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Il bilancio di genere: l’applicazione in Italia.

RESPONSABILITÀ: PROSPETTIVE E STATO DELL’ARTE

6. Il bilancio di genere: l’applicazione in Italia.

In Italia il principio di pari opportunità, garantito dalla Costituzione all’art. 35, ha trovato un rinnovato impulso alla sua attuazione concreta grazie alla modifica intervenuta nel 2003 all’articolo 51, che prevede una attiva promozione da parte degli enti pubblici del principio di pari opportunità239. Questo significa che il nostro paese ha pienamente recepito le strategie e le indicazioni seguite ai lavori della Quarta conferenza Mondiale di Pechino del 1995 nella cui Dichiarazione era scritto quanto segue: “Noi, i Governi che

partecipano alla IV Conferenza Mondiale sulle donne, riuniti qui a Pechino, nel settembre 1995, l’anno del 50° anniversario della fondazione delle Nazioni Unite, decisi a far progredire gli obiettivi di eguaglianza, sviluppo e pace per tutte le donne del mondo, nell’interesse dell’umanità intera, …ci dedichiamo senza riserve ad affrontare vincoli ed ostacoli e, in tal modo, a stimolare il progresso e la partecipazione delle donne di tutto il mondo e concordiamo che questo richieda un’azione urgente da svolgere con spirito di determinazione,

238. www.regioni.it

239. www.retepariopportunita.it

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speranza, cooperazione e solidarietà, ora e in previsione del prossimo secolo”240

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A conclusione della Conferenza i 189 governi partecipanti si impegnarono a “promuovere l’indipendenza economica delle donne […] per

mezzo di cambiamenti nelle strutture economiche” ed a “ristrutturare e ridefinire la spesa pubblica per promuovere le opportunità economiche delle donne e il loro accesso alle risorse produttive”.

Nel documento conclusivo della Conferenza si legge, tra gli obiettivi quello di facilitare processi di redazione dei bilanci più trasparenti ed adeguati a vari livelli, [..con] l’integrazione di una prospettiva di genere nelle politiche e nella programmazione di bilancio, così come il finanziamento di programmi

specifici per perseguire le Pari Opportunità fra uomini e donne. …” Pertanto,

l’Unione Europea e con essa il nostro Paese, ha cominciato ad impegnarsi nella redazione dei bilanci di genere a partire dal 2001.

Il bilancio di genere nasce come strumento di attuazione della strategia di gender mainstreaming, ovvero la riorganizzazione, lo sviluppo e la valutazione dei processi e delle politiche pubbliche, tendente ad incorporare una prospettiva di eguaglianza di genere in tutte le politiche, a tutti i livelli ed a tutti gli stadi, da parte dei soggetti normalmente coinvolti nella loro formulazione ed attuazione. Si tratta di una sfida al modo tradizionale di fare

politica di bilancio, formulata a livello internazionale a metà anni ’90241

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Tutto questo è stato realizzato perché nel quadro democratico ed istituzionale proprio di ogni ente pubblico, l’azione politica di governo vede come destinatario ultimo di ogni intervento il “cittadino”, inteso spesso in una accezione talmente ampia da indurre a ritenerlo una “entità astratta”. In realtà ogni politica pubblica, soprattutto se di carattere economico, va ad interessare o colpire di volta in volta differenti fasce sociali o di popolazione, le cui

240. L. GIURIATO, Bilancio di genere, http://www.ingenere.it/articoli/bilancio-di-genere

241. F. BETTIO, A. ROSSELLI e G. VINGELLI, Gender auditing nei bilanci pubblici, Fondazione

A.J. Zaninoni, 2002.

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caratteristiche li rendono destinatari dell’intervento specifico242. È giusto quindi che le politiche economiche impattino in misura differenziata sulla cittadinanza.

Spesso, infatti, è immediato intravedere i destinatari delle politiche pubbliche, soprattutto a livello locale: anziani, disoccupati, persone in stato di disagio, bambini. Per leggere l’attività di un ente rispetto a tali destinatari è possibile disporre di strumenti di analisi appropriati: si pensi ai bilanci sociali, ai bilanci partecipati, ai bilanci ambientali, agli Osservatori per l’infanzia o per gli anziani.

Fino a pochi anni fa nel panorama nazionale mancava completamente una lettura di genere di tali strumenti, cioè una valutazione delle politiche pubbliche rispetto alle donne ed agli uomini. Ecco dunque che il bilancio di genere si propone di colmare tale lacuna243

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Leggere una azione di governo con l’ottica di genere vuol dire essere consapevoli delle differenze personali, familiari, sociali, lavorative ed economiche che insistono su donne ed uomini, saper valutare, anche dal punto di vista dell’impatto economico e sociale, come i differenti stili di vita, le diverse esigenze e preferenze che ne caratterizzano l’agire quotidiano, determinano un impatto differenziato rispetto ad un intervento pubblico e saper intervenire per ridurre le discriminazioni. Questo significa che i bilanci degli enti pubblici in chiave di genere sono un importante strumento di

mainstreaming atto a consentire specifiche disamine contribuendo a ridurre le

disuguaglianze di genere attraverso un esercizio di trasparenza, democrazia e rendicontazione della gestione e distribuzione delle risorse pubbliche, a

vantaggio dell’intera collettività. In tal modo, gli amministratori possono

essere maggiormente consapevoli delle conseguenze su donne ed uomini del

242. Il Bilancio di genere dei Comuni, un Manuale, in www.genderbudget.it/doc/unmanuale.pdf. 243. Il Bilancio di genere dei Comuni, cit.

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loro agire, per poter condurre una azione politica non solo più equa, ma anche più efficace ed efficiente244

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È doveroso sottolineare che mentre negli altri paesi le iniziative sono sempre state di livello nazionale, in Italia si è assistito ad un processo inverso, che ha visto nascere le prime sperimentazioni a livello locale, ad opera di Province e Comuni. Probabilmente ciò è dovuto alle specificità che caratterizzano il nostro ordinamento e sistema pubblico: la maggiore “vicinanza” degli enti locali al cittadino, la maggiore responsabilità diretta in termini sociali, le maggiori competenze attribuite per il processo di decentramento delle funzioni, hanno creato i presupposti per una maggiore sensibilità rispetto alla rendicontazione sociale e di conseguenza, all’approfondimento di genere245

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Le prime tre province che si sono impegnate nella redazione di bilanci di genere, Genova, Modena e Siena, hanno siglato nel 2003 un protocollo di intesa per la promozione del bilancio di genere e lo scambio di buone prassi in materia di pari opportunità.

Il crescente interesse per l’argomento in Italia ha portato ad oggi all’adesione di 12 province e 8 Comuni del Centro-Nord Italia, che rappresentano una popolazione complessiva di circa 10 Milioni di Abitanti.

Anche la Provincia di Milano ha siglato il protocollo nel 2005, diventando parte attiva nelle iniziative tecniche e promozionali promosse dalla rete delle province e di Comuni.

Le numerose iniziative pubbliche che hanno confermato il crescente interesse per questo tema hanno anche offerto una rete di promozione e di diffusione che sta generando il coinvolgimento anche di alcune Regioni che hanno concluso le prime sperimentazioni (Emilia Romagna, Marche), mentre altre stanno iniziando (Piemonte, Liguria, etc), a livello nazionale si segnala

244. Il Bilancio di genere dei Comuni, cit. 245. Il Bilancio di genere dei Comuni, cit.

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invece l’esistenza di una proposta di legge sul bilancio di genere, depositata alla Camera dei Deputati nel dicembre 2005.

Di seguito, la situazione italiana aggiornata al 2010 riportata graficamente.

FONTE: G. Badalassi, Introduzione al bilancio di genere in Italia, 2010

Tra tutte le Regioni è però la Toscana a scrivere il primo bilancio di genere nel 2013.

“La pubblica amministrazione considera il cittadino indipendentemente dal fatto che sia maschio o femmina: tutti i cittadini sono uguali. Ma uomini e donne hanno bisogni e necessità diverse, combattere le disparità non vuol dire non considerare le differenze – anzi, il contrario – e così rileggere il bilancio della Regione in base alle ricadute di genere può aiutare a capire se le politiche

messe in atto hanno ben funzionato o se al contrario hanno creato ulteriori diseguaglianze da correggere”246

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246. W. FORTINI, Uomini e donne, la Toscana scrive il primo bilancio di genere, in www.toscana- notizie.it

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Conclusioni

La conciliazione come pari responsabilità più che pari