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I flussi elettorali in 12 capoluoghi di provincia

Nel documento Toscana. Nuovi sfidanti in vecchi scenari (pagine 108-124)

Lo scopo di questa sezione è presentare e commentare i flussi di voto tra i principali partiti, stimati tra le elezioni europee del 2014 (le più prossi- me nel tempo) e le elezioni regionali del maggio 2015 (si veda l’Appendice per le aggregazioni delle liste presenti). Per ciascuna delle 12 città analizzate gli interscambi di voto sono raffigurati mediante un grafico a frecce. Per chiarezza espositiva, nelle figure riportiamo solo gli spostamenti di voti che riguardano almeno lo 0,5% dell’elettorato. Tra questi, sono evidenziati con frecce di spessore maggiore gli spostamenti maggiori o uguali al 2,0%.

Nelle pagine che seguono, i flussi elettorali sono presentati in percen- tuale su tutto l’elettorato. Su 100 elettori (intesi come aventi diritto al voto), il flusso stimato indica cioè quanti si sono spostati da un partito all’altro. In altri termini, se tra due elezioni successive viene stimato un flusso uguale ad 1,0% in uscita dal partito X verso il partito Y, significa che un elettore su 100 ha votato X nella prima elezione e Y nella seconda, e perciò si è sposta- to dal partito X al partito Y. Poiché la base di riferimento consiste negli elet- tori e non nei soli voti validi, le nostre analisi consentono di stimare anche gli interscambi con la cosiddetta area del «non voto», che comprende astenu- ti, voti non validi e schede bianche. I flussi rappresentati nei grafici sono sal- di netti: se il partito X ha un flusso in uscita del 3,0% verso il partito Y e un flusso in entrata dallo stesso partito dell’1%, in figura viene riportato sem- plicemente un flusso in uscita da X a Y del 2,0%. In questa sezione, ci limi- tiamo a commentare i flussi più rilevanti regione per regione.

Liguria: Genova e La Spezia

sconfitta del Partito democratico e della sua candidata a governatore regiona- le, Raffaella Paita.

Fig. 1. Genova e La Spezia: Flussi di voto significativi (% su 100 elettori) tra le eu- ropee 2014 e le regionali 2015 (VR Genova=8,2; VR La Spezia=15,1).

Ciò si riflette nei flussi elettorali stimati per le città di Genova e La Spezia, che si concentrano soprattutto sulle perdite di voti del Pd verso altre liste. In occasione delle europee del 2014, circa 25 elettori su 100 avevano votato per il Pd in entrambi i capoluoghi. Di questi, alle regionali del 2015 circa nove sono rimasti fedeli al Pd, mentre il resto è passato dal Pd ad altri partiti. Quali liste si sono maggiormente avvantaggiate dai voti in uscita dal partito di Renzi?

La fig. 1 mostra un considerevole flusso di voto in uscita dai democrati- ci e indirizzato verso Lista Pastorino e Rete a sinistra, indicate nel grafico come Sinistra Radicale. Lo spostamento di voti ha riguardato soprattutto Ge- nova, dove più di quattro elettori su 100 sono passati dal Pd alle liste di sini- stra a sostegno di Luca Pastorino. Si devono poi registrare importanti flussi di voti dal Pd verso la Lega e il M5s, soprattutto a La Spezia. Qui il 2,2% degli elettori si è spostato dal Pd al partito di Matteo Salvini, mentre il 3,3% si è mosso dal Pd al partito di Grillo. Consistente è anche il flusso dai demo- cratici verso l’area del non voto (3,5% a Genova e 3,0% a La Spezia). Si noti infine un flusso in uscita dal Pd verso le altre liste di centrosinistra (Liguri per Paita e Liguria Cambia in figura come Altri con Paita), presumibilmente trainato dalla lista personale della candidata democratica. Tale flusso è infatti più pronunciato a La Spezia, città dove la Paita è nata.

Fra i restanti flussi, i più rilevanti riguardano il M5s. In entrambi i capo- luoghi liguri si registra un flusso di elettori che si sposta dal Movimento all’astensione. Tra il 2014 e il 2015, il 3,9% degli elettori spezzini sono pas- sati dal M5s all’astensione, mentre la perdita dei Cinque stelle verso l’astensione è stata più contenuta a Genova, città natale di Beppe Grillo (1,5%). In entrambe le città si può osservare anche un certo passaggio di voti dal M5s alla Lega (in ogni caso inferiore al 2,0%). Una minore ma non tra- scurabile importanza riveste il flusso in uscita da FI alla Lega. Si ricordi in- fatti che, rispetto alle tornate elettorali precedenti, si è invertito il rapporto di forza tra i due partiti, con la Lega che si è affermata come maggiore partito del centrodestra nelle regioni del Nord ed anche in Toscana. Nei capoluoghi liguri analizzati, più di un elettore su 100 si è spostato dal partito di Silvio Berlusconi a quello guidato da Salvini. Inoltre, soprattutto a La Spezia si re- gistrano piccoli flussi in uscita da FI verso l’area del non voto e liste minori di centrodestra. A La Spezia vale la pena poi sottolineare alcuni flussi in uscita dall’astensione. Si tratta di elettori che alle europee del 2014 si erano

astenuti e che alle regionali del 2015 hanno votato Lega (1,2%) o altre liste (0,8%)3.

Veneto: Venezia e Padova

Anche in Veneto la scena è dominata dalla sconfitta del Pd e della sua candidata alla carica di governatore, sebbene in questo caso si tratti di una sconfitta per lo più attesa. Non sorprende quindi la vittoria di Luca Zaia, so- stenuto da Lega e FI, il quale si riconferma governatore nonostante il possi- bile fattore di disturbo costituito dalla candidatura di Flavio Tosi, sindaco di Verona fuoriuscito dalla Lega. Quello di Zaia è anche un successo personale, come dimostra il fatto che la lista che porta il nome del governatore uscente (Lista Zaia presidente) ottiene a livello regionale più voti della lista recante il simbolo della Lega Nord4. Alle regionali venete del 2015 il Pd risulta dun- que in forte calo rispetto alle europee del 2014, quando i democratici erano arrivati oltre il 37,0% in Veneto e a più del 40,0% nelle città qui considerate: Venezia e Padova.

Le nostre analisi, rappresentate in fig. 2, mostrano che una parte dei consensi data un anno prima al Partito democratico è ora andata all’astensione. Questo flusso è molto consistente a Padova, dove ben il 9,0% degli elettori sono passati dal Pd all’astensione, e più contenuto a Venezia (città in cui i democratici sono più radicati), dove il passaggio all’astensione ha riguardato circa due elettori su 100. In entrambe le città si registrano an- che flussi in uscita dal Pd verso le altre liste in appoggio alla candidata de- mocratica Alessandra Moretti, nonché verso le liste in appoggio a Tosi5. No-

tevole, a Venezia, è poi il flusso in uscita dal Pd verso le liste in appoggio a Zaia (4,7%).

Sempre a Venezia si può riscontrare un flusso dai democratici verso il M5s (1,0%). Questi dati indicano una vera e propria frantumazione di quella parte dell’elettorato veneto che nel 2014 aveva votato il partito di Renzi. Il M5s, invece, è interessato soprattutto da flussi in uscita. Sia a Venezia che a Padova, l’1,3% dell’elettorato è passato dai Cinque stelle alla Lega. Maggio- ri sono i voti persi dal Movimento nei confronti delle altre liste di centrode- stra: quasi tre elettori su 100 a Venezia e più di quattro a Padova. Lo spo- stamento ha probabilmente favorito la lista personale di Zaia.

3 Sotto l’etichetta Altri sono compresi: Liguria Libera, Partito Comunista dei Lavo-

ratori, Progetto Altra Liguria, Fratellanza Donne, nonché i voti ai soli candidati pre- sidente Musso, Piccardi, Bruno e Batini.

4 Il successo della lista Zaia non è uniforme in tutte le province: a Verona e Rovigo

la LN ha ottenuto un risultato migliore della lista personale del candidato presidente.

5 Ovvero Lista Tosi, Il Veneto del Fare, Partito Pensionati, Unione Nord Est, Veneto

Nell’area di centrodestra i flussi più consistenti riguardano gli Altri con Zaia, dicitura che nella figura raggruppa Lista Zaia presidente (che predomi- na), Indipendenza Noi Veneto (più marginale) e i voti al solo candidato pre- sidente Zaia. Nel 2015, queste liste (soprattutto, presumibilmente, la lista personale di Zaia) raccolgono voti in uscita da tutti i principali partiti. Innan- zitutto da FI e Lega, ma anche – come osservato sopra – dal M5s. Inoltre, gli Altri con Zaia raccolgono elettori in uscita dal Pd a Venezia e dal non voto a Padova. In quest’ultima città si noti poi un importante flusso da FI verso l’astensione (3,9%), probabilmente da imputare al disorientamento di fronte alla duplice candidatura di Zaia e Tosi in quest’area politica. Fra i movimenti minori, risultano particolarmente interessanti quelli che coinvolgono gli elet- tori che alle Europee 2014 avevano votato per la Lista Tsipras. In entrambe le città oggetto di analisi, c’è un flusso in uscita (1,4%) che da questa lista va verso Altri con Moretti6. Si riscontra, quindi, una sostanziale stabilità degli

elettori della sinistra radicale.

Infine, registriamo un certo recupero dell’astensione: a Padova elettori che non si erano recati alle urne alle europee dell’anno scorso ora sono pas- sati in maniera abbastanza consistente alla lista in appoggio a Zaia (2,9%), e in misura minore al M5s (0,8%). A Venezia il recupero dell’astensione ha invece favorito soprattutto il partito di Salvini (1,4%).

6 Quest’ultima etichetta include, tra gli altri, la lista Veneto Nuovo – formata da

Verdi europei, SEL e Sinistra. Sono inoltre classificati come Altri con Moretti anche Lista Alessandra Moretti Presidente, Progetto Veneto Autonomo, Veneto Civico,

Fig. 2. Venezia e Padova: Flussi di voto significativi (% su 100 elettori) tra le euro- pee 2014 e le regionali 2015 (VR Venezia=11,0; VR Padova=12,2)

Toscana: Firenze e Livorno

In Toscana, dove come nelle previsioni il democratico Enrico Rossi ot- tiene il suo secondo mandato consecutivo da governatore, gli spostamenti di voto più significativi riguardano l’astensione. Sia a Firenze che a Livorno, alle europee del 2014 gli astenuti rappresentavano circa un terzo degli eletto- ri, mentre alle regionali del 2015 l’area del non voto si estende ad oltre il 50,0% dell’elettorato. Da dove proviene la repentina crescita degli astenuti in Toscana?

In entrambi i capoluoghi di provincia toscani analizzati la fig. 3 mostra flussi in uscita verso il non voto da tutti i partiti tranne che dalla Lega, ma è soprattutto il Partito democratico ad essere penalizzato dall’aumento dell’astensione. A Firenze quasi 10 elettori su 100 passano dal Pd all’astensione; a Livorno quasi 12 elettori su 100. Molto rilevante è anche la perdita dei Cinque stelle verso l’astensione (3,3% a Firenze e 6,3% a Livor- no). Ancora verso l’astensione perdono voti FI, FdI, Nuovo centrodestra- Unione di Centro (Ncd-Udc) e – solo a Firenze – la sinistra radicale, rappre- sentata nel 2014 dalla Lista Tsipras.

Il Pd perde consensi non solo verso l’astensione, ma – in misura minore – anche verso le altre liste: la lista alleata Popolo toscano7, la Lega, il M5s e

gli Altri8. A Firenze si noti poi un flusso dell’1% in uscita dai democratici

verso Forza Italia. Quanto alla Lega, il partito di Salvini si presenta in To- scana alleato con FdI a sostegno del candidato Claudio Borghi Aquilini. Così come nelle Marche, la Lega corre dunque alleata con la destra di FdI e in competizione con FI. Il notevole successo ottenuto dai leghisti in Toscana – oltre il 16% dei voti in tutta la regione, il doppio dei voti del partito di Berlu- sconi – sembra essere dovuto a una sommatoria di flussi provenienti da Pd (soprattutto a Firenze), FI (soprattutto a Livorno), M5s e FdI (solo a Livor- no). Infine, il flusso dalla sinistra radicale ad Altri, osservabile sia a Firenze (2,8%) che a Livorno (2,4%), è probabilmente dovuto alla presenza tra le li- ste minori della formazione Sì Toscana a sinistra, sostenuta da Sinistra Eco- logia e Libertà.

7 In figura considerata in Altri con Rossi, etichetta che include anche i voti al solo

candidato presidente Rossi.

Fig. 3. Firenze e Livorno: Flussi di voto significativi (% su 100 elettori) tra le euro- pee 2014 e le regionali 2015 (VR Firenze=7,2; VR Livorno=10,0).

Marche: Ancona

Nelle Marche le elezioni regionali vedono la vittoria di Luca Ceriscioli, esponente del Pd e candidato del centrosinistra. I democratici mantengono quindi il governo della regione, seppur con un calo in termini di voti rispetto alle europee del 2014 (dal 45,5% al 35,1%). Sorprende il risultato della Le- ga, che ottiene il 13,0% dei voti appoggiando Francesco Acquaroli, candida- to posizionatosi al terzo posto dopo il candidato dei Cinque stelle Giovanni Maggi. Di contro, l’esito del voto appare alquanto deludente per il governa- tore uscente Gian Mario Spacca (ex Pd, appoggiato nel 2015 da FI e altre li- ste minori di centrodestra), solo quarto. Il protagonista principale delle re- gionali marchigiane del 2015 è però l’astensione, la quale aumenta di ben 16 punti percentuali rispetto alle europee e supera il 50,0% dell’elettorato come in Toscana. Proprio come in Toscana, anche nel caso delle Marche sorge quindi spontaneo chiedersi da dove provengano i nuovi astenuti, oltre ché dove siano finiti gli elettori che nel 2014 avevano votato per il Partito demo- cratico.

I flussi rappresentati in fig. 4, stimati nella città di Ancona, mostrano che gli spostamenti più importanti riguardano l’area del non voto e il Pd. Possiamo infatti osservare flussi in uscita verso l’astensione da pressoché tutti i partiti tranne che da quelli più a destra: la Lega e FdI. Come in Tosca- na, inoltre, sono soprattutto il Pd e – in misura minore – il M5s ad essere pe- nalizzati dall’astensione in crescita. Ad Ancona quasi quattro elettori su 100 sono passati dal Pd verso l’area del non voto, e più di due su 100 sono passa- ti dai Cinque stelle all’astensione. Decidono di non recarsi alle urne in occa- sione delle regionali 2015 anche ex elettori di FI e della Lista Tsipras.

Fig. 4. Ancona: Flussi di voto significativi (% su 100 elettori) tra le europee 2014 e le regionali 2015 (VR=11,8).

Gli elettori che nel 2015 «abbandonano» il Pd non si dirigono solo ver- so l’area del non voto, ma si disperdono tra diverse liste. Ad avvantaggiarse- ne è soprattutto il M5s: ben quattro elettori su 100 passano dai democratici al partito di Grillo. Vi sono poi flussi in uscita dal Pd verso le liste alleate col- legate a Ceriscioli, verso la sinistra radicale della lista Altre Marche-Sinistra unita, verso la Lega e infine verso gli Altri per Spacca9. Il transito di voti verso le liste collegate al candidato del centrodestra – che ricevono voti oltre che dall’Ncd-Udc, che si presenta sotto l’etichetta di Area popolare a soste- gno della candidatura di Spacca, ma anche dal M5s – è presumibilmente do- vuto alla popolarità del candidato da attribuirsi ragionevolmente al suo lungo mandato precedente alla testa della regione.

Quanto ai partiti di centrodestra, le divisioni tra Lega e FdI da una parte e FI dall’altra hanno probabilmente favorito un certo interscambio di voti, con anche un certo spostamento a destra degli elettori di quest’area. FI riceve voti da ex elettori di Ncd-Udc, ma una parte degli elettori forzisti si sposta verso Lega e FdI. A FdI, che nelle Marche ottiene un buon risultato (6,5% dei voti su base regionale, 7,9% nel comune di Ancona), approdano voti provenienti da Ncd-Udc e FI, nonché dalla sinistra radicale. La Lega inter- cetta elettori in uscita dal M5s, dal Pd e da FI. Per quanto riguarda le altre li-

ste, i voti persi dalla sinistra radicale a favore dell’astensione e di FdI sono bilanciati dai voti provenienti da elettori ex democratici. Analogamente, i consensi che il M5s perde verso l’astensione, la Lega e gli Altri per Spacca vengono compensati dai voti in arrivo dal Pd.

Umbria: Perugia

Il risultato dell’Umbria non si è discostato molto dalle previsioni, con la vittoria della candidata del Pd Catiuscia Marini, governatore uscente. Ottiene tuttavia un successo superiore alle attese la coalizione di centrodestra (39,3% dei voti), dove tutti i partiti di quest’area si sono presentati in appoggio ad un unico candidato (come in Liguria), l’ex sindaco di Assisi, Claudio Ricci. I flussi stimati per la città di Perugia, e rappresentati in fig. 5, mostrano che, nonostante la vittoria della sua candidata, il Partito democratico esce piutto- sto ridimensionato dalle regionali del 2015. Dei 33 elettori su 100 che l’anno prima avevano votato per i democratici alle europee, solo 18 non cambiano idea. I restanti 15 «abbandonano» il partito di Renzi: il 4,2% dei votanti pas- sa dal Pd all’astensione, il 2,8% transita verso il M5s, l’1,5% si muove verso gli Altri per Ricci10, l’1,0% sceglie Altri11 e lo 0,6% si orienta verso FdI.

Fig. 5. Perugia: Flussi di voto significativi (% su 100 elettori) tra le europee 2014 e le regionali 2015 (VR=9,0).

10 Comprende: Lista Ricci Presidente, Cambiare in Umbria, Per l’Umbria Popolare e

i voti al solo candidato Ricci.

Sorprende, come osservato, la buona performance del centrodestra, al cui interno solo FI fa registrare un risultato negativo rispetto al 2014. A Pe- rugia, il partito guidato da Berlusconi cede voti a tutti i suoi alleati oltre che all’area del non voto. FdI riceve complessivamente circa due elettori su 100 da Pd e FI e ne perde quasi altrettanti a favore dell’astensione e di Altri per Ricci. L’esito delle regionali è del tutto positivo per la Lega, che intercetta voti in uscita dal M5s (2,6%) e da FI (1,0%). Quello di Salvini è anche l’unico partito che recupera – anche se non di molto – dall’astensione (0,6%). Notevole anche il risultato delle liste di centrodestra che rientrano sotto la categoria Altri per Ricci, presumibilmente per la forza attrattiva della lista personale del candidato (Ricci presidente). Si registrano infatti flussi di voto verso queste liste a partire non solo da FI (1,6%) e FdI (1,1%), ma an- che dal M5s (1,5%), dal Pd (1,4%) e da Ncd-Udc (2,3%).

A Perugia si registra poi un certo «spostamento a sinistra» dell’elettorato del Movimento di Grillo: rispetto alle europee di un anno pri- ma, alle regionali il M5s prende voti, come s’è detto, da ex elettori Pd, ma perde visibilmente verso Lega e l’area del non voto. Si noti infine che quest’ultima, che nel capoluogo umbro è aumentata di oltre 10 punti percen- tuali rispetto al 2014, ha penalizzato tutti tranne la Lega. A farne le spese so- no soprattutto Pd e M5s, ma anche la sinistra radicale rappresentata alle eu- ropee dalla Lista Tsipras.

Campania: Napoli e Salerno

In Campania l’affermazione del candidato del centrosinistra Vincenzo De Luca si è costruita, oltre che sui voti di provenienza Pd, anche su quelli raccolti dalle liste collegate, che sono nove e che hanno ottenuto il 20,9% dei voti validi a livello regionale. Tra queste hanno avuto particolare successo Campania libera e soprattutto Lista De Luca presidente, la lista personale del candidato democratico. Da dove provengono dunque questi voti? L’analisi dei flussi a Napoli e Salerno, rappresentati in fig. 6, mostra come le liste in appoggio a De Luca diverse dal Pd (Altri con De Luca) siano state in grado di attrarre consensi da quasi tutto lo spettro partitico. A Salerno (città di cui De Luca è stato a lungo sindaco), le liste collegate al candidato del centrosi- nistra hanno ottenuto quasi il 47,0% dei voti. Qui, un flusso assai rilevante è venuto da elettori democratici: nel 2015 ben 12 elettori su 100 hanno preferi- to passare dal Pd a liste come Lista De Luca presidente oppure Campania li- bera12. Questo flusso è presente, sebbene in misura minore (ma importante),

anche a Napoli (2,2%).

12 Altri con De Luca comprende anche: Partito socialista italiano, Davvero Verdi,

Altri flussi su liste collegate a De Luca sono venuti da M5s e dall’astensione. In entrambi i casi, di nuovo, lo spostamento di voti è molto più forte a Salerno che a Napoli: a Salerno, più di sei elettori del M5s e quasi nove elettori astenuti su 100 sono passati agli Altri con De Luca. È poi op- portuno sottolineare che il candidato del centrosinistra ha raccolto consensi anche nell’area del centrodestra, ovvero da FI (sia a Napoli che a Salerno) e da Ndc-Udc (a Salerno).

Quanto al Pd, in entrambe le città i democratici perdono verso l’astensione. Inoltre, a Napoli il Pd perde verso il M5s (1,3%). I democratici cedono anche voti al centrodestra: a Napoli alle liste collegate al governatore uscente Stefano Caldoro13, a Salerno verso FdI. Anche all’interno della coa- lizione di centrodestra le liste collegate al candidato hanno un certo succes- so: sia a Napoli che a Salerno, gli Altri con Caldoro ottengono poco meno dei voti di FI. In entrambe le città il partito di Berlusconi perde infatti voti in uscita verso le liste collegate a Caldoro (oltreché verso le liste collegate a De

Nel documento Toscana. Nuovi sfidanti in vecchi scenari (pagine 108-124)