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La distribuzione on line e le tecnologie digital

CAPITOLO 5: DISCUSSIONE DELLE PROBLEMATICHE DEL SETTORE DEL CINEMA INDIPENDENTE

5.3 La distribuzione e vendita

5.3.2 La distribuzione on line e le tecnologie digital

La distribuzione dei film on line sembra essere una delle possibili risoluzioni, soprattutto per quanto riguarda le realtà indipendenti.

All'inizio degli anni Novanta comincia ad affermarsi su larga scala una serie di innovazioni, all'apparenza non collegate tra loro, che modificano alla radice l'assetto di sistema della comunicazione (Cassetti, Mariotti, Pilati & Silva, 1998).

Ci sono molteplici vantaggi e svantaggi di questo nuovo modo di distribuzione (delivery). Da una parte, il produttore è chiaramente influenzato dalla digitalizzazione del mondo artistico, dall'altro le tecnologie digitali offrono opportunità di creare nuove forme di artwork e

forniscono una piattaforma sperimentale dove gli artisti possano interagire con il pubblico. Le collaborazioni con altri artisti da tutto il mondo non è mai stato così facile. L'artista può creare una comunità di “neighbours” culturali: appasionati di arte o artisti con preferenze culturali simili, ricevendo un immediato feedback del loro lavoro. Inoltre, gli artisti possono

raccogliere benefici economici dalle tecnologie digitali caraterizzate dai ricavi generati dalla “the long tail”, un modello di business specifico del web 2.0 nel quale i ricavi possono essere

generati vendendo contenuti online, che verrà analizzata successivamente. La distribuzione dei contenuti online non richiedono una distribuzione fisica. Di conseguenza,

le tecnologie digitali possono essere distribuite ad un vasto pubblico senza costi propri della distribuzione.

La tecnologia digitale ha portato al fenomeno chiamato democratizzazione del cinema, cioè che il cinema è diventato alla portata di tutti: si può registrare un film con l'uso di una camera,

un microfono e un computer. . Ma le tecnologie digitali possono essere una sfida per il professionista. Il pubblico, adesso, si

aspetta che il professionista sia sempre più presente online e che condivida il suo lavoro, ma questo può comportare una divisione notevole tra coloro che hanno accesso alla nuove tecnologie e coloro che non ce l'hanno. Comunque, l'accesso non è l'unico problema: il professionista deve avere anche la volontà di adottare le nuove tecnologie e di sapere utilizzarle in maniera appropriata. Questi elementi giocano un ruolo cruciale nello sviluppo del settore culturale.

Internet e le nuove tecnologie di comunicazione possono essere un valore aggiunto per le produzioni di film indie. Specialmente Internet che può essere usato come un “Browsing place”: uno strumento promozionale, un'opportunità di avere contatti con molte persone, un canale alternativo di distribuzione, ecc.

Riguardo le nuove tecnologie Robert Greenwald (2005) afferma: “new technology has unleashed a creative outburst from filmakers (...). They now have the tools to make film inexpensively, intimately and quickly”.

Jenkins (2006) nel suo testo “Convergence Culture” descrive l'importanza di Internet,

affermando che il web permette ai fans del regista/film (o di un prodotto culturale in generale) di partecipare nella produzione degli stessi. Per esempio, viene chiesto ai fan di scrivere una parte della sceneggiatura, di partecipare a quiz o di giocare online.

Secondo Colin Sparks (2004, citato in Hesmondhalgh 2007):

1) Internet è sempre disponibile e ciò rende il prodotto culturale anch'esso disponibile; 2) Internet rende questi prodotti culturali disponibili ovunque: i mercati locali o nazionali non esistono più;

3) Internet distrugge le barriere d'entrata e ciò comporta un abbassamento dei costi di distribuzione, esibizione e qualche volta anche di produzione;

4) Internet crea connessioni tra le nuove risorse e il pubblico;

5) Internet permette il consumo personalizzato dei prodotti culturali: per esempio si cercare un singolo articolo di cui si è interessati invece di cercare il giornale intero. Lo stesso vale per i programmi televisvi;

6) Internet permette la partecipazione attiva dell'audience nella produzione del prodotto culturale, come detto da Jenkins (2006).

Il rapporto tra film/filmmaking e Internet, viene studiato anche da Tryon (2009):

1) i Filmmaker, tramite il web, hanno accesso ad un tipo di distribuzione che potrebbe raggiungere un audience globale;

2) il pubblico può scegliere, a sua volta, tra un enorme numero di film grazie alla capacità illimitata del web;

3) la disponibilità dei film non dipende più dalle tempistiche della televisione o del cinema. I film sono sempre e dovunque disponibili;

4) la critica sui film è cambiata: tutti possono, attraverso il proprio blog, scrivere una recensione del film, non viene, quindi, letta solamente nei giornali di cinema;

5) l'audience è partecipe attivamente durante la realizzazione del film: produzione, scritture e marketing;

6) Internet ha creato molte e nuove opportunità per i registi; 7) Internet aiuta alla diffusione di nuove forme di testo filmiche; 8) Interent, però, porta al problema della pirateria.

Le forme di distribuzione innovative e digitali, stanno mettendo in discussione le tipiche produzioni di massa e delle grandi corporation. Si sta passando da una situazione di produzione di prodotti di massa, ad una molteplicità di produzioni di nicchia.

Nell’ottobre 2004, il caporedattore del magazine “Wired”, Chris Anderson, pubblica su wired.com un articolo intitolato “The Long tail”, la “coda lunga”. Nell’articolo l’autore analizza e documenta alcuni cambiamenti fondamentali degli attuali mercati

dell’intrattenimento, osservando come attualmente, grazie alle tecnologie digitali, i rivenditori-distributori on line sembrano trarre maggior profitto non dai cosiddetti “best seller” o dalle “hit” più famose, ma riaprendo l’accesso al mercato a quell’ampia gamma di titoli poco conosciuti, “di nicchia”: si tratta di centinaia di migliaia di titoli che vanno incontro alle preferenze di sole poche centinaia o migliaia di acquirenti (Celata, 2003).

Anderson sostiene che i prodotti che hanno una domanda inferiore o minore volume di vendita all'interno di un mercato, riescono a creare una quota di mercato tale da diventare rivale o superare i pochi blockbusters e bestsellers.

Celata utilizza questo esempio: assumendo che il grafico incroci popolarità (potenziale di vendita) e numero di titoli disponibili, in una libreria tradizionale avremmo potuto acquistare tutti i libri dell'area rossa, ma un testo fuori catalogo sarebbe rimasto confinato nell'area gialla. Ne deriva la possibilità di essere trovato, determina il successo di un libro, ma anche la

decisione di acquisto del lettore. Nel seguente grafico si illustra graficamente il principio di funzionamento del modello “the long tail”(Fig. 7).

Sempre secondo Anderson molti servizi di distribuzione on line traggono il loro maggior profitto, soprattutto rimettendo in circolazione prodotti non commerciali o meno popolari, non solamente dalla vendita di prodotti di successo. I prodotti di nicchia hanno audience di piccole dimensioni ma sono disposti a pagare e si fidelizzano.

Le società che utilizzano il paradigma della coda lunga sono:  Amazon;

iTunes; Netflix; Rhapsodhy.