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Capitolo 1. Ippolito prima di Euripide: preistoria e luoghi del mito

1.4. Il ruolo degli spazi sacri nel processo di rielaborazione del mito

1.4.1. Ippolito e Asclepio

Le relazioni mitiche fra Ippolito e Asclepio sono riportate da fonti tarde e spesso non del tutto affidabili175, cosicché è particolarmente difficile spiegare la frequente

172 Cfr. Barrett 1964, 160-162 per il dibattito filologico sulla scelta ἔκδημον “distante” (Murray) o ἔκδηλον

“manifesto” (Méridier). Credo che l’alternativa ἔκδημον sia la più indicata, giacché sembra rinforzare il significato della fondazione del tempio di fronte a Trezene. Per quale altra ragione, se non perché Ippolito si trovava distante da Atene, Fedra avrebbe voluto costruire un tempio che guardasse verso il Golfo Saronico? Inoltre, l’amore di Fedra non può ancora essere ἔκδηλον, giacché verrà svelato soltanto dopo l’intervento della nutrice.

173 Cfr. Introduzione, 4 ss.

174 Cfr. Schachter 1990, De Polignac 2009, 427-443.

175 Un resoconto delle fonti principali relative al rapporto di Ippolito e Asclepio è contenuto in Séchan 1911,

altri autori antichi fanno leva sull’esistenza di un rapporto di philia erotica simile a quello di Ippolito e Apollo, menzionato da Plutarco178. Nessuna di queste versioni apporta modifiche sostanziali a ciò che già conosciamo delle origini di Ippolito179, né aiuta a comprendere le ragioni della sovrapposizione delle due figure a Trezene; è dunque opportuno rivolgere l’attenzione alla geometria degli spazi sacri condivisi dai due eroi e cercare di trovare una risposta a partire dalla pratica religiosa.

Due elementi consentono di riflettere, senza la pretesa di dare risposte definitive, sulla compresenza di Ippolito e Asclepio nel medesimo τέμενος. Da una parte, la comune natura mortale controbilanciata dal tributo di onori quasi divini; dall’altra l’influenza diretta del santuario di Epidauro, in cui Asclepio era già presente alla fine dell’epoca arcaica, per poi diffondersi nelle città limitrofe verso la seconda metà del V secolo180.

Mortali e Divini. Come già osservato, Ippolito godeva a Trezene di un trattamento

eroico nella pratica del rito funebre- prematrimoniale delle παρθένοι. Il rituale prevedeva il taglio di una ciocca di capelli e la performance di canti corali, in un luogo corrispondente allo mnemeion di Ippolito:

…ἀντὶ τῶνδε τῶν κακῶν τιμὰς μεγίστας ἐν πόλει Τροζηνίᾳ δώσω: κόραι γὰρ ἄζυγες γάμων πάρος κόμας κεροῦνταί σοι, δι᾽ αἰῶνος μακροῦ πένθη μέγιστα δακρύων καρπουμένῳ.181

176 Chirone possedeva qualità curative legate al culto di Zeus Akraios in Tessaglia, che potrebbero suggerire

un collegamento con Asclepio, cfr. Gorrini 2006, 297- 309; Apollod. 3.10.3; Xen. Cyn. 1.2: ἔδοσαν δὲ καὶ ἐτίμησαν τούτῳ Χείρωνα διὰ δικαιότητα. ὁ δὲ λαβὼν ἐχάρη τῷ δώρῳ καὶ ἐχρῆτο· καὶ ἐγένοντο αὐτῷ μαθηταὶ κυνηγεσίων τε καὶ ἑτέρων καλῶν Κέφαλος, Ἀσκληπιός, Μειλανίων, Μέστωρ, Ἀμφιάραος, Πηλεύς, Τελαμών, Μελέαγρος, Θησεύς, Ἱππόλυτος.

177 Cfr. 2.4.

178 Plut. Num. 4; cfr. Farnell 1970, 234 ss.; cfr. Papamichael 1993, 119.

179 La raccolta più completa di fonti sul mito di Ippolito rimane lo studio di Séchan 1911. 180 cfr. Calame 2011, 296 n.58.

culto, ma non provano direttamente il trattamento divino dell’eroe182. A suggerire la

possibilità di una natura divina vi sono: la testimonianza di Diodoro, che definisce gli onori resi ad Ippolito “pari agli dei”183, la geometria del τέμενος, che associa l’eroe ad un

pantheon prestigioso, la presenza di un santuario e di una statua a lui dedicati, il rifiuto dei cittadini di riconoscere la morte di Ippolito e di indicarne la tomba184.

Come Ippolito, Asclepio è una semi-divinità peculiare, poiché conserva i tratti di un mortale, anche se gli si attribuiscono numerosi ἰάματα. Nella professione medica antica si incrociano l’intervento divino e l’abilità tecnica dell’uomo185 ma, per quanto

competente sia il medico, “anche l’inventore della medicina, Asclepio, in molti casi fallì”186. Secondo Versnell, Asclepio rappresenta il caso estremo di antropomorfizzazione

degli dei187, cioè quel processo che porta gli antichi a considerare gli dei come uomini potenziati (kreittones), che possono fare tutto e più facilmente rispetto ai mortali188. Nei racconti sulle imprese mediche di Asclepio non è presente il consueto distacco fra il mondo degli dei e quello degli uomini, tanto che il dio è quasi sempre impegnato a studiare e curare i mortali, nel mondo umano189. Egli è fortemente legato alla dimensione tecnica, concreta della sua arte e, come un medico mortale, percepisce un onorario dai suoi pazienti190. Negli Asklepieia, inoltre, esisteva un’area apposita per i moribondi, situata all’esterno del luogo sacro, poiché nel tempio vero e proprio non era consentito né

182 Si tenga comunque presente, seguendo Ekroth 2006, 101, che la terminologia attribuita agli eroi non è

priva di ambiguità, dal momento che un ἣρως può essere invocato nella forma θεός.

183 Diod. 4.6.2.

184 Paus. 1. 22. 1 ss.; si potrebbero includere nelle testimonianze a favore di un trattamento privilegiato

anche il carattere sacro che i trezeni attribuivano all’albero che causò la morte dell’eroe e l’esistenza di una “casa di Ippolito”, che i locali erano in grado di mostrare. Questi due dati mi sembrano però più marginali e probabilmente anacronistici.

185 Sulla medicina antica cfr. Jouanna 2012.

186 Hippoc. Ep. 20: οὐδὲ γὰρ ὁ τῆσδε εὑρέτης Ἀσκληπιὸς, ἀλλὰ καὶ αὐτὸς ἐν πολλοῖς διεφώνησε, καθάπερ

ἡμῖν αἱ τῶν ξυγγραφέων βίβλοι παραδεδώκασιν.

187 Versnell 2011, 400 ss.

188 Per uno studio sulrapporto fra umano e divino nella religione greca, cfr. Vernant 20092.

189 Interessante è l’episodio di Aristagora narrato in Ael. NA.9.33. Aristagora fu incubato nell’Asklepieion

di Trezene, in attesa di un’operazione che implicava la separazione della testa dal corpo. Poiché nessun altro medico riusciva ad ottenere l’effetto sperato, si dovette attendere l’arrivo di Asclepio, impegnato ad Epidauro nella cura di altri pazienti. Emerge, in questa storia, l’umanità del dio, che non sembra dotato, come gli dei dell’Olimpo, di piedi alati e non può giungere per tempo per applicare la cura. Cfr. Versnell 2011, 402-403.

Come per l’Ippolito adorato a Trezene, anche per Asclepio sussiste una forte ambiguità che si traduce nel contrasto fra il riconoscimento della sua umanità, ma nello stesso tempo nell’esaltazione della sua onnipotenza divina.

La natura infallibile dell’intervento terapeutico di Asclepio risulta evidente nella versione dei Naupaktikà, secondo la quale il dio era un esperto della pratica dell’ἀναβίωσις ed avrebbe così riportato in vita Ippolito ed altri eroi; questo atto di ὓβρις fu punito da Zeus, che lo uccise folgorandolo192. Più tardi, per volere di Apollo, Asclepio fu riportato in vita da Apollo e catasterizzato193. Egli è dunque un dio che resuscita i morti,

ma anche un uomo che ha osato troppo.

I dati raccolti fin ora su Asclepio e Ippolito mostrano due figure di “dei- mortali”, puniti per essersi appropriati di prerogative divine, l’ἀναβίωσις e la παρθενία, accomunati dall’attribuzione di proprietà terapeutiche, l’uno in campo medico, l’altro nella sfera della κουρεῶτις, cioè la crescita e lo sviluppo fisico della classe d’età prepuberale. È infatti un’ipotesi condivisa dalla maggioranza degli studiosi quella che assegna alla figura eroico- divina precedente all’Ippolito di Euripide un ruolo protettivo nella crescita dei giovani194. Ippolito rientra così nella categoria degli eroi guaritori, eroi dotati di capacità curative, molto diffusi fra l’Attica ed il Peloponneso195. Il culto degli eroi guaritori è

caratterizzato dalla dimensione individuale della pratica religiosa, che unisce direttamente colui che chiede la guarigione all’eroe di riferimento, attraverso il contatto onirico e,

191 Paus. 2.27.6; Cfr. Parker 1983, 33 ss. Da questo punto di vista, Asclepio si avvicinerebbe alla schiera

degli dei, che non possono entrare in contatto diretto con la morte. Artemide lo rammenta negli ultimi versi dell’Ippolito, quando abbandona la scena per non assistere alla morte del suo protetto: ἐμοὶ γὰρ οὐ θέμις φθιτοὺς ὁρᾶν /οὐδ᾽ ὄμμα χραίνειν θανασίμοισιν ἐκπνοαῖς.

192 Schol. ad Pind. Pyth. 3, 96: λέγεται δὲ ὁ Ἀσκληπιὸς χρυσῷ δελεασθεὶς ἀναστῆσαι Ἱππόλυτον τεθνηκότα;

Apollod. 3.121.3 cita l’autore dei Naupaktikà: Καπανέα καὶ Λυκοῦργον, ὡς Στησίχορός φησιν <ἐν> Ἐριφύλῃ, Ἱππόλυτον, ὡς ὁ τὰ Ναυπακτικὰ συγγράψας λέγει; Apollod. 3.10.3; Paus. 2.27.4; Hyg. Astr. 2.14. Sui Naupaktitkà cfr. Matthews 1977, 189-207

193 Erat. Cat. 6. 68. La punizione di Asclepio per volere di Zeus è una spia di quella concezione per cui il

potere divino serve a mantenere lo status quo, non a sovvertire la realtà umana compiendo miracoli e mescolando la sfera sovrannaturale con quella mortale, cfr. Farnell 1970, 235.

194 Si ritiene che la figura semidivina che precedette Ippolito a Trezene fosse collegata alla crescita dei

giovani, alla buona riuscita del loro sviluppo ed alla fase di transizione all’età adulta (cfr. Papamichael 1993, 117- 122; Calame 2011, 279; Pirenne-Delforge 1994, 40 ss). Se di ciò vi fosse una prova definitiva, si capirebbe bene come l’Ippolito a noi noto sia investito, ai tempi di Euripide, di una funzione propiziatoria per le nymphai e sarebbe ancor più giustificato il suo legame non solo con Artemide, dea kourotrophos, ma anche con Afrodite, che consacra le fanciulle all’erotismo tramite le nozze.

195Le proprietà di guaritore venivano traslate anche su eroi che non avevano particolari legami con questa

sfera, come p.es. Eracle, cfr Cfr. Kearns 1989, 15; Dem. In Mid. 52.9: Περὶ ὑγιείας θύειν καὶ εὔχεσθαι Διὶ ὑπάτῳ, Ἡρακλεῖ, Ἀπόλλωνι προστατηρίῳ; Schol. Ar.Ra.501, cfr.Stafford 2010, 228- 244.

Epidauro è esente da questo meccanismo di sovrapposizione dei numi guaritori, giacché Asclepio si innesta sull’eroe medico Maleatas, o Maleatis, che sopravvive nell’epiclesi dell’Apollo di Epidauro199.

Questo è quello che avviene anche a Trezene, al momento della diffusione panellenica di Asclepio; tuttavia qui la memoria dell’eroe Ippolito, o chi lo precedette, restò viva anche nel tempo a venire, dal momento che i cittadini continuarono a riconoscere la fisionomia di Ippolito nell’effigie di Asclepio200.

La fortuna del culto di Epidauro. Il sito di Epidauro sembra in uso a partire dal

periodo geometrico, VIII a.C. ed è la sede delle prime testimonianze archeologiche che suggeriscono un impiego del santuario a scopi terapeutici201. Fra i piccoli oggetti e gli ex

voto rinvenuti presso l’altare di epoca micenea, molti hanno le sembianze di strumenti

medici e contengono dediche alle divinità originarie, poi sostituite da Apollo Pythios e da Asclepio. Dal VI sec. in poi, aumentano le testimonianze epigrafiche e archeologiche della pratica di un culto, svolto presso un pozzo sacro per le guarigioni legate all’acqua ed infine, all’inizio del V sec., risale la pavimentazione di un edificio adibito ai rituali di incubazione e di balneazione, che costituiscono il fulcro della pratica cultuale di un

Asklepieion202. Dai dati epigrafici si registra una straordinaria fortuna del santuario, a partire dalla fine del V sec. e durante tutto il IV, quando aumentano considerevolmente le dediche, i documenti ufficiali che testimoniano la diffusione panellenica del culto e recano notizia di gare e giochi in onore di Asclepio, a cui partecipava gran parte del

196 Sull’incubazione cfr. Jouanna 2016, 97 ss.

197 Amfiarao, figlio di Apollo e Ipermestra. Indovino della fama di Tiresia, prese parte alla caccia al

cinghiale di Calidone ed al viaggio degli Argonauti. Riluttante a partire per la spedizione dei Sette a Tebe, a causa di un cattivo presagio, fu indotto a farlo dalla moglie Erifile e vi restò ucciso, Soph. El. 836-8; Daremberg- Saglio s.v. Amphiaraus. Sull’episodio della collana di Erifile, cfr. Gernet 1968, 84.

198 Paus. 1.34; cfr. Pouilloux 1954, 93 ss; Kearns 1989, 147; l’eroe aveva potrei terapeutici anche ad Oropo,

in Beozia cfr. Schachter 2016, 255 ss.

199 Cfr. Garland 1992, 117. Sembra che il santuario di Epidauro fosse dedicato inizialmente non solo ad

Asclepio, ma anche ad Apollo, il quale in seguito fu completamente soppiantato dal figlio.

200 Paus. 2.32.4. Il Timoteo che scolpì la statua di Ippolito, fu il medesimo Timoteo che lavorò presso il

santuario di Epidauro, nella seconda metà del IV sec.; IG. IV2. 102; Barrett 1964, 5 n.4.

201 Il primo reperto collegato al culto di Asclepio è stato rinvenuto ad Epidauro; si tratta di una patera

dedicata al dio da un tale Mikylos, datata al’inizio del V secolo, IG. IV2 1.136. 202 Melfi 2007, 23 ss.

ovviamente di tecnologie e idee) più periferiche204.

L’Asklepieion di Epidauro si stabilizza nelle modalità del suo funzionamento e nel tipo di rituali effettuati. Soprattutto, però, il luogo sacro costruisce il suo prestigio attorno ad una figura divina stabile, che cambia l’idea di “guarigione sacra”, poiché sostituisce gli eroi locali con poteri terapeutici ed incoraggia la concentrazione delle attività religiose connesse alla guarigione in un unico luogo sacro205.

La velocità di diffusione del culto di Asclepio è ben dimostrata dall’esperienza di Atene. All’inizio del V sec., il culto era amministrato solo dal γένος che lo aveva fondato206, ma ebbe una tale fortuna che, solo un anno dopo il suo arrivo al Pireo, fu

costruito il secondo santuario sull’Acropoli207. Il monumento di Telemaco208, trovato

nell’Asklepieion di Atene, conferma infatti che Asclepio fu portato via mare da Epidauro e, assieme al suo simulacro, giunse anche il personale religioso specializzato nell’installazione del culto209. Queste sono, generalmente, le modalità di esportazione del

culto di Asclepio dal centro di Epidauro alle regioni limitrofe e questa è la circostanza

203 IG. 42 94/95; i vincitori degli agoni sono citati per la prima volta intorno al 520 c.a., Pind. Nem.5.94;

Isthm.8. 147-150; Nem.3. 145-148. Tra le tante dediche rinvenute nell’Asklepieion di Epidauro, è presente

anche una presunta dedica di venti cavalli da parte di Ippolito per il dio che lo resuscitò dalla morte, cfr. Barrett 1964, 5 n.6; Papamichael 1993, 121.

204 Marinatos 1993, 228-233.

205 Sull’importanza della struttura fisica di un luogo sacro in relazione al culto, cfr. de Polignac 2009, 427-

443; Scott 2015, 227- 241.

206 Cfr. Sourvinou-Inwood 2000, 13-55 e Parker 2005, 89ss.

207 Sulla diffusione del culto di Asclepio ad Atene, cfr. Ekroth 2015, 31- 32. 208 IG. II2 4960; cfr. Lefantzis, Tae Jensen 2009, 89-122.

“scoglio di Asclepio” (πέτραν Ἀσκληπιοῦ), una roccia situata lungo la costa del Golfo Saronico e sommersa dal fiotto marino che distrugge anche la quadriga di Ippolito in fuga210. Questa menzione di Asclepio da parte di Euripide non può fornire riscontri di carattere cultuale, o confermare l’associazione fra Ippolito e Asclepio nel santuario di Trezene. Tuttavia, ciò prova l’esistenza di luoghi che prendono il nome da Asclepio e può rappresentare un’attestazione della diffusione della fama del dio nel territorio di Epidauro, Trezene e Metana.

In conclusione, per cercare di capire il rapporto fra Ippolito e Asclepio, può essere utile osservare le dinamiche di sovrapposizione di dei/ eroi con funzioni simili. Ippolito godeva di grande fama a Trezene e il dio di Epidauro ne ha assunto le prerogative, affiancandolo nella pratica cultuale, all’interno del medesimo τέμενος.

210 Eur. Hipp. 1209; per alcuni la roccia di Asclepio potrebbe essere proprio Epidauro, cfr. Susanetti 1997,