CAPITOLO III. SALME E AMMINISTRAZIONE MORTUARIA NEL DOPOGUERRA
3.1 La polizia mortuaria nelle zone di guerra: organizzazione, amministrazione e funzionamento
Dopo il conflitto, il maggior numero dei cimiteri di guerra era caratterizzato da seppellimenti disordinati e confusi273, tanto che il servizio di polizia mortuaria
273 Emblematica, in tal senso, la vicenda che portò al recupero delle spoglie mortali del generale Turba,
così come risulta dal documento inoltrato all’Ufficio notizie militari all’Intendenza della I Armata di Verona, da parte della dipendente Zona delle retrovie, di stanza a Vicenza: «In seguito a notizie
contraddittorie pervenute da varie fonti, circa la ubicazione precisa della tomba del compianto Generale Brigadiere TURBA Cav. Euclide già comandante la Brigata Perugia e caduto a Castelgomberto la mattina del 23 novembre 1917, lo scrivente inviava il 12 c.m. incaricato di fiducia, accompagnato dal Sergente Maggiore Cantoni Roberto e dai Soldati Di Venanzio Torindo, Traina Salvatore, Bertelloni Silvio e Rossi Pietro tutti del 130° Fant. Venuti espressamente da Bolzano, nel Cimitero Civile di Foza, con l’incarico di eseguire ogni possibile ricerca onde rintracciare la salma dell’eroico Ufficiale. Come già Co. Ufficio comunicava, il Generale Brigadiere Turba fu ucciso dall’esplosione di un proiettile di grosso calibro. I suddetti militari del 130 Fanteria estrassero dalle macerie in quell’epoca il cadavere del loro Generale e dopo di averne ricomposta la salma, confezionavano una cassa di legno mettendovi dentro delle frasche di pino e sopra adagiandovi la salma. Sul coperchio della cassa vi inchiodavano una croce di legno e sul fondo 4 murali per poterla trasportare da Castelgomberto al Cimitero Civile di Foza, dove la interravano prima che gli austriaci raggiungessero la suddetta località, senza però collocare sulla tomba stessa alcun segno visibile che la distinguesse da altre già esistenti. Era indispensabile quindi la presenza dei militari che avevano provveduto alla inumazione della salma nel 1917 perché solamente loro avrebbero indicato il posto preciso dove trovarla ed escludere quindi, ogni dubbio di equivoco come già precedentemente erasi verificato. E col loro aiuto le ricerche riuscirono felicemente come risulta da quanto si espone in appresso: L’anno millenovecentodiciannove, il 12 giugno, alle ore 14,30, l’incaricato di questo Ufficio maresciallo Menghini Giacomo, il Sergente Magg. Cantoni Roberto e i soldati Di Venanzio Torindo, Traina Salvatore, Bertelloni Silvio, Rossi Pietro, del 130 Fanteria, il Sig. Del Vescovo Pasquale vivandiere del sunnominato Reggimento, i soldati Renda Giuseppe e Bosco Mario della 24^ Sezione Disinfezione, Squadra d’Asiago, si recavano nel Cimitero civile di Foza onde procedere alla ricerca della salma del Generale Brigadiere Turba Cav. Euclide. Appena entrati nel recinto sconvolto i militari del 130 Fanteria si diressero subito verso un tumulo sprovvisto d’ogni segno d’identificazione, sito nell’ultima fila a destra del viale centrale e quasi in fondo al Cimitero civile, e dopo alcune osservazioni sul terreno dichiararono concordi che ivi avevano inumato la salma dell’ufficiale in parola. L’incaricato dell’ufficio prima di cominciare il lavoro di scavo fece vedere ai prefati militari un altro tumulo, poco discosto e cintato da paletti di filo di ferro e con una piccola inferriata posta sul davanti a guisa di cancelletto, riordinato, come risulta dal rapporto di Co. Ufficio, del S. Tenente Ernesto Beffo che aveva ricevuto l’incarico delle indagini, e sormontato da una croce in legno sulla quale era apposta una targa distinta dalla lettera B. e dal numero 29617, colla scritta e punzonatura: Colonnello Brigadiere Turba Euclide morto il 23-11-17. Dichiararono però subito essere quello un errore e che la salma del Loro Generale riposava invece nel punto da loro indicato pochi momenti prima. Si procedette quindi allo scavo. A 50 cm circa dal suolo si rinvenne la cassa, riconoscibile subito dalla forma, dalla croce che avevano inchiodato sul coperchio e dai murali inchiodati sul fondo. Si scoperchiò allora la bara e il soldato Renda Giuseppe della 24^ Sezione Disinfezione munito di guanti impermeabili e colle dovute cautele, sollevò la coperta che copriva la salma e le frasche di pino. I militari del 130 Fanteria, gli stessi che l’avevano inumata, dichiararono concordi che in modo assoluto essere quella del compianto Loro Generale. La riconobbero dalla barba rossiccia, dalla corona di capelli attaccati ancora al teschio, dai guanti infilati e ben conservati, dai distintivi di grado di Generale Brigadiere del cappotto e della giubba. Un altro segno indubbio veniva fornito dal berretto, che i suddetti militari avevano collocato sulle gambe un po’ sotto le ginocchia, nel quale si distingueva nitidamente il grado di Colonnello sormontato dall’aquila, distintivo dello stato maggiore. La bara veniva nuovamente inchiodata poi collocata in un’altra cassa, pure di legno, e a mezzo autocarro trasportata temporaneamente nel Cimitero civile di Asiago in attesa della cassa di zinco e di un rappresentante della famiglia o di esplicita autorizzazione in proposito, per poterla quindi reinumare sul posto, in attesa della traslazione a Roma, quando sarà concesso. All’esumazione assisteva pure il Sottotenente Gino Malatesta della Squadra di disinfezione di Asiago, il quale rilasciò dichiarazione di quanto ha potuto constatare nei riguardi dell’operazione in oggetto La lapide marmorea, ricordo degli Ufficiali della Brigata Perugia, per il Loro compianto
presentava le maggiori e più gravi difficoltà da risolvere274. Il Ministero della guerra275, considerata l’entità delle perdite276 anche al di fuori del territorio metropolitano e la
Generale, venne collocata provvisoriamente sopra la tomba dello stesso Ufficiale, nel Cimitero civile di Asiago. IL CAPITANO CAPO UFFICIO NOTIZIE [f.to illeggibile]». Cfr. UFFICIO NOTIZIE
INTENDENZA ZONA DELLE RETROVIE, N° 2326 di Prot., Vicenza 14 giugno 1919, OGGETTO:
Ricerche salma del Generale Brigadiere TURBA Cav. Euclide, Fondo E-1 CARTEGGIO SUSSIDIARIO
ARMATE, Cart. 56, AUSSME. Sulla questione delle tombe sparse v. pure INTENDENZA DELLA 1^ ARMATA – UFFICI MILITARI NOTIZIE, Prot. N° 2415, Verona 22 luglio 1919, OGGETTO: Elenco
dei militari deceduti e sepolti nei cimiteri compresi nella zona della 1^ Armata; C.T. Verona, N° 2501 di Prot. C.T., Verona 12 agosto 1919, OGGETTO: Elenco delle Salme sparse raccolte e trasportate nei Cimiteri civili o militari più vicini che si trasmettono al Comando della I^ Armata per visione, ivi.
274 Nel gennaio del 1919 fu segnalata al Comando Supremo la presenza di numerose sepolture sparse in
tutto il territorio che era stato teatro di azioni belliche e, specialmente, nelle località che erano state occupate dal nemico. Il Comando Supremo dispose pertanto che le salme sparse venissero riesumate e riseppellite nei cimiteri comunali, o nei vicini cimiteri militari. Le Intendenze d’Armata avrebbero dunque dovuto prendere accordi diretti con le autorità provinciali o comunali e provvedere, se necessario, all’ampliamento e recinzione dei cimiteri già esistenti. Per tali lavori le Intendenze d’Armata avrebbero dovuto richiedere «un adeguato numero di squadre di prigionieri di guerra, che dovranno essere adibite
esclusivamente a tale servizio ed ogni squadra dovrà avere a capo un graduato o militare italiano che abbia la necessaria capacità per curare l’esecuzione delle norme da seguire». Le operazioni avrebbero
dovuto essere coordinate sotto la sorveglianza di un Ufficiale sanitario, o, in mancanza di esso, da un ufficiale medico di una unità sanitaria vicina e avrebbero dovuto essere svolte con le necessarie cautele: «le salme scavate, saranno, insieme con un po’ della terra che le ricopre, collocate in casse, oppure in
sacchi di tela impermeabile e trasportate nel luogo di nuova sepoltura ove dovranno essere subito nuovamente inumate. Le indicazioni trovate sulle tombe dovranno essere apposte sulla nuova sepoltura. Appena i cimiteri o raggruppamenti di tombe saranno sistemate, con le croci e le targhette di identificazione, le Intendenze di Armata disporranno, ciascuna per il territorio di propria giurisdizione, che sia fatto dei nuovi cimiteri o raggruppamento di tombe un rilievo planimetrico, con le norme già precedentemente stabilite dall’Intendenza Generale. Ogni rilievo sarà accompagnato da un lucido topografico (carta al 25.000) ove sia indicata la precisa ubicazione del luogo di sepoltura e da un elenco nominativo delle salme inumate con l’annotazione della località donde furono esumate». Cfr. R.
ESERCITO ITALIANO COMANDO SUPREMO – SEGRETARIATO GENERALE PER GLI AFFARI CIVILI, CIRCOLARE N. 49, 18 gennaio 1919, OGGETTO: Sistemazione delle tombe sparse e dei cimiteri
militari, Fondo L-3 Studi Particolari, Cart. 260 (già 262), fasc. 1. – Cimiteri – Caduti, b. Cimiteri – Ossari,
AUSSME. Nel marzo successivo, in ossequio alle disposizioni impartite e in attesa di ulteriori ordini che il Comando Supremo si era riservato di diramare, l’Intendenza Generale dispose che per la continuità dello svolgimento del servizio relativo alle salme «1° = Le Direzioni di sanità delle Intendenze di Armata
dovranno prendere più stretto contatto con le Prefetture interessate per la sistemazione dei cimiteri comunali sconvolti dai combattimenti e per l’organizzazione delle inumazioni; 2° = Dovranno essere aumentati tutti i mezzi sia in personale che in materiali; 3° = Il trasferimento degli avanzi mortali sul posto di definitivo seppellimento dovrà essere più spedito con i mezzi di trasporto, camion ecc; 4° = Le pratiche di polizia mortuaria dovranno essere scrupolosamente osservate; 5° = L’identificazione dovrà essere curata in sommo grado; 6° = Dovrà essere aumentato il servizio di vigilanza presso i reparti addetti a tali lavori; 7° = La relazione su tale servizio dovrà essere trasmessa direttamente al Comando Supremo = Ufficio Servizi = e corredata di quelle proposte e modificazioni che ogni Intendenza d’Armata crederà fare al riguardo». Cfr. INTENDENZA GENERALE DELL’ESERCITO – Ufficio del Capo di
Stato Maggiore, CIRCOLARE N° 109651 di prot. S.M., addì 28 marzo 1919, OGGETTO: Salme, Fondo L- 3, Studi Particolari, cart. 260 (già 262), fasc. 1. – Cimiteri – Caduti, b. Cimiteri – Ossari, AUSSME.
275 Nel territorio di guerra, l’ordinamento del servizio di polizia mortuaria era stato affidato, fino al
compimento di tutte le attività necessarie all’espletamento del servizio stesso, al Ministero della guerra, il quale doveva provvedervi di concerto con il Ministero dell’interno e sentita la Commissione nazionale per le onoranze ai caduti in guerra. Il servizio doveva essere svolto con personale militare. Nei territori esteri dove si trovavano salme di militari italiani, si sarebbe proceduto in modo analogo, salvo le particolari convenzioni che fossero intervenute con i rispettivi governi esteri. Cfr. Regio decreto-legge n. 218 che
affida al Ministero della guerra l’ordinamento del servizio di polizia mortuaria nel territorio di guerra,
necessità di dover provvedere ad una più adeguata sistemazione anche dei caduti morti in prigionia277 che giacevano nei cimiteri di guerra, favorito altresì dalle norme emanate circa il passaggio dallo stato di guerra allo stato di pace278, nel marzo del 1920, istituì uno specifico ufficio279 per l’ordinamento e la manutenzione dei cimiteri e per l’applicazione del regolamento per la polizia mortuaria nel territorio di guerra, che comprendeva tutta la zona d’armistizio ed il territorio delle province di Mantova, Brescia, Sondrio, Verona, Vicenza, Treviso, Belluno, Udine, Padova, e Venezia280. Per i
276 Cfr. Fondo L-3, Studi Particolari, Perdite 1^ G.M., Cartella 251 (già 253), 19 fascc.; ivi, Cartella 252
(già 254), 12 fascc., AUSSME.
277 «L’Ufficio Centrale di Bologna, avendo saputo che in molti cimiteri dei paesi già invasi e di quelli
redenti erano stati sepolti militari del nostro esercito morti durante la loro prigionia, si rivolse a questo Ispettorato perché agevolasse l’opera da esso Ufficio intrapresa presso le unità mobilitate, tendente a conoscere i loro nomi e generalità. A l’uopo con apposita circolare si sono invitati gli Ufficiali informatori e i Cappellani dipendenti ad indagare nei registri dei cimiteri e degli ospedali dei paesi sopracitati, dove furono campi di concentramento o stabilimenti Sanitari adibiti durante la guerra al ricovero dei nostri militari prigionieri e trasmetterne gli elenchi a questo Ufficio Salme ed a quello Centrale di Bologna. L’appello non fu rivolto invano, perché parecchi sono gli elenchi qui pervenuti durante il mese e trasmessi a quell’Ufficio ed a quello militare di Solferino e S. Martino. Sono stati mandati all’Ufficio Militare presso la Società di Solferino e S. Martino 100 fogli con 3876 nomi di militari defunti, nonché 16 piante di cimiteri militari». Cfr. UFFICIO NOTIZIE DELL’INTENDENZA IV
ARMATA ISPETTORATO N° DI PROT: I.S., 5 febbraio 1919, OGGETTO – RELAZIONE MENSILE
(GENNAIO 1919), Fondo L-3, Studi Particolari, Cart. 260 (già 262), fasc. 1. – Cimiteri – Caduti, b.
Cimiteri – Ossari, AUSSME.
278 Il ritorno alle normali condizioni della vita pubblica e privata, dopo il tragico sconvolgimento
determinato dalla guerra di consuetudini, di adattamenti, di rapporti fra le nazioni, fra classi sociali e singoli individui, fu terribilmente difficile, in Italia come altrove. Ogni cittadino lo sentiva e, soprattutto, le famiglie dei caduti, che ne facevano quotidiana e dolorosa esperienza. Allo Stato apparteneva dunque il grave e arduo compito di guidare il paese sulla via del ritorno alla normalità, nonostante le difficoltà di ordine economico che pesavano sull’Italia più che su altri Stati. Si trattava quindi di ricondurre la legislazione, l’amministrazione, la giustizia e tutti i servizi pubblici dal regime di guerra a quello di pace, mentre il Paese reale era ancora sotto il peso dei suoi effetti immediati e mediati. Occorreva pertanto riadeguare le norme, generali e di settore, risolvere questioni di diritto pubblico non lievi e assai delicate. La stessa amministrazione cimiteriale militare, finita la guerra, doveva dunque darsi una nuova struttura amministrativa per il recupero e la sistemazione definitiva del corpo dei caduti, in linea con le esigenze della comunità nazionale. Cfr. CAMERA DEI DEPUTATI _ LEGISLATURA XXIV – Sessione 1a,
Disegno di legge presentato nella tornata del 3 settembre 1919 dal Presidente del Consiglio (Nitti), OGGETTO: 1273. – Norme per il passaggio dalla stato di guerra allo stato di pace – Relazione al disegno di legge per il passaggio dallo stato di guerra allo stato di pace, vol. 965, pp. 496 – 533, ASCD.
279 Cfr. MINISTERO DELLA GUERRA, GIORNALE MILITARE UFFICIALE – N. 149. – Disposizioni
varie. – Decreto ministeriale che fissa i limiti del territorio di guerra per l’ordinamento del servizio di polizia mortuaria e stabilisce le norme per l’esecuzione del R. decreto n. 218, del 29 gennaio 1920 e per la gestione dei fondi autorizzati. – (Divisione stato maggiore). – 10 marzo 1920, Fondo Ministero della Guerra, Circolari 1920 – 1923, fasc. Carteggio vario, AUSSME. Il decreto istitutivo dell’Ufficio centrale
richiamava i R.D. 13 aprile e 19 maggio 1919 con cui venne istituita presso il Ministero dell’interno una commissione per onorare la memoria dei soldati d’Italia e dei paesi alleati morti in guerra. Il successivo R. decreto 24 agosto 1919 approvava le norme per la formazione della commissione nazionale per le onoranze ai militari d’Italia e dei paesi alleati morti in guerra, e la composizione della medesima. L’art. 4 del R. decreto 29 gennaio 1920, n. 218, delegava il Ministro della guerra a fissare i limiti del territorio di guerra stesso e stabiliva le norme per l’esecuzione del decreto.
280 In data 1° settembre 1919 l’Ufficio di Brescia aveva comunicato alla Commissione sanitaria mista,
incardinata presso la Direzione generale di sanità del Ministero dell’interno, i dati a sua disposizione circa le sepolture di guerra: «Le salme sepolte definitivamente e direttamente dopo l’armistizio sarebbero: nella
I Armata 1830; nella III Armata 2640; nella IV Armata 1060; nella VIII Armata 2520; nella Zona Retrovie 1500; nel III C.d’A. 1590; nel V C.d’A. 1140; oltre la zona armistizio 130; totale 12410. Quelle trasportate da tombe sparse e da piccoli cimiteri in quelli da conservare sommerebbero a circa 29.300. Si
territori esteri ed i teatri di guerra d’oltremare sarebbero state fornite ulteriori disposizioni con provvedimenti particolari. L’Ufficio prese il titolo di Ufficio Centrale per la cura e le onoranze delle salme dei caduti in guerra (COSCG) ed aveva 4 sezioni distaccate, per la direzione dei lavori nei vari settori nei quali sarebbe stata ripartita la zona dei lavori stessi, diversamente da quanto accadeva in Francia281. Per il funzionamento tecnico282 l’Ufficio centrale dipendeva direttamente dal Ministero della
precisa, inoltre, che per calcolare quante salme sarebbero ancora da trasportare bisognerebbe prima decidere con quale criterio numerico mantenere un cimitero; per esempio, se si decidesse di fare come nella zona delle retrovie, di eliminare tutti i cimiteri con meno di 200 salme, cene sarebbero da trasportare almeno 60.000; se invece, si adottasse il criterio della I Armata di 50 salme, quelle da trasportare sarebbero 1.500 » ; cfr. Ufficio Militare di Brescia, risposta nota 22 luglio 1919 n. 4146, Polizia Mortuaria, I settembre 1919, Fondo F-4 Studi, carteggio, circolari dell’Ufficio ordinamento e
mobilitazione, Cart. 105, fasc. Onoranze ai caduti, AUSSME.
281
In Francia, il compito fu invece affidato direttamente al Ministère des Pensions, Primes et Allocations
de guerre e, in conformità all’articolo 9 del decreto del 28 settembre 1920, in seno al servizio di stato
civile, delle successioni e delle sepolture militari, fu istituito un servizio speciale, quello della ″Restitution
des corps″, il cui ruolo fu quello di assumere la direzione e il controllo delle operazioni di recupero (cfr.
Ministère des Pensions, Prime Allocations de guerre, Instruction du 1erjanvier 1921 pour l’application du décret du 28 septembre 1920 relatif au transfert aux frais de l’État des corps des militaires et marins morts pour la France et des victimes civiles de la guerre, Paris, Imprimerie nationale, 1921, pp. 19-20.
AN, F2 2125). Il capo del servizio di stato civile e delle sepolture militari, il sottointendente militare di prima classe, Bezombes, divenne il capo effettivo e tecnico del Service Central des Restitutions. In tal modo, il controllore di ciascun settore militare di stato civile doveva ricevere tutte le domande di restituzione dei corpi concernenti il suo settore. Egli procedeva in seguito, di concerto con il capo del settore di stato civile, all’esame delle informazioni, durante il quale doveva indicare con un segno evidente le domande concernenti i corpi non identificati. Il Servizio centrale di restituzione, come autorità militare, era competente anche per la fornitura delle croci in vista dei raggruppamenti di tombe, affidando in ciascuna zona di campo di battaglia l’esecuzione delle operazioni di restituzione a delle imprese private. In Francia l’antica zona di guerra fu divisa in nove zone di campi di battaglia, ciascuna di esse composta di numerosi settori di stato civile. Le operazioni di esumazione e di restituzione dei corpi nell’antica zona di guerra e il trasferimento dei corpi inumati nelle antiche zone dei dipartimenti dell’interno cominciarono nell’ultima decina del mese di aprile 1922 (cfr. Circulaire n° 600/Z du Ministère des Pensions, au préfet
de l’Hérault, 15 avril 1922 – Archives départementales de l’Hérault, 4 MP 426). A causa di inadempienze
nell’esecuzione dei lavori da parte dell’impresa aggiudicataria, il Ministero delle pensioni interruppe le operazioni di restituzione nelle zone dell’interno, dal maggio all’ottobre del 1922. Infine, nel 1923 fu previsto che lo Stato procedesse alla restituzione dei corpi inumati al di fuori del territorio metropolitano. Sul punto, cfr. B. Pau-Heyriès, «La démobilisation des morts français et italiens de la Grande Guerre»,
Revue historique des armées, 250/2008, pp. 66 ss.
282
All’Ufficio centrale erano infatti addetti un ufficiale superiore, con le funzioni di capo ufficio, che aveva particolare cognizione del fronte di battaglia e delle varie vicende belliche occorse, nonché esperto nell’ordinamento del servizio; un ufficiale superiore medico già esperto del servizio, più specificamente incaricato delle questioni igienico-sanitarie connesse; un ufficiale superiore del genio per la direzione dei lavori e l’approvvigionamento dei materiali; un cappellano militare perla vigilanza sulle esumazioni e sui seppellimenti, scelto tra coloro che più si erano distinti in precedenza nella polizia mortuaria; un ufficiale inferiore con le funzioni di segretario; un funzionario di amministrazione e un funzionario civile designato dal Ministero dell’interno. Era inoltre previsto del personale d’ordine: un assistente del genio, un topografo disegnatore, un fotografo, scritturali e piantoni, che potevano essere arruolati tra gli invalidi di guerra e che avessero presentato la necessaria idoneità fisica e i requisiti richiesti al servizio. Per le sezioni distaccate, invece, il personale preposto al servizio comprendeva: un ufficiale superiore con funzioni direttive e ispettive; un ufficiale subalterno incaricato della parte amministrativa e delle registrazioni di polizia mortuaria; uno o più cappellani militari, secondo le necessità delle varie zone, addetti alle esumazioni, ai riconoscimenti e ai riseppellimenti; un ufficiale subalterno di speciali attitudini incaricato dell’ordinamento dei cimiteri e dei lavori connessi in genere; personale d’ordine con le qualifiche generiche pari ad un dattilografo, tre scritturali, due piantoni e un ciclista. Agli ufficiali comunque addetti al servizio di polizia mortuaria competeva l’indennità di missione, prevista dal decreto luogotenenziale n.
guerra e, segnatamente, dalla Direzione generale della sanità militare, che, ai termini di legge, provvedeva in tutto di concerto con il ministro dell’interno e, in particolare, con la Direzione generale della sanità pubblica, che operava al suo interno. L’Ufficio centrale