I NUMERI INDICI DEL COSTO DELLA VITA IN ITALIA
I. — Critiche ed osservazioni sui numeri indici del costo della vita costruiti in Italia con base luglio 1920
4. Rilevazione dei prezzi al minuto. — Prima di entrare nel merito delle critiche' rivolte a questa operazione è bene premettere che se
pure gli studiosi teorici degli indici non hanno dedicato molto tempo a questo tema, tuttavia la trascuratezza — assai facile — nella rileva-zione può portare a difetti negli indici bene spesso più gravi di quelli inerenti al meccanismo stesso di costruzione dell'indice (1).
L'esame critico va scisso in due parti : Prezzi dei generi alimentari e prezzi di generi non alimentari.
A. — Generi alimentari. — I punti sui quali riteniamo opportuno convergere la nostra attenzione sono i seguenti:
1° Necessità di estendere la rilevazione dei prezzi nelle diverse
zone delle città dopo un diligente studio topografico sulla distribuzione dei vari negozi. — Chi ha conoscenza della città sa per esperienza
come in vicinanza di mercati rionali, o a carretti ambulanti, o a spacci cooperativi i prezzi subiscano delle contrazioni sensibili, e come, per converso, la distanza dai centri di maggiore consumo faccia subire rialzi ai prezzi stessi; si tratta talvolta di negozi che godono una specie di monopolio perchè posti in gruppi di case o in rioni molto discosti dal restante della città, da questa divisi da linee ferroviarie o da tratti di strada poco accessibili, ecc., o si tratta infine di località in cui, dato il tipo di popolazione, è molto diffuso l'uso del credito.
Specialmente nelle grandi città, anche se non molto popolose, ma estese in superficie, fra quartiere e quartiere, alla stessa epoca si riscontrano non solo delle sensibili differenze di prezzi per lo stesso
(1) L'Edgeworth osserva elio « a parità di altro circostanze la inesattezza delle quotazioni dei prezzi influisco sul risultato in misura maggiore che l'inesattezza dei pesi o la disuguaglianza delle quotazioni dei prezzi più elio la disuguaglianza dei pesi » .
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genere, ma queste non hanno sempre carattere di uniformità, poiché i massimi ed i minimi variano di sede a seconda delle diverse epoche e dei diversi generi. La dimostrazione è stata già messa in chiara evi-denza a Torino (1) e i fatti sono stati confermati a Milano da rileva-zioni compiute per buon numero di anni.
Questa constatazione ha valore non solo quando si considerino tali differenze dal punto di vista delle cifre assolute, ma anche dal punto di vista degli indici del costo della vita, vale a dire nei riguardi della
variazione dei prezzi in due epoche diverse. Ciò appunto a causa della
mobilità di sede dei massimi e dei minimi dei prezzi nelle diverse epoche. La tabella II ne dà un esempio : T A B E L L A I I . P R E Z Z I MEDI R I L E V A T I N E L L E S E G U E N T I ZONE D E L L A C I T T À D I M I L A N O Q U A L I T À
I. Mandamento I I . Mandamento Intera c i l l i Q U A L I T À B|S 3 - 1
ssi
4 5 4» settiman a d i novembr e Indice 3 » eett i man a d i settembr e (-100 ) 4 ' eettiman a d i novembr e Indice d ® 8 S -| J §I l i
4 » settiman a d i novembr e Indico Carni bovine: Parte media . . 6,22 0 - 96,46 8,95 8,70 97,21 7,45 7,51 100,80 » scelta . . 9,92 9,33 94,05 11,10 10,70 96,40 9,86 9,99 101,31 Roast beef . . 11,80 11,66 98,81 13,10 13,20 100,76 12,80 12,77 90,30 Polpa . . . . 13 — 13 — 100,- 13,70 14,25 104,01 13,55 13,63 100,59 Filetto . . . . 20,66 21,33 103,24 20,60 20,70 100,48 20,77 21,01 101,15Le differenze sensibili che si riscontrano si riferiscono alle carni, cioè ai generi meno soggetti a variazioni rionali.
Per quel che riguarda la diversità dei prezzi assoluti nelle diverse zone, abbiamo adunali gli elementi nella tabella 111 (pag. 41).
A Torino si osservò ancora, nel novembre 1921, che nella stessa settimana gli indici della spesa alimentare (calcolati sul bilancio della famiglia tipo) in due diverse località segnavano una differenza di punti 7,46; nel gennaio 1922 la differenza era di punti 5,20; nel-l'ottobre 1922 di punti 13,96 (2).
A Milano, costruiti gli indici nella quarta settimana di settembre in tutte le 10 zone prescelte, si riscontrano spese alimentari varianti da L. 130,50 (I Mand.) a L. 120,69 (VII Mand.). Ripetendo
l'osserva-(1) Vedere F. A. RÈPACI «Bollettino della città di T o r i n o » , dicembre 1021 e ottobre 1922.
zione per la quarta settimana di novembre e facendo = 100 le cifre delle spese assolute di questa settimana, si osserva che in un manda-mento (I) si ha diminuzione (98,18) e nell'altro (VII) aumanda-mento (101,61).
TAI1EI.LA III. « T O R I N O M I L A N O D E R R A T E Prezz o medi o minim o —10 0 Prezz o medi o maeeim o Indice Prezz o medi o minim o — 1U 0 Prezz o medi o massim o Indice Prezz o minim o in u n esercizi o — 10 0 Prezz o massim o in u n esercizi o Ìndico l'ere . . . . 1,50 4,50 300 - 2,35 3,08 131,06 1,50 5 — 333,33 Melo . . . . 1 — 3,20 320 — 1,74 2,37 176,86 1 — 4 - 400 — Castagne . . . 1,32 2,25 170,45 1,60 2,50 156,25 1,40 2,50 178,57 Carne suina . . 13,50 16,50 122,22 13,70 15,35 112,04 12 - 17 — 141,66 Cavoli verzo . . 0,45 0,85 188,88 0,90 1,39 154,44 0,80 1,80 225 — Cipolle . . . . 0,75 1,50 200 — 0,63 0,79 125,39 0,60 1 — 166,66 Patate . . . . 0,75 0,95 126,66 0,50 0,65 110,16 0,50 0,70 141 -Fagioli . . . . 2,50 3,75 150 - 3,25 4,16 128 — 2,50 4,50 180 — Olio 10,50 15 — 142,85 9,08 10,31 113,54 8,50 12 - 141,17 Petrolio . . . 1,90 2,30 121,05 2,26 2,43 107,53 2,20 2,50 113,63 Burro . . . . 22,— 28,50 129,54 17,16 20 - 116,55 15 — 00 146,66 Uova . . . . 10,75 12,70 118 - 7,75 8,35 107,74 7,50 9 — 120,— Salame crudo . . 18,10 25,56 141,21 23,33 27,16 116,41 20 — 30,— 150 — Prosciutto crudo 21,37 32,50 152,08 28,12 31,42 111,73 32 32 — 145,45 Merluzzo secco . 5,50 7,50 130,3t> 4,16 4,75 114,18 4 — 5 — 125 — Formaggio regg . — — — 25 — 29,40 117,60 23 - 31 - 134,78 Emmental . . . — — — 14,16 16,90 119,35 12,50 20 — 160 — Gorgonzola . . 14,50 17 — 117,24 12,26 14 — 114,19 11 — 15 — 136,66
Una rilevazione estesa ai punti più lontani della città e ad un buon numero di negozi (a Milano gli spacci presso cui si compie la rileva-zione sono 406) e lo studio relativo alla scelta delle varie zone in cui operare — lavoro certo meticoloso e gravoso — in Italia non si fa che in pochissimi Comuni.
2° Si ilota, per alcuni generi di uso molto diffuso, una sensi-bilissima differenza fra i prezzi rilevati e quelli realmente praticati
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al consumatore. A Milano, ad esempio, per le carni con « giunta » la differenza fra il prezzo rilevato ed il prezzo reale è arrivata fino al 26,9G°/0 per il manzo e al 16,30% pel vitello, mentre la differenza si elimina quasi totalmente per altre qualità, come la polpa, filetto, fesa, in cui la qualità è ben determinata. La ragione di ciò sta nella indeterminatezza della voce che designa la merce, il cui prezzo viene in tal modo lasciato all'arbitrio del venditore a seconda del valore che egli dà alla « giunta ».
Questi scostamenti variano sempre tulle le settimane; il prezzo rilevato o di cartello è un prezzo che può servire come réclame, ma non è quasi mai quello reale. A Milano si è osservato che dal luglio al settembre 1923, mentre i prezzi rilevati aumentavano, quelli reali diminuivano. La tabella IV ne dà la dimostrazione:
T A B E L L A I V . Q U A L I T À L U G L I O 1023 S E T T E M B R E 1023 Q U A L I T À Prezz i d i cartell o rilecati Prezz i renlment o praticati a l consumator e Differenz a percentual e Prezz i d i cartell o rilecati Prezz i realment e praticali a l consumator e Differenz a percentual e C a r n i b o v i n e P a r t e m e d i a c o n giunta 7,20 9 , 1 4 + 26,96 7 , 3 6 8 , 2 2 + 1 1 , 6 8 P a r t e s c e l t a c o n giunta 9,77 11,30 + 15,66 9 , 8 5 10,79 + 9 , 5 4 P o l p a 13,26 1*3,36 + 0 , 7 6 13,44 14,10 + 4 , 9 1 F i l e t t o 19,12 - 7,77 2 0 , 7 4 20,44 — 1 , 4 5 V i t e l l o P u r t e m e d i a c o n giunta 10,28 11,96 - f 1 6 , 3 5 10,83 11,88 + 9 , 7 0 F e s a 19,65 19,51 — 0 , 7 2 19,81 19,93 + 0 , 7 0
Questo fatto si ripete per i burri « misti » e pei formaggi (specie quelli preceduti dalla parola « uso »).
Gli inconvenienti non possono certo praticamente eliminarsi, ma è molto opportuno siano messi in evidenza perchè : 1° si sappia come per certi generi il prezzo rilevato abbia solo un valore grossolana-mente approssimativo alla realtà; 2° i generi in cui si riscontrino le differenze più forti non siano usati per il calcolo degli indici del costo della vita.
Questa indagine è di una difficoltà notevole e non può essere evi-dentemente molto estesa, per cui le nostre affermazioni non hanno un valore assoluto per quel che riguarda le cifre percentuali di differenza riscontrate, ma devono servire come espressione di un fenomeno.
Concludendo, è consigliabile l'esclusione per il calcolo dei numeri
— che per l'indeterminatezza della voce che li designa non dànno sufficiente affidamento di corrispondere al prezzo realmente praticato.
3° Al precedente argomento si riconnetle la necessità di usare in pratica, per i generi di cui si deve rilevare il prezzo, la specificazione più minuta che sia possibile della qualità.
Questa osservazione può apparire, a tutta prima, come una banale ripetizione di una regola costantemente predicala, se pure non mai rettamente osservata, ma l'esperienza consiglia di insistervi ancora, perchè dopo molti anni di pratica ci si ritrova davanti a insufficienze di specificazioni delle qualità.
Ed è facile incappare in questo errore data l'abitudine di designare — nel linguaggio comune — con una sola parola generi di qualità e prezzi diversissimi (carni, formaggi, burro, mele, pere, verdure, ecc.). Gli esempi di errori in cui sono incorsi gli uffici calcolatori * delle diverse città italiane sono numerosissimi.
A Milano, ad es., là dove nel listino per la raccolta dei prezzi si usava la voce « mele », dovevano essere indicate almeno le sei qualità
principali (tralasciando le sottodistinzioni). Nel novembre 1923 il prezzo
delle « mele » era di L. 2,30, mentre il prezzo delle sei qualità variava da L. 0,25 per le più scadenti a L. 5 per le più fini. Per la voce « pere », di fronte al prezzo di L. 2,70 si avevano cinque qualità principali, con prezzi varianti da L. 0,80 a L. 4. Esempi consimili si hanno per molte qualità di frutta e verdure, pei formaggi, carne, ecc. Per i for-maggi, ad es., è così difficoltosa la distinzione delle svariatissime qualità (ognuna delle quali ha prezzi diversi a seconda della stagiona-tura), che ne è consigliabile, per la correttezza del calcolo, l'esclusione.
La compilazione dei moduli per la rilevazione dei prezzi, che è considerata operazione ([i secondaria importanza (e fatta quasi ovunque
con criteri errati o irrazionali), è operazione fondamentale jier il calcolo
dei numeri indici e deve essere preceduta da accurati studi sul com-mercio al minuto dei vari generi, onde l'indicazione delle qualità segua, per quanto possibile, le indicazioni usate dal commercio al dettaglio nelle diverse città.
4° Un altro punto che deve essere esaminato è quello relativo all'abitudine, molto diffusa, di usare prezzi medi risultanti dalla media di prezzi di diverse qualità della stessa derrata. Esempio caratteristico è il prezzo medio della carne. Su 100 Kg. di un bue di prima qualità adulto si riscontra il 33% di parte media con giunta, il 18% di parte scelta, P l l % di roast-beef, il 30 % di polpa, il 2 % di filetto. Ora, se per fare il prezzo delle carni si fa la media aritmetica dei prezzi delle varie qualità, non solo si commettono errori sensibili nei prezzi asso-luti (a Milano nel mese di novembre 1923 la media aritmetica delle carni era superiore del 18,21 % al prezzo risultante dalla media pon-derata), ma anche nelle variazioni dei prezzi ; poiché una variazione, ad es., del 10 % uel prezzo del filetto conta come la stessa variazione
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nel prezzo della polpa. A questo riguardo deve anche osservarsi come le diverse qualità abbiano anche un dinamismo diverso : i prezzi delle qualità superiori (come filetto, fesa, ecc.) sono assai meno dinamici dei prezzi delle qualità inferiori (1).
Le stesse osservazioni valgono per il prezzo medio delle frutta e verdure usate in tutti i bilanci costruiti in Italia.
Concludendo, per il calcolo dei numeri indici si sconsiglia l'uso di
pressi medi di varie qualità dello stesso genere quando non si è in grado di calcolare tali pressi usando una razionale media, ponderata in base all'importanza che ogni qualità ha nel consumo. È preferibile in tal caso seguire le variazioni di una sola delle diverse qualità esistenti.
5° La rilevazione dei prezzi deve possibilmente compiersi presso
tutti i vari tipi di spaccio esistenti (•cooperative, spacci privati, mercati rionali, carretti ambulanti). La scelta dei prezzi di un solo tipo non
è mai giustificata, essendo necessario che tutti concorrano alla forma-zione del prezzo medio.
Anche questa norma è scarsamente osservata.
A Milano a più riprese è stalo consigliato di attenersi alla sola rilevazione presso le cooperative (per la maggior semplicità del metodo e per la maggiore «certezza» dei prezzi), ma l'idea dovette abban-donarsi, essendosi constatato che per i generi di maggior smercio da parte delle cooperative (burro, olio, salumi) non veniva soddisfatto che il 20-22 % del fabbisogno minimo della popolazione.
È da tener anche presente che i prezzi dei diversi tipi di spacci, non solo sono sensibilmente diversi, ma variano da un'epoca all'altra in modo disforme. Gli spacci privati, in genere, sono più sensibili di quelli cooperativi.
6° Una volta fissate bene le zone in cui deve estendersi la rete
delle rilevazioni, il numero ed i diversi tipi di negozi scelti, è anche necessario compiere costantemente la rilevazione dei prezzi ]>resso gli stessi spacci. Non osservando queste norme — come accade presso
quasi tutti gli uffici calcolatori — si possono verificare sensibili varia-zioni irreali nei prezzi. A Milano, in seguito ad indagini apposita-mente condotte, si constatarono, in una sola zona, variazioni irreali di prezzi fino al 22-23 % , per avere ridotto, nel corso di un mese, i negozi da otto a tre!
B. —Derrate non alimentari. — Occorre distinguere i vari capitoli di spese usati pei nostri bilanci:
1° Vestiario. — La rilevazione dei prezzi di generi di vestiario ed abbigliamento è una delie più difficili da compiersi, e le cure attente da cui è circondala non sono generalmente sufficienti ad evitare errori
(1) Cfr. anello F. A. RÈPACI, Variazioni dei prezzi all'ingrosso ed al minalo, « Bollettino (lolla città di Torino», marzo-aprile 1923.
nei prezzi, per cambiamenti di qualità di merci, moda, ecc., e non vi è mai seria garanzia per l'identità assoluta delle qualità.
Contrariamente a quanto è consigliabile per i generi alimentari, le differenze di qualità sono cosi notevoli da negozio a negozio, che con-viene limitare la rilevazione a pochi spacci che mettano in commercio qualità di merci eguali o molto simili. A Milano per certi generi, come, ad esempio, i vestiti confezionati, ci si accontenta di rilevare i prezzi in tre soli negozi; se ne sono scelti dieci per la biancheria, cinque per le scarpe e per i cappelli.
Quello che più importa osservare dal lato critico è, innanzitutto, la grande difficoltà di rilevazione dei capi confezionati, che sono sog-getti a sensibilissime variazioni col variare delia moda, e pei quali non è quindi possibile avere assicurala una costanza di qualità. È necessario perciò abbandonare l'uso di tali capi confezionati nei bilanci famigliari, usando in loro vece una quantità adeguata di stoffe o tele in pezze, che più facilmente si trovano nel mercato costante-mente nella stessa qualità. Ciò serve ad evitare anche gli errori che si commettono seguendo un'abitudine mollo in voga nel commercio dei capi confezionati (quando non vi sono grandi oscillazioni di prezzi) e cònsisfenti nel vendere gli stessi tipi di capi sempre allo stesso prezzo, variando la qualità della stoffa, in modo poco percettibile al consumatore. La proposta non contrasta poi nemmeno con le abitudini delle famiglie operaie, in cui è in uso la confezione a domicilio dei capi occorrenti.
L'abitudine di rilevare i prezzi nei mesi in cui non si fa luogo ad acquisti (essendo la merce fuori stagione) è nociva, perchè si registrano in tal modo variazioni di prezzi che non hanno riscontro nella realtà. Concludendo, per i pressi del capitolo « Vestiario » si consiglia la
rilevazione presso pochi spacci e nei mesi in cui effettivamente tali generi vengono acquistati, usando preferibilmente i prezzi dei tessuti anziché dei capi confezionati ed evitando d'introdurre qualità stagionali.
l'Affitti. — La determinazione della quota d'affitto, fino a che
non si addivenga ad una sistemazione definitiva nel mercato delle abita-zioni, non può compiersi se non attraverso inchieste da effettuarsi alla
scadenza dei contratti presso il maggior numero di prestatori d'opera,
accontentandosi di rilevare l'aumento percentuale da applicarsi alla quota di affìtto iscritta nel bilancio famigliare. Nella determinazione dell'aumento si dovrà tenere, grosso modo, confo dei diversi regimi d'affitto esistenti e cioè:
n) case vecchie con contratti stipulali anteriormente al 18 aprile 1920 che hanno diritto di adire le commissioni speciali istituite con de-creto 1923;
b) case vecchie con contraiti stipulati dopo tale data e considerati
in regime di libertà; ,
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3° Spese varie. — Errore pressoché generale in questo capitolo di spesa è l'uso di voci così generiche ed indeterminate, nella specie e nella quantità (come: igiene, pulizia, coltura, imposte e tasse, libri e giornali,divertimenti, medicine e simili) che non permettono di compiere corrette revisioni periodiche per l'estrema difficoltà sia di fissare unità di misura sia di determinare i prezzi relativi.
5. Inclusione delle frutta e verdura. — La inclusione di tali generi