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Identificazione delle salme, cimiteri di guerra e norme di inumazione

CAPITOLO II. AMMINISTRARE IL FRONTE: LA DISCIPLINA SANITARIA E MORTUARIA NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE

2.5 Identificazione delle salme, cimiteri di guerra e norme di inumazione

Le relazioni periodiche a scadenza mensile redatte dalle Intendenze d’Armata non prevedevano inizialmente una sezione dedicata all’identificazione delle salme, dei cimiteri e delle tombe sparse. Il procedimento amministrativo si andò affinando progressivamente, anche attraverso la formulazione degli elenchi delle perdite e grazie allo zelo dell’attività amministrativa degli scritturali nell’applicazione delle norme previste dalle disposizioni generali210. Tuttavia, se la redazione dell’atto di morte costituiva il documento amministrativo probatorio necessario per istruire la pratica per il riconoscimento del trattamento pensionistico alle famiglie dei caduti, l’attestazione dell’identificazione della salma, previo verbale di constatazione della morte, ovvero una dichiarazione testimoniale di riconoscimento, dovuta anche nei confronti di caduti appartenenti all’esercito nemico, ne costituivano il fondamentale presupposto giuridico. Stilato sulla base delle deposizioni testimoniali, il verbale doveva contenere i dati comprovanti la morte e i particolari relativi alla persona di cui si accertava il decesso:«In presenza di contro segnati ho constatato la morte del soldato? austriaco avvenuta in seguito a: numerose ferite d’arma da fuoco agli arti. Ferita lacera completa dell’ulna e radio. Ferita lacera estesi forme alla regione sternale, con frattura dello sterno e articolazioni costo-sternali. Frattura completa della scatola cranica, con fuoriuscita della materia cerebrale. Il cadavere è stato sepolto in una fossa nei pressi dell’attuale sede del comando del 3° Battaglione, 24° Fanteria»211. La dichiarazione testimoniale,

209 Cfr. P. MAZZOLARI, Diario (1916-1926), Bologna 1999, p. 285.

210 Cfr. MINISTERO DELLA GUERRA - Giornale Militare Ufficiale , n. 602 – Disposizioni varie –

Elenchi delle morti avvenute presso gli stabilimenti militari . – (Direzione generale leva e truppa). – 13

ottobre 1916, pp. 1595-1597; Giornale Militare Ufficiale , n. 614 – Disposizioni varie. – Comunicazioni

numeriche delle perdite di militari. – (Segretariato generale – Divisione stato maggiore) – 20 ottobre 1916,

pp. 1639-1640, Fondo Ministero della Guerra, Circolari 1915 – 1919, fasc. 1915 – 18 – 1919, AUSSME.

211 Redatto in conformità alla modulistica N. 147 del Catalogo (R. 1915) del Servizio in guerra, Parte I –

Servizio delle Truppe, Appendice II (n. 19 e seguenti), il verbale doveva riportare il corpo cui appartenevano i soldati deceduti; la specifica del luogo del decesso; il giorno, il mese e l’anno del fatto d’arme occorso scritto in lettere; l’indicazione della persona che aveva redatto il verbale; la notazione della nazionalità delle truppe nemiche e la indicazione circa il fatto se il verbale fosse stato redatto in seguito a

ricognizione dei cadaveri sul campo, ovvero se in seguito a rivista passata alla truppa dopo il fatto d’armi. Oltre i connotati del deceduto, dovevano essere indicati anche eventuali segni speciali di

riconoscimento, nel caso non fosse stato presente il piastrino e il numero di matricola del militare caduto: «Connotati: statura m. 1.70 circa; complessione: robusta; capelli: castagni; baffi: biondi; barba: tagliata

a spazzola, bionda; età approssimativa: 26 anni circa; segni speciali di riconoscimento: vestiva una giubba grigia, con mostrine verdi al bavero, senza stellette. Alle gambe calzettoni spessi di lana, verdognoli. Mancava il berretto e il pastrano. Era armato di una pistola Mauser a 9 colpi automatica e di un coltello-stiletto con guaina al fianco. Nelle tasche si è rinvenuto un piccolo portamonete di pelle contenente pochi ″Penning″ e parecchi bottoni di varia specie. Oggetti ritirati dal 48 Batt. Bersaglieri M.M.». Cfr. Verbale constatante la morte degli entrodescritti individui dell’esercito austro-ungarico avvenuta nel fatto d’armi seguito tra i reticolati delle trincee del Sackhoff, addì dal sette all’otto novembre

invece, veniva redatta su carta semplice, senza ulteriori formalità, e doveva contenere tutti gli elementi utili di fatto per dare corso alla redazione degli atti formali: «I sottoscritti Ufficiali del II° Gruppo Batterie Someggiato, compiono il dovere di riferire, a titolo di testimonianza a codesto Comando quanto segue: La mattina del 27 marzo 1916 verso le ore 5 ½ venivano trasportati da nostri soldati un Maggiore ed un Alfiere aviatori austriaci. Il primo era agonizzante ed è morto verso le 6,30, l’altro ferito, dopo essergli state somministrate le prime cure dall’Ufficiale Medico di questo Reparto, è stato trasportato in un ospedale di Campolongo. La salma del Maggiore è stata ricuperata e piantonata in una stanza della villa, alloggio ufficiali del Gruppo, e sepolta stamane alle 8,30 nel cimitero di Alture»212. Gli ufficiali medici delle unità sanitarie incaricati dai comandi di appartenenza di provvedere alla ricognizione del campo di battaglia, davano luogo, anch’essi in carta semplice, ad una dichiarazione medica circostanziata, di carattere medico-legale, che conteneva tutti gli elementi desunti dal turno di ricognizione effettuato: «Alle ore 21.30 del giorno 11 corr. mi sono recato per ordine di questo Comando e dietro richiesta dei RR.CC. sulla sponda destra dell’Isonzo, all’altezza della galleria ferroviaria di Zagora e vi ho trovato un cadavere in stato di avanzata putrefazione. Giaceva bocconi sulla sponda; di indumenti aveva una maglietta sottile, alcuni brandelli di calzoni e un paio di scarpe nere; al di sopra della maglia, attorno al torace, una cintura costituita di cuscinetti, alla quale era annodata una grossa fune, che terminava in un laccio dell’apertura di circa cm. 70. Dalla cintola pendeva una fondina contenente una pistola carica. Rimosso il cadavere che non presentava alcun segno di riconoscimento, si potè constatare che la faccia aveva perduto l’aspetto umano, che la pelle, in parte cedeva all’osso, in parte asportata, lasciava trasparire le sottostanti sporgenze scheletriche, che il cranio aveva perduto tutto il cuoio capelluto. Il torace, l’addome e gli arti superiori erano rigonfi per imbibizione, ma non avevano nessuna lesione degna di nota. Dato lo stato di avanzata decomposizione del cadavere, da cui esalava un odore fetido, fu solo possibile identificare il sesso (maschio); e per l’assenza di qualsiasi documento personale, impossibile determinare l’età e le condizioni del medesimo. Altrettanto difficile riesce il determinare la causa della morte, la quale si può ritenere risalga ad una settimana circa ed avvenuta con probabilità in seguito ad asfissia per annegamento [firmato Il Tenente Medico…]»213. Non erano rari i casi in cui gli organismi sanitari impegnati al fronte che inoltravano le carte dei deceduti alla Direzione generale leva e truppa del Ministero della guerra omettessero poi di redigere il formale atto di morte, adducendo a ragione del disservizio amministrativo la debolezza, l’inconsistenza o l’inammissibilità di uno o più elementi probatori di identificazione: «Unitamente ai Registri degli atti di morte di questo Ospedale inviati con elenco N° 588, si ha l’onore di trasmettere a codesto Ministero i verbali, corredati dalle relative pratiche, di otto militari deceduti al

millenovecentoquindici, Sackhoff 8 novembre 1915» ; cfr. S.Ten. Medico Mario Faberi, in seguito a

ricognizione dei cadaveri sul campo, sulla deposizione dei testimoni, soldato Luigi Boffi e soldato Giuseppe Speroni; 24° Reggimento Fanteria, 3° Battaglione, Caduti prima guerra mondiale, Cart. atti verbali vari 652001-652200, Fasc. Ricognizione dei cadaveri sul campo, AAO - COGOC.

212 Cfr. II° Gruppo Batterie Someggiato, Oggetto: Dichiarazione testimoniale circa la morte del Maggiore

austriaco Innowich, Alture 28 marzo 1916; II° Battaglione Someggiato, Caduti Prima guerra mondiale,

Cart. Atti Verbali vari, Fasc. Atti di morte, AAO - COGOC. In calce al documento, sul margine sinistro del foglio, vergata in lapis di colore rosso la dizione: «Dato corso all’atto di morte».

213 Cfr. 66° Reparto Someggiato, 8a Sez.ne Sanità, Oggetto: Dichiarazione medica, Zona di guerra 12

luglio 1917, Caduti Prima guerra mondiale, Cart. Verbali militari ignoti 651801-652000, fasc. 66° Reparto

Lazzaretto dei quali non si è creduto opportuno redigere regolare atto di morte. Detti militari pervennero già morti al Lazzaretto nel periodo in cui maggiormente infieriva l’epidemia colerica, ed erano sprovvisti di regolari documenti accompagnatori. Per alcuni di essi non è stato possibile conoscere neppure il solo nome, per altri invece si sono raccolti alcuni dati dalle piastrine di riconoscimento o da qualche lettera trovata loro addosso, dati che non parvero a questa Direzione sufficienti per la compilazione dell’atto di morte, costituendo la piastrina di riconoscimento, trovata addosso ad un cadavere, troppo incerto indizio, data la facilità con cui gli ammalati sogliono scambiarsi reciprocamente gli indumenti ed indossare giubbe di altri militari trasportati assieme ad essi e scaricati in altri ospedali. Pertanto questa Direzione, ricevuti opportuni verbali dagli Ufficiali medici di guardia ne trasmise le copie con lettera di schiarimento ai reggimenti mobilitai di quei militari di cui si aveva incerta nozione del reparto di appartenenza o dalla piastrina di riconoscimento, o dal numero figurante sul berretto (anche questo molto facilmente scambiabile), mentre trasmetteva alla Direzione di Sanità del II° Corpo d’Armata mobilitato le copie dei verbali dei militari di cui non si avevano indizi del Corpo cui appartenevano: il tutto per le necessarie indagini. Fino a questo momento però non sono pervenute a questo Ospedale dai Comandi suddetti, risultanze sufficienti a provare che i cadaveri in questione fossero proprio quelli dei militari nominati nei verbali, per cui a norma delle prescrizioni di codesto Ministero riguardo agli atti di morte, vengono trasmessi a codesto Superiore Dicastero che ha maggiori possibilità per accertare e risolvere le annesse pratiche [firmato Il Direttore dell’Ospedale…]»214. Le salme dei caduti venivano sistemate a cura dei commilitoni in cimiteri improvvisati. I soldati stessi, infatti, attraverso il coordinamento dei cappellani militari, erano i primi ad occuparsi dei compagni caduti, preoccupandosi delle onoranze funebri215, del decoro da conferire ai tumuli216, della manutenzione dei cimiteri217, della

214 Cfr. Ospedale da Campo 230, N. 891 di protocollo, Oggetto: Defunti sconosciuti, addì 15 marzo 1916,

Caduti Prima guerra mondiale, Cart. Verbali militari ignoti 651801-652000, Fasc. Ospedale da Campo 230, AAO - COGOC. La prassi amministrativa della mancata redazione dell’atto di morte, attesa la scarsa attendibilità e veridicità dell’identità del caduto attribuita attraverso la piastrina di riconoscimento o di altre concause che potevano rendere dubbia ed incerta l’identificazione del deceduto, costituivano una pratica reiterata e costante delle unità sanitarie di prima linea, che rimettevano così ogni ulteriore indagine e responsabilità di natura amministrativa al sovraordinato Comando d’appartenenza: «Il giorno 12

corrente nella sala di ricezione di questo Ospedale moriva un militare che dal biglietto di entrata risultava essere il soldato Daldin Alberto del 55° Fanteria. Detto soldato era giunto a questo Ospedale lo stesso giorno 12, in condizioni gravissime, per cui non potè essere interrogato, unitamente a numerosi ammalati che venivano trasportati dalle zone del Monte Sabotino, S. Floriano ecc su carrette ed autocarri i cui conducenti neppure erano in grado di fornire esatte indicazioni sulle persone dei singoli infermi avendoli raccolti lungo il tragitto Questa Direzione pertanto, dato l’inconveniente altre volte verificatosi di scambio e perdita di carte di traslocazione, biglietti di entrata all’Ospedale, piastrine di riconoscimento e simili documenti, durante il trasporto di militari morti o moribondi, anziché compilare regolare atto di morte crede più opportuno limitarsi a trasmettere l’annessa copia del verbale esteso dall’Ufficiale Medico di guardia che constatò il decesso, sulla scorta del quale cotesto Comando potrà eseguire quelle indagini che crederà più opportune e che questa Direzione si trova nell’assoluta impossibilità di compiere [firmato Il Direttore dell’Ospedale S. Mendes]». Cfr. Ospedale da Campo 230,

N. 837 di protocollo Ris., Oggetto: Decesso del militare Daldin Alberto, addì 30-11-1915, indirizzato al

Comando del 55° Fanteria Zona di Guerra, Caduti prima guerra mondiale, Cart. Verbali militari ignoti 651801-652000, Fasc. Ospedale da Campo 230, AAO - COGOC.

215 «Domattina alle ore 8 avranno luogo i funerali del Tenente: POLI sig. NICOLA del 9° Artiglieria da

Fortezza deceduto l’11 corr. a Passo Buolo in seguito a ferite riportate in combattimento. Presteranno la scorta di onore due Plotoni del Battaglione Alpini Val D’adige. Sarà direttore del corteo un Tenente dello stesso Battaglione. Codesto Comando provveda per l’invio di almeno 1 Ufficiale di grado uguale od inferiore a quello del defunto. La salma muoverà dall’Ospedale da Campo 029. = Il Comando del

numerazione delle tombe e della registrazione dei deceduti: «Nei primi tempi della guerra quando, per ragioni espressamente igieniche, alcuni ospedali da campo dovettero, di urgenza, impiantarsi in località molto lontane dai centri abitati e quando, d’altra parte, l’imperioso bisogno di inumazione dei deceduti in detti ospedali, prospettava la necessità dei cimiteri, si ricorse addirittura alla improvvisazione di essi. Fu così che per il nostro Lazzaretto fu assegnata un’area più o meno vasta di terreno con un recinto di filo spinato. Colà cominciai a seppellire i morti e poiché, proprio là, sarebbe dovuto sorgere un nuovo cimitero, sin dal primo giorno, passai alla sommaria sistemazione di esso. L’area assegnata fu divisa in dodici piccole zone per il seppellimento dei cadaveri ed in un viale centrale con relative piccole strade che correvano, longitudinalmente, fra una zona ed un’altra. Fui, poi, scrupoloso circa la decente inumazione dei morti; infatti per quanto si fossero dovute adattare le esequie alle esigenze della guerra, chiesi ed ottenni dalla Direzione dell’Ospedale che, per ogni accompagnamento funebre, vi fosse stato un picchetto d’onore, badando, soprattutto, che non fosse mancata mai una corona di fiori ch’io facevo preparare da un soldato molto abile. Ogni morto veniva rinchiuso in cassa d’abete e nella stessa cassa avevo cura di porre una boccetta di vetro, suggellata con gesso, e contenente una piccola targa con tutte le indicazioni e le generalità del morto stesso. Su ogni fossa, poi, feci collocare una croce in legno con targa di zinco nominativa. Quando, finalmente, il numero impressionante dei quotidianamente deceduti nell’Ospedale cominciò a decrescere e l’ufficio di assistenza e di amministrazione ai Sacramenti venne alleviato, avendo un po’ di libertà, pensai espressamente al cimitero. Per domanda inoltrata al Comando del Genio della 2aArmata, ottenni che al cimitero venisse costruito un muro di cinta, a gettata di cemento; ciò che fu fatto in pochi giorni anche perché i materiali

Battaglione Alpini Val D’adige provvederà pure per l’invio di 8 portatori per il trasporto del feretro al Camposanto. Il Maggior Generale Comandante del Presidio fo Luigi Rossi». Cfr. COMANDO PRESIDIO

MILITARE DI ALA, N° 25 prot. Pres. …. 12 giugno 1916, OGGETTO: Funerali del Tenente POLI sig.

NICOLA, Fondo B-4 CARTEGGIO COMANDI DI DIVISIONE 1912 – 1922, b. 393, fasc. 11 ″ Morti,

feriti, dispersi e disertori ″, AUSSME.

216 «Molti sono i nostri fratelli che riposano nei cimiteri militari della Zona del Corpo d’armata, e molti

quelli che riposano nei piccoli cimiteri civili. In alcuni di essi, però le tombe non sono tenute con quel decoro che è indice di riconoscenza per chi tutto diede per la grande causa. Non è difficile e gravoso ad ogni comandante di Presidio, specialmente nelle piccole località dove il contatto con le autorità civili ed ecclesiastiche del luogo è più facile, assolvere degnamente il pietoso incarico di provvedere, coi mezzi che sono sempre a portata di mano di chi ha buona volontà, affinché le tombe siano degne di coloro che racchiudono. = L’Ufficio notizie del Comando di Corpo d’armata ha già replicamente dato le direttive. – I mezzi necessari, la mano d’opera adatta si trova nel nostro soldato. – Con zolle, pietre convenientemente lavorate, pianticine sempre verdi, fiori rustici, tutti assolveranno il loro compito di pietà verso chi non è più». Cfr. COMANDO DEL X° CORPO D’ARMATA – Stato Maggiore, N° 1993 di prot. Serv., GRIES (Bolzano) 13 Luglio 1919, OGGETTO: Custodia decorosa dei cimiteri militari e delle tombe di militari sepolti nei cimiteri civili nella zona del Corpo d’Armata, Fondo E-1 CARTEGGIO

SUSSIDIARIO ARMATE, Cart. 56, AUSSME.

217 «I lavori di sistemazione del Cimitero di Agordo sono alla fine; giornalmente lavora una squadra del

II° battaglione del 135° fanteria colà dislocato; tutte le tombe saranno sistemate in settimana. Questo Comando inviò, al Comando di presidio di Agordo 12 croci per sostituire quelle avariate e indecorose; altre ne sono in costruzione per collocarle sulle tombe di 11 caduti austriaci sepolti fuori del cimitero di Agordo. Si pregherebbe, cotesto Comando, di fornire, se è possibile, 50 targhette sagomate, che debitamente scritte, saranno messe a sostituire quelle provvisorie collocate per identificare i caduti. Non risultano, a tutt’oggi, a questo Comando, altre tombe sparse di soldati nostri o nemici da sistemare». Cfr.

COMANDO DELLA 1^ DIVISIONE – Stato Maggiore, N° 597 di Prot. P., 25 dicembre 1918,

OGGETTO: Cimiteri = Lavori in corso, Fondo B-4 CARTEGGIO COMANDI DI DIVISIONE 1912 –

occorrenti erano già pronti per la costruzione di caverne nella collina di Monticelli, prossima al cimitero. Alla manutenzione del cimitero stesso furono addetti due soldati che, ogni giorno, erano là per la sistemazione delle tombe e per la formazione di piccole aiuole. Per la ricorrenza del 2 novembre feci costruire, a mie spese, in detto cimitero, un piccolo monumento in cemento con lapide in marmo, sulla quale cercai di esprimere tutta l’ammirazione e tutta la accorata tenerezza per quanti avevan dato il gran bene della vita per la Patria. La commemorazione del 2 novembre avvenne con l’intervento degli ufficiali e soldati del Lazzaretto ed io non dirò mai il magnifico significato di quell’ora di dolore e di rimpianto, così viva e sempre parlante al mio cuore, quando tra il rombo delle artiglierie ed il sibilo dei proiettili nemici, l’anima di tutti si inchinava al grande sacrificio di quelle vite ed alla gloria di quelle anime così devote a Dio e alla Patria. Occorreva, intanto, un mezzo sicuro per il riconoscimento e l’indicazione dei milleduecentonovantotto morti che avevo inumato dall’agosto al dicembre, e ricorsi perciò alla compilazione di una rubrica generale, seguendo un metodo molto chiaro per il riconoscimento delle tombe. Infatti alla rubrica venne annessa la pianta del Cimitero (lavoro eseguito da persona tecnica) sulla quale tutte le tombe vennero divise in gruppi ed ogni tomba fu numerata, e corrispondente a quel gruppo ed a quel numero si trova, con tutte le altre indicazioni, il nome e cognome del soldato defunto.[…] Quando nel 1916 l’Ospedale si spostò in altra località, poiché non potette usufruire del cimitero civile per la inumazione dei morti, perché troppo angusto, dovette ricorrere alla improvvisazione di un secondo cimitero, per il quale ho poi tenuto lo stesso metodo e la stessa cura che avevo avuto per il primo»218. Ogni Armata impiegata sul campo di battaglia, dunque, si occupava dei propri caduti e dei propri cimiteri secondo un’ampia discrezionalità conferita ai rispettivi comandanti. La prescrizione dell’Intendenza Generale, infatti, indicava i criteri generali con cui dare luogo alla sepoltura dei caduti e all’approntamento dei cimiteri, ma, sebbene disciplinasse il servizio sotto il profilo squisitamente normativo, attribuiva piena discrezionalità di procedura alle Armate e ai Corpi d’Armata sulle concrete modalità di intervento che, ancora una volta, chiamavano direttamente in causa i cappellani militari: «Al Matassone (Vallarsa) nel Vallone Boneti (Carso) cercai di riordinare, sistemare i piccoli cimiteri e gruppi di tombe sparse, riparando in qualche modo alle continue offese delle artiglierie nemiche. Dal V Corpo d’Armata, ebbi il pietoso incarico di fare una relazione sulle tombe sparse di Val Posina – Val Sorapache – Monte Pruch – Passo delle Lucche – Val Corvi – Malga della Rastra ecc… più tardi quello della sistemazione dei cimiteri nella Zona Pasubio – Alpe Cosmagnon – Lora – Pietra la Favella. Sistemai in breve il cimitero della Valtellina (Lora), quello dell’Imbuto, del Panettone basso e medio (Alpe Cosmagnon), il cimiterino del Coston delle Bombarde (Pasubio). Non fu possibile sistemare definitivamente il cimitero della Brigata Liguria (Pasubio), essendo esposto più degli altri al tiro delle artiglierie nemiche che battevano in quei giorni la celletta 2081. Inviai dettagliate relazioni con fotografie. Dal X° Corpo d’Armata ebbi parimenti l’incarico di fare una relazione del cimitero Militare di Tobba (Dobbiaco) che inviai accompagnata da una pianta topografica, dalla fotografia con elenchi dei sepolti divisi per nazionalità. Tutti i soldati del mio Reggimento, morti nel settore di Vallarsa, di Val Posina, del Pasubio, dell’Alpe Cosmagnon, ebbi cura di farli seppellire in cimiteri di retrovia e di ciascuno

218 Cfr. Don Luigi De Nicolellis, Ospedaletto da campo N. 319, Relazione, dicembre 1918, Relazioni

Pastorali, b. 3, fasc. 18, ASOMI. Carta manoscritta su 15 pagine, senza numero di protocollo, in arrivo all’Ufficio del Vicario Castrense.

posso indicare il luogo della sepoltura»219. Lo zelo dei cappellani militari e degli stessi commilitoni talvolta si estendeva ben oltre le fredde prescrizioni tecniche della circolare: «Questo Reggimento ha avuto sempre un culto speciale per i morti e ciò lo dimostrano