La struttura della competizione elettorale del 2015 presenta notevoli differenze rispetto a quelle precedenti sia per le modalità di selezione dei candidati sia per la natura dell’offerta politica che, mai come in questa occasione, ha risentito fortemente delle dinamiche infra e intra-partitiche a livello nazionale.
Il centrosinistra alla guida della regione dal 2005 si trovava a dover affrontare il «dopo Burlando» con l’individuazione di una candidatura sufficientemente innovativa, ma, al contempo, non di rottura rispetto all’amministrazione uscente. Il Partito democratico, il principale azionista della coalizione uscente, decideva di sottoporre alla volontà degli elettori la selezione del candidato alla presidenza ricorrendo allo strumento delle primarie di coalizione che ha visto concorrere tre candidature (sul tema si veda il cap. 6): Raffaella Paita, «renziana» e assessore uscente alle Infrastrutture e Protezione civile, Sergio Cofferati, ex leader della Cgil ed europarlamentare Pd, sostenuto dalla minoranza Dem (Pierluigi Bersani, Gianni Cuperlo, Massimo D’Alema e Stefano Fassina), da Sel e da Pippo Civati, e Massimiliano Tovo, segretario uscente dell’Udc di Genova e, successivamente, in lizza per il Centro Democratico.
L’esito delle primarie dell’11 gennaio 2015 ha influenzato significativamente il dibattito della campagna elettorale regionale a causa della reazione dello sconfitto Cofferati (24.827 voti) che non ha riconosciuto il risultato che sanciva la vittoria di Paita (28.916) e ha avviato una lacerazione insanabile interna al Pd, chiamando in causa la Commissione di Garanzia e ricorrendo ad una denuncia alla Procura per inquinamento del voto per la presenza alle urne di numerosi extracomunitari (cinesi, rom,
africani, ecc.) e di esponenti del centrodestra. Irregolarità sono state evidenziate anche dal candidato Tovo che ha ottenuto solamente 687 voti7.
Il quadro politico della formazione di centrosinistra risultava sempre più indebolito dal conflitto interno al Pd cui si sono aggiunte una serie di affermazioni della candidata in pectore riguardo un possibile accordo con la nuova entità politica denominata, «Area popolare», di centrodestra che è il risultato di un accordo a livello nazionale fra l’Udc e il Nuovo centro destra (Ncd) che avrebbe sconfessato il patto coalizionale proposto alle primarie del gennaio 20158.
Tuttavia il fatto politico ed elettorale eclatante che ha caratterizzato il dibattito politico locale e nazionale durante la campagna elettorale è l’uscita del deputato e sindaco di Bogliasco, Luca Pastorino, dal Pd e la presentazione della sua candidatura alle elezioni regionali; un atto formale che sanciva definitivamente la rottura interna al partito, percepita e dichiarata dai segretari regionale e provinciale, Giovanni Lunardon e Alessandro Terrile, come una scelta che divide la sinistra e rischiava di facilitare la vittoria del centrodestra.
Nelle settimane successive alla candidatura di Pastorino sono emerse diverse dichiarazioni, anche da parte della candidata Paita, che accentuavano ancora di più lo scontro politico a sinistra, con accuse personali e politiche sul tradimento del deputato, eletto e sostenuto alle parlamentarie del dicembre 2012 anche grazie all’apporto del governatore Burlando, e sulla sua ingratitudine nei confronti di un partito che lo ha sempre sostenuto in tutte le competizioni. Le reazioni di Pastorino sono state, invece, volte a sottolineare quanto il progetto politico avviato fosse ambizioso e coraggioso
7 Tra i casi segnalati: Alessio Saso, capogruppo in regione del Nuovo centrodestra
(Ncd), ma con un passato in Alleanza nazionale e nel Movimento sociale, che ha annunciato in consiglio regionale il suo sostegno a Paita; l'ex senatore del Pdl ed ex consigliere regionale di Forza Italia, il savonese Franco Orsi, ha fatto un endorsement a Paita di cui riconosceva il suo importante contributo al territorio; infine, anche Claudio Scajola, ex Ministro e leader di Forza Italia nel Ponente ligure, arrestato per il caso Matacena ha espresso interesse per la candidatura della giovane esponente del Pd, partecipando ad una serata, intitolata «Un progetto con Raffaella Paita». Ha suscitato, invece, stupore il sostegno esplicito a Cofferati del sindaco di Savona, Federico Berruti, renziano della prima ora, tra i fondatori dell'associazione Big Bang e già pronto a candidarsi alle primarie contro Paita, salvo poi non riuscire a raccogliere abbastanza firme.
8 Si tratta del patto firmato dalle seguenti forze politiche del centrosinistra: Centro
Democratico, Italia dei Valori, Liguria Cambia, Partito dei Comunisti Italiani, Partito Democratico, Partito Socialista Italiano, Progresso Ligure, Popolari per l Italia e delle Liste Civiche Regionali (Lavoro Salute Cultura, Liguria Viva, Noi con Claudio Burlando).
e rispecchiasse un’esigenza, ormai diffusa nel paese e nella minoranza democratica del Pd, di costituire una sinistra alternativa al partito di Matteo Renzi, raccogliendo il sostegno dei cofferatiani locali, da Rete a sinistra che comprende Rifondazione comunista, Sel, Comunisti italiani, Sinistra al lavoro e la lista del Sindaco di Genova, Marco Doria e dalla rete Tilt per l’istituzione del reddito minimo garantito. Risultava, pertanto, evidente e diffusa nell’opinione pubblica e nelle diverse forze politiche il fatto che la lista di Pastorino si proponesse come una lista anti-Pd che, al contempo, consentiva di misurare il grado di sfiducia nei confronti del partito al governo e, quindi, una prova generale per una nuova distribuzione di potere e alleanze a livello nazionale9 nel breve periodo.
Sul versante del centrodestra, l’intervento dei due leader nazionali di FI e Lega Nord (LN), Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, hanno consentito di pervenire piuttosto velocemente e con una discreta condivisione dei dirigenti di partito, all’individuazione della candidatura di Giovanni Toti, consigliere politico di Berlusconi, ex direttore del Tg4 ed europarlamentare di FI, capace di rappresentare in modo compatto la coalizione antagonista al centrosinistra attraverso un accordo che prevedeva il sostegno reciproco della Lega a Toti in Liguria e quello di Forza Italia a Zaia in Veneto.
Questa soluzione ha consentito di bloccare il crescente numero di autocandidature nel centrodestra alla presidenza della regione, iniziata già verso la fine del 2014.
La più strutturata tra le potenziali candidature è stata quella di Edoardo Rixi, consigliere regionale uscente della LN e vicesegretario federale del partito, sostenuto fortemente dalla base ligure che aveva già potuto contare sulla presenza di Salvini in Liguria per «deburlandizzare» la regione e su cui convergevano i consiglieri regionali forzisti, Matteo Rosso e Luigi Morgillo.
Il coordinatore regionale di FI ed ex governatore della Liguria, Biasotti, ha puntato e valorizzato in un incontro ad Arcore con Berlusconi la candidatura di Federico Garaventa, presidente provinciale dell’ance Genova- Assedil e titolare dell’impresa di famiglia che ad una tv locale Primocanale aveva già espresso la propria disponibilità a candidarsi, previa verifica delle condizioni politiche con gli alleati, in primis con la LN10.
9 Il dissenso interno ai democratici genovesi a poco più di un mese dalle elezioni
regionali si allargava e produceva un documento che invitava a votare secondo coscienza, firmato da oltre 200 persone, tra elettori e iscritti.
10 Tra gli altri nominativi per FI si segnalano quelle della giornalista Mediaset Ilaria
Cavo, dell’imprenditore e presidente del Ceis (Centro di solidarietà) Enrico Costa fino al manager Giancarlo Vinacci.
Infine, il sostegno del Ncd a Paita per le primarie del Pd, fortemente voluto dall’ex capogruppo in regione e segretario del partito di Imperia, Alessio Saso, dal consigliere regionale Gino Garibaldi e dal deputato Eugenio Minasso, tutti di provenienza di Alleanza nazionale, ha trovato un ostacolo da parte del coordinatore regionale Luigi Zoboli che ha chiesto ai tre colleghi “pro Paita” di dimettersi dal partito e ha confermato l’intenzione di aderire al progetto di Area popolare, divenuta parte della coalizione di centrodestra.
In conclusione, il percorso che ha portato alla definizione dell’offerta politica coalizionale ha assunto direzioni e strategie opposte tra i due principali schieramenti: il centrosinistra che, anche grazie alle primarie, avrebbe dovuto consolidare la coesione dei competitori all’inizio del 2015, si è frammentato e diviso a sinistra; il centrodestra è invece riuscito a far rientrare le prime singole candidature di FI e della LN per ricompattarsi su un unico candidato, in base al principio e all’evidenza politica ed elettorale che uniti si ha più possibilità di vincere.