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In questo gruppo ho racchiuso l’insieme delle attività di tipo vario che non rientravano negli altri gruppi. L’intervento italiano era caratterizzato da una mancanza di strutturazione che lo rendeva eterogeneo, aperto anche all’estemporaneità di alcuni progetti o al carattere effimere delle organizzazioni. Tali progetti rappresentano forse la varietà, la fantasia e il piccolo dimensionamento della cooperazione italiana in BiH. Non a caso in questo gruppo sono presenti due ONG connesse a sindacati, una ONG parte di un network internazionale, una, l’unica, ONG che ha creato un omologo bosniaco e infine una ONG con un piccolo progetto, segno della fase finale di una lunga relazione.

5.10.1 ONG 10

Il ONG 10 era al termine della sua esperienza in BiH, iniziata negli anni immediatamente dopo la fine del conflitto attraverso la partecipazione a numerose cordate per svolgere progetti di emergenza e ricostruzione. Nel 2007 aveva attivo un unico progetto, Sostegno ai media indipendenti, di cui si occupava Antonia pur essendo la direttrice di ONG 23 SEE, poiché in passato aveva collaborato con ONG 10 e nello stesso periodo si stava occupando di tematiche attinenti. L’obiettivo del progetto era il potenziamento e lo sviluppo della radio comunitaria di Tuzla. L’importanza della comunicazione era considerata fondamentale in quanto contribuiva ad alimentare il dibattito pubblico etnicizzato. Fornire informazione libera contribuiva dunque a un superamento degli schemi precostituiti ed offriva nuove prospettive inclusive.

5.10.2 ONG 23

Il fondatore di ONG 23 per il Sud Est Europeo (SEE) è stato principalmente Unimondo, l’edizione italiana di One Wrold, un network internazionale. Nel 2003, ONG 23 SEE ha iniziato a operare come un portale di notizie e interviste audio pubblicate su internet, collegando i paesi della regione. Alla fine del 2005 è diventato una fondazione e nel 2007 costituiva già un riconosciuto servizio informativo, strumento per il cambiamento sociale collaborando con circa 200 partner nella regione e nel mondo.

La missione di One Wrold SEE si identificava in maniera preminente in alcune aree specifiche: offerta di contenuti locali nella lingua locale, anche di tipo multimediale, promuovendo e facilitando la produzione di contenuti attraverso le organizzazioni della società civile. Voleva anche realizzare progetti, e collaborare a progetti di altre organizzazioni, riguardanti il capacity building e il trasferimento delle conoscenze della tecnologia dell’informazione e della comunicazione (ICT) verso la società civile.

L’intenzione di fondo era l’espansione e il rafforzamento delle reti della società civile per creare un ambiente accessibile e dinamico dove le comunità e gli individui potessero prendere parte in scambi di conoscenze. L’organizzazione definiva il proprio approccio in base a due punti fermi: la politica di condivisione dell’informazione e della comunicazione; la sensibilità alla questione di genere.

5.10.3 ONG 1

ONG 1 ha avviato le attività in BiH nel 1993, con progetti di emergenza, invio di generi di prima necessità specifici per i bambini, e offrendo attraverso il sostegno a distanza servizi di assistenza ai minori vittime della guerra. Tutte le attività organizzate erano rivolte alla individuazione e al soddisfacimento dei minori: bambini, adolescenti e giovani, e delle loro famiglie, con particolare riferimento alle madri. Le zone interessate dal progetto erano Sarajevo, Tuzla, Trovo, Banjaluka.

Gli interventi di ONG 1 erano indirizzati verso due importanti ambiti: prevenzione dell'abbandono di minori provenienti da famiglie socialmente vulnerabili; reintegrazione familiare e de- istituzionalizzazione di bambini inseriti in istituto.

Gli interventi negli istituti verso la famiglia si proponevano di entrare dentro gli istituti e dare voce ai bambini abbandonati e dimenticati allo scopo di garantire il loro diritto ad avere una famiglia. Ogni bambino dell'istituto veniva seguito da un operatore famigliare che cercava di ricostruire la storia del bambino, dunque contattare i genitori biologici e verificare la possibilità di avviare percorsi di ritorno e reingresso del minore nella famiglia di origine. Nel 2007 l'intervento era attivo nell'Istituto «Rada Vranjesevic» di Banjaluka dove erano ospitati circa 120 bambini.

L'intervento di prevenzione aveva lo scopo di prevenire l'abbandono di minori da parte del nucleo famigliare attraverso l'erogazione di una rete di servizi socio-sanitari alle famiglie al fine di aiutarle in questa fase drammatica della loro esistenza.

I Centri Servizi attivi nella sfera della prevenzione all'abbandono erano quattro: Centro «Sotto lo stesso Sole» - Novi Grad (quartiere alla periferia di Sarajevo); Centro «Amici delle Famiglie» - Sokolovic Kolonia (quartiere alla periferia di Sarajevo); Centro «Associazione per l'aiuto ai bambini e alle famiglie - Anima» - Tuzla.

5.10.4 ONG 19

ONG 19, ONG della CGIL era presente in BiH da lungo tempo grazie alla relazione instaurata con alcuni profughi di Mostar. Il progetto che stava realizzando riguardava il rafforzamento sociale ed economico delle donne di Mostar. Si trattava della fase finale di un progetto triennale. ONG 19 usufruiva di fonti di finanziamento interno, nello specifico il CAAF di Parma.

Il progetto voleva essere la fase finale dell’ampliamento delle attività avviate con l’Associazione delle donne “Donne per l’Europa” per sviluppare l’imprenditorialità femminile nel campo agro alimentare. In precedenza il Comune di Mostar aveva dato in uso gratuito all’associazione il terreno dove sono state impiantate delle serre per la produzione di frutta e verdura con i passati progetti. Attraverso questo progetto si voleva portare a conclusione il percorso operando più sulla parte dell’impresa, del marketing e della commercializzazione e ricavare una percentuale dalla produzione per sostenere le attività sociali dell’Associazione delle donne.

5.10.5 ONG 8

ONG 8 sosteneva i progetti Strumenti per lo Sviluppo socio-economico e la Reintegrazione socio-

economica nell'area di Mostar-Bosnia. Nel settore della Microimpresa Impresa Sociale. L’ente

finanziatore era la Regione Emilia Romagna. I partner erano la Provincia di Parma, Comune di Parma, CNA Modena. Il partner locale era Link (Associazione per l'Imprenditoria e il Lavoro), e l’Unione dei Sindacati di Bosnia Herzegovina.

I beneficiari erano i piccoli imprenditori e gli amministratori. Nello specifico, i beneficiari diretti erano sei operatori dell'Associazione per l'imprenditoria e il lavoro- LiNK, tre persone qualificate formate come divulgatori, 156 piccoli imprenditori del distretto economico di Mostar associati a LiNK, circa 100 imprenditori, circa 80 partecipanti ai 2 workshop, 10 imprenditori partecipanti ai corsi sull'avviamento dell' impresa sociale, 20 imprenditori coinvolti in attività formative. Beneficiari indiretti: gli utenti dei servizi, delle consulenze e del credito nel distretto di Mostar.

L’obiettivo che il progetto perseguiva era diffondere e rafforzare i concetti di Responsabilità Sociale d’Impresa e di Impresa Sociale, favorendo maggiori opportunità di integrazione nel mondo del lavoro anche per le categorie svantaggiate.

Come nel resto del paese, l’area di Mostar soffriva di un crescente abbandono dello stato sociale e della tutela delle fasce più deboli. Il mancato rilancio economico, la conseguente elevata percentuale di disoccupati, la produzione bloccata dal processo di privatizzazione ancora in corso, erano causa di una situazione di povertà sempre più profonda. La situazione in quest’area veniva aggravata dalla divisione nazionalistica della città che portava a una duplicazione delle strutture (scuole, ospedali, centri ricreativi) e dei relativi costi.

Lo sviluppo di piccole e medie imprese nella regione era considerata l’unica strada per offrire soluzioni al problema delle disoccupazione. Il progetto intendeva contribuire allo sviluppo dell’imprenditoria locale dell’area di Mostar, introducendo i concetti di responsabilità sociale d’impresa e il modello di impresa sociale cercando di coniugare questi due filoni di lavoro in funzione di un miglioramento dei processi produttivi in atto e dell’inserimento delle categorie svantaggiate nel mondo del lavoro. Per raggiungere tale obiettivo, il progetto intendeva rafforzare un sistema di servizi all’impresa sociale; promuovere il concetto di sicurezza e salute sul lavoro; introdurre il concetto di qualità sul lavoro; incoraggiare la creazione di un quadro legislativo più favorevole all’imprenditoria sociale.

5.10.6 ONG 3

ONG 3 era presente in BiH con due progetti. Il primo era Peer in Contact, si proponeva di analizzare e mettere a confronto le diverse modalità di approccio all'educazione tra giovani, con un particolare focus sui giovani non inseriti in forme di partecipazione associata. Protagonisti del progetto erano dunque associazioni, organizzazioni, animatori giovanili e i giovani tra i 16 e i 30 anni.

Il progetto indagava, attraverso la somministrazione di un questionario, la qualità della vita dei giovani nelle città coinvolte, con una particolare attenzione ai temi dell'esclusione sociale. L'obiettivo era coinvolgere i giovani stessi sui temi delle politiche giovanili, le opportunità di lavoro, la possibilità di organizzarsi in associazione, realizzando nel contempo una forte interazione tra il network dei partner del progetto e gli "stakeholders" delle politiche giovanili.

Il tema centrale del progetto era determinare la qualità della vita all’interno dei paesi partenariati, con particolare attenzione rivolta all’esclusione sociale. Lo scopo era formare le persone sulla politica giovanile, le opportunità di socializzazione, l’associazione e le possibilità di lavoro per i giovani, al fine di creare uno stabile network internazionale circa le buone azioni nell’area della politica giovanile, e la creazione dell’“unità di strada”, fatta da giovani lavoratori esperti e altri giovani in un ambiente informale.

Nel secondo progetto ONG 3 era partner di ONG 5 e ONG 8 nella cordata Promozione dei sistemi

agricoli sostenibili a ridotto impatto ambientale in BiH. La collaborazione di ONG 3 all’interno di

tale progetto rappresentava la vera novità. Non si trattava infatti di una normale cordata, ma di una divisione di ruoli nei confronti di uno stesso progetto. ONG 3 si occupava infatti della parte sociale: nello specifico, il suo ruolo consisteva nella mediazione con i produttori agricoli, possibili partner. In questo caso dunque le due associazioni interagivano secondo le loro specifiche capacità e conoscenze dividendosi i settori di intervento.