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In questa sezione introduttiva della parte seconda analizzeremo alcuni degli elementi che costituiscono lo spazio politico democratico negli Stati Uniti a partire da un testo letterario, The Modern Chivalry di Hugh Henry Brackenridge. Attraverso la lettura di Brackenridge, ed utilizzando alcune osservazioni dell’analisi compiuta da Tocqueville qualche decennio dopo nel suo viaggio in America, individueremo alcuni tratti rilevanti per la nostra analisi di quella dinamica definita dagli storici di democratizzazione che aveva portato, nel periodo della rivoluzione, ad un allargamento della partecipazione politica ed in generale ad un parziale cedimento delle separazioni che escludevano la gente comune da un intervento diretto nella vita politica. L’ingresso nelle assemblee elettive statali di membri della yeomanry agraria è, come vedremo, solo uno di questi effetti.

2.1.1 Un cavaliere errante nel backcountry

Hugh Henry Brackenridge era un acceso patriota, la sua educazione religiosa lo aveva portato, negli anni a ridosso della rivoluzione, a condividere l’idea diffusa che in America del Nord gli uomini stessero assistendo alla realizzazione della forma più pura della Cristianità, formatasi in Palestina e diffusasi in Europa per giungere con la colonizzazione di quei territori al suo terzo, e finale, stadio. Si può supporre che Brackenridge avesse frequentato, negli anni precedenti l’esplosione del conflitto con la gran Bretagna, alcuni tra gli ambienti più impegnati nell’affermazione dei diritti americani: la sua dissertazione a Princeton del 1774, intitolata Poem on Divine Revelation, era infatti frutto di un corso di studi che lo aveva visto sedere a fianco di James Madison e Philip Frenau. L’effetto della

Dichiarazione d’Indipendenza fu in lui dirompente, e da quel momento non perse

occasione di celebrare le gesta dei patrioti americani, come testimoniano gli scritti

The Batlle of Bunker’s Hill e The Death of General Montgomery che aveva composto

nel 1776 e nel 17771. Il 5 luglio del 1779, un giorno dopo il terzo anniversario e in

pieno conflitto, aveva pronunciato un discorso dai toni accesi nel quale elogiava il coraggio e l’ardore dei caduti della rivoluzione, uomini di ogni sorta e diversa fortuna, uniti dall’amore per la libertà:

1 I titoli completi dei due scritti sono The Battle of Bunkers-Hill. A dramatic piece of five acts, in heroic measure. By a gentleman of Maryland e The Death of General Montgomery, in Storming the City of Quebec. A Tragedy.

«They were men in the easy walks of like; mechanics of the city, merchants of the counting house, youths engaged in literary studies, and husbandmen, peaceful cultivators of the soil [..].It was the pure love of virtue and of freedom, burning bright within their minds, that alone could engage them to embark in the undertaking of so bold and perilious nature».2

In questo discorso Brackenridge aveva celebrato però non soltanto lo spirito di devozione alla causa dei rivoluzionari, ma la loro attitudine posata e il fatto che essi accettarono razionalmente il rischio che stavano correndo e che dunque la loro stessa mobilitazione fosse, in qualche modo, frutto di una meditazione profonda più che dell’istinto. Per Brackenridge il carattere e le motivazioni della rivoluzione erano un tutt’uno, frutto dell’amore per la libertà la prima, frutto dell’analisi e della deliberazione le seconde: era questo connubio che rendeva quella rivoluzione, e non qualsiasi rivoluzione, adatta a raccogliere il frutto della libertà; perchè una cosa diversa è combattere da uomini liberi che non seguire i comandi di un clan famigliare o di un demagogo. Per questo Brackenridge poteva sostenere:

«I conceived it as the first honor of these men, that before they engaged in the war, they saw it to be just and necessary. They were not the vassals of a proud chieftain rousing them, in barbarous times, by the blind impulse of attachment to his family, or engaging them to espouse his quarrel, by the musin and entartainments of his hall. They were themselves the chieftains of their own cause, higly instructed in the nature of it, and, from the best principles of patriotism, resolute in its defence»3.

Ormai espressione di un’élite intellettuale, Brackenridge era però nato nel 1748 in Scozia ed era emigrato al seguito del padre all’età di cinque anni per stabilirsi nella contea di York, in Pennsylvania. Di famiglia contadina e piuttosto povera, la fortuna di Brackenridge derivò quasi interamente dall’educazione religiosa che

2 “An Elogium on the Brave Men who have fallen in the contest with Great Britain: delivered on Monday, July 5, 1779. By Mr. Brackenridge”. In An American selection of lessons in reading and speaking. Calculated to improve the minds and refine the taste of youth. And also to instruct them in the geography, history, and politics of the United States. To which is prefixed, rules in elocution, and directions for expressing the principal passions of the mind. Being the third part of A grammatical institute of the English language. By Noah Webster, Jun. Esq. 3rd. Edition, greatly enlarged, 1787, pp. 283-286, p. 284. Una biografia completa sulla vita di Brackenridge rimane Claude Milton Newlin’s, The Life and Writings of Hugh Henry Brackenridge, princeton University Press, 1932; si possono vedere anche la voce “Hugh Henry Brackenridge 1748-1816”, in Jacob Blanc, ed., Bibliography of American Literature, vol. 1, New Haven, Yale University Press, 1955, pp. 261-268 o il relativamente più recente Daniel Marder, Hugh Henry Brackenridge, New York, Twayne Publishers, 1967.

ricevette e dallo studio del greco e del latino che praticò spinto dalla madre. Partendo da queste basi riuscì a proseguire gli studi, fino a diventare pupillo di Witherspoon, presidente del college di Princeton, dove come abbiamo ricordato conobbe Madison e Frenau, con il quale negli anni finali dei suoi studi scrisse un poema intitolato The Rising Glory of America4. Brackenridge era dunque espressione della nuova classe intellettuale che stava emergendo a metà del ‘700: lontano dai costumi e dagli stereotipi della vecchia gentry coloniale, ma al tempo stesso fiera delle proprie capacità e consapevole del fatto che, nonostante un eguale stato di nascita, aveva guadagnato una posizione emergente e, in un qualche modo, superiore a quella della gente comune. Gli studi religiosi gli permisero di partecipare alla rivoluzione da una posizione particolare: come cappellano dell’esercito Continentale, infatti, Brackenridge non dovette combattere, ma considerava ugualmente il suo apporto come fondamentale alla causa indipendentista. Come ebbe infatti a sostenere

«There are two ways [..] in which a man can contribute to the defense of his country, by the tongue to speak, or by the hand to act.. the talent of speech is mine, and that alone is my province»5.

Queste parole possono forse restiuire una certa dose di opportunismo, ma sono anche interessanti perchè permettono di mettere in luce la mentalità di una fascia di popolazione che, per quanto forse non determinante nei numeri, era certamente influente e ai vertici del dibattito politico. Basti a riguardo considerare che Brackenridge, mentre cominciava a coltivare la passione per la scrittura, era anche uno stimato corrispondente che dal 1781 riferiva sul Freeman’s Journal di Philadelphia, il cui editore era l’amico Frenau, della situazione sulla frontiera ed in particolare dei conflitti con i nativi. Molto intraprendente nel dibattito culturale, nel 1786 fondò la Pittsburgh Gazette e l’anno successivo aprì la prima libreria della città (ed una delle prime ad Ovest), mentre fu tra i fondatori della Pittsburgh Academy che sarebbe stato il nucleo originario dell’Università di Pittsburgh6.

Nella sua esperienza sulla frontiera Brackenridge aveva riportato quanto imparato a Princeton e soprattutto a Philadelphia negli anni, dal 1778 al 1781, che vi aveva passato come editore dello United States Magazine e progettando una rivista

4 Cfr. Evert A. & George L. Duyckinck, The Cyclopaedia of American Literature, Philadelphia, Willia Rutter & Co., 1880, vol. 2, pp. 302-302.

5 Cit. in Lewis Leary, introduzione a Hugh Henry Brackenridge, Modern Chivalry. Containing the Adventurs of CAPTAIN JOHN FARRAGO and TEAGUE O’REGAN, His Servant, College & University Press,

New Heaven, Conn, 1965, p. 9.

6 Sebbene sappiamo che Brackenridge all’arrivo nella città frontaliera osservò «if town might be call’d that town was none, Distinguishable by house nor street», nondimeno la sua immaginazione lo portava già a dire, come ricorda ancora oggi il sito ufficiale dell’Università: « this town must in future time be a place of great manufactory. Indeed the greatest on the continent, or perhaps in the world». http://www.pitt.edu/history/1787.html

mensile di letteratura con la quale, ancora in guerra, voleva dimostrare al mondo che gli americani erano in grado di coltivare le «belles lettres» anche senza l’aiuto della Gran Bretagna.

Non c’è dunque da stupirsi del fatto che egli celebrasse il discernimento dei rivoluzionari americani sostenendo

«They had heard the declaration of the court and parliament of Great-Britain, claiming the authority of binding them in all cases whatsoever. They had examined this claim, and found it to be, as to its foundation, groundless, as to its nature, tyrannical, and as to its consequences, ruinous to the peace and happiness of both countries»7.

È però l’esperienza nel backcountry a segnare la sua visione delle cose. A Pittsburgh infatti Brackenridge, oltre a scrivere e a continuare a studiare, fa l’avvocato e si impegna in politica, diventando membro del legislativo statale della Pennsylvania. È qui, dunque, che vive il biennio della formazione della nuova Costituzione e del dibattito sulla ratifica, un dibattito che gli costò la rielezione, nel 1787, per aver apertamente sostenuto la Costituzione; per rendere l’idea dell’impatto che una simile presa di posizione poteva avere occorre considerare che non soltanto egli perse il posto all’Assemblea, ma anche la sua attività da avvocato crollò in breve tempo e da lì in poi fu soprattutto l’attività di scrittore a segnare la sua esistenza. Che la posizione politica di Brackenridge potesse influire anche sulla sua attività privata di avvocato non deve stupire, poiché in una realtà fluida come quella di una piccola cittadina dell’Ovest la fiducia e la vicinanza potevano determinare un repentino mutamento dei sentimenti pubblici.

Questo shock fu per Brackenridge un duro colpo, che egli elaborò con la scrittura. In primo luogo scrivendo sulla Pittsburgh Gazette pezzi che deridevano il suo avversario elettorale facendo leva sulle sue origini irlandesi, chiamandolo Teague O’ Reagan, un nome generico utilizzato per indicare i «traddle», i lavoratori irlandesi di ultima immigrazione. Sostenendo che «non c’è una parola detta a ringuardo dei loro avi», Brackenridge si rivolgeva non soltanto a chi lo aveva sconfitto, ma a tutta la schiera di nuovi protagonisti della vita politica che la democratizzazione dei legislativi aveva portato. Per lo scrittore si tratta di personaggi anonimi ed in uno degli articoli nei quali li derideva si chiedeva in versi

«Whence come it that a thing like this, of mind no bigger than a fly’s,

should yet attract the popular favor

be of his country thought the saviour?»8.

E’ evidente ancora una volta, oltre ad una rabbia forse personale, che Brackenrige faceva riferimento ad una nuova forma di deferenza che non si basava sulla tradizione ma soprattutto sulle capacità acquisite, competenze che egli riteneva necessarie per ricoprire cariche pubbliche. Mentre lamentava la mancanza di notizie sugli «avi» dei suoi avversari, infatti, occorre ricordare ancora che egli stesso era di origini modeste; per quanto l’argomento potesse forse essere efficace in alcuni ambienti, non era questo il punto principale del suo attacco, che invece si rendeva evidente in un altro intervento:

«I would submit it to any candid man, if in this constitution there is any provision for shaving a beard? Or is there any mode laid down to take the measure of a pair of breeches? Whence then is it that men of learning seem so much to approve, while the ignorant are against it? The cause is perfectly apparent, viz. That reason is an erring guide, while instinct, which is the guiding principle of the untaught, is certain»9.

Questo argomento era, molto più di quello precedente, meglio utilizzabile nella nuova realtà americana, nella quale la vittoria della repubblica aveva reso ancor meno spendibili i discorsi che potevano in un qualche modo ricordare visioni aristocratiche. Questo era ancora più vero nei territori ad Ovest dove Brackenridge si trovava, nei quali era necessario fare i conti con «the changing temper of the populace» e che erano tra i principali responsabili dei problemi derivati dalla «simplicity of those we send to represent us in the public bodies». Brackenridge era dunque un Federalista deluso, perchè la vittoria della Costituzione significò per lui sfortuna e perchè ciò che osservava non gli permetteva di festeggiare il traguardo raggiunto. Allo stesso tempo era un acuto osservatore ed un bravo scrittore, che si era allenato per anni sui giornali locali e non e che aveva affinato le sue capacità di scrittura in forma satirica, un modo che egli come altri utilizzava per poter meglio esprimere le proprie posizioni senza doversi scoprire esplicitamente.

Frutto dell’incrocio tra la delusione politica e le sue capacità letterarie fu l’opera per la quale Brackenridge è ancora conosciuto, The Modern Chivalry, una prosa ad episodi che iniziò a pubblicare nel 1792 a Philadelphia e Pittsburgh e si concluse

8 Cit. in Lewis Leary, introduzione a Hugh Henry Brackenridge, Modern Chivalry, cit., p. 11. 9 Ibid., p. 12.

solo nel 181210. La struttura narrativa dell’opera era piuttosto semplice: come

riporta il sottotitolo si trattava delle «Avventure del Capitano John Farrago e di Teague O’Reagan, Suo Servo»: il primo un piccolo farmer piuttosto colto e patriota, che dopo esser ritornato al suo lavoro con la fine della guerra decide di compiere un viaggio per osservare la natura umana; il secondo il suo servo, di origine irlandese, che Brackenrige chiama con il nome che aveva già utilizzato per attaccare i suoi nemici politici. La composizione a brevi episodi, invece, dava all’autore la possibilità di costruire una sorta di open work dove poteva essere affrontate diverse questioni specifiche che però concorrevano a delineare il panorama politico dell’america di fine anni ’80.

Brackenridge era in una posizione particolarmente interessante per il nostro punto di vista: espressione della giovane élite intellettuale, politico e avvocato in una zona di frontiera, deputato all’Assemblea della Pennsylvania, corrispondente ed editore di giornale, scrittore, vittima del clima politico generato dal dibattito sulla ratifica della Costituzione e, soprattutto, un acuto e brillante osservatore dei mutamenti che lo circondavano e dei quali lui stesso era in fondo un esempio.

The Modern Chivalry fu tra le prime novelle pubblicate negli Stati Uniti, e

certamente la prima a circolare nella Pennsylvania dell’Ovest. Sebbene non sia a conoscenza della reale diffusione dell’opera, si può sostenere che essa circolasse largamente, soprattutto grazie al suo autore e allo stile satirico che la contraddistingueva11; utilizzare un pezzo di letteratura non immediatamente

politica è una scelta che ci permette di addentrarci in un immaginario, o una

mentalità per usare un termine che abbiamo metodologicamente speso nella prima

parte di questo lavoro, che non era espresso negli stessi termini all’interno delle discussioni politiche, ottenendo un doppio risultato. Da un lato, le osservazioni di Brackenridge ci dicono qualcosa sulla percezione che le persone come lui avevano dei cambiamenti in atto nelle società americane, dall’altro la sua capacità di osservazione ci permette di gettare uno sguardo in quelle situazioni spesso taciute o parzialmente colte dalla storia politica12. Facendo la ‘tara’, per così dire,

10 L’edizione qui utilizzata è la già citata Hugh Henry Brackenridge, Modern Chivalry. Containing the Adventurs of CAPTAIN JOHN FARRAGO and TEAGUE O’REGAN, His Servant, College & University Press,

New Heaven, Conn, 1965.

11 Si veda a proposito quanto riportato in Sargent Bush, Jr., MODERN CHIVALRY AND “YOUNGS MAGAZINE”, American Literature, Vol. 44, No. 2, May 1972, pp. 292-299, dove risulta altresì chiara

una ricezione del tutto particolare, che guardava allo sforzo messo in atto da Brackenridge «to give a model of perfect style in writing», cfr. Modern Chivalry, cit., p. 27.

12 Lo stesso carattere letterario dell’opera è per noi, da questo punto di vista, un elemento d’interesse. La differenza di genere tra la saggistica politica, quella religiosa, e la nascente novellistica era infatti piuttosto labile e non era infrequente che si dicessero cose politiche in un linguaggio satirico o si esponessero teorie fondamentali mediante opere letterarie; si pensi alle ancora valide osservazioni sulla «qualità letteraria» della Dichiarazione d’indipendenza avanzate da Becker, che rimangono importanti per collocare il testo all’interno di un ‘contesto’ che non è fatto solo di un discorso politico all’interno del quale si inserisce, ma anche di un’audience, di forme e convenzioni linguistiche e stilistiche; cfr. C. Becker, The Declaration of Independence, cit., specialmente alle pp. v-xvii e 194-223. Allo stesso modo l’interazione tra la forma pubblica del discorso religioso, mediante sermoni ed orazioni, e il discorso politico era evidente ed ancora più

all’insieme di questi due elementi, sono molte le questioni sollevate in Modern

Chivarly di nostro interesse13.

John Farrago aveva combattuto nella milizia durante la rivoluzione, ed era stato scelto come capitano della sua compagnia che agiva nel vicinato. Senza grandi avventure era uscito dalla guerra incolume e convinto degli ideali per i quali aveva combattuto e del suo patriottismo, tanto da farsi chiamare da quel momento in poi Capitano seguendo la ‘strana’ regola che «una volta che si è capitano, si è sempre capitano». Persona in fondo modesta, ma con un elevato senso della dignità e dell’onore, il Capitano John Farrago aveva deciso, dopo la grande insurrezione che aveva coinvolto tutto il paese, di partire in sella al proprio cavallo e accompagnato dal suo servo per rendersi conto di persona di come andavano le cose negli sterminati territori del backcountry e per studiare, attraverso il viaggio, la «natura umana». Il percorso che egli intraprese lo avrebbe portato ad incontrare le più diverse situazioni e a scontrarsi con gli effetti della rivoluzione: di fronte non si trovò villaggi distrutti né disperazione, ma una società ormai largamente mobilitata14, dove gli effetti della libertà si facevano sentire a tutti i livelli.

pregnante nei contesti del backcountry. Un efficace panorma dei sermoni politici nel periodo che stiamo trattando che permette di considerare come questo rispondesse anche all’esigenza di esprimersi in un linguaggio comune e mediante argomentazioni facilmente comprensibili si trova in Ellis Sandoz, ed., Political Sermons of the American Founding Era. Vol. 1 (1730-1788), Indianapolis, Ill., Liberty Fund, 1998. On line edition Liberty Fund 2005 http://oll.libertyfund.org/EBooks/Misc - Political Sermons_0018.01.pdf. Per rimanere nell’ambito della Dichiarazione d’indipendenza si veda anche su questo Pauline Maier, American Scripture. Making the Declaration of Independence, New York, Knopf, 1997, specialmente alle pp. 154-208. Un interessante confronto in questo senso è in Lewis P. Simpson, THE SIMBOLISM OF LITERARY ALIENATION IN THE REVOLUTIONARY AGE, The Journal of Politics, Vol. 38, No. 3, Aug. 1976, pp. 79-100, che considera La Dichiarazione, il Federalist, alcuni poemi di Frenau, Modern Chivalry, il saggio periodico The Rapsodist e la novella Arthur Mervyn di Charles Brockden Brown.

13 Lo sguardo sulla letteratura è ancora più interessante nella fase di cambiamento politico e sociale che vedeva da un lato la democratizzazione, con tutte le sue contraddizioni, e dall’altro il diffondersi dell’economia di mercato. Steven Watts rileva questo punto in relazione alle opere di Brackenridge, Charles Brockden e Frenau, e nota anche che questa attenzione deve tener conto della svolta storiografica degli anni ’80 di cui abbiamo parlato nei capitolo precedenti. Watts però era ancora imbrigliato, se così possiamo dire, nella disputa neo-jeffersoniana e vedeva negli autori