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1.3. TRA SVILUPPO E TURISMO SOSTENIBILE

1.3.1. IL RUOLO DELLA SOSTENIBILITÀ: LO SVILUPPO SOSTENIBILE

La nozione di sostenibilità ha iniziato a diffondersi e acquisire rilevanza a partire dagli Anni “70 del XX secolo, a seguito della presa di coscienza del fatto che il concetto di “sviluppo” esistente fino a quel momento, legato esclusivamente alla crescita economica, avrebbe potuto causare entro breve tempo un vero e proprio collasso dei sistemi naturali. È emersa una crescente preoccupazione in relazione al consumo eccessivo di risorse naturali, nonché agli esiti indesiderati sia della crescita economica che di quella della popolazione, inducendo la comunità mondiale a riflettere sulla neces- sità di dare vita ad un nuovo modello di sviluppo che conciliasse crescita economica ed un’equa di- stribuzione delle risorse (United States Environmental Protection Agency, 2015).

In particolare, durante la Conferenza sull’Ambiente Umano delle Nazioni Unite tenutasi nel 1972 a Stoccolma, è stato discusso per la prima volta il rapporto tra sviluppo e ambiente (Pecoraro Sca- nio, 2016). In particolare, si è dibattuto su come sia divenuto fondamentale che tematiche quali la conservazione delle risorse naturali e la loro razionalizzazione a beneficio delle generazioni future, l’eguaglianza e il diritto a condizioni di vita adeguate, debbano acquisire un ruolo primario nei pro- cessi economici e legislativi degli Stati (Maggio, 2013).

Tuttavia, è stata la Commissione sull’Ambiente e Sviluppo6 delle Nazioni Unite, nel rapporto Our

Common Future, meglio noto come Rapporto Brundtland, che nel 1987 ha introdotto per la prima volta il concetto di “sviluppo sostenibile”. Esso è stato definito come quello sviluppo che “soddisfa i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere la capacità delle generazioni future di ri- spondere ai loro”7.

6 World Commission on Environment and Development (WCED).

7

Traduzione adattata dal testo originale: “Sustainable development is a development that meets the needs of the pre- sent without compromising the ability of future generations to meet their own needs” (WCED, 1987).

L’aspetto innovativo più lampante di tale definizione si riferisce all’acquisizione di un’ottica a lungo termine, in quanto si è iniziato a considerare un utilizzo delle risorse non soltanto da parte della ge- nerazione attuale, ma anche da parte delle generazioni future. Insomma, è emersa la necessità di af- fermare sia un’equità inter-generazionale (nel senso che le generazioni future possiedono pari op- portunità e uguali diritti delle attuali generazioni); sia un’equità intra-generazionale (nel senso che, all’interno della stessa generazione, tutti gli individui appartenenti a realtà economiche, sociali, poli- tiche e geografiche diverse possiedono pari opportunità e uguali diritti) (Cavallo, 2016).

In altri termini, la portata innovativa di questa definizione sta nell’interpretazione dello sviluppo sostenibile come forma di crescita economica capace di perdurare nel tempo poiché in grado di ri- spettare l’ambiente e garantire il benessere della società nel breve, medio e lungo periodo. In rela- zione al rapporto tra attività economica e mondo naturale, il modello economico dell’espansione quantitativa (crescita) è stato sostituito con quello del miglioramento qualitativo (sviluppo) come chiave per il progresso futuro (Daly, 2001).

A partire dal Rapporto Brundtland, le nozioni di sostenibilità e sviluppo sostenibile sono state trat- tate in occasione di numerose conferenze a livello internazionale: si pensi alla Conferenza sull’Am- biente e Sviluppo di Rio de Janeiro del 1992; oppure alle Conferenze di Aalborg, di Copenaghen, di Lisbona e di Kyoto, rispettivamente nel 1994, 1995, 1996 e 1997; oppure ancora alla Conferenza di Hannover nel 2000. Con il nuovo millennio vennero organizzate ulteriori riunioni, grazie alle quali sono stati realizzati svariati documenti relativi alla gestione delle risorse naturali, alla legislazio- ne ambientale e ai cambiamenti climatici (Maggio, 2013).

In occasione di tutti questi vertici, alla nozione di sviluppo sostenibile sono state riconosciute una serie di caratteristiche che possono essere riassunte nelle seguenti: durabilità nel lungo periodo; equità sociale (intra-generazionale e inter-generazionale); integrità degli ecosistemi; efficienza eco- nomica; sostenibilità ecologica; interrelazione tra sviluppo economico, ambientale e sociale (Mag- gio, 2013). Il concetto di sostenibilità, dunque, è stato implementato fino a ricomprendere non solo una sostenibilità ambientale, ma anche una sostenibilità economica e sociale (EcologiCup, Univer- sità del Salento, 2016).

Alla luce di ciò, nel suo significato più ampio, la sostenibilità può essere interpretata come la capa- cità, da parte di un processo di sviluppo, di sostenere nel corso del tempo la riproduzione di capitale mondiale (illustrato in figura 7), il quale si distingue in: capitale naturale, formato dall’ambiente e dalle risorse naturali; capitale umano-sociale, costituito da tutti gli individui di una società; e capitale economico, composto da tutte le “cose” che sono state create e costruite dagli individui (Ecologi- Cup, Università del Salento, 2016).

Figura 7. La piramide del capitale mondiale. Fonte: rielaborazione personale su dati di sogesid.it, 2019

La sostenibilità, quindi, costituisce un processo continuo che combina le tre dimensioni dello svi- luppo sostenibile, fortemente integrate e interdipendenti tra loro (figura 8). Esse sono:

• Dimensione economica. La sostenibilità economica si riferisce alla capacità, da parte di un sistema economico, di generare una crescita duratura degli indicatori economici (in partico- lare la capacità di generare reddito e lavoro per il sostentamento della popolazione). Sostan- zialmente, essa riguarda la capacità di produrre e mantenere il massimo valore aggiunto al- l’interno del territorio, combinando le risorse in modo efficace e valorizzando le specificità dei prodotti e servizi territoriali. Deve trattarsi di uno sviluppo economicamente profitte- vole, ma che al tempo stesso sia in grado di conservare la biodiversità, la diversità culturale, l’ambiente e l’equità sociale. Affinché sia economicamente sostenibile, lo sviluppo deve es- sere equo e realizzabile (EcologiCup, Università del Salento, 2016; Cavallo, 2016).

• Dimensione ambientale. La sostenibilità ambientale si riferisce alla capacità di saper conser- vare nel corso del tempo le tre funzioni primarie dell’ambiente: fornitura di risorse, ricezio- ne di rifiuti e fonte diretta di utilità. Essa, dunque, attiene alla capacità di valorizzare l’am- biente in quanto “elemento distintivo” del territorio, assicurando contemporaneamente la tutela e il rinnovamento delle risorse naturali, ed evitando che l’ecosistema subisca trasfor- mazioni strutturali irreversibili a causa dell’azione umana. Affinché sia ambientalmente so- stenibile, lo sviluppo deve essere vivibile e realizzabile (EcologiCup, Università del Salento, 2016; Cavallo, 2016).

• Dimensione socio-culturale. La sostenibilità socio-culturale si riferisce alla capacità di assi- curare che le condizioni di benessere umano (sicurezza, salute, istruzione) siano equamente distribuite per classi e per genere. Si tratta di assicurare il rispetto dei diritti umani fonda- mentali e dei principi di equità intra-generazionale e inter-generazionale illustrati poc’anzi. Affinché sia socio-culturalmente sostenibile, lo sviluppo deve essere vivibile ed equo (Eco- logiCup, Università del Salento, 2016; Cavallo, 2016).

Figura 8. Le tre dimensioni fondamentali dello sviluppo sostenibile. Fonte: infocamere.it, 2019

Queste tre dimensioni non devono essere considerate come elementi indipendenti ma, secondo una visione sistemica, come elementi che assieme contribuiscono al raggiungimento di un fine co- mune. La nozione di sviluppo sostenibile, dunque, integra e bilancia i concetti di sviluppo economi- co, ambientale e sociale, contribuendo a fornire una visione olistica dello sviluppo (Maggio, 2013). In altri termini, il concetto di sviluppo sostenibile implica che le dinamiche economiche e sociali delle economie moderne siano compatibili con la capacità delle risorse naturali di riprodursi infini- tamente e con il miglioramento delle condizioni di vita della società. Lo sviluppo economico deve essere, quindi, compatibile con gli ecosistemi e l’equità sociale, secondo quella che viene definita la regola dell’equilibrio delle “tre E”: equità (Equity), economia (Economy), ambiente (Environment) (EcologiCup, Università del Salento, 2016).

Ne deriva che il perseguimento dello sviluppo sostenibile dipende dalla capacità, da parte della go- vernance di un territorio, di assicurare una totale interconnessione tra economia, società e ambiente; o, per meglio dire, tra profitti, persone e pianeta (Anderson & Al-Thani, 2015).

Infine, considerato lo scenario dello sviluppo sostenibile, è possibile elencare i suoi obiettivi prin- cipali (Consiglio della Presidenza dello Sviluppo Sostenibile, 1997):

1) Garantire uguaglianza e possibilità di benessere economico, sociale e ambientale a tutte le fasce della popolazione che compongono la società;

2) Garantire a ciascun individuo i benefici di un ambiente salubre, attraverso la diminuzione dell’inquinamento e delle emissioni di rifiuti;

3) Tutelare e recuperare le risorse naturali per le generazioni presenti e future; 4) Sostenere un’economia sana, che renda possibile una qualità della vita alta;

5) Realizzare politiche globali di sviluppo sostenibile da parte degli Stati ed enti internazionali; 6) Stimolare la partecipazione degli Stati, degli organismi internazionali e del sistema econo-

mico nel suo insieme;

7) Creare opportunità per i cittadini, imprese e comunità di partecipare e influenzare le deci- sioni che li riguardano in materia di risorse naturali, ambiente e economia;

8) Garantire l’istruzione formale e la formazione permanente a tutti i cittadini in relazione ai concetti collegati allo sviluppo sostenibile.

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