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INTERVISTA 10/09/2015 Nome: Maxì

APPENDICE 1 Interviste

4) INTERVISTA 10/09/2015 Nome: Maxì

Cognome: Dejoie Età: 28 anni

Occupazione: freelance film director Nautica Channel

1) Secondo lei quali sono le problematiche che si possono incontrare in una produzione di un film indipendente?

Prima di rispondere a questa domanda vorrei fare una specificazione sul termine “cinema indipendente” che sostanzialmente non ha un vero significato, almeno in Europa, sicuramente in Italia. Il cinema “indie” esiste negli Stati Uniti, dove esiste uno studio system, con le sue dinamiche e le sue regole. Tutto quello che non viene prodotto dallo studio system (Fox, Universal, MGM, Warner, ecc.) è cinema indie. In Italia non c’è uno studio system, e quindi non c’è niente da cui essere veramente indipendenti. Basti pensare che la maggior parte del cinema che ama definirsi “indie” in Italia è prodotto o co-prodotto da RAI cinema, che è de facto una delle uniche “major” Italiane insieme a Medusa. Quindi per quanto riguarda l’Italia forse è più giusto parlare di cinema a basso budget, più che di cinema indipendente. Detto questo, in generale direi che le problematiche che si incontrano sono le stesse che si incontrano in qualsiasi altro tipo di produzione. Problemi economici, problemi artistici, di

La differenza sostanziale è che in un film ad alto budget ci sono più soldi per risolvere i problemi, cosa che in un filma basso budget non c’è. Ma avere tanti soldi non vuol dire

necessariamente avere meno problemi, anzi. Per chi realizza il film, e quindi parliamo di registi, autori, produttori, la difficoltà principale consiste nell’avere pochi soldi a disposizione (spesso meno di quanti ne servirebbero) è necessario attingere ad ogni tipo di risorsa; chiedere favori ad amici e conoscenti, lavorare e far lavorare gli altri più del previsto, sacrificare molto per cercare di non compromettere la qualità finale del film. E purtroppo a volte, bisogna anche essere in grado di fare dei sacrifici legati al film. Per esempio, se la sceneggiatura prevede una scena da girare in una location molto spettacolare ma molto costosa, forse è meglio riscrivere la scena in una location più accessibile e risparmiare quei soldi, piuttosto che spendere tutto in una location e ritrovarsi poi a dover fare rinunce in altri settori, magari meno scenografici di quella location, ma non per questo meno importanti. Quando si affronta una produzione di questo genere è importante selezionare dei collaboratori sui quali si pensa di poter fare affidamento, che siano disponibili e disposti a mettersi in gioco. Può succedere di iniziare a lavorare con qualcuno che a metà strada decide di rinunciare perché le condizioni in cui si lavora non sempre sono ideali e all’altezza delle aspettative. A volte è meglio fare un discorso chiaro all’inizio per evitare problemi in seguito.

2) Che modalità di finanziamento suggerirebbe ai registi indipendenti per la realizzazione di una pellicola?

Tutto dipende dal tipo di film che si vuole andare a realizzare. Virtualmente, per ogni tipo di film c’è un percorso finanziario da seguire (anche se alla fine non è mai veramente così). I film di genere (horror, sci-fi, thriller) rientrano in una classe più commerciale ed è quindi preferibile puntare su fondi privati (appassionati del genere, sales agents, distributori) mentre altri generi (documentari, drammatici, film ad impegno sociale) possono più facilmente accedere a fondi pubblici (Mibac, Film Commissions, Fondazioni). Quale che sia il genere, è importante avere un produttore esperto che conosca il percorso da fare. Dopo di che è

importante avere un buon sales agent che possa piazzare il film nei giusti mercati e di conseguenza, avere un buon distributore. Forse queste tre figure chiave sono quelle che il regista indipendente deve andare a cercare all’inizio della sua carriera. E’ preferibile che l’autore-regista si concentri sul suo lavoro, cioè realizzare il film, e lasciare che tutta la parte finanziario-produttiva ricada sulle spalle del produttore.

3) Che canali utilizzerebbe per la distribuzione del film?

Oggi la distribuzione di un film è molto più diversificata rispetto a qualche anno fa. Le piattaforme disponibili sono molte di più. Il che è allo stesso tempo un bene e un male, secondo me. Un bene perché ci sono molte più porte a cui bussare, un male perché a volte questo significa frazionare troppo il pubblico e ritrovarsi con tante piccole piattaforme che anche se messe insieme difficilmente riescono a portare agli autori dei risultati davvero rilevanti. L’ideale è riuscire a piazzare il film ad una grossa società di distribuzione (in Italia sono Videa, Medusa, RAI, Lucky Red, Eagle) la quale decide una strategia sulla base del film; può andare in sala, oppure puntare direttamente sull’home video e magari anche sul digitale (iTunes, Netflix, ecc.). Uscire con un grosso distributore significa appoggiarsi al loro circuito commerciale, il che significa spazi pubblicitari, recensioni sui giornali di settore, magari partecipazioni a festival nazionali. Ma vuol dire anche avere dei costi piuttosto alti, quindi prima che una parte dei ricavi arrivino agli autori del film potrebbe passare molto tempo. Esistono anche altre forme di distribuzione o di auto-distribuzione, come organizzare un tour di proiezioni nei cinema, oppure auto finanziare la realizzazione di un DVD, ma spesso questo tipo di operazioni non sono economicamente vantaggiose. E’ vero che gli incassi vanno direttamente agli autori, ma è anche vero che le somme sono spesso troppo piccole.

4) Quanto é importante il ruolo dei social network e del web per la distribuzione?

Il social network è diventato uno strumento fondamentale sia per la distribuzione che per la promozione di un film, ma anche per la creazione dello stesso. Sempre più autori decidono di buttarsi sul crowdfunding, che per tanti è stata una scelta di grande successo che gli ha permesso di raccogliere i fondi necessari per far partire un progetto. Come spesso accade, nel giro di poco tempo anche il crowdfunding è diventata una pratica abusata e la rete è diventata satura di progetti più o meno interessanti in cerca di fondi e aiuto. La campagna di

crowdfunding deve essere molto ben strutturata e mirata alle persone che possono essere interessate nel progetto in questione. I social network sono la piattaforma perfetta per la promozione di questo tipo di attività. Per promuovere un film che è già finito invece, il social network serve per creare il bacino di appassionati che promuoveranno il film una volta che sarà distribuito. Venendo alla mia esperienza personale, con il film "The Gerber Syndrome" abbiamo lavorato per quasi due anni sulla promozione online, pubblicando il trailer del film

su canali Youtube molto seguiti, chiedendo a Youtuber famosi di fare delle video recensioni, pubblicando periodicamente materiale esclusivo sulla nostra pagina Facebook. Tutto questo ha generato un discreto volume di attività online, che è stato poi il fattore decisivo che ha portato Videa a distribuire il nostro film in Italia è digitalmente in 45 paesi nel mondo.

5) Cosa dovrebbe aver un film per riuscire a differenziarsi all'interno del mercato?