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La “svolta” sociale L’emozione come espressione

La strada verso una psicologia sociale che sintetizzi gli elementi psico-fisici con l’interazione tra individuo e ambiente si fa sempre più chiara. Le ricerche riguardanti l’istinto, l’emozione, la coscienza trovano un ulteriore sviluppo man mano Mead volge l’attenzione alla delineazione di una psicologia che consideri l’individuo da una prospettiva più ampia, una prospettiva che all’impostazione individualistica del funzionalismo deweyano connetta una prospettiva oggettiva della relazione uomo-ambiente. Tra il 1907 e il 1913 assistiamo al delinearsi sempre più chiaro nei lavori meadiani di un duplice filone di indagine diretto ad uno stesso obiettivo: la delineazione della formazione del soggetto nell’interazione sociale.

Una testimonianza di questo sviluppo si ha nella recensione all’opera di William McDougall del 1908 la cui teoria sociale offre l’occasione a Mead di dare corpo all’idea principale della propria teoria: l’innato carattere sociale degli esseri viventi, carattere basato sulla dimensione emotiva immediata, quindi biologica e inconscia, prima che intellettuale.283

Riprendendo la teoria delle emozioni di Dewey e le proprie riflessioni sulla loro dimensione fisiologica, Mead sottoscrive la teoria di McDougall secondo la quale la disposizione psico-fisica delle emozioni sarebbe la caratteristica primitiva dell’esperienza cosciente.284 In particolare, McDougall riconduce agli istinti e alle corrispondenti emozioni il

282

H. Joas, G. H. Mead, cit., p. 93.

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Carreira da Silva nota che uno studio approfondito sul carattere emotivo del sé, così come Mead lo aveva affrontato in vari scritti, colmerebbe quella mancanza che invece viene percepita in MSS (cf. F. Carreira da Silva, Mead and Modernity, cit., p. 140). Il nostro lavoro sta cercando di colmare questa mancanza.

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Esemplare è anche la tassonomia degli istinti e delle correlate emozioni alla base dello sviluppo della coscienza umana: in particolare, le emozioni di fuga e paura, repulsione e disgusto, curiosità e sorpresa, di combattimento e rabbia, di soggiogamento ed emozione di soggezione, autoaffermazione ed esultazione, l’istinto parentale e l’emozione tenera; tutte queste emozioni fanno riferimento a tre istinti: la riproduzione, l’istinto di aggregazione, di costruzione e di costruzione. Similmente a McDougall, in MSS Mead elencherà dieci gruppi di impulsi: gli adattamenti che permettono all’individuo di mantenersi nella sua posizione e in equilibrio in modo e da fermo; l’organizzazione delle risposte nei confronti di oggetti distanti; l’adattamento delle superfici del corpo agli oggetti raggiunti (manipolazione); l’attacco e la difesa nei confronti di forme ostili; la fuga e l’allontanamento da oggetti pericolosi; l’avvicinamento o allontanamento all’altro sesso e i processi sessuali; l’acquisizione e l’assunzione di cibo; il nutrimento e l’allevamento dei piccoli; il ritirarsi dal caldo, dal freddo,

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fulcro della propria tesi riguardo la formazione della coscienza dell’individuo nel processo di interazione sociale. Elemento cardine della teoria sociale di matrice funzionalista di McDougall è il concetto di atto che esprime l’unità del processo di interazione in cui le emozioni trovano la loro collocazione. L’atto viene considerato da Mead come il punto di partenza per caratterizzare la psicologia sociale così come per la psicologia dell’individuo; questa nozione, infatti, consente di dare voce ad una relazione reciproca tra le differenti fasi dell’agire umano all’interno di una visione teleologica del processo psichico.285 Ma se la teoria di McDougall risponde alle esigenze meadiane di una prospettiva bio-sociale da cui guardare alla capacità riflettente umana, la sua spiegazione del sorgere della coscienza di Sé si rivela però insufficiente. Secondo Mead, sebbene McDougall faccia diretto riferimento al “me empirico” riconoscendo che il Sé può presentarsi nella coscienza solo in opposizione agli altri Sé, egli sembra considerare gli altri Sé più come rappresentazioni presenti nella coscienza del Me che non come soggetti reali da presupporre al Sé. La critica è molto simile a quella già mossa a Draghicesco: al pari di quest’ultimo, infatti, McDougall ricadrebbe, secondo Mead, all’interno di una visione solipsistica che renderebbe il soggetto un Sé isolato, non essendoci nella realtà nessuna “astratta” distinzione Sé-altro.

Da questa osservazione due ulteriori punti critici della teoria di McDougall vengono da Mead indicati nella spiegazione psicologica della relazione tra fasi cognitive ed emotive e atto istintivo. Assumere, come fa McDougall, che la funzione della coscienza cognitiva sia stata, nell’evoluzione filogenetica, la soluzione necessaria per il superamento di difficoltà che gli animali non umani non sono riusciti a superare, non spiega in realtà come sia sorta la coscienza intesa come capacità cognitiva. Questa non è una semplice caratteristica della fase sensibile dell’atto, ma una derivazione del processo attraverso il quale l’atto si sviluppa. Nella sensazione entra in gioco il carattere motorio della risposta senza la quale la percezione non può sorgere. La stessa situazione si presenta per l’emozione: essa appare solamente nel momento in cui l’attività è stata verificata.286

dal pericolo; la formazione dei vari tipi di habitat. E ricondurrà questi istinti a due fattori base: la tendenza ad aggregarsi da parte dell’individuo, e la maggiore facilità di compiere i processi di vita all’interno del gruppo. (MSS, pp. 429-35).

285

G. H. Mead, McDougall’s Social Psychology, «Psychological Bulletin» 5 (1908), p. 391.

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103 2.2.1. Il carattere sociale dell’istinto

Ciò che, in sintesi, manca alla teoria di McDougall è una spiegazione adeguata della situazione conflittuale in cui l’emozione trovi la giusta collocazione che permetta di legittimare il sorgere della riflessione come mediazione tra stimolo, selezione e risposta. Ed è ciò che Mead cerca di delineare in The Social Character of Instinct, uno scritto la cui datazione viene ricondotta al periodo tra il 1908 e il 1910 ma che è stato pubblicato solamente nel 2001 grazie a Mary Jo Deegan. Questo scritto ci permette di avere un quadro molto più completo delle riflessioni meadiane sulla dimensione sociale delle emozioni, poiché indica il fisico, il mentale e il sociale come tre elementi intrecciati, nessuno dei quali sopravvenienti all’altro, quanto piuttosto intrecciati e dipendenti l’uno dall’altro.287

Con questo scritto ritorniamo all’inizio del nostro percorso, ovvero alla Teoria delle

emozioni di Dewey e Mead. Punto di partenza del breve scritto meadiano è l’assunzione della

natura sociale degli istinti primitivi, così come già evidenziato da McDougall. Ciò implica necessariamente uno stretto legame tra condotta sociale ed emozione. La condotta sociale è infatti definita da Mead quella condotta «nella quale gli atti sono adattati ai movimenti degli altri».288 Mead delinea il sorgere della coscienza sociale come evoluzione delle prime fasi delle reazioni istintive caratterizzate dalle espressioni emotive. In particolare, secondo la teoria deweyana l’espressione delle emozioni è fisiologicamente tracciata e la spiegazione fisiologica delle emozioni può offrire una base oggettiva per caratterizzare il sorgere della coscienza negli individui. Come abbiamo già visto, l’espressione delle emozioni implica l’inibizione immediata dell’azione, dovuta al conflitto di impulsi mediati dalla stessa situazione. L’inibizione chiama in causa la coscienza emotiva attraverso la stimolazione dell’espressione delle emozioni, la preparazione dell’atto e le sue prime fasi. L’emozione si mostra così come la sensazione di questi processi fisiologici. La coscienza di questi processi fisiologici è essenziale per il riconoscimento degli oggetti in quanto fonte di emozioni, la cui espressione si rivela funzionale all’atto, fungendo da stimoli per le risposte degli altri

287

La datazione è opera degli editori del Mead Project, in base al riferimento di Mead al volume di McDougall recensito nel 1908. Lo scritto è presente nel volume curato da Mary Jo Degaan, Essays in Social Psychology, Transaction Publishers, New Brunswick (New Jersey) 2001. La numerazione della pagina, però, viene qui

ricondotta al manoscritto originale rintracciabile nel Mead Project

(http://www.brocku.ca/MeadProject/Mead/Unpublished/Meadu04.html).

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G. H. Mead, The Social Character of Instinct, p. 2. L’elemento che viene qui evidenziato riguarda la natura che assume l’immediatezza dell’esperienza dell’individuo: l’immediatezza viene qui indicata con l’emozione e questa con la comunicazione come aspetto pre-conscio dell’individuo. Ciò comporta, come vedremo, necessariamente una serie di implicazioni che riguardano il condizionamento delle stesse emozioni che l’individuo sociale prova, condizionamento sociale che comporta la stessa possibilità di interpretazione e ricostruzione delle esperienze soggettive.

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individui. In altri termini, l’espressione delle emozioni assume la funzione di indicare agli altri soggetti la risposta che l’individuo sta per attuare rispetto allo stimolo ricevuto, di modo che l’altro individuo a cui è rivolta l’espressione possa rispondere a sua volta allo stimolo del primo individuo.289 Prima ancora che la comunicazione di simboli si esprima in gesti, segni e suoni articolati, in questi primi stadi degli atti e nei loro correlati fisiologici sono già presenti gli elementi di coordinazione della condotta sociale e della comunicazione inconscia. Tale comunicazione inconscia utilizza le espressioni delle emozioni per costruire i propri segni:

«Prima che la comunicazione attraverso simboli si manifesti in gesti, segni, e suoni articolati, esistono, in queste prime fasi degli atti e delle loro frange fisiologiche, i mezzi per la coordinazione della condotta sociale, i mezzi per la comunicazione inconscia. E la comunicazione cosciente ha fatto uso di queste espressioni dell’emozione per costruire i propri segni. Esse erano già segni. Erano state già selezionate in maniera naturale e preservate come segni in una condotta sociale pre-riflessiva prima di essere specializzati come simboli. […] non dobbiamo forse assumere che ciò da cui i Sé sono costruiti è la coscienza emozionale? […] l’introspezione rivela che i nostri pensieri e la nostra volontà sono riferiti (sic) ai Sé il cui contenuto è affettivo. Pensiero e volontà sviluppano e interpretano la situazione che è innanzitutto emotiva. È l’emozione che è più particolare, in maniera più definita riferita al, o meglio è parte del, Sé dell’individuo e degli altri Sé».290

Il carattere sociale innato si radica quindi su basi fisiologiche prima ancora che cognitive. Ciò comporta una delineazione del primato dell’emotivo sull’intellettuale, tanto che, afferma Mead, il Sé perde la sua reale natura, quella di essere primariamente biologico, quando si ritrova “intellettualizzato”. Ma nell’esperienza immediata l’altro è immediato allo stesso

289

Cf. G. H. Mead, La coscienza sociale e la coscienza del significato (1910), in La voce della coscienza, cit., pp. 67 ss.

290

G. H. Mead, The Social Character of Instinct, cit., pp. 3-4: «Before conscious communication by symbols arises in gestures, signs, and articulate sounds there exists in these earliest stages of acts and their physiological fringes, the means of co-ordinating social conduct, the means of unconscious communication. And conscious communication has made use of these very expressions of the emotion to build up its signs. They were already signs. They had been already naturally selected and preserved as signs in unreflective social conduct before they were specialized as symbols […] must we not assume that the stuff out of which selves are constructed is emotional consciousness? […] introspection reveals that our thoughts and our volitions are referred (sic) to selves whose content is affective. Thought and volition develop and interpret the situation that is first of all emotional. It is the emotion that is most particular, most definitely referred to or rather made a part of the individual self and the other selves».

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modo del Sé. È solo un processo secondario che guida alla proiezione di Sé nell’altro mettendosi al suo posto o, come dirà Mead qualche anno dopo, assumendo il suo ruolo: «tutti gli oggetti il cui contenuto è emotivo sono oggetti sociali, sono Sé».291

Ne consegue che il sorgere della coscienza è innanzitutto legato alla dimensione “socio- emotiva”, o “bio-sociale”, poiché, appunto, nell’immediatezza è più ‘naturale’ interagire con oggetti sociali, tanto che gli stessi oggetti fisici si rivelano, in prima istanza, oggetti sociali al pari degli esseri umani, proprio per il carattere emotivo che coinvolge il bambino nella relazione con essi. Come ritroviamo in MSS:

«in quanto il fanciullo agisce in modo riflessivo nei confronti del suo ambiente fisico, agisce come se questo dovesse aiutare o ostacolare, e le sue risposte sono accompagnate dall’amicizia e dall’odio. È un atteggiamento del quale vi sono più che semplici tracce nella nostra esperienza elaborata. Esso è forse più evidente nelle irritazioni contro la totale indifferenza delle cose inanimate, nel nostro affetto per gli oggetti di uso comune e nell’atteggiamento estetico verso la natura, che è all’origine di tutta la poesia della natura».292

L’aspetto emotivo dell’interazione tra individuo e ambiente chiama necessariamente in causa una prospettiva filogenetica della coscienza che si sviluppa da una prospettiva percettivo-relazionale legata ad una differenziazione da rintracciare nella condizioni fisiologiche e di possibilità di deambulazione dell’essere umano rispetto alle forme di vita inferiori.