PRESENTAZIONE DELL’OPERA
2.2. Jacquot de Nantes L’évocation d’une vocation : trama
L’idea di produrre un film che raccontasse l’infanzia di Jacques Demy nasce quando la regista, attraverso le memorie scritte dal marito, scopre quell’universo infantile che fino a quel momento le era rimasto segreto. La regista conosceva tutto della famiglia Demy, le caratteristiche della loro vita quotidiana, i luoghi a Nantes in cui avevano vissuto, ma non conosceva il bambino che suo marito era stato, i suoi sentimenti, le sue aspirazioni. Finché la malattia – come afferma Agnès Varda in un’intervista radiofonica riportata di seguito – ha portato Jacques ad “aprirle le porte della sua memoria”:
Quand Jacques a été malade, il a écrit non pas un nouveau scénario mais ses souvenirs d’enfance. Tous les soirs, il me les faisait lire. Je trouvais ça vraiment intéressant : au fond, je connaissais ses parents, je connaissais le garage à Nantes, mais je ne savais pas tout ce qu’il racontait. Un jour, j’ai dit "ça ferait un scénario formidable". Il m’a répondu "fais-le". Et Jacques m’a ouvert les portes de sa mémoire. C’était un pari : celui de rentrer dans l’enfance de l’autre. Car les gens qui s’aiment partagent beaucoup de souvenirs, mais c’est l’enfance qui reste la plus secrète. Sans sa maladie et son
18 https://www.parismatch.com/Culture/Cinema/Agnes-Varda-Jacques-Demy-histoire-amour-1615797,
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écriture, je n’aurais jamais su tout ça. (Agnès Varda, in un’intervista radiofonica
« Hors-champs » del 14/05/2010)19
Jacquot de Nantes è un lungometraggio uscito nelle sale cinematografiche francesi nel
1991, anno successivo alla morte del regista Jacques Demy. Il film, ambientato negli anni ’30 e’40 del Novecento, nasce dalle memorie d’infanzia scritte del marito, su cui Varda ha creato la sceneggiatura e inventato i dialoghi. “Je me suis retrouvée à inventer l’enfance de
Jacques. Je suis entrée dans sa mémoire, c’était une sensation physique, c’était extraordinaire” ha detto la regista in un’intervista raccolta da Yves Alion et al.20. Si ripercorre l’infanzia di Jacques, un’infanzia felice e caratterizzata principalmente dalla spensieratezza a cui questo particolare periodo viene solitamente associato. Un’infanzia che vede nascere a poco a poco la sua vocazione per il cinema e descrive la grande forza di volontà di Jacques nel perseguire questa passione.
La scena iniziale presenta un bambino di otto anni, la cui attenzione è catturata da uno spettacolo di burattini nel teatrino a place Graslin, nella sua città natale, Nantes. Cresciuto nell’autorimessa di proprietà della famiglia dove tutti amano cantare, la madre fa la parrucchiera e si occupa della contabilità del garage, il padre fa il meccanico. Jacquot (così chiamato col vezzeggiativo da tutti) ha un fratellino, Yvon, e degli amici con i quali condivide la sua crescente vocazione per il cinema, tanto da chiedere la loro collaborazione per il primo cortometraggio amatoriale che girerà con la sua nuova cinepresa. Lo si vede fin da subito affascinato dal mondo dello spettacolo: costruisce inizialmente marionette e piccoli teatrini precari, fino ad arrivare alla costruzione di un vero e proprio “laboratorio” cinematografico nella soffitta di casa. La sua passione cresce e perdura nel tempo, anche durante gli anni critici della guerra, che lo vedono costretto a soggiornare con il fratellino in campagna, a casa del calzolaio degli zoccoli, per sfuggire ai bombardamenti della città.
La famiglia Demy va tutte le domeniche al cinema e i genitori sembrano apprezzare questa crescente passione di Jacquot, fin quando, una volta cresciuto, il padre gli impone di frequentare la scuola professionale per poter lavorare come futuro meccanico, esortandolo a lasciare da parte l’idea di voler diventare un regista perché convinto che nella vita non lo porterà a niente. Ma Jacquot, tanto determinato e pieno di immaginazione, non si arrenderà, finirà gli studi di meccanica e partirà, tentando la fortuna, per Parigi dove inizierà quella che poi sarà la sua brillante carriera cinematografica.
19 Citata in Mort d’Agnès Varda, grande cinéaste de la Nouvelle Vague, écrit par Hélène Combis e Alexandra
Yeh, il 29/09/2019 dans franceculture.fr.
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Il film è un omaggio anche alla filmografia di Jacques Demy, in quanto sono inseriti degli estratti a colori dei suoi film che fanno da contrappunto agli eventi della sua infanzia, presentati invece in scene girate in bianco e nero. L’idea di questa integrazione è nata per dimostrare che tutto il cinema di Jacques Demy, e quindi i personaggi, le situazioni, i melodrammi, prendono spunto dalla sua infanzia. Jacquot de Nantes contiene in sé, quindi, sostanzialmente una triplice compresenza: un film d’epoca in bianco e nero, un secondo film dove si ripropone di raccontare i film di Jacques attraverso le citazioni e, infine, un terzo film che riprende Jacques Demy ancora in vita, con delle inquadrature che rappresentano la sua immagine in ogni suo particolare (sono presenti inquadrature in primissimo piano e in dettaglio dei capelli, delle mani, degli occhi ecc.) accompagnate dalla voce narrante fuori campo della regista. Ne “Le Monde”, il critico cinematografico Jacques Siclier scrive:
Exploratrice de la mémoire, Agnès Varda a renoué les fils d’une existence. Comme personne d’autre n’aurait pu le faire, elle a balisé l’itinéraire qui mène de l’instinct à la volonté jusqu’au talent. Superbe hommage qu’accompagne la vision toute documentaire de Jacques Demy lui-même, intervenant pour ponctuer le récit de sa femme. Le revoilà donc, mais à distance, pour n’en garder que l’idée de vie. Lorsque, cependant, elle le filme de près, Varda montre de Demy son œil de cinéaste, son regard de peintre, sa peau, et la main qui portait l’alliance. Et, tout à la fin, sur la plage, les petites vagues et les algues de son souvenir à elle comme un point d’orgue, magnifique…21
In definitiva, si tratta di un film omaggio che si traduce in una dichiarazione d'amore in cui Agnès Varda vuole elogiare ogni aspetto che ha conosciuto di Jacques Demy: il suo essere pittore, regista, uomo, marito e, infine, bambino. Un film che, unendo passato e presente, conserva in sé il ricordo di un grande artista.
2.2.1. I luoghi
Jacquot de Nantes è un film che si contraddistingue per il suo carattere documentaristico:
Agnès Varda fa una vera e propria rassegna dei luoghi nantesi in cui Jacques ha passato la sua infanzia e adolescenza e che, pertanto, sono rimasti nell’animo dell’autore, tanto da
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essere riproposti in alcune delle sue opere cinematografiche, che si presentano come una sorta di omaggio alla sua città natale.
À Nantes, j’ai connu de grands bouleversements. La guerre par exemple […]. Puis après, à 16 ans, j’ai découvert l’amour à Nantes. J’y aussi découvert le cinéma. J’y ai eu de grands chocs qui font que cette ville, je l’aime, et que j’ai envie d’y tourner.
(Jacques Demy citato da Eric Guillaud22 in un articolo in franceinfo.fr)
La regista ha fortemente insistito per avere la possibilità di girare le scene nei luoghi autentici della sua infanzia, perché credeva che nulla potesse essere più veritiero dei luoghi effettivi in cui Jacques Demy e la famiglia avevano realmente vissuto. In particolare, il film si ambienta maggiormente in 9 allée des tanneurs, in cui si trova la casa dei genitori di Jacquot e il garage, situati al piano terra di un piccolo stabilimento costruito in mattoncini. La casa era composta da una cucina che fungeva anche da sala e da una camera, in cui dormivano sia i genitori che i due bambini. Al di sopra vi era la soffitta dove Jacquot saliva con l’aiuto di una scala e in cui passava molto del suo tempo a giocare e creare dei personaggi in cartone che filmava grazie alla sua cinepresa “Pathé baby”. Nel cortile, la regista mostra la vita quotidiana di Jacquot, le relazioni con i suoi genitori, le visite familiari – in particolare la visita della “zia di Rio”, la vicina Reine, una bambina con la quale condivide grandi sogni e aspirazioni. Le scene ripropongono il modo di vivere della famiglia: i tanti momenti passati nella cucina con la madre e nella stanza da letto, dove dormiva insieme al fratello più piccolo e le meravigliose passeggiate in bicicletta lungo il molo che la famiglia si concedeva il fine settimana.
Un altro luogo che nel film ha un certo peso, così come nella vita di Jacques, è il Guignol, il teatro di burattini che nel primo periodo della sua infanzia frequentava assiduamente e dove la sua creatività iniziava a farsi strada. È proprio a cours Saint-Pierre che Jacques Demy scopre l’universo delle marionette e assiste a spettacoli che influenzano e accrescono la sua creatività. Nella prima parte del film, infatti, si vede Jacquot intento a costruire burattini con qualsiasi cosa (inizialmente utilizzando addirittura delle patate) e a ricreare scene e teatrini in cui i suoi personaggi prendevano vita.
Infine, il film porta l’attenzione anche sul Passage Pommeraye: un luogo che ha fatto sognare il ragazzo fin dalla sua infanzia. Si tratta di un passaggio coperto, una galleria commerciale, costruita nel XIX secolo, che unisce il quartiere di “place du Commerce” e
22 https://france3-regions.francetvinfo.fr/pays-de-la-loire/emissions/enquetes-de-regions/actu/les-pays-de-la-
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quello di “place Graslin”.23 Le statue e le decorazioni dal carattere classicizzante
contribuiscono a donare magnificenza e magia a questo luogo, che ha rappresentato il principio della vocazione di Jacques Demy, in quanto è proprio in questa galleria che compra la sua prima cinepresa. In una scena del film, infatti, mentre i suoi amici guardano le vetrine di intimo femminile, Jacquot scopre il negozio in cui comprerà la cinepresa effettuando un baratto con alcuni suoi libri e un ponte trasbordatore costruito con le costruzioni Meccano. Si tratta di una cinepresa marcata “Pathé-baby” 9.5mm a manovella, datata 1933 che lui non sa come utilizzare e questo determina il fallimento del suo primo cortometraggio. Ed è sempre in questo luogo caratteristico di Nantes che il giovane Jacquot scopre il cinema grazie al Ciné-club che frequenta regolarmente con i suoi amici e con la famiglia nei fine settimana. Il Passage rimane nel cuore del regista: una volta avviata la sua carriera da cineasta, Jacques Demy tornerà in questo passaggio per filmare le scene di molti dei suoi film più famosi.
2.2.2. Retroscena storico del film
Agnès Varda ha scelto tre diversi giovani attori per interpretare Jacques durante le diverse fasi della crescita, che coincidono con particolari momenti storici: la serenità che caratterizza il contesto in cui Jacques Demy trascorre la prima fase della sua infanzia, è improvvisamente interrotta dagli avvenimenti critici che si verificarono tra il 1939 e il 1945, gli anni della Seconda guerra mondiale. In effetti, la città di Nantes è una tra le prime città ad essere stata vittima dell’Occupazione tedesca e da cui la Prima Armata della Wehrmacht partì per attuare l’“operazione Anton” che prevedeva l’invasione della Repubblica di Vichy da parte delle forze tedesche24. Da quel momento, gli uomini francesi sono richiamati al fronte come soldati, ma anche come operai nelle fabbriche per incrementare la produzione di armi. Il padre di Jacquot, come si intuisce nel film, infatti, è inviato alla fabbrica di Batignolles per produrre granate, ma fa ritorno a casa tutte le sere.
Durante questa prima fase di occupazione tedesca, la famiglia Demy non fugge dalla città, in cui la vita scorre quasi normalmente: Jacquot va a scuola e continua ad andare nonostante tutto al cinema con i suoi amici. La guerra è vista dal punto di vista del bambino e risulta quindi come una sorta di “incidente di percorso temporaneo”, una “pausa” per le sue creazioni, piuttosto che una tragedia epocale. Anzi, è proprio la guerra che amplia lo spazio
23 https://fr.wikipedia.org/wiki/Passage_Pommeraye, consultato il 07/03/2020. 24 https://it.wikipedia.org/wiki/Operazione_Anton, consultato il 09/03/2020.
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del suo tempo libero, permettendogli così di dedicarsi con maggior rigore alla sua formazione da autodidatta. Jacquot e suo fratello si rifugeranno alla campagna, ospitati dallo zoccolaio e dalla moglie, a seguito dei bombardamenti che colpirono brutalmente la città di Nantes negli anni 1942 e 1943. Questo soggiorno, come i tanti altri momenti della sua infanzia, ispirerà il futuro regista per uno dei suoi cortometraggi, un documentario realizzato nel 1955 e intitolato Le sabotier du Val de Loire, di cui un estratto è inserito nel film.
Come esplicitato anche nel film, gli avvenimenti della grande guerra, e in particolare i bombardamenti effettuati dai numerosi attacchi aerei sulla città di Nantes, hanno segnato e turbato l’animo di Jacques Demy, facendo nascere nel suo immaginario il sogno di una vita ideale, ricercata e descritta in ogni suo film.