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Inclusione delle frutta e verdura. — La inclusione di tali generi in quantità notevoli nei bilanci famigliari è oggi compiuta in modo

I NUMERI INDICI DEL COSTO DELLA VITA IN ITALIA

I. — Critiche ed osservazioni sui numeri indici del costo della vita costruiti in Italia con base luglio 1920

5. Inclusione delle frutta e verdura. — La inclusione di tali generi in quantità notevoli nei bilanci famigliari è oggi compiuta in modo

tale da viziare la correttezza dell'indice, giustificando — come si disse — le proposte di omettere tali voci dal bilancio (come si fa.per la maggior parte dei paesi esteri). La critica agli indici costruiti in Italia si può estendere anche a quei pochi paesi esteri che (come Amsterdam) includono tali voci nel bilancio.

È necessario per l'esame di questo dibattuto tema premettere consi-derazioni di carattere generale, passando in rassegna le ragioni che militano in favore sia dell' inclusione che dell'esclusione di tali generi dai bilanci (1).

La necessità di introdurre tali generi nei bilanci famigliari per la costruzione di numeri indici, è giustificala dal forte consumo che se ne fa in Italia. È stato calcolato (2) che nel periodo 1909-1913 su 100 Kg. di generi alimentari consumati in Italia, Kg. 29,18 rappresentano il consumo di frutta, ortaggi e legumi. Su 1000 calorìe fornite dai generi alimentari consumati 145,2 sono fornite dalle frutta, ortaggi e legumi. A Milano, un'inchiesta compiuta dal prof. Pugliese, determinava nel luglio 1913 un consumo di 7 Kg. di verdura; Kg. 0,896 di frutta e Kg. 2,500 di patate.

Poiché è norma fondamentale pel conteggio dei numeri indici di non omettere nessun gruppo importante di spesa (sia pure limitando opportunamente le derrate da includere a quelle più rappresentative) la esclusione di tali generi è impossibile. Praticamente poi, per l'uso di questi indici, allo scopo di determinare le indennità caro-viveri, l'omissione di tali voci farebbe infirmare da industriali ed operai la veridicità dell'indice di variazione dei prezzi (3).

(1) Cfr. Le variazioni dei salari in rapporto al rincaro della vita. Ed. : Ufficio del Lavoro del Comune di Milano, 2» edizione, 1920, pag. 05 e 109. Come si

cal-colano le indennità caro-viveri, Idem, pag. 8 a 11. « Bollettino della città di

Milano», agosto 1921. « Bollettino della città di Trieste » , anno 1921 (Prof. G. DEL VECCHIO) gennaio-marzo 1921, pag. 7. R. GALLO, Gli indici di variazione del

costo dalia vita, Veneziu 1931.

(2) Tale calcolo Ò desunto da un importante studio del Prof. FELICE VINCI com-parso nella « Rivista dello Società Commerciali » del 30 aprilo 1919 sul consumo dei generi alimentari in Italia nel periodo 1909-1913.

(3) Usando i bilanci senza tener conto dei prezzi stagionali (patato, uova, frutta e verdure) nel corso di 27 mesi (dal luglio 1920 al settembre 1922) l'indico di

Esaminiamo ora le critiche principali rivolte agli indici del costo della vita contenenti i nostri generi stagionali:

a) Le forti depressioni stagionali dei prezzi fanno subire agli indici degli sbalzi perturbanti il reale andamento delle variazioni del costo della vita. Non sembra, in altre parole, corretto, che, ad es., nel mese di luglio di ogni anno si determini nell' indice una depressione perchè le verdure, fruita e uova diminuiscono mantenendosi però, in periodo di stabilità del costo della vita, press'a poco allo stesso livello del mese corrispondente dell'anno precedente.

Questa osservazione ha principalmente valore nei riguardi dell'ap-plicazione degli indici alle variazioni dei salari perchè — si dice — se in periodo di stabilità di prezzi non è opportuno, nè logico apportare stagionalmente variazioni ai salari in conseguenza delle stagionali depressioni di alcuni generi inclusi nel bilancio (può sostenersi infatti clie il costo della vita, in generale, è rincarato perchè le uova costano in dicembre più che in luglio?), non è razionale che tali variazioni si applichino in periodi anormali se non per quella parte che è veramente variazione del potere di acquisto e non ricorrenza stagionale. Da qui è nata la proposta della correzione stagionale dei prezzi (1) che prenda in considerazione esclusivamente le variazioni in più o in meno in con-fronto alle curve normali ricorrenti della stagionalità (anno normale). Se, ad es., il prezzo delle uova nel dicembre 1923 è di L. 0,90, in luogo di questo prezzo si scriverà nei bilancio il prezzo «corretto» ottenuto nel seguente modo. Si determina prima il prezzo medio delle uova nell'anno « normale », e sia, ad es., L. 0,60. Supposto che nel dicembre dell'anno normale il prezzo sia di L. 0,78, al prezzo medio dell'anno normale si aggiungerà la sola differenza fra 0,90 e 0,78 ridotta ad l/ls cioè L. 0,01. 11 prezzo da segnare invece di L. 0,90 sarà di L. 0,61.

In tal modo i bruschi salti stagionali sono eliminati. Il grafico N. 1 dà un'idea dell'effetto della correzione e anche della bontà del metodo scelto, poiché le aree al disopra ed al disotto della riga più marcata dei prezzi corretti non si differenziano molto: segno è che nessun danno può essere derivato agli interessati dall'uso dei prezzi stagionali corretti. Per quanto possa essere considerato artificioso, questo concetto serve bene agli scopi « pratici » suddetti.

E non vi sarebbe altro mezzo per riparare a questa stagionalità se non costruendo quattro tipi stagionali di bilanci iniziali e determinare le variazioni (indici) solo fra bilanci stagionali corrispondenti (bilancio primaverile base e bilancio primaverile di anni successivi, ecc.). Ci si

Milano risultante sarebbe rimasto per sei mesi leggermente inferiore all'indice pub-blicato (con differenze varianti da 0,10 a 0,59 punti) e per 21 mesi costantemente superiore (con differenze da 0,05 a 4,08 punti). Inoltre il « peso» del capitolo ali-mentazione verrebbe ad essere diminuito lino al 3 <%).

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adatterebbe cosi assai più alla realtà del costo della vita e delle sue vicende. Ma, almeno, per ora, non sembra possibile attuare questa proposta. A prescindere da questi tentativi sembra eccessiva ed ingiu-stificata la preoccupazione pratica di eliminare queste punte stagionali che sono una realtà del fenomeno che si vuole misurare. Anche agli scopi pratici non sarebbe gran guaio se, volendo tener conto delle oscillazioni del costo della vita per fissare i salari, questi dovessero adattarsi a subire delle oscillazioni stagionali.

Grafico N. 1.

Effetto detta correzione stagionale dei prezzi. — Andamento degli indici della

spesa per generi stagionali (frutta, verdura, uova, patate) usando i prezzi rilevati sul mercato ed i prezzi corrotti (linea continua più regolare).

b) includendo i generi di cui si tratta nel bilancio, si è costretti

a mutare quasi tutti i mesi le qualità di frutta o di verdura da com-prendere nella voce « frutta » o « verdura» dei bilanci, derogando in pieno alla norma fondamentale ohe deve presiedere alla costruzione di indici a consumi immutati, cioè alla costanza delle qualità. In certi mesi, dovendo escludere dalla lista alcuni generi troppo rincarati perchè prossimi ad essere fuori stagione e sostituirli con altri di stagione più a buon mercato, può accadere di vedere l'indice diminuire mentre in complesso i prezzi salgono!

c) Si è costretti a scegliere in base a criteri soggettivi fra le mol-teplici qualità di frutta e verdura esistenti nel mercato quelle da levarsi o da aggiungersi a quelle in vigore nel mese precedente a seconda della preferibilità economica (prezzo) e della stagionalità.

La necessità di usare criteri soggettivi costituisce il difetto più grave e la critica più forte che si possa fare ad un indice.

d) li prezzo medio delle verdure è una media aritmetica dei prezzi

delle varie qualità in cui, ad es., l'aglio «pesa» come le verze, le zucche, ecc. nonostante il diversissimo consumo e la diversa stagionalità. Si è già osservato quali errori si possono commettere in tali casi parlando della rilevazione dei prezzi.

Il problema così posto non può trovare una soluzione che soddisfi in modo assoluto alle opposte ragioni e il nostro compilo deve limi-tarsi alla ricerca di quella soluzione « relativa » che, pur non elimi-nando completamente tutti i difetti rilevati, li riduca al minimo possibile.

Tale soluzione si sarebbe trovata nel fissare un numero di qualità

di verdure il più ridotto possibile — rispettando però le esigenze tecniche

relative alla costruzione dell'indice — e usando costantemente tutti i

mesi sempre le stesse qualità e precisamente quelle che tutto l'anno, o

quasi tutto l'anno, si trovano sul mercato.

Sulla riduzione del numero di voci nulla vi è da eccepire dal punto di vista teorico, quando tali voci siano ben scelte. Nella costruzione dell'indice è inutile e talvolta dannoso scegliere molte voci, bastando poche ben rappresentative. Circa l'uso di qualità che si trovano sul mercato tutto l'anno, non vi sono difficoltà pratiche, poiché, ad esempio, di verdure se ne possono trovare otto o dieci su tutti i mercati. A Milano se ne sono scelte otto qualità (che sostituirebbero le 10-12 che in media si usano tutti i mesi), e a Torino si constatò la presenza costante per tutto l'anno di dieci qualità (1). Per le frutta le qualità devono essere più ridotte, ma vi è la possibilità di usare frutta secche. Si eliminano in tal modo le critiche relative al cambiamento di qualità e all'uso di criteri soggettivi.

Quando si è fissata la lista, che potrebbe chiamarsi « bloccata », delle verdure e frutta, riesce poi facilissima la ponderazione della qualità (intendesi «grossolana» ponderazione da farsi una volta sola, all'inizio) in base all' importanza del consumo. Così si conciliano tutte le opposte ragioni, con uno sforzo minimo e senza grandi difficoltà pratiche.

A Milano per le verdure si sarebbero scelte le-seguenti qualità: aglio secco Kg. 0,023, bietole rosse cotte Kg. 0,500, coste Kg. 0,700, carote Kg. 0,300, insalala (media di due qualità stagionali) Kg. 1,900, cipolle Kg. 0,200, rape Kg. 0,380. Per le frutta: mele K. 0,200, pere Kg. 0,150, castagne (verdi da ottobre a gennaio e secche da febbraio a settembre) Kg. 0,150. Totale Kg. 0,500.

Si intende che eccezionalmente si può derogare per qualche mese a questa norma, quando circostanze di fatto lo rendessero proprio neces-sario per qualche voce. La bontà del concetto non ne sarebbe infirmata.

(1) Cfr. F. A. RÈPACI, Variazioni ilei prezzi all' ingrosso ed al minuto, « Bol-lettino della città di Torino » , marzo-aprile 1923.

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Usando tale metodo si accentuano, in confronto agli indici costruiti con i vecchi metodi, le pììnte stagionali," "ciò che^non tia importanza nè dal punto di vista teorico, essendo esse una realtà insopprimibile

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Linea 1 : Indici della spesa per ortaggi secondo i metodi in uso

> 2 : » » » » » il nuovo metodo proposto » 3 : » » » » frutta » i metodi in uso

» 4 : » » » » • » » il nuovo metodo proposto

(che l'indice deve seguire tanto più davvicino quanto più è perfetto), nè da quello pratico, potendosi ricorrere, come sappiamo, alla corre-zione stagionale per eliminarle (1).

Per avere un' idea più precisa della ripercussione che si ha seguendo tale metodo, abbiamo costruito il grafico numero 2 (di cui omettiamo

(1) Usando liste di consumo invariabili e ponderato si viono anche a eliminare una causa di imperfezione che ha luogo nella correzione stagionale dei prezzi.

Quando infatti si considera la media dei prezzi di 12 mesi dell'anno normalo non si comprendono in questa media le stesse verdure dell'anno di cui trattasi non

la tabella numerica per brevità), in cui sono poste a confronto le curve degli indici della spesa (spesa del luglio 1920=100) per frutta e verdura nel corso di 27 mesi, usando il vecchio metodo e quello proposto, adoperando cioè le qualità e le quantità di frutta e verdure sopra citate. Gli scostamenti fra le due curve, che potrebbero sembrare mollo forti, diventano poco sensibili quando si esaminano gli indici della spesa complessiva, e ciò a causa della ridotta percentuale che le frutta e verdura prendono nel complesso della spesa totale. (A Milano il 5,82 % nel bilancio iniziale).

In conclusione: si consiglia l'inclusione di frutta e verdura nel

bilancio alimentare usando qualità che possano trovarsi costantemente sul mercato e determinandone la media ponderata in base all'impor-tanza che ogni qualità ha nel constano delle voci suddette.

II. — Proposte.

Passate in rassegna le critiche alle serie di numeri indici attual-mente in corso, è necessario esaminare breveattual-mente le proposte che si sono avanzate o si possono avanzare per migliorare la costruzione dei numeri indici in Italia.

1. Proposta di eliminare dai bilanci le spese non alimentari. —