LA DIMENSIONE SPAZIALE
INTRODUZIONE ALLA COMPARAZIONE: CENNI SU COMMON LAW, WHITE COLLAR CRIMES E FRAUD
4. Un’introduzione al concetto di frode (fraud): la frode come diretta conseguenza del Neoliberismo
All’interno degli ordinamenti anglosassoni, per altro verso, assume un ruolo di primaria importanza il concetto di frode (fraud).
Al fine, invero, di comprendere a pieno tale istituto, occorre forse non “calarlo dall’alto”, bensì tentare una contestualizzazione che prenda in esame, seppur brevemente, il contesto economico-sociale nel cui ambito vengono posti in essere i comportamenti fraudolenti86.
Da questo punto di vista, si può notare come certe pratiche e certe norme, che fino a poco tempo fa la maggior parte delle persone avrebbe considerato impensabili e assurde, sono diventate assolutamente “normali” o addirittura “istituzionalizzate”.
In questo senso, pratiche di frode o di corruzione sembrano essere incoraggiate da una sorta di “cultura morale”, costituita da un insieme di idee, norme e valori che rappresentano un fenomeno sociale direttamente collegato al modo di attuarsi delle contemporanee società capitaliste: in pratica, ci troviamo, al giorno d’oggi, innanzi ad una situazione socio-culturale che rappresenta la struttura portante del fenomeno della frode.
Ebbene, tale situazione risulta in realtà studiata e dibattuta in maniera assai scarsa. Anzi, i convenzionali dibattiti accademici giungono, in linea di massima, ad un semplicistico assunto: corruzione e frode tendono a diminuire nel corrente periodo neoliberale in quanto i mercati globalizzati “liberalizzano” e diventano più “aperti”, “competitivi” ed “efficienti”, mentre i vari governi adottano liberali forme di democrazia, trasparenza e responsabilità.
Tuttavia negli ultimi tempi, si può registrare un leggero mutamento di presa di coscienza, causato dalla rivelazione dei comportamenti fraudolenti registrati nel
85 Sul punto si veda DERVAN, White Collar Overcriminalization: deterrence, Plea Bargaining, and
the Loss of Innocence, Kentucky Law Journal, 2013, p. 723 ss.; o anche STRADER – JORDAN, White Collar Crime. Cases, Materials, and Problems, cit., 2015, p. 9.
86 Le riflessioni che seguono sono tratte da WHYTE - WIEGRATS, Neoliberalism and moral economy
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settore finanziario-economico, delle grandi evasioni fiscali, della produzione e commercializzazione su grande scala di prodotti scadenti e nocivi per la salute, dei massicci fenomeni di riciclaggio di capitali criminali, dei movimenti di speculazione finanziaria e, infine, dei grandi fallimenti che vedono coinvolte grandi e piccole aziende.
A ben vedere, il neoliberalismo sembra incoraggiare la mercificazione di tutti i rapporti sociali, ovvero sembra perseguire un generale rafforzamento del “capitale”, sotto la forma delle grandi multinazionali private, così da ottenere anche un generale riassetto delle relazioni, delle pratiche quotidiane e della soggettività delle singole persone.
In questo senso, si può intravedere uno stretto legame tra il mutamento della morale (neoliberale) e il fenomeno della frode, il quale, pertanto, risulta generato dai cambiamenti economico-politici derivanti dallo sviluppo del neoliberalismo. A differenza di quanto asserito dalla dominante interpretazione per cui i comportamenti fraudolenti sarebbero semplicisticamente causati dalla perdita o dall’assenza di valori morali.
In altre parole, il progetto neoliberale risulta teso a garantire la guida morale nelle contemporanee società capitaliste, in modo da favorire una vera e propria trasformazione della morale classica. Ecco, dunque, che si assiste alla promozione, in via diretta o indiretta, di taluni valori morali a discapito di altri, così da diffondere motivazioni e pratiche fraudolente.
La frode, dunque, non è semplicemente una conseguenza della disperazione materiale, come nel caso di un crimine compiuto da un soggetto non abbiente, o l’isolata azione di singoli individui scorretti e senza scrupoli, come nel caso di avidi banchieri. Al contrario, è la conseguenza di un più ampio processo che ha ristrutturato l’insieme di rapporti di forza, logiche di accumulo di ricchezza, senso comune e modi di pensare, in guisa da far diventare la frode una pratica comune ai vari settori e alle classi sociali.
Lungo siffatto crinale si può ritenere che la frode non sia un mero epifenomeno, bensì l’asse portante della struttura del capitalismo neoliberale.
Infatti, a differenza di quello che si può ritenere, le politiche, i principi, le logiche e le pratiche su cui si fonda il neoliberalismo hanno una vera e propria base morale.
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Questa morale è centrale al fine di assicurare credibili basi per legittimare lo sviluppo delle politiche, sia con riferimento all’ambito economico, sia con riferimento all’ambito sociale, e anche per legittimare le operazioni commerciali e finanziarie.
In quest’ottica, la morale neoliberale è in grado di fronteggiare le altre morali e di dare impulso ad un processo di sostanziale e definitivo cambiamento morale.
Trattasi, quindi, di un chiaro “progetto morale” che può comportare gravissime conseguenze sociali, dal momento che, in realtà, cela al suo interno logiche di accumulo e di accentramento di ricchezza.
Se tale è, invero, il fine, il mezzo, quasi incoraggiato, è rappresentato dai condotte fraudolente e corruttive.
Ecco, dunque, che il progetto morale in parola non si esaurisce in un discorso morale, andando invece a costituire una strategia per ottenere il potere all’interno delle contemporanee economie capitalistiche.
In un simile ambito, il valore dominante diventa il profitto e il perseguimento, individualizzato ed edonistico, di una vita ricca.
Tuttavia, si deve considerare come le grandi multinazionali statunitensi, proprio in tempi recenti, sembrano voler correggere qualcosa del delineato spirito neoliberale.
Le più importanti imprese, che fanno parte del più grande tavolo di lavoro di affari economici, il “Business Roundtable” – da JP Morgan a General Motors o Amazon –, hanno approvato un documento sulla base del quale viene messo in dubbio lo slogan classico secondo cui il primo obiettivo di un’azienda è creare valore per gli azionisti87.
Ebbene, tale “mantra” deve essere sostituito, o quantomeno integrato, da ulteriori obiettivi, quali l’attenzione all’impatto sull’ambiente e sulle comunità locali, la correttezza dei rapporti con i fornitori, il rispetto per i consumatori e il miglioramento delle condizioni dei propri dipendenti.
Una scelta che, chiaramente non deve essere interpretata come un cambiamento di coscienza dei vertici delle grandi società multinazionali e nemmeno l’alba di una nuova era economica.
87 Cfr. HENDERSON E TEMPLE-WEST, Group of US corporate leaders ditches shareholder-first
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Anzi, la ragione può verosimilmente risiedere nel tentativo di rispondere alla recente crescita dei movimenti populisti e sovranisti, in modo da non farsi travolgere da simili istanze.
La presa di posizione in parola dimostra ancora una volta, se possibile, la totale autonomia decisionale delle grandi società private, così come la completa ininfluenza delle istituzioni politiche.
Invero, il presente lavoro di ricerca non costituisce la sede di un ulteriore approfondimento della questione; ciò nondimeno è interessante notare come proprio il cuore stesso dell’economia capitalista contemporanea abbia preso la decisione di correggere il dogma del neoliberalismo, ovvero quello del “profitto costi quel che costi”.
5. Brevi cenni sul concetto di frode (fraud) all’interno degli ordinamenti