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Individuo tra determinazione biologica e determinazione sociale

In questi anni Mead volge sempre più l’attenzione alle dinamiche sociali e alle differenti spiegazioni del ruolo che le scienze sociali possono rivestire nella spiegazione dei processi psichici dell’individuo, processi che coinvolgono, secondo la linea di sviluppo del pensiero meadiano, oltre gli elementi prettamente psichici e psico-fisici, anche le interazioni che l’individuo mantiene con l’ambiente fisico e sociale in cui agisce. Esempio ne è la recensione a Du rôle de l’individu dans le déterminisme social e Le probleme du déterminisme,

déterminisme biologique et déterminisme social di D. Draghiscesco, lavoro che prelude a

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MSS, pp. 215-16.

273

W. Wundt, Lineamenti di Psicologia, cit., p. 379.

274

MSS, p. 216n.

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saggi cruciali che segnano la svolta da una psicologia dell’individuo alla più nota psicologia sociale meadiana.

Le domande fondamentali che Mead pone in questa recensione sono significative soprattutto in riferimento ai saggi successivi Social Psychology as Counterpart to

Physiological Psychology (1909) e What Social Objects Must Psychology Presuppose? (edito

nel 1910 ma già presentato nel 1909 al diciottesimo incontro annuale della American Psychological Association). In particolare, Mead si chiede se sia possibile determinare una coscienza sociale precedente alla coscienza individuale e se sia possibile distinguere un valore cognitivo peculiare nelle nostre percezioni sociali rispetto alle percezioni fisiche. Secondo Draghiscesco, infatti, i fenomeni della coscienza sottostanno a leggi differenti da quelle dei fenomeni naturali e presentano caratteri in larga parte razionali e teleologici piuttosto che meccanicistici, propri invece dei fenomeni naturali. Non è possibile, quindi, ridurre la coscienza dell’individuo ad un mero epifenomeno del cervello poiché essa si rivela il frutto di una “coscienza sociale generale”. In breve, le relazioni sociali sono reali e oggettive, fonte di tutti gli stati di coscienza che stanno al di sopra di sensazioni e impulsi. Ciò comporta una divisione netta tra mondo biologico e mondo sociale e una distinzione tra ereditarietà di tratti comportamentali sociali, garantiti dalla stabilità di certe condizioni sociali (istituzioni, educazione, formazione), ed ereditarietà di tratti biologici, condizionata dall’assimilazione dei risultati dello sviluppo da parte della struttura biologica. Ma, si chiede Mead, a che tipo di dipendenza dell’individuo dall’ambiente sociale si riferisce Draghiescesco?

Seguendo Mead, il problema che sorge riguardo l’ereditarietà dei tratti acquisiti sta nel fatto che manca completamente un’analisi della relazione di dipendenza dell’individuo dall’ambiente sociale in cui si forma. Il problema, in altri termini, riguarda la relazione tra l’individuo di cui si occupa la psicologia e quella «consciousness as a whole» indicata come coscienza sociale. Secondo Mead non esiste all’interno del processo cognitivo nessuna distinzione immediata fra la percezione di oggetti sociali e la percezione di oggetti fisici. Identificando la coscienza sociale con la coscienza riflettente del soggetto introspettivo, Draghiscesco rende la coscienza degli oggetti fisici dipendente dalla coscienza sociale.276 Ma, sostiene Mead, nella coscienza immediata non troviamo evidenza diretta di tale distinzione poiché il soggetto dell’introspezione si rivela un costrutto mentale al pari dell’oggetto fisico. Se Draghiscesco fonda la certezza del soggetto sociale nel processo introspettivo che pone l’auto-certezza alla base della stessa conoscenza degli oggetti fisici, Mead sostiene invece che

276

G. H. Mead, Review of Du rôle de l’individu dans le déterminisme social and Le probleme du déterminisme,

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non sia possibile avere questo tipo di certezza se non attraverso l’ammissione di un’esperienza immediata che nella sua relazione con gli oggetti esterni, fisici e sociali, precede la stessa coscienza del soggetto come individuo sociale. È quindi difficile riuscire a vedere la psicologia in quanto analisi della coscienza riflessiva come essenzialmente sociale nel suo carattere, se non legandola al suo carattere fisico.

Ora, nonostante Joas ritrovi in questa recensione un allontanamento di Mead dall’idea, espressa in The Definition of the Psychical, della possibilità da parte del soggetto di essere immediatamente esperito, evidenziando il carattere quasi-trascendentale del Sé,277 noi riteniamo che la critica mossa a Draghicesco sia l’ulteriore conferma della persistente ricerca di Mead riguardo la natura immediata della coscienza, natura che mostra soprattutto il suo elemento di indeterminatezza rispetto a tutte le distinzioni che si succedono nella riflessione. Tale posizione, di impronta chiaramente funzionalista,278 risulta l’espressione di quella più ampia concezione di atto alla base di qualsiasi processo conoscitivo, produttivo, creativo successivo. L’indistinguibilità della coscienza dalla realtà, l’indeterminatezza della misurazione percettiva rispetto al sorgere della coscienza, il carattere unitario dell’esperienza nella sua immediatezza che chiama in causa un processo di mediazione al fine di distinguere fra realtà oggettiva e coscienza – fra soggetto riflettente e “world that is there”: tutti questi elementi attestano che l’atto immediato, il “presente”,279 è alla base della filosofia e della psicologia sociale di Mead e risulta essere il fulcro delle sue riflessioni. Non ci sembra, quindi, che Mead abbia una posizione ostica rispetto alla possibilità di cogliere l’immediata esperienza delle operazioni costitutive del Sé ricadando di conseguenza nella delineazione di un «carattere quasi-trascendentale del sé».280 Piuttosto, egli continua a interrogarsi sulle modalità scientifiche necessarie a cogliere tale immediatezza, mostrando come il carattere sociale della percezione non possa però essere colto a partire da una posizione solipsistica.281

È senz’altro condivisibile con Joas, però, l’idea secondo la quale la formazione del Sé è legata alla costituzione di una relazione riflettente del soggetto con il proprio corpo in modo

277

H. Joas, op. cit., p. 93.

278

La teoria dell’unità fra cognizione ed emozione all’interno della teoria delle emozioni deweyane, così come l’idea di una distinzione puramente logica fra stimolo e risposta in quanto entrambe si presentano come due subfunzioni dell’azione umana, sono alla base della stessa concezione deweyana di coscienza, la quale si presenta nel momento di un discernimento e selezione degli stimoli all’interno di un atto interrotto che deve essere compiuto (cf. a riguardo J. Garrison, op. cit., pp. 424 ss.).

279

Nella introduzione a The Philosophy of the Present, Morris ritiene che la nozione su cui si sviluppa il pragmatismo di Mead sia la nozione di “atto”. Tale nozione, come vedremo, presenta già una concezione della coscienza come funzione riflessiva, raziocinante in grado di discernere gli oggetti fisici e gli oggetti sociali.

280

H. Joas, G. H. Mead, cit., p. 93.

281

Come nota a diritto Da Silva, il sé empirico rivelato dall’introspezione, viene da Mead indicato come una costruzione e non come il soggetto agente ( F. Carreira Da Silva, Mead and Modernity, cit., pp. 114-5).

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concomitante alla relazione che il soggetto instaura con gli altri oggetti fisici.282 Questa idea trova la propria conferma proprio nei saggi successivi alla recensione a Draghiscesco nei quali si affronta esplicitamente la questione della relazione tra individuo e oggetti fisici e tra individuo e oggetti sociali, ovvero tra una prospettiva psico-fisica e una prospettiva sociale.

2.2. La “svolta” sociale. L’emozione come espressione dell’innata dimensione