• Non ci sono risultati.

“Little Gidding”e la chiusura del cerchio.

5.5 L’illuminazione finale.

Il movimento conclusivo di “Little Gidding” è costituito, come negli altri Quartetti, da una parte colloquiale e una lirica nelle quali vengono ripresi e approfonditi molti dei temi discussi in precedenza. In virtù di ciò si rafforza l’idea della circolarità dell’opera, confermata qui sin dai primi versi con un rimando al tessuto di paradossi riscontrato all’ inizio di “East Coker” (I, v. 1), e improntato all’idea della coincidenza di inizio e fine. Se, a cominciare da “Burnt Norton”, il poeta si poneva inoltre delle domande sulla natura della visione e cercava elementi avvaloranti, nell’ultima tappa di questo lungo

292 Julian of Norwich, Revelations of Divine Love, ed. by H. Backhouse and R. Pipe, cit., pp.

168-169. Riguardo questo richiamo, si veda anche Gardner, The Art of T. S. Eliot, cit., p. 182.

293 Cfr. Giovannelli, La parola e la visione. Per una lettura dei “Four Quartets” di T. S. Eliot, cit., p.

143. Matthiessen legge nella “intolerable shirt of flame” un simbolo dei desideri e delle passioni umane da cui può liberarci solo la Grazia (Cfr. Matthiessen, “The Quartets”, in Bernard Bergonzi (ed.), T. S. Eliot: “Four Quartets”: A Casebook, cit., p. 101).

168

viaggio gli interrogativi verranno risolti all’insegna della chiusura del cerchio.

Ecco, dunque, come inizia il movimento:

What we call the beginning is often the end And to make an end is to make a beginning. The end is where we start from. And every phrase And sentence that is right (where every word is at home, Taking its place to support the others,

The word neither diffident nor ostentatious, An easy commerce of the old and the new, The common word exact without vulgarity, The formal word precise but not pedantic, The complete consort dancing together)

Every phrase and every sentence is an end and a beginning, Every poem an epitaph. (“Little Gidding”, V, vv. 1-12)

Come in ogni movimento finale, la riflessione di Eliot si costruisce su spunti metalinguistici o metaletterari. In questo caso, il ragionamento si ricollega alla ripresa dei termini “end” e “beginning”. Se il richiamo all’incipit di “East Coker” e alla doppia valenza del termine “end” appare dunque scontato, non si può dimenticare nemmeno come, in termini ribaltati, la visione si fosse già sostanzialmente manifestata in “Burnt Norton” (I, vv. 20-45)294, e si sia poi “tradotta” in modo peculiare in ogni componimento, di fatto divenuto un epitaffio. Ora la poesia sembra essere riuscita finalmente a trascendere i confini del mondo immanente, cosicché, grazie al riconoscimento del Divino, ogni parola ha trovato la propria “home”, la giusta dimensione in cui aspetti formali e semantici entrano in rapporto senza scarti e omissioni. Il

294 Cfr. Giovannelli, La parola e la visione. Per una lettura dei “Four Quartets” di T. S. Eliot, cit., p.

169

raggiungimento di questa armonia si traduce nell’immagine del “complete consort dancing together”, evidente richiamo alle qualità della danza.

Il Quartetto continua ora introducendo temi legati alla sfera esistenziale:

And any action

Is a step to the block, to the fire, down the sea's throat Or to an illegible stone: and that is where we start. We die with the dying:

See, they depart, and we go with them. We are born with the dead:

See, they return, and bring us with them.

The moment of the rose and the moment of the yew-tree Are of equal duration. A people without history

Is not redeemed from time, for history is a pattern Of timeless moments. So, while the light fails On a winter's afternoon, in a secluded chapel

History is now and England. (“Little Gidding”, V, vv. 12-24)

Attraverso questi versi il poeta riprende il tema della morte, tappa che sancisce la fine della vita terrena e apre le porte ad un nuovo inizio. Per descrivere questo passaggio, Eliot fa ricorso ad alcune immagini utilizzate in precedenza. Per primo ritroviamo il movimento verso il patibolo, a ricordarci di tutti coloro che furono giustiziati durante le Guerre Civili (III, v. 27). In secondo luogo, l’immagine del fuoco torna a stabilire una connessione con le persone morte durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale (II). Per quello che riguarda invece la “sea’s throat”, e dunque l’imagery marina, il richiamo è a “The Dry Salvages”, mentre, da ultimo, l’“illegible stone” ricorda il cimitero di “East Coker”295. La continuità con i percorsi storici è un motivo esplicitato ai versi 15-18, in cui le generazioni passate, presenti e

170

future appaiono adesso unite (i momenti della “rose” e dello “yew-tree” hanno la stessa durata). Se la vita e la morte sono dunque uguali nella loro brevità e transitorietà, l’eternità si manifesta nella Storia in una serie di “timeless moments”, come quello vissuto nella “secluded chapel” di Little Gidding.

La parte lirica con cui si conclude l’opera prende avvio con una citazione ripresa direttamente da The Cloud of Unknowing, opera mistica anonima risalente al XIV secolo, dalla quale scaturisce l’ultimo appello del poeta ai lettori:

With the drawing of this Love and the voice of this Calling We shall not cease from exploration

And the end of all our exploring Will be to arrive where we started And know the place for the first time. Through the unknown, unremembered gate When the last of earth left to discover Is that which was the beginning; At the source of the longest river The voice of the hidden waterfall And the children in the apple-tree Not known, because not looked for But heard, half-heard, in the stillness

Between two waves of the sea. (“Little Gidding”, V, vv. 25-38)

È dunque sotto un nuovo impulso, con uno spirito rinnovato, che Eliot torna a riproporre il tema dell’esplorazione, già evocato in precedenza (“East Coker”, V, v. 31). Viene così reintrodotto il paradosso secondo il quale l’arrivo corrisponde ad un ritorno al punto di partenza e, allo stesso tempo, garantisce l’accesso ad un luogo ignoto. L’incontro con il soprannaturale e

171

l’unione con la sfera trascendente sono ora possibili in virtù del viaggio compiuto e della consapevolezza della crescita spirituale. Questi versi contengono molte immagini connesse ai Quartetti precedenti: alla nuova dimensione si ha accesso attraverso un “gate” “unknown” e “remembered”, aspetto, quest’ultimo, che si aggancia al “first gate” di “Burnt Norton” (I, v. 22). Dunque, la visione che si profila è pienamente leggibile in virtù del percorso compiuto e, soprattutto, del fatto che in questo luogo è avvenuta la definitiva riconciliazione degli opposti. In questo preciso momento, sarà quindi possibile sentire “the children on the apple-tree”, anziché l’enigmatica “unheard music” (I, v. 29) del primo Quartetto. La stessa imagery marina (“river”, “waterfall”, “two waves of the sea”) non solo permette di istituire una connessione con “The Dry Salvages”, ma chiarisce pure il senso di simultaneità della Storia. Il concetto che nel Quartetto precedente trovava espressione nel verso “The river is within us, the sea is all about us” (I, v. 15) sottenda le immagini citate, grazie alle quali possiamo ripercorrere l’intero ciclo dell’acqua (lo sgorgare dalla fonte, il fluire verso la cascata e poi il mare), il quale diventa metafora del ciclo della vita.

Con gli ultimi versi del movimento, che si aprono all’insegna della circolarità, il poeta cattura il senso della visione:

Quick now, here, now, always— A condition of complete simplicity (Costing not less than everything) And all shall be well and

All manner of thing shall be well

When the tongues of flame are in-folded Into the crowned knot of fire

172

L’eco dei versi finali di “Burnt Norton” (“Quick now, here, now, always”, V, v. 37)296 sigla il concludersi dell’esperienza così come una matura presa di coscienza che avviene in “a condition of complete simplicity”, ottenuta con sofferenza e sacrificio (“Costing not less than everything”). Per descrivere la comunione con Dio, Eliot riprende le parole di Julian of Norwich (III, vv. 17- 19, 47-48) associandovi anche un fuoco ormai in simbiosi con l’Amore divino. L’opera si conclude con un’immagine che intensifica l’idea dell’armonia grazie alla rielaborazione di un concetto espresso vividamente da Dante, secondo il quale “the fire and the rose are one”, ovvero il fuoco e la candida rosa dei Beati diventano un’unica entità (Paradiso, XXXIII, vv. 115-120; XXXI, v. 1)297.

296 Secondo Gardner (The Art of T. S. Eliot, cit., p. 53), la ripetizione di questa frase “gives us

one of the most intense poetic experiences of the whole poem”.

297 Cfr. Giovannelli, La parola e la visione. Per una lettura dei “Four Quartets” di T. S. Eliot, cit., p.

173

BIBLIOGRAFIA