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L’Incarnazione: l’unione di tempo ed eternità.

Con questi versi si apre l’ultimo movimento: Words move, music moves

4.5 L’Incarnazione: l’unione di tempo ed eternità.

In ogni movimento conclusivo, il poeta ha sempre dato spazio a riflessioni metalinguistiche e meta letterarie: in questo caso, però, egli sembra abbandonare la propria ricerca per difendere la Parola divina:

To communicate with Mars, converse with spirits, To report the behaviour of the sea monster, Describe the horoscope, haruspicate or scry, Observe disease in signatures, evoke

Biography from the wrinkles of the palm And tragedy from fingers; release omens By sortilege, or tea leaves, riddle the inevitable With playing cards, fiddle with pentagrams Or barbituric acids, or dissect

The recurrent image into pre-conscious terrors—

To explore the womb, or tomb, or dreams; all these are usual Pastimes and drugs, and features of the press:

And always will be, some of them especially When there is distress of nations and perplexity

Whether on the shores of Asia, or in the Edgware Road. (“The Dry Salvages”, V, vv. 1-15)

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In questi primi versi, Eliot fa una panoramica su una serie di pseudo- conoscenze umane che allontanano il soggetto dalla ricerca di un più profondo contatto con Dio; si tratta infatti di illusioni che distolgono la mente da una conoscenza più alta e sostanziale. Questa rassegna di “pastimes and drugs” assomiglia a un’ironica digressione sui modi in cui l’uomo si è relazionato con l’ignoto. Il poeta mette sullo stesso piano riti quali l’osservazione dei mostri marini (“to report… sea monsters”) e il volo degli uccelli (“haruspicate”), oppure la lettura dei Tarocchi (“playing cards”) e le pratiche negromantiche (“Fiddle with pentagrams”), fino ad arrivare alle scienze moderne, soprattutto la psicanalisi, impegnate nella dissezione di “pre-conscious terrors”. La stessa scelta di alcuni termini ricercati quali “haruspicate” (v. 3), “scry” (v. 3), “sortilege” (v. 7), proietta il lettore in una dimensione arcaica nella quale il destino dell’uomo si misurava in parte sulle profezie. Il carattere artificiale di questo tipo di conoscenze non appartiene però solo al passato, ma sarebbe arrivato fino al presente, quando “there is distress on nation”, chiara allusione alla Guerra e alle sue minacce per la moderna civiltà europea.236

Si legge poi:

Men's curiosity searches past and future

And clings to that dimension. But to apprehend The point of intersection of the timeless

With time, is an occupation for the saint— No occupation either, but something given And taken, in a lifetime's death in love, Ardour and selflessness and self-surrender. For most of us, there is only the unattended Moment, the moment in and out of time,

236 Per rendere la pervasività di questo aspetto, Donini ha infatti deciso di tradurre

135 The distraction fit, lost in a shaft of sunlight,

The wild thyme unseen, or the winter lightning Or the waterfall, or music heard so deeply That it is not heard at all, but you are the music

While the music lasts. (“The Dry Salvages”, V, vv. 16-29)

La curiosità degli uomini sarebbe rimasta tale nel corso della storia. Da un lato, troviamo dunque l’uomo comune, la cui vita è legata alla sfera empirica del divenire, mentre dall’altro spicca il santo, la cui visione privilegiata e sofferta consente di “apprehend the point intersection of the timeless with time”, concetto che allo stesso tempo anticipa il significato dell’Incarnazione e richiama le riflessioni sullo “still point of the turning world” introdotte in “Burnt Norton” (II, 16).237 Quella del santo non è però una mera occupazione, come suggerisce l’ossimoro “a lifetime’s death in love” al quale si possono ricollegare le dottrine di San Giovanni della Croce rievocate in “East Coker”; si tratta infatti di un dono concesso dalla Grazia divina. L’unica “concessione” fatta all’uomo per cogliere “the moment in and out of time”238 si innesta nelle epifanie legate ad aspetti terreni ed oggettivate in immagini quali lo “shaft of sunlight” (con un richiamo alla visione di “Burnt Norton” V, v. 33), il “wild thyme unseen” e il “winter lightning” (riprese in “East Coker”, II, v. 30 e v. 29), la “waterfall” (anticipazione dell’Eden descritto in “Little Gidding”, V, v. 34) e l’idea della musica. Proprio in virtù di

237 Cfr. Giovannelli, La parola e la visione. Per una lettura dei “Four Quartets” di T. S. Eliot, cit., p.

113.

238 Eliot aveva fatto leva su questo particolare momento nel VII Coro di The Rock:

“Then came, at a predetermined moment, a moment in time and of time,

A moment not out of time, but in time, in what we call history: transecting, bisecting the world of time, a moment in time but not like a moment of time, A moment in time but time was made through that moment: for without the meaning there is no time,

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quest’ultimo aspetto si potrebbe nuovamente instaurare un parallelismo con la danza cosmica e la “unheard music” nel giardino delle rose, con un’eco ulteriore dalla “Ode on a Grecian Urn” di Keats.239

Se da un lato, dunque, i momenti epifanici consentono di percepire fugacemente il senso dell’eternità, dall’altro essi necessitano di essere integrati nella dimensione del vivere:

These are only hints and guesses, Hints followed by guesses; and the rest

Is prayer, observance, discipline, thought and action.

The hint half guessed, the gift half understood, is Incarnation. (“The Dry Salvages”, V, vv. 29-32)

All’uomo comune sembrano essere perciò riservati solamente “hints and guesses”, a differenza del santo, che riesce ad avere una visione più completa proprio per la sua umiltà e la sua assoluta dedizione. Il lungo percorso che porta alla vera conoscenza è fatto di “prayer, observance, discipline, thought and action” (v.31), auspici di un possibile avvicinamento al mistero dell’Incarnazione.

Il Quartetto continua con i seguenti versi:

Here the impossible union Of spheres of existence is actual, Here the past and future

Are conquered, and reconciled,

Where action were otherwise movement Of that which is only moved

And has in it no source of movement— Driven by daemonic, chthonic

137 Powers. And right action is freedom

From past and future also. (“The Dry Salvages”, V, vv. 33-42)

La scelta di aprire la parte lirica con l’avverbio “here” crea un trait d’union con i Quartetti precedenti. In opposizione al contrasto che si era creato in “Burnt Norton” tra “here” e “there”, riconducibile alla distanza che intercorreva tra mondo fenomenico e dimensione trascendente, qui lo “here” condensa la paradossale unione fra due diverse “spheres of existence”, preannunciata alla fine di “East Coker” (“a further union… communion”, V, v. 35) e realizzatasi pienamente nell’Incarnazione. È dunque solo per mezzo dell’Amore divino che l’uomo cesserà di essere guidato solo dal desiderio e dalle forze negative dell’oscurità (“daemonic, chtonic / powers” vv. 40-41), liberandosi dalle catene del tempo (“right action is freedom from past and future also”).

Se, in precedenza, la voce autoriale sembrava più distaccata, negli ultimi versi il poeta torna a ribadire il proprio legame tra sé e il resto dell’umanità: nonostante gli errori, l’uomo risulta ancora “undefeated”, perché ha continuato a tentare. Con l’immagine dello “yew tree” sembra esserci un ritorno all’atmosfera cimiteriale di “Burnt Norton”, ma ora il tasso aderisce maggiormente al significato di rinascita. Se, dunque, all’inizio del Quartetto erano stati presentati l’oceano e il fiume in quanto portatori di morte, adesso l’uomo può sperare in una sepoltura nel “significant soil”,240 nella prospettiva di una vita eterna:

For most of us, this is the aim Never here to be realised; Who are only undefeated

240 Sempre riguardo il “significant soil”, Donini lo indica come “documento di fede

nell’immortalità”. A dare senso a questo luogo sarà l’Incarnazione, momento in cui agli uomini è stata aperta la via per la vita eterna. (Donini, a cura di, Quattro Quartetti, cit., p. 112). Questo riferimento, già citato in “East Coker”, fa pensare alla terra consacrata della chiesa di St. Michael a conclusione di un viaggio iniziato nei luoghi della propria infanzia.

138 Because we have gone on trying;

We, content at the last

If our temporal reversion nourish (Not too far from the yew-tree)

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Capitolo 5