IX. D'ANNUNZIO NELLA ROMA DI FINE OTTOCENTO E NELLA FOTOGRAFIA
9.1 Il conte Giuseppe Primoli: biografia e fotografia
D'Annunzio menziona il conte Giuseppe Primoli, detto Gégé, per la prima volta in una delle sue cronache mondane, dove allude al prezioso patrimonio letterario posseduto dell'amico, ma non al suo interesse fotografico.
Il conte Giuseppe Primoli, il conte delli autografi, come lo chiamo io, possiede tesori d'inedito, dalle sottili epistole di Alessandro Dumas il giovane, ai sonetti grandiosi di José Maria de Heredia e dalle “note in margine” dello Stendhal alle rime del Lecomte de Lisle.195
Solo qualche mese più tardi, l'autore fa riferimento alla passione per la fotografia diffusa in casa Primoli accennando alle raffinate attività fotografiche del fratello di Giuseppe, Luigi Primoli, soprannominato Loulou, dichiarando:
la preoccupazione delle signorine, in casa Primoli, è la fotografia. Come il conte Luigi è un dilettante di fotografia, abilissimo, i ritratti sono accumulati in tutti gli angoli, su tutti i tavoli, in tutte le étagères, in quantità straordinaria. Il conte ha fotografato tutta la società di Roma e di altri siti; e certi ritratti, per l'eleganza dell'attitudine e per la finezza della riproduzione, sono degni di un vero artista. Le signorine non fanno che rovistare fra i mucchi, forse cercando l'irreperibile.196
A conferma dell'interesse rivolto dai Primoli alla fotografia è significativa anche la testimonianza, riportata da Lamberto Vitali, di Richel, nome d'arte per Eugenio Rubichi, che sulla «Tribuna illustrata» dal 22 febbraio 1891 fa riferimento alla “sfrenata” attività fotografica di
195 GABRIELED'ANNUNZIO, I «San Clemenzo di Agusto Sindici», in Lamberto Vitali, Un fotografo fin de siecle. Il conte
Primoli, Torino, Einaudi, 1968, p. 19.
Giuseppe Primoli. L'autore dell'articolo, parlando del conte, accenna, oltre a una serie di viaggi finalizzati alla riproduzione fotografica dei sovrani d'Europa, a
un'attività senza tregua, che lo spinge certe volte a levarsi innanzi giorno; di una furberia tutta sua di sorprendere il soggetto, e ritrarlo in quell'attimo in cui il gesto fatto può stabilire, per lo spazio di pochi secondi, una vantaggiosa partita di ombra e di luce.197
Continua poi il Richel richiamando alla memoria
la sua ubiquità meravigliosa, che gli permette, dovunque è uno spettacolo nuovo, dovunque è un interessante quadretto di genere da ottenere, meglio che una fotografia, di accorrere pronto, con tutto il suo bagaglio fotografico, in barca o in vettura, o a piedi, fotografando sempre, da tutti i punti, nascosto dietro un albero, o piantato in mezzo a una folla […]. Perché il conte Primoli, quando pensa di riprodurre un soggetto, non è contento se non lo ha esaurito, fotografandolo da tutti i lati, in tutti i modi, nei più minuti dettagli. Ed è così che ottiene una collana di fotografie, con la guida delle quali si può ricostruire tutto un avvenimento. Egli ha […] complete collezioni di artisti, di uomini politici, di paesaggi, di piccoli episodi della vita di tutti i giorni, per istrada […]. Sono soltanto tre anni ch'egli si occupa di fotografia, ed ha già consumato la bellezza di circa 10 mila lastre! […]. La passione per la fotografia non è un caso isolato nella famiglia Primoli. Anche il conte Luigi Primoli, fratello a Giuseppe, coltiva quell'arte […].198
Non è chiaro se Giuseppe Primoli fu avviato alla conoscenza e alla pratica fotografica dal fratello minore (come l'articolo dannunziano farebbe presupporre) o viceversa; tuttavia è certo che «il periodo del massimo furore fotografico»199 è compreso tra il 1888 e il 1893-1894 «e ciò anche se 197 L.VITALI, Un fotografo fin de siècle. Il conte Primoli, cit., p. 20.
198 Ibidem. 199 Ivi, p.22.
l'attività continuò assai intensa fino alla fine del secolo e se le ultime lastre sono databili attorno al 1905».200
Le ambizioni e gli interessi, compreso quello per la macchina fotografica, esibiti da Gégé Primoli sono pienamente intrecciate alle sue vicende biografiche. Nato da una famiglia della piccola nobiltà marchigiana, il conte era imparentato anche con i Bonaparte. La madre Carlotta, infatti, era figlia di Luciano Bonaparte, figlio a sua volta di Luciano principe di Canino, e Zenaide Bonaparte, figlia di Giuseppe re di Napoli e poi re di Spagna. Dall'unione tra Carlotta e Pietro Primoli nacquero tre figli: Giuseppe-Napoleone (Gégé), Napoleone e Luigi.
È chiaro che una parentela di questo genere e di questa portata ebbe sicuramente un'importanza determinate sull'educazione e sulla formazione umana dei Primoli. Ciò è dimostrato in particolare dal fatto che «nel 1853, due anni dopo il colpo di stato e la proclamazione del Secondo Impero, la famiglia si trasferì a Parigi, dove rimase fino al 1870».201 Gli anni parigini furono decisivi ed
essenziali per lo sviluppo degli interessi e delle attitudini personali dei tre fratelli. In particolare «Giuseppe, il maggiore dei figli, visse nell'ambiente della corte imperiale»,202 dove affinò la sua
educazione e incontrò personaggi illustri. Da non sottovalutare sicuramente il viaggio in Egitto con l'imperatrice Eugenia per l'apertura del canale di Suez e l'assidua frequentazione dell'ambiente intellettuale riunito nel salotto culturale della principessa Matilde, di cui Gégé era nipote prediletto.
Nella capitale francese incontrò numerosi personaggi illustri e fu amico «anche di Degas, che incontrava spesso durante i lunghi soggiorni parigini e del quale ha lasciato varie fotografie, delle quali una curiosissima […], di cui non esiste cenno né nei diari, né nelle lettere».203
La Parigi di fine secolo era un luogo molto l'avanguardia non solo dal punto di vista letterario, ma anche e soprattutto dal punto di vista artistico: i migliori maestri circolavano in città, rendendo l'ambiente urbano uno spazio ricco di innovazioni e di rivoluzionarie ideologie e opportunità.
200 L.VITALI, Un fotografo fin de siècle. Il conte Primoli, cit., p. 22.
201 Ivi,p.15. 202 Ibidem. 203 Ivi, p.29.
Come già emerso, poi la grandiosa città francese ebbe un ruolo fondamentale nell'affermazione e nell'ammodernamento della nuove tecnologie, tra cui la macchina fotografica. Erano moltissimi, infatti, gli artisti, esperti di istantanea, che circolavano in città, riuniti in cenacoli artistici, dove discutevano e modernizzavano l'ormai affermato linguaggio fotografico. È chiaro che un ambiente culturalmente all'avanguardia come quello della capitale francese alla fine del 1800 lasciò tracce profonde e ben radicate nella personalità del conte Primoli.
Tuttavia «alla formazione francese si aggiunsero [...] i frutti delle frequentazioni romane»,204 in
particolare sono noti i suoi contatti con le più eminenti personalità artistico-letterarie del tempo. A Roma, introdotto dal Nencioni negli ambienti letterari e artistici in voga in quegli anni, strinse amicizie profonde e determinati con alcuni illustri personaggi tra cui Gabriele d'Annunzio, Matilde Serao, Edoardo Scarfoglio, Giovanni Verga, Cesare Pascarella e, in quanto appassionato di teatro, condivise interessi anche con Eleonora Duse. L'amicizia con l'attrice, come testimoniano le numerosissime lettere scambiate tra i due, fu molto intensa e sentita.
Nella grande città italiana Primoli strinse amicizia anche con Michetti, che come lui «era un altrettanto infaticabile, accanitissimo fotografo».205 Questo legame sicuramente lo avvicinò anche a
d'Annunzio, dato il profondo attaccamento e la celebre stima che l'autore e il pittore-fotografo abruzzese esibivano reciprocamente.
Poco incline all'attività letteraria, gli unici tentavi sono probabilmente derivanti da prove già azzardate da alcuni suoi avi,206 non ha lasciato grandi reperti umanistici, limitandosi per lo più a
scambi di lettere, pettegolezzi e a «tentativi di narrazione»207 che «furono sempre infelici, progettati
di continuo e mai condotti a termine, veri e propri conati».208
Nonostante in ambito letterario Gégé non possieda risultati da ricordare e menzionare, fu un
204 LVITALI, Un fotografo fin de siècle. Il conte Primoli, cit., p. 17.
205 Ivi, p.29.
206 Il nonno Carlo Luciano fu un ornitologo di fama e autore di una serie di trattati sulla fauna europea e americana. Il bisnonno Luciano, principe di Canino, noto per i interessi e per aver condotto alcune campagne archeologiche, fu un poligrafo e forse autore di un romanzo.
207 L.VITALI, Un fotografo fin de siècle. Il conte Primoli, cit., p. 29.
abile osservatore e un ricercatore dotato di insaziabile curiosità, da cui scaturì la sua profonda passione per la fotografia, per la quale mostrò peraltro un talento innato. Con i molteplici scatti che realizzò nella Roma del tempo immortalò la società a lui contemporanea divenendo un vero e proprio scrittore e “cantore” fotografico dei costumi della città in cui era nato.
Le sue fotografie manifestano chiaramente le sue doti da memorialista, impegnato a immortalare fatti e personaggi, comportamenti nobili ed eccentrici nella Roma del suo tempo. È in questo modo che egli costruì una grandissima documentazione della società a lui contemporanea, arricchendo i fondi fotografici di migliaia di scatti e di lastre. Ben radicato nei circolari letterari della città, scattò ritratti fotografici a personaggi illustri e rinomati, ma immortalò anche ambienti popolari e la vita di quotidiana degli umili.