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Sulla scia della letteratura che abbiamo prima discusso, cercheremo adesso di capire come, all’interno del contesto norvegese, la fascia giovane della popolazione attraversa il periodo di transizione e se lo fa in modo autonomo o attraverso il sostegno dello stato, degli enti locali e della famiglia. Il periodo che prendiamo in esame è un momento delicato della vita di un individuo: la conclusione del percorso scolastico e la ricerca del lavoro.

Il nostro rapporto ha l’obiettivo di evidenziare, attraverso una ricerca qualitativa, come la popolazione giovane ha accesso al mercato del lavoro, come questo tipo di esperienza è vissuta e affrontata dagli stessi e se, la crisi economica scoppiata nel 2007, ha causato effetti sul territorio che prendiamo in esame.

Analizzati i dati Eurostat e di Statistics Norway, emerge fin dall’inizio che vi sono differenze profonde per quello che concerne l’impatto della crisi economica nei due territori che osserviamo. L’Italia ha dimostrato una debolezza e l’incapacità, a causa forse anche della sua complessità strutturale, di dare risposte adeguate in un momento di forte mutamento. La crisi economica ha lasciato questo paese in condizioni di forte difficoltà economica, politica e sociale ed ancora oggi è possibile osservarne i danni. In Norvegia invece ha avuto un impatto minore, complice un’economia più dinamica e una maggiore forza nel rispondere alle difficoltà da parte dello stato e delle istituzioni. Vedremo come, anche gli intervistati, dichiarano di non aver subito in nessun modo ripercussioni della crisi economica del 2007. Qui la disoccupazione giovanile mantiene per adesso tassi piuttosto bassi attorno al 4.2% e dalle ultime notizie che si riferiscono ai mesi di settembre 2017, sembra registrarsi una continua flessione che fa ben sperare.

Nonostante la crisi abbia avuto effetti meno devastanti, anche la Norvegia ha dovuto fronteggiare alcuni problemi e oggi, sicuramente più di ieri, emergono alcune debolezze all’interno del contesto giovanile norvegese che analizzeremo nel corso del nostro studio. Cercheremo di esaminare quale ruolo detengono le politiche di riferimento e le istituzioni, e se, attraverso il loro lavoro supportano o meno i giovani, comprimono o allungano i tempi di passaggio all’autonomia, lo ostacolano o lo favoriscono.

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Osserveremo anche attraverso il concetto di de-familizzazione di Esping-Andersen come, il bagaglio culturale ed economico della famiglia di origine influenza, supporta e spinge o meno il giovane verso l’indipendenza, e se, come in Italia, la famiglia si sostituisce allo stato e si occupa dei figli fino ad età avanzate.

L’anno in cui la ricerca nella contea di Aust-Agder si è sviluppata, è il 2017 e le interviste somministrate ad operatori e giovani sono state eseguite nel periodo che va da marzo a giugno. L’analisi si svolge attraverso 10 interviste in profondità somministrate a giovani e giovani adulti, che avevano al tempo dell’intervista tra i 18 e i 35 anni e i quali si trovavano in condizioni occupazionali diverse e vivevano a Grimstad.

Il questionario mirava a ricostruire la vita di queste persone e le domande affrontavano temi connessi alla condizione lavorativa ma anche diretti a conoscere aspetti privati della loro vita e riflessioni personali riguardo la loro storia. L’obiettivo era quello di riprodurre attraverso i loro racconti quali percorsi avevano intrapreso una volta terminati o abbandonati gli studi per raggiungere l’autonomia e realizzare le proprie aspettative e i propri obiettivi.

Le discussioni spaziavano e avevano come scopo anche quello di conoscere cosa circondava gli intervistati a livello di famiglia, ambiente di lavoro, società, politiche, per conoscere che tipo di vissuto questi avevano e i modi in cui interpretavano ed affrontavano gli eventi che gli si erano posti di fronte lungo la loro esistenza.

Il campione di giovani preso in esame per questa ricerca qualitativa, nonostante non sia rappresentativo né statisticamente significativo a causa dell’esiguo numero di intervistati, è organizzato cercando di rispettare una varietà, in termini di età, genere e percorso lavorativo e di studio con lo scopo di mettere in evidenza un ampio panorama di percorsi e possibili modelli. È stato piuttosto complesso rispettare l’eterogeneità che ci eravamo imposti, per questioni attinenti alla lingua, conoscenze e tempo a disposizione, ma abbiamo cercato di mantenere più ampio e variegato possibile il cluster.

La costruzione dell’intervista, ha imposto diverse modifiche prima di essere conclusa, a causa della difficoltà riscontrata da parte di chi la ha progettata nel porre domande adeguate al contesto giovanile norvegese. Il questionario utilizzato è quello impiegato anche nella Provincia di Massa Carrara (Cap.5), il quale però in seguito ad alcune problematiche dovute alle differenze notevoli di contesto è stato modificato e riadattato all’ambito norvegese.

È stato possibile adeguare il questionario grazie alla collaborazione del sociologo norvegese Thore Kristian Karlsen, impegnato nella stesura di un libro che tratta della condizione giovanile odierna nei paesi del Nord e Gro Johansen, dirigente di una sezione del NAV di Arendal (città nella contea di Aust-Agder).

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Oltre alle interviste somministrate ai giovani sono stati fatti anche diversi colloqui con personale dipendente e responsabili di strutture quali il NAV (Cap. 3), Follow-Up service e istituti di inserimento che mirano attraverso disparati strumenti, a facilitare il percorso del giovane verso l’autonomia. Questi servizi risultano essere fortemente connessi tra loro e riescono, collaborando a coprire buona parte dei giovani che si trovano in situazioni diverse. Così come spiegato nel capitolo 3 il Follow-Up service che, gestito e finanziato dalla Contea e con ufficio in ogni comune si occupa, attraverso una stretta collaborazione con le scuole e il NAV del comune di riferimento di reinserire i giovani che abbandonano la scuola. Gli istituiti di inserimento (Cap.3) giocano anch’essi un ruolo importante all’interno del contesto comunale e riescono spesso ad aiutare le persone più deboli nel passaggio dalla scuola al lavoro.