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Esportazioni Importazioni Differenza Categoria 15» - Spiriti o bevande . . 237 16 ==

+

221

» 16» - lodioiuli e prodotti cbiaiei 408 1.225 — — 817 17» - Coloniali . . . . 34 455 = — 421 » 18» - Olì e grassi . . . . 173 636 = — 463 » 19» - Sale e tabacchi . . 20 278 = — 258 » 20» - Metalli preziosi . . 4 42 = — 38 21» - Oggetti diversi. . . 1.024 1.318 = — 294 » 22» - Crediti e versamenti . 6.473 — =

+

6.473 TOTALI 8.373 3.970 =

+

4.403 R I A S S U N T O :

Esportazioni Importazioni Differenzi Sezione I - Alimenti 1 852 4.607 = — 2.755

II - Vesti 4.359 3.663 =

+

696 » III - Materiali da costruzione 1.186 3.530 = — 2.344 IV - Oggetti diversi e crediti 8.373 3.970 =

+

4.403

TOTALE OENERALE 15.770 15.770 =

Essendo questo il primo anno del nuovo ordinamento statistico (la riforma fu fatta al 1° luglio 1921 : quell'anno fu dunque di transi-zione), ho dato una nuova disposizione alle categorie. È da augurare che la burocrazia non muti fra qualche anno anche questo ordinamento. Questo bilancio si compone all'attivo di una grandissima sezione (quasi una metà del totale) di diverse categorie (che è poi quasi tutto partite compensative; vengono dopo oggetti diversi); di una media sezione di vesti (specialmente seta, ina anche cotone) e di due piccole sezioni, alimenti (specialmente frutta) e materiali per costruzione (spe-cialmente minerali e metalli). Al passivo le quattro sezioni sono quasi uguali fra loro: prevalgono gli alimenti, coi cereali che l'occupano quasi tutto; seguono i diversi con oggetti diversi e prodotti chimici; dopo vengono vesti con cotone specialmente ed in fine materiali da costruzione con pietre e metalli. Le differenze sono'positive ai diversi e vesti, negative ad alimenti e materiali: quelle date specialmente da crediti e versamenti, che fronteggiano tutte le categorie della propria sezione, che sono negative e non per poco, e da seta; queste da cereali e da tutti i materiali per costruzione. Cioè produciamo in più del bisogno oggetti diversi, seta, cotone, frutta, minerali ; in meno cereali, prodotti chimici, cotone, pietre e metalli; ma specialmente dobbiamo compensare in vari modi la nostra produzione deficiente. Produciamo diversi oggetti e vesti in più del bisogno, alimenti e diversi in meno. Per quanto il nuovo ordinamento della statistica permetta poco i paragoni coi bilanci precedenti, pure possiamo dire che il 1922, a para-gone del 1921, diminuisce di ben 4249, cioè di un quarto di quello che era, sceudeudo da 20 a 15 circa. Tale diminuzione è all'attivo

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«-specialmente ai diversi (e più «-specialmente alle partite compensative, ma anche agli oggetti diversi ed anche a tutte le partite), poi, ma in molto minore misura, alle altre sezioni tutte ed a tutte lo categorie, ma specialmente agli alimenti, al cotone, alla lana; al passivo a tutte le sezioni e specialmente agli alimenti ed ai materiali da costruzione ; a quasi tulle le categorie e specialmente a cereali, pietre, spiriti e bevande, medicinali ed oggetti diversi, mentre aumentano lana e seta. Così se la nostra produzione fu minore in tutte le forme, specie in generi di alimentazione e vestiario, anche il consumo diminuì in quasi tutte le partite, specie in alimenti e materiale da costruzione, per cui meno occorre compensare. Tali diminuzioni ci riportano a prima del 1920, che ebbe un totale di 16 miliardi: ma dal 1920 al 1921 erano aumentate le sete alla produzione, mentre al consumo erano proprio gli alimenti che erano aumentati ed ora diminuiscono.

Così, restringendosi consumo e produzione (almeno nella loro espres-sione monetaria) ed il deficit fra esse, ci riavviciniamo al totale dello immediato dopo guerra; anzi per la composizione interna di esso forse si riequilibria sul tipo dell'anteguerra

Gli investimenti di capitale assumono talvolta in Inghilterra e negli Stati Uniti una forma diversa da quelle diffuse in Italia. Trattasi dei così delti investiment trusts, e cioè di società che raccolgono i capitali dei piccoli risparmiatori con l'unico scopo d'impiegarli in vari titoli pubblici e privati, nazionali ed esteri, per suddividere i rischi (1). L'espressione anglo-americana investiment trust può sosti-tuirsi con sindacalo d'investimenti, oppure società per l'impiego di capitali, sebbene la parola trust sia tanto in uso fra noi, da venire accolta nel Dizionario Moderno di Alfredo Panzini.

Anche nel nostro paese, per sviluppare le industrie, sopperire alle necessità belliche e post-belliche, e come conseguenza inevitabile della svalutazione monetaria, furono e sono emessi miliardi in titoli pubblici e privati; questo aumento di valori mobiliari è, in certa misura, fittizio e temporaneo (2); tuttavia, se pur lo Stato non contrae altri debiti, l'evoluzione capitalistica moderna, con notevole progresso economico e finanziario, tende a trasformare le aziende individuali in società anonime ed a crearne delle nuove, valendosi del risparmio che, di continuo, si forma ed accumula. Appare quindi interessante esaminare se i sindacati d'investimento accelerano e rinvigoriscono quest'evo-luzione, da cui dipende, in massima parte, il benessere nazionale.

La caratteristica essenziale dei sindacati consiste nel dare ai piccoli risparmi quella compensazione tra investimenti buoni e cattivi, che il grande capitalista può raggiungere direttamente dividendo il proprio avere in varie aziende. Questo sistema, che trova riscontro in detti popolari, non presenta alcuna novità ed è seguito, quasi per istinto, in ogni ramo del commercio e dell'industria; ma se ci arrestiamo nella più stretta cerchia delle moderne società anonime, osserviamo subito recenti applicazioni che non sempre debbono approvarsi, perchè non mirano più a ridurre l'alea, nfa bensì ad eseguire inutili specu-lazioni in vantaggio di pochi e con grave danno, talvolta irreparabile, dell'azienda stessa. Mentre infatti è un'ordinaria operazione per gli

(1) Vedi Lo sviluppo degli « invesliment trust » negli Slati Uniti, « Rivista Bancaria», 1923, fase. 9, settembre, pag. 590.

(2) Vedi : G. BORGATTA, L'economia bollica e post-bellica e io Società per

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«-istituti di credito investire le riserve e i depositi dei conto-correntisti in valori di facile realizzo, la questione assume maggiore delicatezza per la società che eserciti una detcrminata industria e impieghi parte dell'attivo nell'acquisto di titoli. Durante la guerra venne fatto obbligo alle società d'investire una percentuale degli utili accantonali in titoli di Stato (D. L. 9 novembre 1916, n. 1646) ; disposizione che, revocata in seguito, era una riprovevole ingerenza, giustificabile solo dall'ec-cezionalità del momento. Ma, anche in tempi ordinari, l'impiegare una parte dei fondi sociali in vari titoli, scelti con molta cura e senza influenze estranee, può rafforzare la società e permetterle di affrontare crisi di lunga durata, compensando le perdite dell'esercizio industriale con gli interessi ed i dividendi dei valori mobiliari. Talvolta è utile assumere partecipazioni o controlli in aziende simili, onde evitare dannose concorrenze ed esercitare un lavoro coordinato. In Italia, ad esempio, alcune società di imprese elettriche si dividpno le varie zone di sfruttamento dei bacini idrici e di distribuzione d'energia, e, per legarsi anche dal lato amministrativo, raggruppano e scambiano i titoli fra di loro, tutelando, nel tempo stesso, gli interessi dei consu-matori e degli azionisti. Altrettanto non avviene quando le società si lanciano in vere e proprie speculazioni di borsa, vogliono assorbire 0 almeno dominare aziende di carattere diverso, trascurano l'industria che dovrebbe essere il principale o unico oggetto dell'attività sociale, per correre dietro a miraggi di monopolio, e, anche se gli ammini-stratori non cercano illeciti lucri, finiscono per produrre tristi riper-cussioni, non solo nei rapporti fra capitale e lavoro, ma anche nella politica e nelle pubbliche finanze (1).

I sindacati d'investimento non esercitano alcuna industria, ma, come abbiamo accennalo, sorgono col preciso e unico scopo di inte-ressare il piccolo capitalista in molte aziende di vario genere ed in titoli di Stato nazionali ed esteri, rendendo più sicura l'accumula-zione del risparmio, e cioè riducendo il rischio in quanto « è uno fra 1 peggiori malanni economici, e tutti gli espedienti che servono a superarlo — consistano essi nell'aumento delle garanzie, nelle cautele, nella previsione, nell'assicurazione o nella sana speculazione — rap-presentano un grande benefìcio per l'umanità » (2). Ridurre, non evitare, poiché «ogni possessore di entità patrimoniali è un assuntore di rischio». Se poi ammettiamo col Fisher che « l'assicurazione implica la compen-sazione di un rischio con un altro; vale a dire, la conglobazione di un grande numero di alee, per mezzo della quale, in certo qual modo, si fabbrica la certezza per mezzo dell'incertezza » (3), dobbiamo

con-f i ) Vedi L. EINAUDI, Rompere la catena in «Corriere della Sera», 29 giugno 1922. (2) Vedi I. FISHER, La natura del capitale e del reddito, Unione Tip. Ed. Torinese, 1922, pag. 231.

venire che gli investiment tmsts hanno molte analogie con le società d'assicurazione, e anzi, quando si riuscisse a fissare con procedimento statistico la probabilità di perdita del capitale nei vari tipi d'impiego, nonché i redditi normali derivanti da ognuno, in rapporto anche col potere d'acquisto della moneta, si formerebbe quell'elemento mate-matico necessario per istituire vere assicurazioni sui titoli mobiliari.

Il rischio si riduce inoltre con l'accrescere il sapere, intendendo questo non solo nel senso scientifico, ma anche nel senso pratico, e cioè conoscenza della esatta situazione d'una industria, previsioni sul consumo, sull'andamento dei prezzi e così via. Il piccolo risparmia-tore non è in grado di raccogliere tutti questi elementi di giudizio e quindi: «l'acquisto di azioni deve essere naturalmente riservato ad una classe di risparmiatori esperti, economicamente educati, i quali devono ripartire i rischi su molteplici impieghi e devono sapere ras-segnarsi a qualche disappunto, inevitabile per chi corre le alee delle industrie e dei commerci » (1); partecipando invece ad un sindacato d'investimento, egli s'interessa in diverse industrie e ne affida la scelta alla direzione del sindacato, la quale, per disimpegnare bene il suo compito, deve rifuggire da ogni operazione di carattere specu-lativo, avere un buon servizio d'informazioni, stringere rapporti ami-chevoli, ma indipendenti, con i maggiori istituti economici e finanziari del paese, seguire lo sviluppo industriale all'interno e all'estero. Riesce quindi evidente quanto ardua e delicata sia tale amministrazione, e come l'onestà assoluta dei direttori e una grande abilità tecnica ne costituiscano i coefficienti indispensabili, tanto più in Italia, ove orga-nismi di questo genere debbono crearsi ex novo e non possono seguire gli identici metodi invalsi all'estero, date le differenti condizioni econo-miche. la minore ricchezza e la diversa distribuzione del risparmio. Così, negli Stati Uniti ed in Inghilterra, si dà la preferenza ai titoli esteri, ed anzi la costituzione dei primi investiment trusts fu un atto di difesa dei vari possessori minacciati da qualche provvedimento sfavorevole degli Stati presso cui avevano collocato i loro capitali. Pure fra noi, nel dopo guerra, sorsero parecchi consorzi fra portatori di titoli esteri, ma trattasi di impegni o accordi temporanei, poiché tali investimenti hanno qui sinora poco sviluppo; non è quindi oppor-tuno basarsi su di essi per queste nuove società, che incontrerebbero tosto diffidenze tanto maggiori dopo il recente crollo della valuta tedesca;- inoltre, sebbene gli impieghi di capitale all'estero possano influire in modo favorevole sul commercio d'importazione e di espor-tazione (2), tuttavia i turbamenti nella circolazione monetaria e nei

(1) Vedi L. EINAUDI, L'educazione degli azionisti in «Corriere della S e r a » , 15 dicembre 1921.

(2) Vedi A. MAHSIIALL, Money, credit and commerce, London, Macmillan, 1923, pag. 135.

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«-cambi, il protezionismo ovunque più o meno in auge, le incertezze politiche internazionali, la scarsità di capitali nel nostro paese, formano un complesso di circostanze che li rende, in massima, sconsigliabili, specialmente se impegnano tutte o gran parte delle attività sociali. Comunque, i vari sindacali assumono caratteri loro propri, differen-dosi l'un l'altro, non per lo scopo essenziale di ridurre il rischio, suddividendolo, ma bensi per rivolgersi di preferenza a questo o a quel genere di titoli (azioni, obbligazioni, prestiti comunali e di Stato). Occorre però non dimenticare che una differenziazione troppo netta, ovvero l'esclusione assoluta di qualche valore, indebolirebbe l'orga-nismo sociale, rendendo più difficile la partecipazione di molti rispar-miatori, poiché questi hanno particolare simpatia o fiducia per qualche titolo, e soltanto la prudenza li dissuade dall'impiegare in esso tutto il loro piccolo capitale; si rivolgono invece ai sindacati, purché questi, fra gli altri investimenti, non escludano appunto quel titolo. Chi, per esempio, crede molto sicure le obbligazioni ferroviarie, e nondimeno vuole interessarsi in varie industrie, acquisterà azioni di una società d'investimento, ma non mai se questa escludesse dal suo portafoglio le obbligazioni da lui ritenute così solide. È impossibile creare innu-merevoli investiment trusts per assecondare le particolari simpatie, talvolta ingiustificabili, dei singoli risparmiatori, ma conviene non trascurare le tendenze comuni in molte categorie di capitalisti e più diffuse in determinate regioni, se si desidera l'espansione di questi nuovi istituti.

Nelle relazioni presentate alle assemblee annuali si dovrà dar conto agli azionisti delle direttive seguite, specificando la natura dei vari impieghi, i dividendi e interessi esalti da ognuno, gli utili o le per-dite nel realizzo dei valori, poiché sono queste operazioni l'oggetto essenziale dell'impresa, e quindi richiedono particolari schiarimenti, a differenza d'una ordinaria società industriale, per cui è sufficiente conoscere la cifra complessiva di quella esigua parte d'attivo investito in titoli. Il problema della chiarezza nei bilanci delle anonime dà luogo a molte controversie; ragguagli forniti a voce durante le assemblee possono evitare la diffusione per iscritto di informazioni delicate, ma i trnsts d'investimento, nei rapporti sia cogli azionisti, sia coi terzi, debbono essere sempre aperti e leali, onde mantenere alto il loro credito e respingere, in qualunque momento ed occasione, le accuse e i sospetti di illecite speculazioni; sospetti che, indipen-dentemente dai risultati d'esercizio, è facile insinuare, dato lo speciale campo in cui svolgono la loro attività.

Amministratori onesti, abili e prudenti, sincerità nei bilanci sono gli elementi essenziali perchè i sindacati riescano utili ai piccoli risparmiatori, ma, trattandosi di società anonime, è pur sempre imma-nente il- pericolo che i buoni risultati ottenuti attraggono i grossi capitalisti, i quali, interessandosi con larghi mezzi, formerebbero

gruppi di forti maggioranze dominanti le società stesse. Si può dubi-tare sull'eventualità di tale pericolo pensando che, come abbiamo osservato, i grossi capitalisti sono in grado di compiere per conto loro, senza intermediari, quella suddivisione d'impieghi, che costi-tuiscono la ragione d'essere dei sindacati ; ma d'altra parte vale la legge del minimo sforzo ed è certo che anche al ricco riesce più sem-plice amministrare la propria sostanza se investita in un solo titolo di una società interessata in dieci aziende, che non interessarsi egli direttamente in quelle stesse dièci aziende. Inoltre, a favore degli

investiment trusts, esiste un altro fatto, che spingerà gli speculatori

ad occuparsi di essi. I piccoli azionisti, in generale, hanno poca influenza nell'amministrazione delle anonime, se pur non vengono sacrificati dal gruppo di maggioranza ; ora, per quanto i sindacati non acquistino azioni delle varie aziende in misura tale da averne il dominio, tuttavia, se il trust dispone di grandi mezzi, i suoi inve-stimenti singoli risulteranno pur sempre considerevoli, cosicché sarà fra i maggiori azionisti delle diverse aziende e quindi meglio tutelerà i propri interessi. Per tutti questi motivi è diffìcile riserbare le azioni dei sindacati esclusivamente ai piccoli risparmiatori, ma qualche disposizione di legge, simile a quelle attuate per le società cooperative, possono porre un valido freno agli accaparramenti, dare larga, ma frazionata diffusione ai titoli, soprattutto se questi nuovi istituti saranno numerosi ed in buoni rapporti fra di loro.

Rimane ad esaminare un punto della massima importanza. Costi-tuiranno le società d'investimento un incentivo al maggiore risparmio? Sebbene il risparmio, come afferma Vilfredo Pareto, sia « in gran parie effetto di istinti e ben poco del ragionamento » (1), tuttavia è innegabile che una maggior sicurezza d'impiego, unita alla possibilità d'aumento del reddito con il fiorire delle industrie e dei commerci, inducano, non dirò il prodigo a risparmiare, ma l'uomo economo a risparmiare di più. I possessori di titoli a reddito fìsso sono molto danneggiali dalla svalutazione della moneta e questa purtroppo dura esperienza può influire, per qualche tempo almeno, sulle correnti del risparmio, poiché è ormai a tutti noto che gli aumenti di prezzo accrescono gli utili dei produttori, mentre, di questi aumenti, gli unici che non abbiano alcun mezzo di rivalsa o di compenso, sono i per-cettori di redditi fissi. I sindacati d'investimento si interessano in aziende di produzione e quindi partecipano ai maggiori utili, cosicché anche il piccolo capitalista può, indirettamente, essere in parte com-pensato dall'aggravio subito come consumatore. In senso inverso, allorché aumenta il potere d'acquisto della moneta, i redditi fissi

sono favoriti, ma i sindacati, possedendo pur tal genere di titoli, ne

(1) Vedi V. PARETO, Trattalo di Sociologia generato, Firenze, Barbera, 1916, voi. II, paragrafo 2232.

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«-ritraggono utile, tanto più che una lenta rivalutazione monetaria non esclude floridezza industriale ; essi riducono pertanto l'antagonismo tra produttori e consumatori, tra grandi e piccoli risparmiatori, dando a questi ultimi una sicurezza altrimenti diffìcile a raggiungere.

Se tali vantaggi presentano i sindacati di investimento, mi pare si possa concludere che una loro graduale diffusione, con le. dovute cautele ed i necessari adattamenti, riuscirebbe utile all'economia pub-blica e privata anche del nostro paese, la cui evoluzione capitalistica deve essere accelerata perchè dia valore al meraviglioso sviluppo demografico.