frainteso la reale portata di questi studi. Condizionato dall’educazione seminarile e dall’abitudine al dogma, si aspettava certezze laddove queste venivano, al contrario, minate1070. Col passare del tempo era riuscito ad accettare e rivalutare la funzione del filosofico grazie al quale aveva ottenuto l’accesso a un superiore livello speculativo. Era iniziato così il suo processo di emancipazione dal pregiudizio e dall’ingenua credenza che lo aveva reso consapevole delle distanze mentali e culturali che sempre più lo allontanavano dai condiscepoli affetti dall’indolenza intellettuale “da seminario”1071. Così, a Saint-Sulpice, leggendo i

Fragmens philosophiques (1841) del rosminiano marchese de Cavour (1806-1864), collaboratore

del Correspondant e fratello del ben più celebre Camillo, che, nel 1861, sarà primo presidente del consiglio dei ministri del neo-regno d’Italia, Renan dovette certamente apprezzarne alcune considerazioni sullo statuto elitario delle menti filosofiche, i rimandi baconiani alla correlazione tra sapere e potere1072 e la condanna degli spiriti frivoli e superficiali incapaci di riflessione filosofica1073. In effetti, non aveva testimoniato egli stesso, nei Principes de conduite del 1843, quell’«amour désintéressé du vrai», germe d’idealismo1074

e che, secondo Cavour, nell’animo di ogni filosofo precede qualsivoglia considerazione utilitaristica?1075 Di più: tra le pagine del marchese Renan troverà accennata anche l’idea suggestiva di poter prendere parte, attraverso le ricerche filosofiche, a un’opera «extrèmement utile à la société européenne»1076

, una prefigurazione, quasi, di quel legame fecondo e vitale tra filosofia ed Europa che Renan evocherà prima in una nota

1069 Lettre à H. Renan, Issy, 23 mars 1842, C.G., t. I, p. 285. Allo studio della filosofia Renan affiancava quello della matematica e

della fisica. Mai separarle, ribadiva alla sorella il 15 settembre 1842: «Elle forme à une raison inflexible, elle apprend à tout voir à nu et sans voile, ce qui est aussi rare que difficile, à observer les faits, à les combiner, à raisonner sur ces faits, et surtout à ne pas vivre en aveugle au milieu des merveilles et des singularités qui nous environnent de toutes parts, plus encore dans l’ordre intellectuel que dans l’ordre physique, et auxquelles on ne fait aucune attention». Lettre à H. Renan, Issy, 15 septembre 1842, C.G., t. I, p. 324.

1070

Ad esempio si veda la lettera a F. Liart, Issy 24 janvier 1842, C.G., t. I, pp. 271-272.

1071 Già a Issy aveva riscontrato tali distanze: «[...] la plupart de mes condisciples, affaiblis par l’humanisme un peu fade de M.

Dupanloup, ne pouvaient mordre à la scolastique, je me pris tout d’abord d’un goût singulier pour cette écorce amère; je m’y passionnai comme un ouistiti sur sa noix». S.E.J., O.C. II, p. 832.

1072

Nelle sue note ai Fragmens di Cavour Renan aveva annotato «Savoir, c’est pouvoir, principe de Bacon». NAF 11481, f. 640. Ecco quanto aveva scritto Cavour nel suo testo: «Savoir c’est pouvoir: avait dit ce grand homme. Étudions la nature, dérobons-lui quelques-uns de ses secrets; cette connaissance même nous mènera à la dominer, et a plier à nous usages les prodigieux moyens d’action qu’elle possède [...] notre confiance dans la puissance de la vérité est telle, que nous n’hésiterions pas à dire pour le monde morale, ce que Bacon disait pour le monde physique: oui ici encore, savoir, c’est pouvoir». Fragmens, pp. 13-14. Quanta vicinanza e al contempo quanta lontananza nella riformulazione di questa idea baconiana che Renan stravolgerà, a distanza di trent’anni, nei

Dialoghi filosofici! Cfr. D.Ph., O.C. I, p. 615. 1073

«Ils ne savent apprécier que les recherches qui ont un but prochain d’utilité matérielle, et qui présentent la facilité d’une application pratique à-peu-près immédiate». Fragmens, p. 12.

1074

Già dalle prime pagine dei Fragmens di Cavour, Renan veniva introdotto alla corrispondenza tra «vero» e «bello» nella loro contrapposizione all’«utile» e nell’esser sostanzialmente la scienza un premio a se stessa. Cfr. Fragmens, pp. 12-13.

1075

Cfr. Fragmens, p. 12.

privata del 18451077 e che, in un secondo tempo, sancirà pubblicamente nel suo Averroès et

l’averroïsme1078

.

In secondo luogo, dissentiamo dalle conclusioni di Soman sulla presunta “poetica filosofica” di Renan negli anni giovanili, perché se il Bretone degli anni a venire avverserà ogni esprit de

système, non da esso resterà del tutto immune, come già si è ripetuto, nel corso degli anni Quaranta.

Mi è facile dimostrarlo perché, oltre a quanto ho scritto sinora e a quanto vedremo in questo capitolo, oltre agli abbozzi di progetti sistematici che di tanto in tanto emergeranno dalle note dei quaderni 1845-1846, ho ritrovato alcune pagine manoscritte intitolate, per l’appunto, Système, frammenti dimenticati e che risalgono all’anno 1848 a partire dai quali Renan aveva intenzione, se il titolo al quale si riferiscono non è “ingannevole”, di costruire un personale sistema filosofico. Tra queste pagine, peraltro, si trova anche un rimando al quaderno del 1846 intitolato Πολυχρεστα. Soprattutto, però, Renan non concepì affatto se stesso come poeta della filosofia perché, nel