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Le salme militari italiane in Europa: il caso francese e albanese

CAPITOLO III. SALME E AMMINISTRAZIONE MORTUARIA NEL DOPOGUERRA

3.5 Le salme militari italiane in Europa: il caso francese e albanese

Al termine del conflitto, la rappresentanza militare italiana a Parigi fu incaricata dall’Esecutivo, per il tramite della Commissione nazionale, di occuparsi della questione relativa alle salme dei caduti militari italiani in Francia404. In tal senso, essa ricevette

403 La politica delle grandi concentrazioni di salme voluta dal Faracovi azzerava di fatto le richieste di

restituzione dei resti mortali dei caduti, al punto che la stessa stringente normativa per la restituzione del corpo alle famiglie che ne avevano fatto richiesta poteva dirsi ormai superata e tale da non dover più disporre formalmente di ulteriori proroghe di legge, sì da considerare dunque ogni nuova ed eventuale richiesta avanzata dalla famiglia di origine di un caduto alla stessa stregua di una comune persona fisica deceduta per cause ordinarie: «Con molta frequenza vengono presentate in Prefettura domande per

trasporto di cadaveri fuori comune insufficientemente o irregolarmente documentate, per cui si verificano inconvenienti. Ad evitare irregolarità e ingiustificate pressioni, ho disposto che non si dia corso alle domande, che non siano regolarmente documentate come appresso: Chiunque chiede il trasporto di un cadavere fuori del territorio del comune dove avviene il decesso deve presentare la domanda in carta da bollo corredata dei seguenti documenti: a) atto di morte; b) certificato dell’ufficiale sanitario, il quale deve attestare che la causa della morte non è dovuta a malattia contagiosa, - indicando la malattia specifica, che all’epoca e nel luogo del decesso non dominavano malattie contagiose, e che si è soddisfatto alle misure di precauzione prescritte negli art. 31 e seguenti del regolamento di polizia mortuaria del 25 luglio 1892 n.o 448; c) ricevuta di un ufficio del registro dalla quale si rilevi il

pagamento della tassa di concessione governativa in L. 180,50; d) foglio di carta da bollo da L. 3 per il rilascio del decreto. Prego segnare ricevuta della presente e darne comunicazione all’ufficio sanitario, assicurandone adempimento. Il Prefetto – DE BIASE». Cfr. BOLLETTINO AMMINISTRATIVO

DELLA R. PREFETTURA E DELLA AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI SALERNO, ANNO XVI. N. 31, 1-10 novembre 1929 – a. VIII, 314. Trasporto di cadaveri (C. 31 ottobre 1929 n. 41925 ai

Podestà e Commissari Pref. dei comuni della Provincia), p. 395.

404 La sistemazione dei cimiteri militari italiani in Francia era stata avviata già a partire dall’agosto del

1919, mediante l’impiego di battaglioni di lavoratori destinati a raccogliere le ossa dei caduti militari italiani in terra francese. In tal senso, il Ministero della guerra determinò di stabilire in Francia «3 centurie

di uomini ciascuna = con mezzi di trasporto e congrue dotazioni di vestiario e di attrezzi». Il battaglione

era posto alle dirette dipendenze dell’Ufficio dell’addetto militare italiano in Francia e aveva la sua sede di comando nella località di Espernay, mentre le centurie vennero dislocate rispettivamente allo Chemin des Denes, a Chamouzy e in una località delle Argonne che avrebbe dovuto individuare lo stesso Ufficio dell’addetto militare. L’Ufficio veniva dunque investito della costituzione del battaglione, con l’avvertenza che il personale sarebbe stato tratto da quello dipendente dalla base di Lione e fra i militari appartenenti alle classi di leva più giovani, possibilmente il 1898 e il 1899. Per i materiali eventualmente non disponibili presso la base di stanza a Lione, l’addetto militare avrebbe dovuto inoltrare una richiesta diretta alle competenti Direzioni generali del dicastero. La Direzione generale della sanità militare avrebbe invece comunicato direttamente all’addetto militare in Francia le sue direttive in merito alla sistemazione dei cimiteri (cfr. MINISTERO DELLA GUERRA, DIVISIONE S.M. Sez. 3/a, N. 13240 di prot., Roma,

28 agosto 1919, OGGETTO: Battaglioni lavoratori per la sistemazione dei nostri cimiteri in Francia,

Fondo L-3, Studi Particolari, cart. 260 (già 262), fasc. 1. – Cimiteri – Caduti, l. Francia, AUSSME). L’istituzione del servizio stabilito dal Ministero della guerra traeva origine da una comunicazione del Consolato italiano in Francia del maggio del 1919, nella quale il console Mazzuchi segnalava al generale Cavallero, capo della Sezione Italiana del Consiglio Supremo di Guerra, la situazione delle sepolture italiane in Francia. Nella nota consolare Mazzuchi evidenziava che «le Autorità militari Francesi stanno

ora riunendo in cimiteri creati appositamente le Salme sparse a gruppi od isolate nelle campagne e nei boschi; mi permetto proporre alla S.V. a volersi compiacere esaminare se non sarebbe il caso, che si facesse lo stesso anche da parte nostra pei nostri militari. Le Tombe nostre si possono dividere in /: A. Tombe raccolte in Cimiteri Civili; B. Tombe raccolte in Cimiteri Militari; C. Tombe raccolte in piccoli gruppi nei boschi o nella campagna; D. Tombe isolate completamente in mezzo ai boschi o nella campagna. Queste ammontano a più di 150. Io proporrei che le prime fossero lasciate tali quali, le seconde pure, quando il cimitero offrisse garanzie di conservazione, ciò che nel maggior numero di casi

numerose liste di deceduti e delle piante topografiche indicanti i cimiteri di guerra disseminati sul territorio francese405. Anche il generale Albricci, comandante del II Corpo d’armata, sostenuto dall’iniziativa del console di Reims che intendeva onorare le tombe dei militari italiani nel dipartimento della Marna, nel dicembre del 1918 richiese all’addetto militare italiano406 di stanza a Parigi di promuovere delle analoghe iniziative. Comitati di notabili italiani sorsero su tutto il territorio francese: il 10 marzo del 1919 erano formalmente costituiti il comitato di Nantes, presieduto dall’agente consolare; il comitato di Saint-Etienne, presieduto da Matteo Reyneri; il comitato di Lione, presieduto da Evasio Bruno; il comitato per la conservazione delle tombe di Digione e il comitato per il dipartimento della Marna, sotto la direzione del console italiano a Reims. Erano inoltre sul punto di costituirsi i comitati di Montpellier, di Narbonne e di Tolosa407. Per

non è. In quanto alle categorie C e D converrebbe trasferirle, sia nei cimiteri militari o civili più vicini, oppure, istituire due cimiteri dove potrebbero essere raccolte tutte le Salme dei nostri Eroi. Questi due cimiteri potrebbero costituirsi, uno nella vallata nell’Ardre e l’altro nei pressi di Bligny, sulla cresta sopra Pargny-Coulonnes, che bene in vista della pianura e della stessa città di Reims, rimarrebbe a ricordo imperituro dell’opera prestata dai Soldati Italiani. Questi due cimiteri raccoglierebbero le salme dei caduti nelle rispettive vicinanze». Il console avvertiva inoltre che il trasferimento delle tombe italiane

doveva essere fatto il più presto possibile, «per potersi servire dell’opera dei soldati italiani, mentre questi

sono ancora in Francia», e chiedere la disponibilità di un camion e di una vettura per i necessari trasporti

e trasferimenti, sottolineando come il sottotenente Chiassarini avesse già preso gli opportuni accordi con lo Stato maggiore del 12° Corpo d’Armata francese, per l’accantonamento e il vettovagliamento del plotone a Chambery, «luogo centrale per diramarsi in tutto l’antico settore italiano e dove sono le nostre

tombe» (cfr. CONSOLATO DI S.M. IL RE D’ITALIA MARNE – AUBE – ARDENNES, Nro: 3413, Epernay, 19 maggio 1919, ivi).

405 Cfr. Dossier «Sistemazione delle salme inumati in Francia», Nota n. 210 del Comando del II Corpo

d’armata al Comando della Brigata mista, Fondo L3, Studi Particolari, Cartella 260 (già 262), AUSSME.

406 Per un primo inquadramento sul ruolo e l’attività degli addetti militari italiani all’estero, figure chiave

per orientare le scelte di politica estera del Paese e per le informazioni che essi inviavano regolarmente ai vertici militari, politici e istituzionali della madrepatria, v. F. ANGHELONE, A. UNGARI (a cura di), Gli

addetti militari italiani alla vigilia della Grande Guerra 1914 – 1915, Rodorigo Editore, Roma 2015.

407 Lo scopo di questi Comitati era di onorare le tombe dei caduti italiani nel dipartimento della Marna e,

in tale ottica, era sorta l’idea dell’Opera Nazionale per le tombe dei soldati d’Italia morti in Francia, le cui finalità erano appunto «di provvedere alla conservazione ed alla manutenzione delle tombe dei nostri

militari morti sul suolo francese; non soltanto quelle dei militari del II° Corpo d’Armata caduti in combattimento, per i quali un lavoro veramente prezioso di segnalazione è già stato compiuto dal Comando, ma anche quelle dei militari dello stesso Corpo morti in formazioni sanitarie fuori dalla zona delle operazioni e in genere nell’interno della Francia, e infine quelle dei militari di qualsiasi altra nostra unità, i quali siano caduti in una delle offensive nemiche della primavera dell’anno decorso, oppure siano morti per causa dipendente dal servizio». Le risorse raccolte dalla pietà dei concittadini e dei commilitoni

avrebbero avuto «la destinazione voluta dagli oblatori» e l’opera avrebbe dovuto provvedere a tutto quanto concerneva la manutenzione delle tombe, ma non alle spese relative all’acquisto delle aree o ai lavori necessari per il loro primo adattamento, essendo queste state assunte dal governo francese con la legge del 29 dicembre del 1915 che, al riguardo, così recitava all’articolo 6: «Les dépenses d’acquisition,

d’occupation, de clôture et d’entretien des terrains nécessaires aux sepultures visées par la présente loi sont à la charge de l’Etat. Toute fois l’entretien de ces sepultures pourra être confié, sur leur demande, soit aux municipalités, soit à des associations réguliérement constituées, tant en France que dans les pays alliés, suivant convention à intervenire entre elles et le Ministère de la Guerre». L’organizzazione

dell’opera, dunque, avrebbe fondamentalmente poggiato sull’attività dei comitati locali, costituiti di norma presso ciascun Regio Consolato o presso ciascuna Regia Agenzia Consolare e, nei Consolati di troppo vasta giurisdizione e nel territorio dei quali si trovassero disseminate molte tombe, per il tramite dei dipartimenti. Il Regio Console avrebbe avuto l’incombenza della direzione dei comitati, lasciando alla sua discrezionalità anche la facoltà di stabilire se fosse sufficiente l’opera di di un solo comitato, o se fosse stato necessario costituirne di aggiuntivi in quelle località dove il numero dei caduti e delle tombe fosse stato particolarmente elevato. Ai sensi dell’articolo 6 della legge francese, sarebbero stati poi i comitati stessi a stipulare preliminarmente con il Ministero della guerra francese gli opportuni accordi, affinché

organizzare al meglio le sepolture italiane in Francia, l’Ambasciata italiana a Parigi suggerì al governo di adoperarsi per un’intesa con quello francese, al fine di ottenere una convenzione analoga a quella franco-inglese formalizzata nel novembre del 1918408. Il governo italiano assunse la decisione di costruire due cimiteri militari, quello di Bligny, nella valle dell’Ardre, e quello di Soupir, nella valle dell’Aisne, sorti sugli stessi luoghi dove i militari del II Corpo d’Armata caddero in battaglia409. Contrariamente al criterio adottato dai francesi e dai britannici, i quali impiegarono rispettivamente i prigionieri di guerra tedeschi e la manodopera cinese, la sezione italiana del Consiglio supremo italiano di Versailles dispose che l’Ufficio stralcio di Lione costituisse un gruppo di

fosse loro riconosciuto «il diritto di vegliare alla conservazione delle tombe e di essere consultai

preventivamente in merito ad ogni deliberazione che le Autorità locali intendessero adottare a tale riguardo». Cfr. REGIA AMBASCIATA D’ITALIA, Ufficio dell’Addetto Militare, L’OPERA NAZIONALE PER LE TOMBE DEI SOLDATI D’ITALIA MORTI IN FRANCIA, Parigi, 10 marzo 1919. Il

documento, a firma dell’addetto militare, il generale Brancaccio, è allegato alla lettera di trasmissione indirizzata dallo stesso addetto militare «A S.E. IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL’ESERCITO

Hôtel Edouard VII», con mittente R. AMBASCIATA D’ITALIA UFFICIO DELL’ADDETTO

MILITARE N° 4692/A, Parigi, 18 marzo 1919, Fondo L3, Studi Particolari, Cartella 260 (già 262), 1. – Cimiteri – Caduti, l. Francia, AUSSME.

408 «Facendo seguito a precedenti comunicazioni, invio a codesto on. Dicastero il testo dell’accordo

stipulato il 26 novembre u.s. tra la Francia e l’Inghilterra sulla sistemazione delle tombe dei militari britannici in territorio francese, e reso esecutivo con decreto del Presidente della Repubblica in data 22 corrente. Non ho certo bisogno di far presente a Vostra Eccellenza tutta l’urgenza di provvedere, anche da parte nostra, ad una razionale e decorosa sistemazione delle tombe dei nostri militari caduti sul suolo francese. Quotidianamente giungono rapporti dei consoli che segnalano il pericolo di un ulteriore

indugio» (Cfr. DELEGAZIONE ITALIANA AL CONGRESSO DELLA PACE, N. 4731/A, Parigi, 31

marzo 1919, Nota diretta da S. E. il Conte Bonin al R. Ministro dell’Interno circa la questione della sistemazione delle tombe dei nostri militari caduti sul suolo francese, Fondo L3, Studi Particolari, Cartella

260 (già 262), 1. – Cimiteri – Caduti, l. Francia, AUSSME). A seguito della missiva, nel giugno dello stesso anno, il Consiglio Supremo di Guerra affidò all’addetto militare italiano in Francia «la trattazione

di tutte le pratiche inerenti alla riunione in cimiteri dei resti degli Italiani morti in Francia e nel Belgio, alla eventuale costituzione dell’ossario dei caduti in Francia, alla erezione dei monumenti commemorativi già progettati e alla direzione dei conseguenti lavori» (cfr. CONSIGLIO SUPREMO DI GUERRA

SEZIONE ITALIANA, N° 12176 di Prot., Versailles, 11 Giugno 1919, OGGETTO: Cimiteri degli italiani

caduti in Francia, ivi).

409 L’Italia partecipò alle operazioni sul fronte francese con il II Corpo d’ Armata, comandato dal generale

Albricci, nel periodo conclusivo della guerra, dall’aprile al novembre del 1918. Il II Corpo d’Armata, costituito dalla 3a Divisione (Brigate «Napoli» e «Salerno»); dalla 8a Divisione (Brigate «Alpi» e

«Brescia»); dal IX Raggruppamento Artiglieria Pesante Campale; dal XIII Reparto d’Assalto; dal II Gruppo «Cavalleggeri Lodi» e dalle Truppe del Genio e Servizi, partecipò ai combattimenti difensivi nel settore dell’Aisne apportando un notevole contributo alla resistenza alleata in quel settore durante quella che fu definita la seconda battaglia della Marna ed alla successiva controffensiva dell’Intesa, che fiaccò definitivamente ogni velleità offensiva dei tedeschi. In questi combattimenti il II Corpo subì gravissime perdite, valutate in circa 10.000 uomini tra morti e feriti, corrispondente a circa un terzo dei suoi effettivi. Per il forte logorio subito durante l’azione, il II Corpo d’Armata fu inviato nel campo di alloggiamento di Arcis Sur Aube, dove si ricostituì rapidamente con effettivi giunti dall’Italia. Ritornato al fronte, il 7 agosto 1918 il II Corpo d’Armata occupò la linea che corre ad est di Soissons fra Presle et Boves e Villers en Prayeres, nel settore dell’Aisne. Qui prese parte all’offensiva finale dell’Intesa avanzando dall’Aisne allo Chemin des Dames e, successivamente, fino alla Mosa, dove l’azione si arrestò in seguito all’armistizio. In questo secondo periodo le perdite italiane furono di 5.000 uomini circa, fra cui oltre mille morti. Sull’attività operativa del II Corpo d’Armata, v. M. CARACCIOLO, Le truppe italiane in Francia

(Il II° Corpo d’Armata – Le T.A.I.F.), Mondadori, Milano 1929. Sulle vicende connesse alla traslazione

dei caduti militari italiani inumati in Francia, v. amplius B. PAU HEYRIÈS, Le transfert des corps des

lavoro410 nella zona di Épernay, nella Marna, affinché le sepolture italiane fossero organizzate e sistemate dai commilitoni stessi. La sistemazione del cimitero italiano di Bligny cominciò nel settembre del 1919, quello di Soupir a partire dal febbraio del 1920. La sistemazione dei due cimiteri venne realizzata seguendo le direttive impartite dalla Commissione nazionale per le onoranze ai caduti in guerra: sepolture sul terreno disposte per file di tombe; croce in legno di colore verde recante le iscrizioni in colore nero; sistemazione di una coccarda tricolore posta su ciascuna croce; erezione di una grande croce centrale; costruzione di un muro di cinta di 0,80 metri; cancellate in ferro battuto e vernice di colore nero con le iscrizioni scolpite in lettere dorate: «Cimitero militare italiano. Ai caduti per la patria»411. Nel novembre del 1920, ben 1896 caduti militari italiani furono pertanto inumati e re-inumati: 580 di essi furono sepolti nel cimitero di Soupir e 1306 salme nel cimitero militare di Bligny412. Sistemati i due cimiteri italiani413, occorreva occuparsi di circa 3000 sepolture che si trovavano disseminate nei cimiteri civili e militari francesi. Dacché il cimitero militare di Bligny poteva ancora ospitare altre salme, ebbe luogo una seconda fase di sistemazione, che consistette nel raggruppare le salme sparse nei diversi cimiteri militari e comunali francesi nella struttura cimiteriale principale. Tuttavia, questi raggruppamenti furono geograficamente piuttosto limitati e numerosi caduti italiani continuarono a rimanere inumati nelle zone interne della Francia 414. Nel febbraio del 1921, l’addetto militare italiano di stanza a Parigi informò il Ministero della guerra di aver ricevuto numerose

410 Cfr. Relazione riassuntiva sulla sistemazione delle tombe dei militari italiani caduti in Francia, 25

novembre 1919, Rappresentanza diplomatica Francia, b. n. 34, fasc. 3, ASD.

411 Cfr. Relazione dell’addetto militare tenente colonnello Martin-Franklin al Ministero della guerra, 20

luglio 1920, Rappresentanza diplomatica Francia, b. n. 38, fasc. 5, ASD.

412 Cfr. Nota dell’addetto militare tenente colonnello Martin-Franklin al Ministero della guerra, 2

novembre 1920, Rappresentanza diplomatica Francia, b. n. 38, fasc. 5, ASD.

413 Il cimitero militare di Bligny non era provvisto né di cancello, né di catene, perché era circondato da un

semplice muro di cinta basso, sormontato da colonnette ricoperte da un elmetto. Il cimitero di Soupir, invece, era munito di un cancello in ferro, sormontato da uno stemma ed una iscrizione, ed era anch’esso circondato da un muro di cinta basso e da colonnette, le quali però erano collegate anche da catene. A Bligny il cancello non era stato costruito, né erano state collocate le catene, perché il cimitero avrebbe dovuto formare un tutto armonico con l’erigendo monumento-ossario alla sommità della collina (v. infra nel paragrafo), e l’architetto ideatore del monumento aveva pregato le autorità militari italiane di non porre catene, né costruire il cancello. La stessa Direzione centrale della sanità militare, d’altra parte, aveva convenuto di rinviare, di concerto con l’ufficio dell’addetto militare a Parigi, i lavori di definitiva sistemazione a dopo l’esumazione per i trasporti in Italia delle salme, attesi anche i danni prodotti dal maltempo ai cimiteri nel corso dell’inverno del 1921-1922. Ultimati i trasporti in Italia delle salme richieste dalle famiglie e tramontata l’ipotesi di erigere il monumento-ossario sulla collina di Bligny, nel maggio del 1924, l’addetto militare italiano segnalava la necessità di dare luogo alle riparazioni strutturali e al definitivo assestamento del cimitero. In tal senso, l’addetto militare proponeva per il cimitero di Bligny l’esecuzione dei seguenti lavori: «a) chiusura definitiva, con continuazione del muro, dell’ingresso

posteriore, dal quale doveva continuare il viale centrale diritto al progettato monumento secondo le primitive istruzioni; b) adattamento di un cancello all’ingresso anteriore prospiciente la strada; c) livellamento della parte abbassatasi e riparazione dell’intonacatura del muretto; d) rifinitura dei singoli tumuli e sostituzione delle primitive cromature in legno con un monumentino in pietra, conforme a quello che sarà adottato per tutte le tombe italiane, e pel quale si inoltrerà fra breve una dettagliata proposta concernente tutte le tombe di Francia; f) quanto alla catena fra i pilastrini sovrastanti al muretto di cinta inizialmente in progetto, si espone il subordinato parere che siano superflue, dato che il cimitero è perfettamente cintato dal predetto muretto, e che la spesa per le catene, data la sua ampiezza, sarà assai elevata». Cfr. R. AMBASCIATA D’ITALIA – L’ADDETTO MILITARE, N° 767 prot., Parigi, 22 maggio 1924, 50, RUE DE VARENNE, OGGETTO: Onoranze salme militari italiane in Francia, Fondo

L-3, Studi Particolari, cart. 260 (già 262), 1. – Cimiteri – Caduti, l. Francia, AUSSME.

istanze da parte di familiari e congiunti che desideravano la restituzione delle spoglie mortali dei caduti italiani in terra di Francia415. Tuttavia, in conformità alle prescrizioni del governo italiano, le traslazioni e le restituzioni delle salme dei militari caduti e inumati all’estero continuarono ad essere vietati sino al varo della legge n. 1074 dell’ 11 agosto 1921 e le famiglie italiane dovettero pertanto rassegnarsi ad attendere il secondo semestre dell’anno 1921, per poter ottenere la restituzione delle rispettive salme. Il 21 settembre del 1923, André Maginot, ministro delle pensioni francese, indirizzò un dispaccio all’addetto militare italiano dell’Ambasciata d’Italia in Francia, Martin- Franklin, nel quale veniva ufficialmente autorizzata l’esumazione e la traslazione delle salme dei militari italiani caduti in Francia durante la Prima guerra mondiale, la cui restituzione era stata richiesta dalle famiglie. Il ministro francese tenne a precisare che queste operazioni di rimpatrio dovevano essere effettuate «a cura e spese del governo italiano, sotto la direzione e il coordinamento degli ufficiali addetti al servizio delle sepolture militari italiane»416. Le operazioni di esumazione e di trasferimento delle salme dal cimitero alla stazione di partenza dovevano essere affidate ad un’impresa