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Il presunto allontanamento dal funzionalismo individualistico

Il significato che Mead attribuisce all’introspezione in quanto discorso interiorizzato è la diretta conseguenza della critica all’introspezione in quanto frutto di una psicologia ancora troppo rivolta all’individuo isolato dalla società.393 Con questi ultimi saggi analizzati possiamo ora affermare che Mead si sia man mano allontanato da una impostazione individualista della psicologia.

390

Honneth ritrova il passaggio da immagine cognitiva a immagine pratica nella capacità del soggetto di concepirsi dalla prospettiva dell’altro generalizzato in quanto persona giuridica (Ivi, p. 98).

391

MSS, p. 237.

392

MSS, p. 429. Questo aspetto sarà al centro dello sviluppo del quinto capitolo.

393

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Mead si distanzia, almeno in parte, anche dalla prospettiva funzionalista poiché vi rintraccia dei residui riconducibili al parallelismo psico-fisico:394 per quanto gli psicologi funzionalisti parlino di funzioni della coscienza e non di facoltà, egli sostiene, essi mantengono nella pratica una distinzione dualistica.395 Ciò non significa un suo totale rifiuto, come sostenuto da Reck nell’introduzione ai Selected Writings di Mead,396 ma una ricollocazione degli elementi del funzionalismo in una prospettiva in cui l’espressione visibile del processo psichico che si ritrova nella condotta diventa un criterio centrale a cui fare riferimento per la conoscibilità dei processi di coscienza. A questa prospettiva Mead giunge forse guidato da un’esigenza di maggiore ‘oggettività’ metodologica: solo ciò che si esprime nell’azione può essere osservato e solo in una interazione tra questo approccio di osservazione esterna e l’introspezione – che entra in campo nelle situazioni problematiche di azione del soggetto nell’ambiente sociale e fisico – possono offrire una visione maggiormente comprensiva della complessità dello psichico e del suo carattere immediato e mobile. Al contrario, il funzionalismo, così come delineato in particolare da Angell in The province of

functional psychology (1907), si concentra maggiormente in una analisi concettuale e in una

riformulazione delle teorie, più che sulla delineazione di un vero e proprio nuovo metodo che possa in qualche modo rendere conto dell’azione del soggetto.397 Mead sembra essere consapevole del limite di una posizione simile ed opta, infatti, per l’assunzione dello schema funzionalista dell’atto come presupposto teorico attraverso il quale osservare l’azione umana, includendo nelle proprie osservazioni anche il ruolo che riveste il processo di interpretazione soggettiva, soprattutto per quanto riguarda il meccanismo di selezione degli stimoli dell’ambiente. Trova problematica, però, la deriva astratta che il funzionalismo ha assunto, ricadendo nel limite metodologico-concettuale di considerare i processi psichici come “oggetti”. La denuncia fatta alle diverse teorie psicologiche, che abbiamo ritrovato in The

Definition of the Psychical, riguardo alla scarsa attenzione rivolta all’Io in quanto espressione

dello psichico, sembra aver portato Mead nell’evolversi della sua riflessione a rintracciare lo stesso limite anche nella psicologia funzionalista.

394

Ivi, in part. cap. 4;

395

Cf. G. H. Mead, What Social Object Must Psychology Presuppose?, cit., p. 105; G. A. Cook, George Herbert

Mead, cit., p. 71.

396

Cf. A. J. Reck, Introduction to G. H. Mead, Selected Writings,cit. Da Silva non condivide il punto di vista di Reck, sostenendo invece, in linea con la lettura di Cook, che Mead abbia in ogni caso mantenuto lo schema funzionalista dell’arco riflesso nello sviluppo della sua psicologia sociale (cf. F. Carreira da Silva, Mead and

Modernity, cit., cap. 9).

397

Cf. E. Heidbreder, Functionalism, in D. L. Krantz (ed.), Schools of Psychology, Appleton-Century-Crofts, New York 1969, p. 37.

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E se, sempre in The definition of the Psychical, Mead notava come l’approccio “pluralista” di James, che considerava la mente in stretto rapporto con il sistema nervoso e il processo conoscitivo come disponibile all’identificazione e non alla spiegazione, consentiva di evitare che i presupposti metodologici delle differenti ricerche condizionassero inevitabilmente la concezione della materia di studio,398 nel 1909 in What Social Objects Must Psychology

Presuppose?, egli respinge l’idea di coscienza, o di processo cosciente, che la psicologia

funzionalista mantiene, poiché ai suoi occhi tale concezione rende la coscienza completamente staccata dal processo evolutivo di adattamento all’ambiente, ovvero dal carattere attivo rappresentato dalla relazione gestuale che il soggetto intrattiene con l’ambiente.399 La stessa critica è presente anche in Social Psychology as Counterpart of

Physiological Psychology, in cui Mead denuncia l’insoddisfacente analisi di James riguardo al

valore che la natura sociale del Sé assume per le fasi cognitiva ed emotiva della coscienza, criticando anche la marginalizzazione dell’organizzazione sociale della coscienza attuata da Angell.400 Inoltre, Mead ritiene che la psicologia funzionalista ricada in un dualismo concettuale, mantenendo i fenomeni psichici all’interno della coscienza ma connettendoli al mondo fisico attraverso l’accettazione degli oggetti di scienza – atomi, molecole, ioni, ecc – come realtà sostanziali del mondo fisico, e relegando i contenuti sensibili degli oggetti del mondo fisico al campo separato della coscienza. In altri termini, se da una parte il funzionalismo accetta il carattere teleologico dei processi della coscienza all’interno di una più ampia concezione evolutiva di adattamento, dall’altro esso ricade all’interno di un particolarismo che richiede una nuova spiegazione evolutiva che si innesti nella vecchia.

La posizione meadiana, in realtà, non si distanzia da quella già delineata qualche anno prima in The Definition of the Psychical: l’idea guida della sua psicologia rimane quella di riconoscere alla coscienza il carattere attivo di sviluppo della realtà e di indicarla come una «fase particolare nello sviluppo della realtà, non una fase isolata della realtà connessa con il resto di questa attraverso una relazione esclusiva di serie parallele».401 Potremmo dire che più che rifiutare totalmente il funzionalismo, Mead opti per la formulazione di un “funzionalismo

398

G. H. Mead, The Definition of the Psychical, cit.

399

Cf. G. H. Mead, What Social Objects Must Psychology Presuppose?, in «Journal of Philosophy, Psychology and Scientific Methods» 7, (1910), p. 174: «Functional psychology has set itself the program of assimilating the purposive character of conscious processes—or of consciousness as it is termed—to the evolutionary conception of adaptation, but instead of making consciousness in human individuals a particular expression of a great process, as is demanded of a philosophy of nature, it comes in generally as a new and peculiar factor which even demands a new formula of evolution for its explanation; it involves a new evolution superinduced upon the old.» Cf H. Joas, G. H. Mead, cit., p. 64. Cf. D. L. Miller, George Herbert Mead, cit. p. xxix.

400

G. H. Mead, Social Psychology as Counterpart of Physiological Psychology, cit., p. 96.

401

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bio-sociale”, nel quale egli include l’apparato biologico di dotazione dell’individuo il cui sviluppo è condizionato dall’interazione sociale, di modo che la stessa fase attiva del soggetto, rappresentata dall’Io, venga concepita come espressione di continuità tra la dimensione biologica e la dimensione sociale, declinando l’aggettivo ‘sociale’ nei termini dell’‘autocoscienza’.

Egli sostiene, riferendosi implicitamente al funzionalismo, che la psicologia moderna ha tentato di trasferire la volontà e la ragione all’interno della vita impulsiva, senza però esserci riuscita. Questa impossibilità ha avuto la sua causa nell’assunzione “individualistica” che ha inficiato la psicologia moderna.402 Mead, al contrario, cerca di spiegare il sorgere della coscienza all’interno dell’interazione sociale, e in particolare del comportamento sociale dell’animale, di modo, come abbiamo visto, da ricondurre gli impulsi ad espressioni della dimensione sociale innata.

A ragione, quindi, Cook ritiene che What Social Objects Must Psychology Presuppose?, che sembra così fortemente critico nei confronti della psicologia funzionalista, rivela in realtà non un autentico allontanamento dal funzionalismo di Dewey quanto piuttosto dal “parallelismo psico-fisico” che caratterizza lo sviluppo successivo del funzionalismo.403 E in effetti la critica meadiana sembra più rivolta a quella psicologia che tende a dimenticare il legame dei fenomeni psichici col contesto sociale e fisico grazie ai quali si sviluppano, relegando l’ambiente esterno e le altre coscienze a meri prodotti dipendenti dalla coscienza, anziché a questa correlati in maniera attiva e condizionante. In particolare, mantenere l’idea che sia possibile ammettere l’esistenza di fenomeni psichici solamente attraverso l’introspezione, considerare i prodotti della coscienza frutto esclusivo di una elaborazione solipsistica del soggetto, relegare il Sé al campo ristretto della coscienza e considerare reali solamente le combinazioni degli stati di coscienza, ammettere l’esistenza delle coscienze altrui solo ipoteticamente attraverso un processo di inferenza analogica dai propri stati di coscienza che garantisce la realtà dei corpi fisici altrui ma non delle loro coscienze: tutto ciò comporta l’allontanamento dall’idea della coscienza intesa come fase particolare della realtà. In termini più generali, affrontare la questione della coscienza dall’interno del soggetto comporta il riconoscimento dell’identità del Sé con la coscienza in quanto appercezione, attenzione volontaria, condotta, anziché come interazione. In questa prospettiva ciò che può essere isolato come autocoscienza si riduce a sensazioni peculiari di intimità di certi stati coscienti, dalle quali il Sé deduce per qualche ragione inspiegabile il fulcro di certe vaghe

402

Questo sembra anche il limite di certe teorie embodied, come ad esempio quella analizzata di Don Tucker.

403

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sensazioni organiche che non sono coinvolte nella percezione, e tutto il campo della coscienza si riduce al sé autocosciente.404

Per tale motivo, Mead sente l’esigenza di sviluppare una psicologia che non si rivolga ai soli fenomeni interni al soggetto e che non consideri l’ambiente circostante, fisico, culturale e sociale, come un elemento necessario allo sviluppo psichico ma non così essenziale da essere problematizzato in maniera sistematica all’interno di una discussione psicologica. L’ambiente è un elemento fondamentale per lo sviluppo psichico del soggetto, esso è l’ulteriore sviluppo di una psicologia in grado di apportare nuova conoscenza, tale sviluppo deve avvenire alla luce delle situazioni conflittuali che caratterizzano la vita dei soggetti nella società. La stessa nozione di introspezione sviluppata da Mead evidenzia il presupposto sociale che rende il discorso interiore del Sé una riproduzione del discorso sociale.