Capitolo 2. Ippolito nel dominio di Artemide
2.4. Ippolito come ἀνήρ
Abbiamo visto come la maggior parte delle attestazioni che presentano Ippolito come παῖς, τόκος, τέκνον, νεανίας siano concentrate ad inizio tragedia e siano volte a mostrare l’anomalo rapporto dell’eroe con pratiche cultuali diverse da quelle di Artemide. Con il procedere dell’intreccio drammatico, si assiste ad una complicazione dello schema Ippolito= παῖς, poiché l’eroe comincia a essere definito ἀνήρ, in situazioni particolari, che implicano la presenza di Afrodite sullo sfondo degli eventi.
Si osservi il passo in cui Fedra ammette che l’oggetto del suo desiderio è Ippolito. Nelle parole della regina, l’eroe acquisisce lo statuto di ἀνήρ:
[Τρ] …οἶσθά νιν καλῶς, Ἱππόλυτον [Φα] οἴμοι.
[Τρ] θιγγάνει σέθεν τόδε;
[Φα] ἀπώλεσάς με, μαῖα, καί σε πρὸς θεῶν τοῦδ᾽ ἀνδρὸς αὖθις λίσσομαι σιγᾶν πέρι340.
N. …lo conosci bene, Ippolito. F: ahimè! N: Ti tocca, questo? F. Tu mi distruggi, nutrice, e per gli dei, ti prego, taci riguardo a quest’uomo.
Nei versi citati, Fedra è sul punto di confessare alla nutrice la ragione dei suoi tormenti, cioè la passione per Ippolito. Appena ne sente pronunciare il nome, la regina prega la serva di σιγᾶν πέρι τοῦδ᾽ ἀνδρὸς
.
Si tratta di un importante nodo drammatico, poiché rende esplicito il punto di avvio della vendetta di Afrodite, a partire dal quale la presenza della dea sullo sfondo degli eventi sarà costante341.Lo slittamento da παῖς a ἀνήρ nella definizione di Ippolito dipende, dunque, dalla distorta percezione che Fedra ha dello status del figliastro, causata dell’intervento di
340 Eur. Hipp.309- 312.
341 In 3.3. si mostrerà come gli spazi naturali assumano, da questo punto del dramma in poi, una funzione
di amplificatori del potere di Afrodite sugli eventi. La dea è, infatti, legata agli elementi acquatici, il mare e il mondo della navigazione. Attraverso metafore ed epiteti che prendono le mosse da questo tipo di contesti naturali (Ποντία v. 415), l’Ippolito mostra la presenza della dea, anche quando la tragedia non la esplicita.
Afrodite. Colui che era per il servo un νέος, ostile ai riti di Afrodite, diventa per la regina un ἀνήρ342, poiché identificato con un soggetto eroticamente connotato. L’uso di ἀνήρ
sembra quindi indicare un personaggio che non appartiene più alla classe d’età dell’adolescenza.
Lo schema per cui, alla forte presenza di Afrodite sullo sfondo dell’azione, corrisponde una diversa considerazione della classe d’età di Ippolito, si ripresenta poco dopo, nelle parole della nutrice. La serva cerca di convincere Fedra che ostinarsi a respingere il desiderio per Ippolito sia un atto di ὕβρις nei confronti di Afrodite343 e la invita ad agire concretamente:
τί σεμνομυθεῖς; οὐ λόγων εὐσχημόνων/ δεῖ σ᾽, ἀλλὰ τἀνδρός.344
Perché parli in modo così altezzoso? Non hai bisogno di discorsi ben costruiti, ma dell’uomo.
Come si può notare, anche la nutrice finisce per apostrofare Ippolito come ἀνήρ, attribuendogli uno status di adulto, che è conseguenza della dimensione erotica in cui l’eroe è inserito. L’eventualità che il desiderio di Fedra possa trovare una realizzazione pratica, fa sì che Ippolito venga associato, nella mentalità delle due donne, a una classe d’età adulta, che ha lasciato il dominio Artemide per entrare in quello di Afrodite345.
Un simile sfasamento della percezione dello status dell’eroe è valido finchè la nutrice non intrattiene con lui il confronto verbale che sancirà il totale rifiuto di Ippolito per l’amore di Fedra. Qui, la regina comprende che la sfera di Afrodite è dal giovane irreversibilmente disprezzata e torna, così, a chiamare Ippolito con un appellativo consono alla classe d’età a cui il giovane effettivamente appartiene, cioè παῖς346:
342 Su quest’uso di ἀνήρ nel discorso di Fedra, cfr. Mitchell- Boyask 1999, 49.
343 Eur. Hipp.473- 476 ἀλλ᾽, ὦ φίλη παῖ, λῆγε μὲν κακῶν φρενῶν/ λῆξον δ᾽ ὑβρίζουσ᾽: οὐ γὰρ ἄλλο πλὴν
ὕβρις/ τάδ᾽ ἐστί, κρείσσω δαιμόνων εἶναι θέλειν/ τόλμα δ᾽ ἐρῶσα: θεὸς ἐβουλήθη τάδε; figlia, abbandona
i cattivi pensieri e smetti di essere superba; non è altro che superbia, questa, il voler essere più forte degli dei. Abbi l’ardire di amare: un dio lo ha voluto.
344 Eur. Hipp. 490- 491.
345 Bruit Zaidman 1998, 339; Mitchell- Boyask 1999, 45- 46.
346 Cfr. Chantraine s.v. παῖς; benché in tal caso l’uso di παῖς possa sembrare più attinente al concetto di
filiazione e non strettamente connesso alla classe d’età, il senso di “giovane” è confermato pochi versi dopo dalle parole della nutrice, che prega Ippolito di non fare troppo clamore nella sua invettiva contro Fedra e le donne in generale: σίγησον, ὦ παῖ, πρίν τιν᾽ αἰσθέσθαι βοῆς. In questo verso è assente il riferimento
ὁ τῆς φιλίππου παῖς Ἀμαζόνος βοᾷ
Ἱππόλυτος, αὐδῶν δεινὰ πρόσπολον κακά347.
Il figlio dell’Amazzone, Ippolito, urla dicendo cose terribili alla serva.
Di pari passo con il cambio di registro di Fedra, anche la nutrice muta il modo di apostrofare il giovane. Dopo aver definito Ippolito ἀνήρ, prima dell’agone, torna a chiamarlo παῖς e τέκνον in tre occasioni, avendo compreso l’irriducibile ostilità dell’eroe nei confronti di Afrodite: σίγησον, ὦ παῖ, (603); ὁ μῦθος, ὦ παῖ, κοινὸς οὐδαμῶς ὅδε (609); ὦ τέκνον, ὅρκους μηδαμῶς ἀτιμάσῃς (611).
In questo slittamento di denominazioni appare lo scarto fra le prerogative di una classe d’età, rispetto ad un’altra: se, da un lato, l’effetto del potere di Afrodite aveva reso anticipatamente Ippolito un ἀνήρ agli occhi di Fedra, ecco che proprio nel momento dell’estremo rifiuto della μίξις, costui ritorna nel dominio della giovinezza e viene definito in base al suo status di figlio (di Teseo/ dell’Amazzone) e non più di uomo adulto.
Sottolineare questi continui rimandi a differenti classi d’età in reazione a uno stesso personaggio, significa cercare di capire in che direzione la comprensione degli spettatori dell’Ippolito veniva stimolata, durante la performance drammatica. è infatti possibile che ciò producesse, nell’immaginario degli astanti, alcune associazioni con eventi di particolare rilievo religioso e sociale come le Apaturie, feste in cui viene sancita l’integrazione dei giovani nel gruppo familiare. I diversi modi di connotare Ippolito, che oscillano fra due classi d’età contigue come l’adolescenza e la maturità, permettono non solo di notare i rimandi alle dinamiche di inserimento degli adolescenti nella fratria, ma anche di interrogarsi sul rapporto con un personaggio come Teseo.
all’Amazzone ed emerge con più forza l’idea di un personaggio adolescente, che si confronta, per la seconda volta, con un servitore anziano.
2.5. Legittimazione paterna e ammissione dei giovani nel gruppo