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5.8 Possibili modelli e traiettorie

5.8.3 Sostegno debole

Età e genere Titolo Occupato/Disoccupato Autonomia Abitativa

Autonomia Economica

F-23 Licenza media Occupata No No

M-31 Diploma Occupato No Si

F-27 Diploma Disoccupato No No

M-22 Licenza media Disoccupato No No

M-23 Licenza media Disoccupato No No

F-20 Diploma Disoccupato No No

M-20 Licenza media Disoccupato No No

M-31 Licenza media Occupato Si Si

M-26 Licenza media Occupato No No

F-32 Licenza media Occupato Si Si

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Questo gruppo era formato da 10 persone di cui 4 femmine e 6 maschi, si distingueva dagli altri per la condizione della famiglia di origine degli intervistati che sembrava essere piuttosto complessa, sia sul piano economico che sul piano relativo alle relazioni. In questo gruppo le famiglie sembravano indebolite da differenti eventi che come vedremo tra poco hanno reso difficile il sostegno nei confronti dei figli.

In un contesto nel quale, come abbiamo potuto vedere sopra, sembra essenziale il supporto economico delle famiglie, l’assenza dello stesso può provocare ulteriori difficoltà nelle transizioni dalla scuola al lavoro ma anche influenzare le scelte di vita delle persone giovani, le quali sembravano avere poco, in alcuni casi nessuno, tipo di appiglio e protezione.

Nonostante questo però, in molti casi, la famiglia di origine riusciva a sostenere almeno abitativamente gli intervistati limitando quindi la problematica connessa ad eventuali spese per affitti o compere.

Nel complesso le famiglie di questi intervistati apparivano indebolite da alcuni eventi, tra cui la morte di uno dei due coniugi, disoccupazione di entrambi, separazioni. Risultavano avere titoli di studio bassi e nella maggior parte dei casi si viveva con lo stipendio del padre o con l’aiuto dei nonni, solo due delle madri degli intervistati lavoravano con un contratto regolare, le altre erano casalinghe, disoccupate o lavoravano in nero.

Abbiamo ipotizzato che il capitale economico e culturale dei genitori aveva influenzato il percorso scolastico degli intervistati, nessuno di loro aveva di fatto intrapreso un percorso formativo universitario ne’ in molti casi di scuola superiore. Come possiamo vedere dalla tabella 5.8 ben 7 persone avevano completato solo il ciclo di scuola media.

L’età media complessiva di questo gruppo era di 25.5 anni e sul totale di 10 persone, 5 si trovavano in condizioni di disoccupazione (età media 22.4) e altre 5 lavoravano (età media 28.6). Ogni gruppo che abbiamo preso in esame sembra vivere un diverso tipo di disoccupazione e di occupazione, in questo caso ad esempio, anche le persone che si dichiarano avere un lavoro sembrano essere in alcuni casi indebolite da una strutturale precarietà.

Due delle persone che si dichiaravano occupate erano un maschio ed una femmina ed avevano rispettivamente 26 e 32 anni, entrambi vivevano attraverso retribuzioni non continuative che dipendevano dalla quantità di lavoro e/o dalle necessità dei loro responsabili, spesso pagati in nero. La donna, di 32 anni era sposata e separata con due bambini ed aveva alle spalle differenti esperienze lavorative, tutte caratterizzate da temporaneità e alternate a momenti di disoccupazione. La sua storia personale era segnata da alcuni eventi particolari tra cui la morte del padre e il pessimo rapporto con la madre,l’intervistata sosteneva che i genitori non avessero strumenti di nessun tipo per sostenerla nè economicamente né moralmente e manifestava la difficoltà di mantenimento dei figli senza essere aiutata dalla famiglia.

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Il ragazzo di 26 anni con licenza media invece aveva alcune esperienze alle spalle temporanee o stagionali, le quali però, non gli avevano permesso di entrare in modo stabile nel mercato del lavoro e l’unica possibilità era stata quella di accettare un lavoro con contratto a chiamata che data la scarsità di ore lavorate non gli permetteva un guadagno sufficiente.

In questi due casi è evidente la frammentazione e la precarietà che caratterizzavano i ruoli e le occupazioni di queste persone le quali non avevano la possibilità di fare nessun tipo di progetto e di rendersi completamente autonomi dalle famiglie di origine.

Solo una persona tra gli occupati risultava avere una storia caratterizzata da continuità,una volta uscito dalla scuola alberghiera infatti questo aveva intrapreso la carriera da aiuto cuoco e successivamente era stato assunto a tempo indeterminato dallo stesso ristorante di cui è divenuto socio. Nonostante definisse la sua condizione soddisfacente, anche economicamente e l’età di 31 anni, non aveva fino al momento dell’intervista in progetto di abbandonare la casa dei familiari.

Le altre due persone che risultavano occupate al momento del colloquio erano un uomo di 31 anni e una donna di 23, il primo titolare di un negozio e la seconda on contratto di apprendistato in un bar. L’uomo, con licenza di terza media dichiarava di essere stato all’Estero per un certo periodo e che queste esperienza glia aveva permesso di acquisire nozioni utili al lavoro che al momento dell’intervista svolgeva, sosteneva inoltre di non avere avuto nessun tipo di supporto dai familiari per l’avvio della propria attività.

La ragazza, anch’essa con licenza di terza media e alcune esperienze alle spalle di contratti non stabili e lavori poco retribuiti era al momento dell’intervista assunta come apprendista in un bar e manifestava dubbi riguardo al suo futuro. Sosteneva di lavorare molte ore e ricevere uno stipendio molto basso che non gli permetteva di essere indipendente dai nonni, i quali avevano un ruolo determinante a livello economico nella vita della intervistata. La sua famiglia infatti viveva in condizioni di disagio economico, indebolita dalla separazione dei genitori e dalla ricomposizione di nuovi nuclei familiari.

Per quanto riguarda le persone che al momento dell’intervista erano disoccupate, risultavano avere una età inferiore rispetto al gruppo di intervistati che avevano un lavoro ed erano 3 maschi e 2 femmine. I due intervistati più giovani un uomo e una donna, entrambi di 20 anni non avevano alle spalle nessun tipo di esperienza lavorativa e le loro storie erano segnate dalla scomparsa di un genitore per quello che interessava la ragazza e problemi con la giustizia riguardo invece il ragazzo. Nessuno dei due era indipendente ed entrambi abitavano nella casa dei genitori o dei nonni e sopravvivevano con le risorse trasferite loro da questi ultimi a causa dell’impossibilità di trovare lavoro attraverso i canali che avevano utilizzato, formali ed informali. Il ragazzo viveva nella casa della famiglia di origine composta dalla sorella minore,

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dal padre e dalla madre entrambi disoccupati e per questa ragione afferma di non aver proseguito gli studi.

Anche le altre tre persone non risultavano essere autonome al momento dell’intervista a causa della mancanza di lavoro e stabilità. Occorre evidenziare che ognuna delle storie degli intervistati di questo gruppo aveva alle spalle delle situazioni familiari complesse ed economicamente poco favorevoli che quindi, si sommavano alla problematica relativa alla disoccupazione. A causa di queste difficoltà uno degli intervistati di 23 anni durante l’intervista ha utilizzato termini forti come “rassegnazione alla vita”, “assenza di fiducia in me stesso” per descrivere la propria condizione di disagio avendo esso stesso una compagna e un figlio ma da più di due anni senza una retribuzione ed un lavoro. Le sue esperienze erano caratterizzate da temporaneità e spesso riguardavano lavori al nero e senza contratto che avevano avuto una influenza negativa e importante sulla sua vita tanto da sentirsi “escluso e diverso”.

L’intervistato di 22 anni e con licenza media, dopo una serie di contratti stagionali e a chiamata si è trovato in una condizione di disoccupazione iniziata nel 2013 fino al momento dell’intervista. Ha cercato una occupazione attraverso canali formali pubblici ed informali ma senza alcun successo.

Come avevamo affermato prima di entrare nelle singole storie di questo gruppo di intervistati , questi racconti sono accomunati dalla presenza di famiglie che si sono divise, genitori deceduti, capitale economico e culturale scarso, bassi titoli di studio.

Considerando che nessuno di loro aveva intrapreso percorsi universitari e dunque la loro transizione aveva avuto inizio subito dopo la scuola media o superiore, il periodo di ricerca del lavoro e di “passaggio” sembrerebbe essere stato piuttosto lungo e nella maggior parte dei casi non ancora terminato al momento del colloquio. Solo i due intervistati entrambi uomini e di 31 anni sembravano avere trovato stabilità lavorativa che gli permetteva di essere indipendenti e piuttosto soddisfatti della condizione economica e lavorativa.

Dato il piccolo numero del campione non è possibile fare ipotesi riguardo eventuali nessi tra età, occupazione e genere ma sembrerebbe evidente all’interno di questo gruppo di intervistati che coloro i quali avevano un lavoro ed erano riusciti a raggiungere, non senza difficoltà una semi- indipendenza avevano oltre i 30 anni.

5.9 Conclusioni

Per concludere questa parte relativa al contesto italiano, più in particolare della provincia di Massa Carrara, evidenziamo quali sono le diverse traiettorie che sembrano emergere dal nostro campione di intervistati. I tre gruppi, come abbiamo potuto chiarire precedentemente, erano

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composti in modo omogeneo per numerosità, genere ed età permettendo così una analisi più equilibrata e facendo si che fossero meglio confrontabili.

Il primo gruppo che abbiamo osservato si distingueva dagli altri per un dichiarato supporto morale ed economico da parte della famiglia degli intervistati. Le condizioni alle spalle dei componenti di questo gruppo erano favorevoli e non mancavano in nessun caso risorse economiche e capitale culturale della famiglia di origine, con cui abbiamo ipotizzato esistesse un forte nesso con una migliore e più stabile transizione e capacità di raggiungere autonomia economica.

Nel nostro campione si rilevava una generale difficoltà nel procurarsi l’autonomia abitativa e questo accadeva per vari motivi, legati principalmente alla instabilità dei contratti e alle basse retribuzioni, risultavano infatti casi in cui si aveva una occupazione ma si era costretti a vivere nella abitazione dei genitori. Appariva inoltre che, le persone occupate erano coloro le quali avevano un titolo di studio più basso rispetto ai numerosi componenti del gruppo laureati. Tra questi ultimi si rilevava una difficoltà di stabilizzazione lavorativa ma, occorre sottolineare che questi ultimi avevano avuto al momento dell’intervista meno tempo a disposizione per cercare una occupazione rispetto agli altri. In questo contesto inoltre, giocavano un ruolo determinante le famiglie, in particolare dal punto di vista delle risorse, che risultavano essenziali per permettere al figlio di investire del tempo nel cercare una strada coerente con il percorso di studio e che gli permettevano la sussistenza nel periodo in cui erano alla ricerca di un assetto all’interno del MDL. La traiettoria di questo gruppo quindi si genera da una condizione di base solida la quale influenza tutto il corso della transizione, l’andamento mantiene quindi una tendenza lineare con una fase piuttosto lunga di passaggio dalla scuola al lavoro per arrivare poi alla stabilità. Si rilevavano condizioni di autonomia economica e abitativa discrete.

Questo periodo di transizione di cui abbiamo già parlato, è negli ultimi anni divenuto lungo e tortuoso, specialmente in Italia e senza la protezione economica delle famiglie può divenire problematico e/o drammatico a causa della mancanza di sostegno dello stato e dei servizi. La traiettoria del secondo gruppo preso in esame non sembra essere particolarmente diversa da quella che emerge nel contesto del primo gruppo. Erano anche in questo caso i diplomati ad aver maggiore stabilità e indipendenza, i laureati invece anche in questo caso avevano occupazioni precarie e retribuzioni che non gli concedevano autonomia. La fase di transizione per questi ultimi non sembrava ancora terminata. In questo gruppo, rispetto al primo si notava l’esistenza di un ostacolo nel raggiungimento della autonomia economica oltre che abitativa, nel gruppo precedente invece numerose persone erano indipendenti economicamente.

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Le due traiettorie dunque sembrano seguire una andamento piuttosto simile, una maggiore indipendenza del primo gruppo a livello abitativo ed economico rispetto al secondo è la limitata differenza che sembra esistere.

Effettive differenze invece, si notavano nel terzo e ultimo gruppo, gli intervistati avevano una età media complessiva di circa 25 anni. La traiettoria di questo gruppo è caratterizzata da una condizione di partenza certamente più complessa rispetto agli altri due gruppi che ha influenzato l’andamento della stessa. La mancanza di sostegno economico e morale da parte della famiglia di origine all’interno di questo insieme, sembrava implicare una minore propensione degli intervistati nel proseguire gli studi. Solo in questo gruppo infatti, c’erano molte persone con licenza media e nessuno aveva frequentato l’università. La traiettoria sembra avere per questo gruppo andamento diverso rispetto alle altre due analizzate, nessuno di loro aveva una occupazione stabile ma la maggior parte erano disoccupati o con lavori precari e poco retribuiti. L’andamento della traiettoria sembra influenzato dalle condizioni iniziali di disagio di questi individui, i quali una volta terminata la scuola si erano attivati in modo piuttosto debole e senza utilizzare strumenti formali di nessun tipo. La tendenza si manteneva piuttosto simile dal momento di partenza della transizione fino al momento dell’intervista, la debolezza iniziale sembrava influenzare ogni passaggio della vita dell’individuo. Vi era infatti una mancanza evidente di sostegno economico e morale da parte dei familiari durante la transizione e anch’essi vivevano spesso in condizioni di difficoltà economiche o sociali.

Le traiettorie dunque sembrano essere simili per i primi due gruppi, i quali hanno una condizione alle spalle favorevole e possono contare su un sostegno economico e morale da parte dei genitori a differenza di coloro i quali fanno parte di questo ultimo gruppo preso in esame. Sono evidenti le differenze di istruzione anch’esse probabilmente connesse a questioni legate a risorse economiche e capitale sociale del gruppo familiare.

In nessuno dei tre gruppi emergeva una differenza di genere che richiedeva una speciale attenzione, infatti sia per quello che riguardava la occupazione che la disoccupazione risultavano essere simili i numeri e i dati corrispondenti. L’unica differenza da sottolineare e che si rilevava in modo piuttosto netto era la quantità di femmine laureate rispetto agli uomini. Nella nostra ricerca però non emergevano nessi causali in grado di spiegare le determinanti di questo evento.

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CAPITOLO 6

I DUE CASI COMPARATI

Dopo aver analizzato e descritto le ricerche condotte in Norvegia, a Grimstad e in Italia, in provincia di Massa Carrara cerchiamo adesso di comparare i due casi studio con l’obiettivo di capirne meglio differenze, similitudini e dinamiche. Come abbiamo potuto descrivere nei capitoli precedenti, i due territori sono caratterizzati da differenze piuttosto evidenti, sia da un punto di vista territoriale e geografico che da un punto di vista politico ed economico. Pensiamo che il confronto e le differenze, in questo caso relative ai due campioni dei paesi in esame, possano aiutarci a comprendere alcuni meccanismi e a incentivare riflessioni stimolanti e portare ad eventuali nuove ricerche o ipotesi.

La Norvegia, come abbiamo detto in precedenza, rispetto all’Italia, è uno dei paesi che è riuscito a rispondere in modo concreto e positivo alle sfide che gli si sono poste di fronte e oggi, grazie ad una serie di fattori è uno dei paesi più ricchi del mondo. In letteratura viene spesso preso ad esempio per il suo elevato sviluppo sostenibile, i suoi investimenti in innovazione tecnologica ed è inoltre un paese che ha altissimi livelli di istruzione e bassi tassi di disoccupazione rispetto agli altri paesi OECD. I giacimenti petroliferi giocano certamente un ruolo fondamentale nella florida economia di questo paese insieme agli altri settori produttivi quali quello del legno, della pesca e della produzione di energia idroelettrica. Le politiche norvegesi sono riuscite a mantenere bassi livelli di disoccupazione e differenze sociali, disparità reddituali non troppo penetranti che non hanno creato particolari frizioni interne.

L’Italia è oggi invece un paese che sta cercando di rispondere con molta difficoltà ad una situazione complessa dovuta alla sua storia, al dualismo Nord-Sud e alla crisi economica scoppiata nel 2007.

Le questioni dell’occupazione e della disoccupazione sono da sempre al centro dell’attenzione della società italiana. La disoccupazione di questo paese nel panorama europeo si distingue, oltre che per l’alto tasso di disoccupazione registrato negli ultimi anni, anche per le sue caratteristiche, tra cui la penalizzazione di genere, la penalizzazione per età e la disoccupazione “da inserimento” che colpisce perlopiù il momento dell’ingresso nel mercato del lavoro149.

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Vedremo in questo capitolo quali questioni sono emerse all’interno delle nostre ricerche rispetto alla disoccupazione e alla difficoltà che oggi incontrano i giovani durante la transizione dalla scuola al lavoro.