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Luci e ombre delle primarie regional

Nel documento Toscana. Nuovi sfidanti in vecchi scenari (pagine 133-135)

di Stefano Rombi e Marco Valbruzzi1

1. Introduzione

Sebbene non coinvolgano ancora tutto il panorama partitico, le elezioni primarie rappresentano ormai una consolidata pratica del sistema politico ita- liano. Parallelamente al loro radicamento sul piano politico, esse si sono svi- luppate anche sul piano politologico, dando luogo ad un prolifico settore di ricerca2. In Italia si sono superati 1.000 casi di primarie tra i quali, com’è na- turale, oltre il 90% tenutosi a livello comunale. In questo affollato contesto, le primarie regionali costituiscono un caso assai interessante, anche perché sempre più rilevante. Escludendo le primarie online del Movimento 5 stelle (M5s), a cominciare dal 16 gennaio 2005, quando Nichi Vendola vinse le sue prime elezioni primarie contro Francesco Boccia, nel nostro paese, si so- no finora svolte 17 primarie regionali: 14 organizzate dalla coalizione di cen- trosinistra, 3 dal solo Partito Democratico (Pd). Ma è solo negli ultimi anni che la loro diffusione si è fatta più capillare. Infatti, mentre nel ciclo di ele- zioni regionali compreso tra il 2003 e il 2006 si tennero solo tre primarie e in quello 2008-2011 solo quattro, nell’ultimo ciclo (2012-2015) le elezioni primarie sono state addirittura 11, le regioni interessate hanno dunque supe- rato il 50%.

Limitando lo sguardo alle regioni chiamate alle urne il 31 maggio 2015, il candidato del centrosinistra è stato selezionato tramite primarie aperte in cinque casi su sette: Campania, Liguria, Marche, Puglia e Veneto. In Tosca- na e Umbria, invece, i quadri dirigenti della coalizione, e soprattutto del Pd, hanno deciso di sostenere i presidenti uscenti: Enrico Rossi nel caso toscano e Catiuscia Marini nel caso umbro. Queste le informazioni preliminari; più interessante è però comprendere, seppur molto brevemente, come si è arriva- ti alle primarie nei cinque casi che dovremo esaminare.

Nel loro formato idealtipico, le primarie contemplano un processo li- neare nel quale una coalizione si accorda sul metodo (le primarie, appunto), individua alcuni candidati (preferibilmente, uno per partito) e, chiusa la competizione, accetta correttamente il risultato. In diversi casi tutto ciò è sta-                                                                                                                          

1 Stefano Rombi è responsabile dei paragrafi 2 e 4. Marco Valbruzzi del paragrafo 3.

Introduzione e conclusione sono frutto di un’elaborazione comune.

2 Oltre a Valbruzzi (2005) e Pasquino e Venturino (2009), si veda in particolare il

lavoro dello standing group della Società Italiana di Scienza Politica Candidate and Leader Selection, le cui ricerche possono essere rintracciate sul sito www.cals.it.

to molto lontano dal verificarsi. In Campania, per esempio, il Partito demo- cratico, e in particolare la maggioranza guidata da Renzi, non voleva le pri- marie. Il nuovo corso democrat non sembrava avere alcuna intenzione di so- stenere colui che, a dispetto della spada di Damocle che pendeva sul suo ca- po3, avrebbe poi vinto la selezione (e in seguito anche le elezioni regionali):

Vincenzo De Luca. Il che, naturalmente, non ha potuto che avere effetti di- rompenti sul processo pre-primarie: inizialmente prevista alla fine di ottobre 2014, dopo uno slittamento in quattro tappe, la competizione si è svolta nel marzo dell’anno successivo. Nel frattempo, il Pd – meglio, la sua maggio- ranza pro-tempore – ha tentato la carta del candidato unitario, fallendo mise- ramente sia con l’ex parlamentare di Sinistra ecologia e libertà (Sel), Genna- ro Migliore (il quale, peraltro, era stato anche indicato come possibile avver- sario di De Luca alle primarie) sia con il presidente del CNR Luigi Nicolais (si veda il cap. 12).

Se le primarie campane si sono mosse su un terreno accidentato soprat- tutto – ma non solo – prima della competizione, in Liguria le fiamme della polemica sono divampate prevalentemente a urne chiuse, tra accuse di brogli da parte dello sconfitto, conseguenti denunce alla magistratura e traumatici addii al Pd. Insomma, qui una parte degli sconfitti non ha accettato l’esito della competizione e ha scelto di aderire ad una formazione politica nuova, pronta a sfidare il Pd e la sua candidata Raffaella Paita. Le primarie pugliesi, invece, hanno avuto un percorso meno tumultuoso benché, a poche settima- ne dal voto, Nichi Vendola avesse ripetutamente minacciato il ritiro del pro- prio candidato – Dario Stefàno – come conseguenza dell’annunciata alleanza di Michele Emiliano con l’Unione di centro (Udc). Rispetto al quadro appe- na descritto, le primarie marchigiane e venete sono apparse assai meno liti- giose e caratterizzate da quel che gli anglosassoni chiamerebbero gent-

le(wo)men’s agreement.

Nelle pagine successive analizziamo in profondità i cinque casi di pri- marie regionali svoltisi tra il 30 novembre 2014 e il 1 marzo 2015, impie- gando dati aggregati relativi ai livelli di partecipazione al voto e ai risultati elettorali. Il prossimo paragrafo si occupa di descrivere e, in parte, spiegare la partecipazione dei selettori, esaminando i dati su base provinciale. Il terzo paragrafo, invece, guarda ai risultati delle competizioni provando, anche in questo caso, a fornire alcuni elementi esplicativi. Il quarto paragrafo si con- centra sulla relazione tra gli esiti delle elezioni primarie e i risultati delle                                                                                                                          

3 Com’è ampiamente noto, il 21 gennaio 2015, alcuni mesi dopo aver annunciato la

propria candidatura alle primarie regionali, Vincenzo De Luca è stato condannato in primo grado per abuso d’ufficio nell’esercizio delle sue funzioni di Sindaco. Ciò, in virtù della cosiddetta «legge Severino», potrebbe condurre alla sua sospensione dalla

successive elezioni regionali. Sebbene a livello solo impressionistico, per- correndo questa via sarà possibile iniziare a comprendere se le prime abbia- no avuto, o meno, un impatto sulle seconde. Infine, seguono delle riflessioni conclusive nelle quali offriremo un primo bilancio delle primarie regionali per la tornata 2015.

Nel documento Toscana. Nuovi sfidanti in vecchi scenari (pagine 133-135)