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INTERVISTA 22/06/2015 Nome: Giuseppe

APPENDICE 1 Interviste

5) INTERVISTA 22/06/2015 Nome: Giuseppe

Cognome: Cassaro Età: 30 anni

Occupazione: Film score composer, film producer, consultant distributor.

1) Secondo lei quali sono le problematiche che si possono incontrare in una produzione di un film indipendente?

Una delle principali problematiche si annida, sicuramente, nel delicato rapporto idea-svulippo. Questo rapporto rappresenta, per un produttore, la sfida più grande, se consideriamo che, in Italia, il contesto del film documentario è ancora più problematico che in altre nazioni; causa

principale i fondi, in secondo luogo la distribuzione/vendita ai broadcast nazionali. Il producer è l’incaricato dell’esecuzione realizzativa, quasi sempre seguito, laddove vi è una

risorsa economica sufficiente, dall’executive producer, responsabile – a sua volta - della riuscita del progetto nei diretti confronti del CdA dello Studio o del network. Le attività previste sono molteplici, sempre necessarie; il producer tende, soprattutto negli scenari economici indipendenti, a prendersi carico di numerose attività: ricerca finanziamenti, ricerca ed elaborazioni script progettuali, costruzione e sviluppo rete di contatti, individuazione, approfondimento e sviluppo dei partner economici, assunzione di personale chiave e ingaggio delle professioni (troupe), controllo e sviluppo del budget, risoluzione dei problemi.

2) Che modalità di finanziamento suggerirebbe ai registi indipendenti per la realizzazione di una pellicola?

Quella che suggerirei non è una vera e propria modalità per intercettare finanziamenti, bensì una riflessione sul percorso da intraprendere per finalizzare la propria idea di film. Mi spiego.

La produzione cinematografica, negli ultimi trent’anni, è molto cambiata, sopratutto in Italia, per far fronte alle “crisi economiche” che si sono susseguite (e mai superate) o semplicemente per inseguire quelle che si definiscono le “nuove frontiere tecnologiche”; in ogni caso è venuta a mancare la figura del magnate, guru dell'investimento, per tanto anche i registi e gli autori in senso ampio, hanno dovuto rimboccarsi le maniche e studiare nuove strategie per ottenere i fondi necessari alla realizzazione del proprio sogno: girare un film.

L'espressione “Il cinema italiano è in crisi”, dunque, è probabilmente il mantra, ampiamente diffuso e di cui si è anche abusato (a mio parere) negli ultimi trent’anni, non solamente presso gli ambienti di produzione cinematografica (che in fondo avrebbe pure senso), ma anche in ambito accademico, tra chi scrive critica cinematografica, in circoli ed associazioni culturali, letterarie, teatrali e quant’altro. Affermare il contrario, ossia che il nostro cinema goda di ottima salute o che sia in ripresa, non avrebbe alcun senso, così come non lo avrebbe (dato il lasso di tempo trascorso) parlare di un momento transitivo: siamo consapevoli della situazione ormai ben radicata storicamente e di difficile reversibilità.

Questo, dunque, ha stravolto i canoni classici: ad oggi molti registi (ne è un esempio il mio socio in affari Samuele Rossi) vestono anche il ruolo di produttori, imprenditori e artefici diretti del percorso produttivo; starsene con le mani in mano, aspettando che un benefattore sposi la causa di un regista, è storia vecchia.

Quindi la parola chiave è strategia. Pianificare al meglio, avere ben a fuoco quali sono i passaggi, le fasi di lavoro, quali gli obiettivi imprescindibili che si incontreranno lungo il percorso: non si può non prendere in esame, ad esempio, la necessità di avere un partner con il quale costruire una solida manovra produttiva.

In fin dei conti le risorse che il mondo del cinema ha a disposizione sono ben chiare agli addetti al settore: si parte dal finanziamento europeo (fondo Media per lo sviluppo, fondo Eurimages per la produzione), passando per quelli nazionali (Mibact), regionali (film commission, enti specifici, ..), privati (tax credit, sponsor, ..), broadcaster (pre-acquisti televisivi), fino ad arrivare al pubblico stesso (campagne crowdfunding e simili). La strategia consente, in tal senso, di intercettare il finanziamento purché consapevoli di eventuali limiti (da superare) e forti delle qualità (sulle quali investire).

La preparazione: altro aspetto importante di un viaggio produttivo. Qual'è il piano finanziario del film che propongo? 100.000 euro o 1 milione? In quanto tempo sarà possibile realizzarlo? Quale sarà il mio compenso? È quello delle professionalità che mi circonderanno?

Non è detto che l'autore debba avere confidenza con le pratiche burocratiche e fiscali, ma come si suol dire “la legge non ammette ignoranti”; quindi è importante compiere un

adeguato percorso formativo che aiuti ad avere chiare anche la svariate procedure

tecnico/produttive, utili al sostegno delle proprie doti creative ed artistiche. Ben inteso che la scuola migliore, sul piano pratico, é l’affiancamento. La gavetta, se affrontata con umiltà, evitando schiavismi con secondi fini, é la miglior palestra.

Alla parola preparazione segue, infine, networking: immaginare di fare un film da soli, come un Don Chisciotte d’Hollywood, equivale a “girare intorno”. Il network, la squadra, la rete di collaboratori e contatti che inevitabilmente arricchiranno il progetto, ciascuno con le proprie qualità, rinforza le radici e rende più sicuri (con la dovuta cautela). Presentare un'idea solida, che possa contare sull'apporto di svariati professionisti, risulta la chiave vincente anche in relazione alle valutazioni che effettuano le varie commissioni che ci si ritroverà davanti (Mibact, film commission, privati, banche, ..). Il gioco di squadra vince sempre, con le dovute riflessioni e accordi (contratti, scritture private, …).

Resta il fatto che il rapporto produttore-regista, per concludere, può variare in relazione a vari fattori, tra i quali, soprattutto, la personalità e la notorietà del regista stesso. Ciò che bisogna considerare non è tanto il fatto che il regista sia annoverato tra i coautori del film e come tale sia tutelato (tale disciplina, infatti, è esclusivamente diretta a proteggere la paternità dell’opera dell’ingegno ed il suo sfruttamento economico), quanto la sua condizione contrattuale, al fine di accertare se sussista o meno un inserimento del regista in posizione subordinata

nell’organizzazione dell’impresa che, in ogni caso, sopporta i costi e i rischi economici della produzione globale del film.

Il regista indipendente, dunque, deve far fronte a numerose variabili che possono seriamente compromettere la propria idea o ancora peggio congelarla in un vortice di attese e rifiuti. Ad ogni modo, come in tutte le sfide, bisogna sempre avere un piano b, per il bene del film (priorità assoluta per chi esercta questa professione).

3) Che canali utilizzerebbe per la distribuzione del film?

La domanda cade in un momento molto delicato per il mercato della distribuzione. Esistono universi autonomi che interessano la distribuzione/vendita dei prodotti audiovisivi.

Innanzitutto la domanda è: di che film stiamo parlando? Lungo di fiction? Film Documentario? Animazione? Questo determina il tipo di mercato a cui ci rivolgiamo. Nel caso di film lungometraggio di fiction (per il corto il discorso sarebbe ben più

complesso), la diffusione in sala rappresenta la massima aspirazione per registi e produttori. E' chiaro che un film non si vende da solo e non c'è un pubblico pronto ad accorrere alla prima

in sala. Le criticità in questo caso sono due: il sales agent (fondamentale per la credibilità della manovra theatrical) e la campagna di comunicazione.

Ma resta una forte debolezza del mercato specifico. Queste sono le due sfere di mia competenza sulle quali sento di potermi esprimere, anche se ciascuna di esse meriterebbe ulteriori e ben più specifici approfondimenti.

4) Quanto é importante il ruolo dei social network e del web per la distribuzione?