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Inconfrontabilità e deflcenze dei bilanci con base luglio 1920 costruiti nelle diverse città. — È bene osservare subito che questa

I NUMERI INDICI DEL COSTO DELLA VITA IN ITALIA

I. — Critiche ed osservazioni sui numeri indici del costo della vita costruiti in Italia con base luglio 1920

3. Inconfrontabilità e deflcenze dei bilanci con base luglio 1920 costruiti nelle diverse città. — È bene osservare subito che questa

parola « inconfrontabilità » va presa in senso affatto speciale. Sarebbe grave errore il credere od il pretendere che le diverse città costruissero serie di numeri indici « uniformi » per qualità, quantità dei diversi generi e per i « pesi » dei diversi capitoli di spesa.

Ciò del resto era implicitamente escluso fino dal Convegno del luglio 1920. La migliore possibilità di confronti razionali sta invece nella maggiore aderenza degli indici alla realtà dei consumi locali, quando — s'intende — questi abbiano una spiccata caratteristica che li diversifichi dagli altri. Di inconfrontabilità potrebbe parlarsi quando, ad es., la quantità di frutta assegnata a Milano fosse superiore a quella assegnata a Messina, o quando, ad es., a Genova si escludesse dal consumo l'olio e si includesse a Milano, quando, ad es., i farinacei occupassero un eccessivo peso in alcuni bilanci ed in altri no ; quando il numero di calorie fornite dalla lista di consumo fosse in alcune città superiore ed in altre inferiore al fabbisogno- normale o quando il peso dell'affìtto — come è difatti — fosse a Messina cinque volte più elevato che a Milano, ecc.

Questo tema è stato esaminato dagli uffici locali che attendono al calcolo degli indici da diversi punti di vista e gli studi fatti in pro-posito (1) permettono di ritenere sufficentemente esaurienti le conclu-sioni a cui si è pervenuti.

Tenteremo perciò di riassumere le osservazioni dei diversi uffici sia sull'impostazione dei bilanci iniziali, sia sul loro andamento.

(1) GALLO, Gli indici di variazione del costo della vita. F. A. RÈPACI, Le

oscillazioni del costo della vita in Italia, « Bollettino Municipale della città di

Torino», giugno 1921. G. DEL VECCHIO, « Bollettino dell'Ufficio del Lavoro e della Statistica di Trieste», 2» trimestre 1922; «Bollettino della città di Milano», Agosto 1921, Le variazioni dei prezzi e del cesio della vita.

a) Per quel che riguarda i bilanci iniziali si osserva:

1° Bilanci alimentari. — I « pesi » di questo capitolo, ossia la percentuale in rapporto alla spesa totale, sono in massima abbastanza uniformi: la percentuale dal 60 al 63 % è quella più frequente. — Si notano però alcune punte in giù e in su, per poche città che potranno essere oggetto di studio attento qualora si volesse addivenire ad una impostazione di nuove serie in tutte le città.

Si notano tuttavia dissonanze e incongruenze anche in questa parte dei vari bilanci dovute alla forte eterogeneità della composizione dei bilanci alimentari in cui figurano quantità diversissime di generi che non corrispondono affatto alle diverse consuetudini locali. Così, peres., in alcune città dell'Italia settentrionale si riscontra una mag-giore quantità di frutta e verdura di quella usata in città dell'Italia meridionale o insulare, oppure quantità quasi doppie dello slesso genere in città aventi consumi assai simili. Difformità di questo genere si rile-vano per il riso, pasta, legumi secchi, formaggi e vino. — In alcune città mancano generi principali di consumo notoriamente diffuso.

E ciò senza tener calcolo dei prezzi stagionali, che, non essendo nè corretti dappertutto, nè dappertutto esenti da correzione (1), non possono non imprimere ai bilanci alimentari andamenti disformi.

2° Capitoli complementari di spesa. —Questi specialmente pre-sentano diversità di « peso » così ingiustificate, anche dal punto di vista delle esigenze locali, che il confronto ne è assolutamente scorretto.

E, notisi, queste diversità hanno luogo proprio per capitoli di spesa dove una certa uniformità — almeno regionale — nelle liste di consumo e nei * pesi » sarebbe possibile e desiderabile.

Pel vestiario i confronti non possono nemmeno operarsi in modo analitico, sia perchè l'elemento qualità, che ha tanta parte nella deter-minazione non solo del prezzo, ma anche della prevedibile durata di ciascun capo, non è noto.

Comunque, diversità di « peso » fra alcune città (a Genova, ad es., dove per di più il bilancio iniziale si riferisce ad una famiglia di medio celo, il vestiario prende nella spesa totale una percentuale minore anche di Messina) sono ingiustificate.

Per l'abitazione, l'assoluta eterogeneità dei dati adottati nelle sin-gole città è evidente : la spesa segnata, per esempio, a Messina è quasi quintupla di quella per Milano ed i « pesi » proporzionali sono quasi nello stesso rapporto (fra Milano e Genova il rapporto è superiore ad Va) e tra questi estremi trovano posto tutte le altre cifre e « pesi » delle altre città.

Questa constatazione è sufficiente a stabilire l'impossibilità di con-frontare tra loro le conseguenze dello scarso dinamismo di tale capi-tolo di spese in bilanci nei quali quegli effetti si producono in misura

tanto disforme, quanto diversi sono i « pesi » sui quali l'indice di variazione del prezzo dell'abitazione (quasi trascurabile in confronto degli altri indici di spesa) viene applicato.

Nel capitolo « calore e luce » troviamo una minore difformità dei « pesi », ma l'esame più dettagliato del capitolo, specialmente dal punto di vista delle calorìe sviluppate dai combustibili pel riscaldamento, inette in evidenza, non solo la eterogeneità per la qualità e la quantità dei combustibili, ma anche la diversa quantità di calorìe prodotte senza giusto riferimento al clima locale. La proporzione tra la spesa per calore e quella per luce presenta differenze così notevoli, da lasciar supporre che abbia avuto parte molto maggiore il caso, per non dire l'arbitrio, che non le reali differenze fra le esigenze degli usi e dei climi locali.

Per le « spese varie », come e più clie per il vestiario, riesce diffi-cile un esame comparativo metodico di questo capitolo, che, in pra-tica, è pur suscettibile di tante contrazioni, e per il quale sarebbe forse molto più razionale lo stabilire una percentuale unica iniziale per tutte le città.

b) Per quel che riguarda l'andamento degli indici si osserva:

1° Per quel che riguarda i bilanci alimentari si nota una sensibile diversità nel livello degli indici (nell'ottobre 1922 Roma segnava 143 e Trieste 106,5), ma un sincronismo spiccato e confortante nelle variazioni, cosicché queste si possono considerare attendibili.

2° La voce vestiario presenta notevoli anomalie per le varia-zioni poco sincrone, sia per i mesi in cui avvengono le variavaria-zioni, sia per l'entità degli sbalzi da un'epoca all'altra.

3° Il capitolo calore e luce — impostato inizialmente in modo molto disforme — presenta le maggiori divergenze e autonomie di andamento delle diverse città.

4" Le spese varie hanno in genere variazioni abbastanza sin-crone a partire dalla metà del 1922.

5° L'affilio costituisce uno dei punti più delicati, perchè per alcune città gli aumenti furono applicati in base ai noti decreti vin-colistici, per altre i decreti vennero applicati in ritardo e per altre ancora (Milano) si tenne conto anche degli affitti di case nuove e dei contratti nuovi.

Si nota però una torpidezza di movimenti nelie cifre relative alle spese varie e, in alcune città, al vestiario. Questo fatto è quasi esclu-sivamente imputabile alla indeterminatezza delle voci comprese in questo capitolo e. alla conseguente notevole difficoltà di rilevazione esatta e corretta di prezzi. Su questo punto ritorneremo più avanti parlando della rilevazione dei prezzi.

Òiò esposto, deve però onestamente riconoscersi come nonostante questi difetti e lacune si constati un sincronismo abbastanza sensibile nelle variazioni degli indici, specialmente nelle maggiori città, e in

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modo sempre più percettibile man mano che ci si è allontanati dalla base del luglio 1920.

Il fatto si spiega con la minore scorrettezza di impostazione dei bilanci alimentari che conferisce maggiore uniformità di andamento in relazione alle reali variazioni del costo della vita : occupando l'ali-mentazione oltre il 60 % della spesa totale essa finisce col comandare le variazioni dell' indice globale.

Su 24 città che costruiscono gli indici nel periodo dal luglio 1921 all'ottobre 1922, i massimi sono toccati in diciotto città su ventiquattro nei mesi di novembre e dicembre (3 in ottobre, 1 in gennaio), e i minimi in sedici città nei mesi di aprile e maggio (3 in luglio).

Per constatare come la divergenza o scostamento fra gli indici delle varie città sembra vada diminuendo col trascorrere del tempo, abbiamo seguito le variazioni dell'indice medio di 6 città (Torino, Genova, Milano, Venezia, Trieste, Firenze) dal luglio 1921 all'ottobre 1922, esa-minando: 1° mese per mese lo scostamento percentuale degli indici di ogni città dall' indice medio aritmetico ; 2° lo stesso scostamento si è calcolato rifacendo uguale a 100 la media aritmetica degli indici delle sei città nel luglio 1921 (ad un anno di distanza).

Considerando gli scostamenti percentuali medi pei mesi di luglio, agosto, settembre ed ottobre nell'anno 1921 e nell'anno 1922 (pei mesi cioè che distavano dallo stesso numero di mesi dall'epoca delle rispet-tive basi scelte) si è costrutto la seguente tabella I :

T A B E L L A I .

Confronto fra la media degli scostamenti percentuali pogitiTl (1) di sci città dagli indici medi mensili di un gruppo di sei città (Torino, Genova, Milano, Venezia, Trieste, Firenze).

SUI N U M E R I I N D I C I

Usai

O R I G I N A R I (Base luglio 1020) Anno 1021

R I C A L C O L A T I (Rose luglio 1021) Anno 1022

Scostamenti porccntuali Variazione percentuale fra gli scostamenti mensili Scostamenti percentuali Variazione percentuale fra gli scostamenti mensili Luglio . . 14 - 7 - Agosto . . 9 , 6 — 4 , 4 0 , 1 — 0 , 9 Settembre . 9 , 2 - 0 , 2 7 , 7 + 1 , 6 Ottobre . . 10,3 + 1 . 1 7 , 9 + 0 , 2 T O T A L E 4 3 , 1 5 , 7 ( 2 ) 2 8 , 7 2 , 7 ( 2 )

(1) Identica è la tabella cito considera gli scostamenti negativi. (2) Somma degli scostamenti senza tener conto del segno.

La somma degli scostamenti pei quattro mesi considerati da 43,1 (base luglio 1920) si riduce a 28,7 (base luglio 1921) e la somma delle variazioni percentuali (senza tener conto del segno) da un mese all'altro di tali scostamenti da 5,7 si riduce a 2,7.

Questa osservazione è importante, perchè starebbe ad indicare che i diversi enti calcolatori col trascorrere del tempo vanno affinando gli strumenti del calcolo, rendendoli più uniformi (o più simili), dimi-nuendo cosi la divergenza fra gli indici delle varie città, che origina-riamente erano in parte imputabili a minore correttezza del calcolo.

Concludendo, possiamo dire che gli indici costruiti attualmente in

Italia, pur servendo ancora agli scopi pei quali furono costruiti, sono viziati da difetti di carattere tecnico che impediscono razionali con-fronti fra città e città e rendono urgente l'abbandono dei vecchi metodi improntati ad eccessivo facilonismo.

4. Rilevazione dei prezzi al minuto. — Prima di entrare nel merito