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DEL CONTO ECONOMICO Libero Mario Mari

6. Riflessioni conclusive

Dalla precedente analisi si evince come il fenomeno dei componenti straordinari di reddito, con il collegato trattamento contabile, si presenti quanto mai ambiguo e, comunque, poco chiaro in virtù di posizioni dottrinali e di comportamenti professionali fra loro assai distanti, registrati sia a livello nazionale che internazionale.

Pur se, probabilmente, l’eliminazione tout court dell’area straordinaria del Conto economico potrebbe non rappresentare una risposta esaustiva ai vari problemi evidenziati, tuttavia sono state risolte alcune difficoltà dovute al differente trattamento di poste della stessa natura, quali le plusvalenze e le minusvalenze da realizzo, così come è stata fornita soluzione a obiezioni mosse da studiosi circa la presenza di elementi straordinari (svalutazioni) nell’ambito della gestione cosiddetta ordinaria, pur in presenza di una “zona” del Conto economico a ciò dedicata.

La decisione è stata quella di considerare, e questo giustamente, il fenomeno dei componenti straordinari, per usare le parole di Gabrovec Mei, non aggiuntivo, ma trasversale alle diverse aree (caratteristica, finanziaria e accessoria) della gestione aziendale. Una simile decisione sarà oggetto di critiche da chi, analista, intende in qualche modo “normalizzare” il reddito, depurandolo da quegli elementi che, appunto “eccezionali”, tendono a “inquinare”, in visione prospettica, le dinamiche economiche. Tuttavia, non si può non condividere la posizione normativa, non solo perché si allinea a quanto già proposto a livello internazionale, ma anche perché permette di ridurre i margini di discrezionalità (e, a volte, l’arbitrarietà) dei redattori del bilancio; una discrezionalità che avrebbe potuto incidere negativamente sull’attendibilità dei dati, soprattutto se vista in termini comparativi.

La novità contenuta nel D. Lgs. 139/2015 ci permette di compiere un’ulteriore riflessione, legata al fatto che il contenuto del Conto economico, nella sua forma scalare (l’unica ora possibile anche a livello europeo), dopo l’eliminazione dell’appendice fiscale, avvenuta nel 2004, e dell’area straordinaria, si è ridotto sostanzialmente a due sole “zone”, di cui la prima (quella caratteristica) racchiude ben 14 poste, mentre quella finanziaria, articolata su due aggregati (“Proventi e oneri finanziari” e “Rettifiche di valore di attività e passività finanziarie”), ne contiene 5. A questo punto ci si potrebbe anche chiedere se continua a essere significativo mantenere una netta distinzione fra le due “zone”, considerato che si potrebbero ripresentare, per differenti motivi, i problemi della corretta allocazione delle componenti reddituali.

Ovviamente, ci sono coloro che non solo ritengono opportuno ma anche necessario, per una corretta analisi delle dinamiche economiche, individuare

una grandezza (reddito operativo) che sia, certa misura, indipendente dalle modalità con cui l’impresa tende a finanziarie la propria gestione. Ma ci sono anche coloro che da molti anni si pongono su posizioni differenti, basti pensare alle parole di Gino Zappa, per il quale “si hanno persino conti Profitti e perdite che rilevano in separate voci i risultati della gestione caratteristica di impresa e quelli della gestione finanziaria: si vuol giustificare il procedimento incongruo osservando che la capacità di produrre di un’impresa data non è connessa con la proporzione con la quale i fondi finanziari sono attinti al capitale proprio od al capitale di credito, oppure sono variamente e con vario esito investiti” (Zappa G., 1950, p. 608).

Ciò che è evidente, oggi, è il diverso e più complesso ruolo della gestione finanziaria, non più solo limitato al “tradizionale” finanziamento dell’attività produttiva, ma integrante il “core business” aziendale. A ciò si aggiunga il fatto, non certo trascurabile, che il dato di sintesi dell’aggregato riferito ai proventi e oneri finanziari risulta scarsamente significativo, a causa della presenza al suo interno di elementi reddituali fra loro eterogenei e spesso non correlabili.

Considerato, ormai, che la scelta a livello comunitario e nazionale è stata per la forma scalare del Conto economico con la presenza di “zone” distinte di formazione del reddito, e non intendendo mettere in discussione tale decisione, quello che è possibile richiedere è una maggiore attenzione all’informazione da fornire in Nota integrativa, magari esigendo - cosi come per i componenti “eccezionali” - una indicazione della parte dell’area finanziaria che continua ad assolvere il suo “tradizionale” ruolo, da quella che invece integra il “business” dell’azienda, non più esclusivamente produttivo.

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