L’analisi delle elezioni primarie può essere declinata in due modi. Da un lato, come abbiamo fatto finora, è possibile, e utile, esaminare la compe- tizione primaria in sé, senza troppo preoccuparsi delle sue (eventuali) conse- guenze sulle elezioni successive. Dall’altro lato, è sicuramente opportuno trattare le primarie come l’antefatto delle elezioni che le seguono. Se s’intende battere questo secondo terreno d’indagine, diventa essenziale esa- minare le primarie mettendole in relazione alle elezioni regionali. In questo modo, sarà possibile tentare di rispondere al seguente quesito: la competi- zione delle primarie ha una qualche associazione con la competizione delle elezioni generali? Naturalmente, individuare un nesso di associazione tra le due elezioni costituirebbe quel decisivo primo passo che potrebbe consentir- ci anche di ipotizzare l’esistenza di un’influenza delle prime sulle seconde. Le primarie, dal momento che selezionano i candidati che vi prenderanno parte, hanno una naturale incidenza sulle elezioni successive. Tuttavia, ciò a
zioni regionali, i loro risultati e le prestazioni dei candidati selezionati trami- te primarie.
L’analisi sarà articolata su due piani. In primo luogo, considereremo il tasso di partecipazione e la competitività delle elezioni primarie e le mette- remo in relazione con le prestazioni del centrosinistra alle regionali. In se- condo luogo, utilizzeremo quale variabile indipendente la percentuale otte- nuta, alle primarie, dal candidato selezionato e la metteremo in relazione con l’indice di personalizzazione (Baldini e Legnante 2000) che ha fatto registra- re alle regionali.
Per ciò che riguarda la partecipazione e la competitività, ci sembra op- portuno formulare due ipotesi alternative. Nel caso del tasso di partecipazio- ne, possiamo ragionevolmente ipotizzare una sua relazione positiva con i consensi ottenuti dal centrosinistra alle regionali. Le primarie aperte, infatti, possono costituire un importante strumento di mobilitazione, se non altro perché conferiscono a tutti gli elettori la possibilità di esprimersi. Nel caso della competitività, invece, ci aspettiamo una sua relazione inversa con i ri- sultati del centrosinistra, sia in termini di liste che di candidato alla presiden- za. Teoricamente, infatti, una primaria altamente competitiva potrebbe essere stata preceduta da una campagna elettorale divisiva e conflittuale. Ciò po- trebbe scoraggiare il sostegno verso i partiti organizzatori.
Per ciò che riguarda la partecipazione, sebbene l’aspettativa appaia ra- gionevole, conducendo l’analisi su base provinciale emerge un coefficiente di correlazione positivo (r = 0,26), ma non significativo dal punto di vista statistico. Peraltro, il risultato non cambia considerando la percentuale con- seguita dal candidato presidente del centrosinistra (invece di quella dell’intera coalizione): con un coefficiente di correlazione pari a 0,22, ma anche in questo caso statisticamente non significativo. Insomma, non è pos- sibile affermare che il tasso di partecipazione delle primarie sia associato alle prestazioni elettorali del centrosinistra alle successive regionali.
Il legame tra le primarie e le regionali non emerge neppure consideran- do la seconda variabile indipendente. L’analisi empirica, infatti, non consen- te di affermare che ci sia una relazione tra la competitività e i risultati delle elezioni regionali10. Quindi, a differenza di quanto avvenuto in altre circo- stanze (Pala e Rombi 2014), in questi casi a più alti tassi di competitività nel- le primarie non corrisponde una minore capacità del centrosinistra nell’attrarre i consensi dell’elettorato. E, naturalmente, neppure è possibile sostenere il contrario, ovvero che un’elevata competitività delle primarie sia associata a migliori prestazioni alle elezioni regionali.
10 Questo risultato non cambia utilizzando come variabile dipendente la percentuale
Ciò che invece si può sostenere è che la competitività (misurata attra- verso l’indice di Kenig) è negativamente associata con la capacità dei candi- dati alla presidenza di raccogliere voti personali. Abbiamo colto questo aspetto, ponendo in correlazione l’indice di Kenig con l’indice di personaliz- zazione. Per quanto diversi, infatti, tutti i sistemi elettorali delle regioni ita- liane prevedono la possibilità di esprimere anche un solo voto per il candida- to alla presidenza, senza necessariamente votare per un partito ad esso colle- gato. Grazie a questa caratteristica del sistema, possiamo calcolare l’indice di personalizzazione come il rapporto tra i voti ottenuti dal candidato e la somma dei voti conseguiti dalle liste in suo sostegno. Per facilitare la lettura dell’indice, si sottrare 1 al risultato della divisione. Esso è uguale a 0 quando c’è una perfetta identità tra i due totali di voto; è minore di 0 quando il can- didato ottiene meno voti delle liste che lo appoggiano; infine, è maggiore di 0 quando si verifica la situazione opposta.
Tab. 7. Indice di personalizzazione dei candidati del centrosinistra
Candidato Regione Modalità di
selezione
Indice di personalizzazione
Alessandra Moretti Veneto Primarie 0,16
Raffaella Paita Liguria Primarie 0,12
Luca Ceriscioli Marche Primarie 0,09
Vincenzo De Luca Campania Primarie 0,08
Catiuscia Marini Umbria Nomina partitica 0,05
Enrico Rossi Toscana Nomina partitica 0,03
Michele Emiliano Puglia Primarie 0,03
Fonte: Nostra elaborazione.
Tanto per cominciare, la tab. 7 indica gli indici di personalizzazione a livello regionale dei sette candidati del centrosinistra. Da un punto di vista generale, si deve innanzitutto rilevare come nessuno dei candidati abbia ot- tenuto meno voti delle liste che lo appoggiavano: tutti gli indici, infatti, han- no valori positivi. Tuttavia, l’indice di personalizzazione presenta valori solo lievemente maggiori di 0, dimostrando che nel complesso i singoli candidati non hanno offerto un contributo molto significativo al risultato del centrosi- nistra. Se guardiamo al metodo di selezione, emerge chiaramente come, con la sola eccezione di Emiliano, i candidati passati attraverso le primarie fac- ciano registrare un indice di personalizzazione più elevato rispetto a quello di Catiuscia Marini e Enrico Rossi, entrambi incumbent e ri-candidati senza misurarsi con le elezioni primarie. I primi presentano un indice medio pari a 0,1, mentre nel caso dei secondi la media si ferma a 0,04.
Scendendo al livello provinciale e limitando lo sguardo ai soli candidati selezionati tramite primarie, si conferma innanzitutto che, senza alcuna ecce- zione, i candidati ottengono più voti della loro coalizione. Anche nelle singo- le province, dunque, i candidati fanno registrare solo indici di personalizza- zione positivi. Più esattamente, il picco massimo è toccato da Paita nella «sua» provincia di La Spezia, con un indice pari a 0,21. Il valore più basso, invece, riguarda l’indice fatto registrare da Emiliano nella provincia di Lecce (0,01).
A questo punto, possiamo tornare alla nostra correlazione tra competiti- vità e personalizzazione. Come si vede dalla fig. 6, la relazione è negativa ed è statisticamente significativa (r = -0,53; p < 0,01). Il candidato, dunque, sembra essere penalizzato da una competizione primaria competitiva, nella quale la sua selezione sia qualcosa di più di una scontata legittimazione. In altre parole, quando le primarie sono combattute e non hanno un vincitore annunciato, il candidato selezionato fa più fatica ad attrarre voti personali.
Fonte: nostra elaborazione su dati ufficiali.
Fig. 6. Correlazione tra la competitività delle primarie e l’indice di personalizzazio- ne del candidato alle regionali
La terza variabile indipendente che intendiamo valutare è costituita dal- la percentuale di voti ottenuta dal vincitore delle primarie. In questo caso, l’obiettivo è comprendere se a maggiori consensi alle primarie corrisponda una migliore prestazione personale alle elezioni regionali. A questo scopo, la nostra variabile dipendente sarà, anche in questo caso, rappresentata dall’indice di personalizzazione fatto registrare dal candidato del centrosini- stra alla presidenza della Regione.
Fonte: nostra elaborazione su dati ufficiali.
Fig. 7. Correlazione tra la % ottenuta dal vincitore delle primarie e il suo indice di personalizzazione alle regionali
La fig. 7 mostra in forma grafica la relazione tra l’indice di personaliz- zazione del candidato del centrosinistra alle regionali e la sua percentuale di voto delle primarie. Come si nota, l’esame empirico restituisce un coeffi- ciente di correlazione positivo, non debolissimo, ma con una limitata signifi- catività statistica (r = 0,355; p < 0,1). Osservando con attenzione la fig. 7, emergono alcuni casi con un andamento molto diverso dalla tendenza gene-
gliesi (Foggia, Taranto e Brindisi) nelle quali il candidato ha ottenuto per- centuali molto elevate alle primarie, ma presenta indici di personalizzazione piuttosto limitati. Dall’altra parte, abbiamo, per esempio, la provincia di Treviso nella quale Alessandra Moretti ha fatto segnare un indice di persona- lizzazione ben più elevato di quanto le sue prestazioni alle primarie lascias- sero prevedere.
In definitiva, le informazioni fornite in questo paragrafo non offrono ri- sposte risolutive. Tuttavia, si tratta di indicazioni interessanti, sicuramente meritevoli di ulteriore approfondimento, sia passando dal livello provinciale a quello comunale (o, addirittura, al livello di singolo seggio) sia utilizzando strumenti più sofisticati e multivariati.