• Non ci sono risultati.

I pregiudizievoli effetti delle politiche di bilancio occulte

LA POLITICA DI BILANCIO NELLA DOTTRINA ECONOMICO-AZIENDALE: RIFLESSIONI CRITICHE

5. I pregiudizievoli effetti delle politiche di bilancio occulte

Con le politiche di bilancio di tipo occulto scaturenti da interventi di tipo “soggettivo” (ovvero connessi a comportamenti “valutativi”) e da interventi di tipo “oggettivo” (ovvero connessi a comportamenti “omissivi” e “integrativi”) viene diminuito o aumentato fittiziamente il valore globale dell’azienda al fine di mostrare a terzi una situazione più sfavorevole o più favorevole della combinazione produttiva, in ogni caso diversa da quella reale.

Qualora le relative scelte conducano ad evidenziare una situazione più florida (attraverso l’annacquamento patrimoniale o, peggio ancora, la creazione di false attività o l’occultamento di passività), si manifestano conseguenze pregiudizievoli di vario ordine e grado che interessano diverse categorie di persone (Coronella, 1997, pag. 53 e segg.). I soci potenziali possono essere indotti a sottoscrivere quote di capitale altrimenti non appetibili12, con gravi rischi a carico della solidità del loro investimento ed i portatori del capitale di credito vengono stimolati a concedere nuove linee di finanziamento prive di adeguate garanzie patrimoniali13.

Un fenomeno analogo si verifica in relazione ai fornitori in sede di valutazione della solvibilità complessiva del cliente.

Vi sono poi dei soggetti – i titolari di obbligazioni convertibili – che, al tempo stesso, rivestono il ruolo di finanziatori e soci potenziali. Mentre non sussistono differenze rilevanti fra la posizione di un obbligazionista ordinario ed una banca – entrambi sostanzialmente interessati a soddisfacenti livelli di rendimento ed al recupero alla scadenza convenuta del proprio investimento – diversamente accade per le obbligazioni convertibili14. In questa circostanza l’obbligazionista può essere tratto in inganno sulla convenienza a trasformare il proprio credito in capitale di apporto, assumendosi il relativo rischio di impresa.

A differenza del socio che sottoscrive nuove azioni in rapporto ad un aumento di capitale a pagamento, l’obbligazionista è però soggetto a due tipi di effetti negativi. Il primo, comune ai soci potenziali, si concretizza nell’ottenimento di azioni “annacquate”, quindi di valore effettivamente inferiore a quello sottoscritto. Il secondo, consistente nel fatto che

12 Miglioramenti fittizi della situazione aziendale vengono talvolta operati in vista di un

aumento reale del capitale per attrarre l’interesse di nuovi soci e per giustificare la richiesta di somme aggiuntive a titolo di sovrapprezzo.

13 I finanziatori più organizzati, come le banche e gli altri intermediari finanziari, dovrebbero

svolgere approfondite indagini sull’effettivo grado di solvibilità dell’azienda. Talvolta però ciò non avviene, soprattutto quando il rapporto è consolidato da preesistenti finanziamenti, con notevoli pregiudizi a carico del finanziatore nell’eventualità in cui la situazione del cliente diventasse critica.

14 Fra l’altro, spesso i titolari di obbligazioni convertibili sono gli stessi soci, in forza del

all’obbligazionista che converte il proprio investimento vengono attribuite un numero di azioni inferiore a quello a cui avrebbe diritto in conseguenza del rapporto di cambio che può risultare “annacquato”15.

In definitiva, si assume un atteggiamento ingannevole nei confronti dei soggetti variamente coinvolti, che vengono sollecitati ad assumere decisioni e comportamenti anche marcatamente sfavorevoli.

Considerazioni differenti valgono per la compagine sociale, i dipendenti ed il fisco. I primi, nel caso in cui venga deliberata la distribuzione degli utili conseguiti in maniera fittizia, beneficiano di dividendi più elevati che si concretizzano, peraltro, in surrettizi rimborsi di quote del capitale, il quale si depaupera di conseguenza, con insidiosi riflessi sulla capacità di rinnovamento della combinazione produttiva. La quota di tali utili destinata alla capitalizzazione andrà invece ad aumentare il patrimonio, però solo nominalmente, senza un reale incremento dei mezzi a disposizione, quindi un autopotenziamento aziendale. Difatti, tali riserve hanno carattere apparente, non trovano corrispettivo in risorse reali, variamente diffuse nel capitale circolante netto, come invece avviene nei processi di riservizzazione di utili effettivamente realizzati.

Una tale situazione può deformare anche l’atteggiamento del personale dipendente. Stante l’apparente floridità aziendale, esso può infatti essere indotto a richiedere aumenti dei livelli retributivi o incentivi di natura diversa, con effetti più o meno destabilizzanti. Inoltre, si determina un incremento artificioso del reddito imponibile, quindi un maggior carico fiscale e un complessivo indebolimento delle condizioni di sopravvivenza del sistema aziendale16.

Il ragionamento cambia quando il fittizio miglioramento della situazione aziendale ha lo scopo di ridimensionare una perdita economica di rilevante entità. In tal caso, gli aspetti considerati assumono un significato diverso, poiché l’obiettivo consiste nel mostrare una situazione meno compromessa, al fine di

15 Il rapporto di cambio può essere, infatti, determinato o in base al valore di un bilancio di

funzionamento, o tramite la redazione di un bilancio straordinario. Nel primo caso si attribuisce un valore alle azioni già in circolazione rapportando il capitale netto di funzionamento ed il numero delle azioni circolanti; nel secondo, il numeratore è rappresentato dal valore economico del capitale. Com’è comprensibile, nell’ipotesi che stiamo prendendo in considerazione la scelta di un bilancio di funzionamento comporta la sopravvalutazione del patrimonio netto e, di conseguenza, del rapporto di cambio. Ma anche se la sua determinazione avvenisse tramite un bilancio straordinario appositamente redatto dagli amministratori, è chiaro che questi non avrebbero convenienza alcuna a deprimere il valore del capitale economico.

16 Gli effetti sul rapporto con la compagine sociale, i dipendenti e l’amministrazione

finanziaria rappresentano il “costo” attuale di un annacquamento di capitale. Il “costo” differito di tale operazione sarà notevolmente più oneroso, in quanto l’azienda potrebbe trovarsi quasi inconsapevolmente in una situazione di dissesto anche insanabile.

nascondere uno stato di crisi con manifestazioni preoccupanti, ma ritenuto superabile con appropriati interventi di risanamento. Comprensibilmente, non di rado ci si trova di fronte a meri artifici contabili, cioè palliativi, incapaci di evitare la dissoluzione dell’unità produttiva. Anzi, tali interventi spesso finiscono solo per ritardare l’inevitabile fallimento dell’azienda, con il risultato che, quando questo avverrà, sarà ancora più grave17.

Quando le scelte manageriali vogliono invece appalesare una situazione meno florida (attraverso la creazione di riserve occulte o, peggio ancora, l’iscrizione di false passività o l’occultamento di attività), nel caso in cui esse deprimano sensibilmente i risultati aziendali, valgono considerazioni in un certo senso opposte alle precedenti. I soci potenziali e gli obbligazionisti convertibili vengono disincentivati e i finanziatori si mostrano meno disponibili nella concessione dei prestiti, rendendo più difficile il reperimento di nuovi capitali18. L’azienda, gode di minor fiducia presso i fornitori e può subire un peggioramento delle condizioni contrattuali.

Tuttavia, se la redditività aziendale permette la formazione di riserve occulte senza un eccessivo deterioramento dell’immagine esterna, tale politica di bilancio, può condurre anche ad effetti altamente positivi per la combinazione produttiva. In primo luogo le conseguenti “riserve occulte” che si vengono a creare aumentano la capacità di fronteggiamento delle formazioni rischiose. Inoltre, tali riserve consentono l’effettuazione di politiche di stabilizzazione dei dividendi, consentendo così di suscitare una rassicurante immagine di stabilità economico-finanziaria. L’appalesamento di una situazione aziendale meno favorevole permette poi al management di contrastare meglio il rischio di eccessive rivendicazioni salariali o di altro genere da parte dei dipendenti. L’evidenziazione di risultati non pienamente soddisfacenti può anche contribuire a disincentivare l’entrata nel mercato specifico di aziende concorrenti, altrimenti attratte da un’elevata redditività. Infine, a certe condizioni può presentarsi pure un non trascurabile vantaggio di natura fiscale (ovviamente non lecito). In ogni caso però i soci vedono ridursi la rimunerazione esplicita del capitale apportato.

17 Per questo motivo in casi del genere scatta il reato di “bancarotta fraudolenta”, con le

relative aggravanti per gli amministratori.

18 I titolari di obbligazioni convertibili, a meno che la situazione aziendale non sia gravemente

lesa, avrebbero infatti convenienza a convertire il loro credito, posto che il rapporto di cambio venga calcolato sempre sulla base di un bilancio caratterizzato dalla presenza di riserve occulte. Infatti, essi riceverebbero un numero di azioni superiore a quello di loro spettanza e godrebbero di un valore intrinseco superiore a quanto dichiarato in sede di conversione. Naturalmente, per ovviare tale inconveniente – dal punto di vista dell’azienda – gli amministratori preferiscono calcolare il suddetto rapporto sulla base di bilanci straordinari volti a rivalutare il patrimonio tramite appalesamenti delle riserve occulte.

Trattando degli effetti delle manipolazioni di vario ordine e grado operabili sulle voci di bilancio occorre poi tenere presente che gli interventi di tipo occulto (valutativi, omissivi e integrativi) comportano una serie di alterazioni che producono conseguenze rilevanti in merito all’esatta applicazione di altre disposizioni civilistiche che si fondano, per l’appunto, sui valori di bilancio e che possono condurre ad un ulteriore aggravamento dello stato di inattendibilità del bilancio stesso.

Con riferimento alle società per azioni si tratta, in particolare di:

– art. 2430: formazione della riserva legale e eventuale distribuzione dell’eccedenza del 20% rispetto al capitale sociale;

– art. 2431: eventuale distribuzione della riserva sovrapprezzo azioni; – art. 2433: distribuzione degli utili19;

– art. 2433-bis: distribuzione di acconti sui dividendi;

– art. 2435-bis: possibilità di redigere il bilancio in forma abbreviata; – art. 2439: sottoscrizione e versamento di capitale da parte di nuovi soci; – art. 2442: passaggio di riserve a capitale;

– artt. 2446 e 2447: riduzione del capitale sociale per perdite (se l’intervento, magari anche in connessione ad interventi analoghi su altre voci, dovesse alterare il valore del patrimonio al di sopra o al di sotto delle soglie ivi indicate);

ed inoltre, in conseguenza della mancata riduzione del capitale sociale:

– Art. 2351: limite all’emissione di azioni senza diritto di voto o con voto limitato;

– Art. 2412: limite all’emissione di obbligazioni.

In più, gli interventi di tipo occulto comportano un’alterazione dei valori che vengono recepiti nei bilanci degli anni successivi, trascinando con sé i loro “vizi” e i relativi utili o perdite fittizi.