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Una buona soluzione: la conciliazione famiglia-lavoro.

PARITÁ TRA UOMINI E DONNE: UN OBIETTIVO PRIORITARIO MEDIANTE LO STRUMENTO DELLA

2. Una buona soluzione: la conciliazione famiglia-lavoro.

La problematica del gap di genere emerge vivamente in ambito lavorativo dove nel corso degli anni, per fronteggiare il problema, è stato messo a punto uno strumento importantissimo: la “conciliazione”.

È questo un argomento estremamente delicato costretto ad evolversi col tempo e ad adattarsi ai diversi contesti e mutamenti che hanno interessato la società, la famiglia mondo del lavoro. L'evoluzione l'ha portato ad essere 78. Il tetto di cristallo, la presenza delle donne nel lavoro tra desideri di realizzazione e ostacoli all’affermazione di sé, in www.coralivorno.org.

79. M. MARCUCCI, M. I. VANGELISTI, L’evoluzione della normativa di genere in Italia e in Europa, in Questioni di economia e finanza, n. 188, giugno, 2013

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odiernamente considerato dalla legislazione italiana, non un diritto oneroso ma bensì un “octroyé”, ovvero un diritto concesso “graziosamente”80.

Effettivamente il dilemma conciliazione vita/lavoro mette tutti di fronte ad una questione che impone un cambio di mentalità e l’affermazione di una nuova cultura sociale e del lavoro che tende a conferire finalmente il giusto riconoscimento alla questione.

È estremamente necessario creare un nuovo rapporto tra famiglia e lavoro che deve essere considerato, molto di più rispetto a ciò che avviene adesso, perché è una questione cruciale da cui dipende il futuro dello sviluppo sociale ed economico del nostro paese.

Da quanto espresso deriva che la conciliazione famiglia-lavoro va considerata alla stessa stregua di un normale diritto del lavoratore così come il diritto alla formazione, alla partecipazione sindacale, alla pensione ed alla sicurezza sui luoghi di lavoro. La tematica, dunque, è d’importanza fondamentale e chiede a tutti gli attori sociali, politici ed economici una capacità di innovazione sociale ed organizzativa.

Un ruolo non secondario nel contesto in oggetto spetta sicuramente alle imprese chiamate a sperimentare un’organizzazione dei tempi di lavoro più flessibile attraverso una loro riduzione o rimodulazione ed ad offrire al loro interno servizi per la prima infanzia.

Nasce da qui il discorso delle politiche per la conciliazione, le quali hanno il preciso obiettivo di fornire strumenti che rendendo compatibili sfera lavorativa e sfera familiare, consentano a ciascun individuo di vivere al meglio i molteplici ruoli che gioca all'interno di società complesse81

. Esse interessano gli uomini, le donne e le organizzazioni, toccandone la sfera privata ma anche quella pubblica, politica e sociale. Hanno inoltre un impatto evidente sul riequilibrio dei carichi di cura all'interno della coppia, sull'organizzazione del

80. L. REBUZZINI (a cura di), Le nuove frontiere della Conciliazione famiglia-lavoro, in www.circologiorgiolapira.it.

81. L. REBUZZINI (a cura di), Le nuove frontiere, cit.

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lavoro e dei tempi delle città nonché sul coordinamento dei servizi di interesse pubblico.

La realizzazione di tali politiche risulta, perciò, prioritaria per la qualità della vita delle famiglie, tantoché sia a livello nazionale che europeo, sono state avviate molteplici iniziative, orientate a favorire il radicamento e lo scambio delle migliori esperienze, nonché la sperimentazione di nuovi modelli di organizzazione del lavoro82

.

Per definire meglio i termini della questione e con l’intento di proporre un’argomentazione esaustiva sotto vari aspetti, sarà bene iniziare con l’analisi etimologico della parola “conciliazione”.

Il termine deriva dal sostantivo “concilium”, composto dai lemmi “cum” “calare”, ovvero chiamare insieme. Dunque, seguendo il suo significato originale, con la pronuncia di questo termine si voleva intendere il voler mettere insieme parti diverse, trovare un accordo tra parti opposte. Attualmente lo si usa invece, nel caso particolare della famiglia e del lavoro, alla ricerca dell’equilibrio tra i tempi familiari e lavorativi83

che solo un’impresa che operi all’insegna della flessibilità può assicurare. Ecco, dunque, un altro termine del quale necessita fare l’etimologia: “flessibilità”. Esso deriva dal sostantivo “flexibilitas” e dal verbo latino “flectere”, che significa letteralmente “piegare caratterizzando delle cose”, inteso, nella sua accezione legata al lavoro, come il rendere variabili le caratteristiche del lavoro (luoghi, orari, modi di lavoro)84

.

La flessibilità, quindi, rappresenta uno dei principali strumenti a favore della conciliazione, poiché intesa come ricerca di formule flessibili per gestire al meglio i tempi di vita e di lavoro. La conciliazione tra lavoro e famiglia è invece, spesso raffigurata come strumento utile per armonizzare la crescente

82. J. EVANS, “ ‘Firms’ contribution to the reconciliation between work and family life”, in OECD

Labour Market and Social Policy Occasional Papers, 2001. (48)

83. Quaderno di lavoro, La Conciliazione lavoro-famiglia, in Italia e in Europa, 2008. 84. Quaderno di lavoro, La Conciliazione lavoro-famiglia,, cit.

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domanda di flessibilità da parte delle aziende con le esigenze legate alla vita personale e familiare dei lavoratori.

Essa rappresenta oggi un ambito strategico per le politiche del lavoro e di pari opportunità a livello europeo e nazionale. Gestire questa problematica è ritenuto fattore determinante per affrontare questioni di ampia portata, utili allo sviluppo del modello sociale ed economico delle società europee85.

La conciliazione tra lavoro remunerato e responsabilità di cura all’interno della famiglia emerge come questione sociale nel momento in cui si verifica la rottura dell’equilibrio sul quale si reggevano le società capitalistiche democratiche, fino agli anni Settanta del secolo scorso. Equilibrio questo che la sociologa Chiara Saraceno ritiene essere fondato sulla separazione tra luogo di lavoro e famiglia e dalla distribuzione del lavoro remunerato e non remunerato tra i generi86

.

Entro questo ordine sociale un grande ruolo spetta alle donne, poichè la loro entrata nel mercato del lavoro ed i livelli crescenti di permanenza femminile anche nelle fasi del corso di vita in cui sono presenti responsabilità familiari ha permesso di far emergere con forza il problema della difficile integrazione dei tempi, delle richieste e dei bisogni della sfera lavorativa e di quella familiare.

In questa prospettiva, la questione della conciliazione si interseca con i temi del cambiamento della famiglia, a partire dal problema dell’invecchiamento della popolazione e dei nuovi bisogni di cura che emergono da una quota crescente di popolazione non autosufficiente87

. Tale situazione produce una moltiplicazione delle possibilità di attrito tra responsabilità familiari e tempo lavorativo ed una loro distribuzione lungo l’intero arco della vita adulta del lavoratore.

85. Quaderno di lavoro, cit.

86. C. SARACENO, “Introduzione. Usi e abusi del termine conciliazione”, in Economia &Lavoro, Anno XL, 2006.

87. F. ONGARO, “Attività di cura e cambiamenti socio-demografici. Quali prospettive?”, in I. Quadrelli, B. POLINI (a cura di) Donne e lavoro di cura, L‟orecchio di Van Gogh, Jesi 2007.

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In aggiunta a ciò, diventa centrale anche il tema delle trasformazioni del lavoro. Infatti, la flessibilità delle condizioni e dei tempi di lavoro non assume sempre un volto positivo, in quanto è sì più facile che consenta di organizzare l’impegno lavorativo intorno alle esigenze della famiglia, ma può assumere anche risvolti negativi nel momento in cui essa stessa produce un’interferenza nei tempi e nelle routine familiari. Si pensi ad esempio al lavoro svolto a casa nel fine settimana, il lavoro a orari inusuali, etc. La flessibilità induce ad un’alternanza di momenti in cui le richieste di lavoro sono minime, con conseguenze negative sulla disponibilità di reddito ed a momenti in cui invece sono troppo pressanti, con ricadute sulla disponibilità di tempo per la famiglia88.