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L’algoritmo: aspetti social

4. Tecniche e tecnologie digital

4.5. L’algoritmo: aspetti social

Quanto appena esposto apre un problema filosofico. L’interrogativo è le- gato al tema dell’originale e della copia che nella tradizione di pensiero occi- dentale è rappresentato dal “paradosso della nave di Teseo”18 di cui dà conto

Platone. Il filosofo aveva peraltro affrontato il tema dell’imitazione e dell’o- riginale nell’ambito della sua concezione estetica, concludendo che l’arte sa- rebbe una copia della natura. Più di recente, un secolo fa, il pensiero occiden- tale ha avuto modo di interrogarsi sulla riproducibilità delle capacità creative dell’essere umano, quali sono quelle artistiche, mediante la tecnologia: basti ricordare W. Benjamin (2000, p. 20) il quale osservò, quasi con stupore, che «la riproduzione tecnica dell’opera d’arte è qualcosa di nuovo».

Nel caso del Next Rembrandt ci si attesta su di un passaggio ulteriore:  

17 Roberge e Seyfert ne spiegano la versatilità: «a wide variety of problems can be bro-

ken down into a set of steps and then reassembled and executed or processed by different «ithms», (ivi 2016, p. 1).

18 La storia narra della nave sacra dell’eroe Teseo, la quale durante il viaggio e per po-

terlo proseguire necessitava di interventi di manutenzione. Alla fine del viaggio la nave che giunse in porto non aveva più alcun pezzo originario dalla partenza, essendo stati poco per volta sostituiti tutti. I vecchi pezzi della nave erano stati custoditi, sicché sarebbe stato possi- bile ricostruirla, ottenendo così due esemplari della stessa nave. Il paradosso consiste pro- prio in questo fatto: quale delle due è la vera nave di Teseo?

l’ambito artistico non viene imitato dalle macchine, non viene riprodotto dalla tecnica, ma viene da questa prodotto ex novo. L’opera non è una co- pia: non esiste l’originale del dipinto; non è una contraffazione, perché ri- calca il modo di dipingere di Rembrandt. Non è nemmeno una riproduzione meccanica, a stampa o fotografica (di una fonte peraltro fino ad oggi inesi- stente), benché frutto di applicazione tecnica. Ci troviamo di fronte a un ve- ro originale “finto”.

A questo punto è opportuno definire cosa sia un algoritmo. Una buona definizione di algoritmo è quella fornita da Gillespie (2014, p. 167): proce- dure codificate che trasformano, a seguito di specifici calcoli, i dati inseriti in risultati attesi. In altri termini, gli algoritmi sono procedure atte a risolve- re problemi calcolabili. Questo significa che gli algoritmi sono formule in base alle quali si impartiscono istruzioni al computer su come procedere per giungere a uno specifico traguardo, ovvero compiere determinate operazio- ni (Lupton 2018, p. 10)19.

In termini più generali l’algoritmo consente di mettere in ordine una realtà complessa e caotica. Per i teologi dell’età premoderna il principio ordinatore si identificava con «l’amor che move il sole e l’altre stelle» (Dante, Paradiso XXXIII, v. 145; cfr. De Sanctis 2003). Per i filosofi moderni esso è rap- presentato dalla ragione umana. Nella società digitale esso sembra l’algorit- mo (Bächle 2015, p. 13), o per lo meno quest’ultimo sembra assumere  do- po la stampa20 e la televisione21  il profilo di un “sesto” potere.

I “Critical Algorithm Studies”22 (Harth, Lorenz 2017, p. 2) mettono in

guardia dal potere che stanno assumendo le tecnologie digitali. Królikowski

et al. (2017) ritengono che nella società odierna sussista una tendenza sem-

plificatrice, che spinge verso una reductio ad unum, anzi agli 0/1 del codice  

19 Gli algoritmi si caratterizzano per alcune loro proprietà fondamentali:

 sono costituiti da passaggi “elementari”, ovvero non sono ulteriormente scomponibili;  non sono ambigui, ossia sono interpretabili in modo diretto e univoco da chi si trova ad

utilizzarli;

 i passaggi necessari che li compongono e che consentono loro di operare sono finiti, os- sia sono un certo numero;

 l’esecuzione dell’algoritmo ha una determinata durata, ossia cessa dopo un tempo finito e deve conseguire un esito effettivo, univoco.

20 Quarto Potere è un film di Orson Welles del 1941. È la storia di un magnate della car-

ta stampata e tramite esso illustra il potere del giornalismo nel XX secolo. Per tutto il film, a mo’ di password ante litteram, ricorre una parola misteriosa, Rosebud, il cui senso viene svelato solo alla fine del film.

21 Quinto Potere è un film di Sidney Lumet del 1976. Il titolo si pone idealmente in con-

tinuità con il film di Welles e identifica la televisione come il nuovo potere nelle società contemporanee.

22 Cfr. in proposito: https://socialmediacollective.org/reading-lists/critical-algorithm-

binario usato dall’informatica. Essi osservano che i computer non sono in grado di affrontare e risolvere la complessità del reale (ivi, p. 319) e che l’informatica dovrebbe essere al servizio della società e non viceversa.

Bächle (2015, p. 13) osserva che l’algoritmo riesce a presentare e a far valere la sua logica come logica della verità. Egli ritiene che questa logica della formalizzazione finisca per determinare anche le azioni umane: non si tratterebbe solo di una relazione sempre più stretta tra uomini e macchine, ma di una convergenza tra i modelli degli uni e delle altre. Il risultato sa- rebbe una formalizzazione dell’essere umano in molte delle sue espressioni vitali (ivi, p. 15).

Il rischio è che l’attuale livello di sviluppo delle nuove generazioni di software consentano di controllare capillarmente le nostre vite, le nostre scel- te e la nostra privacy (Burdell 2016). La sociologa australiana Lupton sostie- ne che il potere degli algoritmi risiede nella loro capacità di fare previsioni e di influenzare la formazione di nuovi dati, ad esempio stabilendo una gerar- chia tra termini ricercati. Questa gerarchia si compone in realtà sulla base alle scelte degli utenti di internet (Id. 2018, pp. 72-77; Esposito 2017).

Queste riflessioni rimandano a quanto suggeriva Elias a proposito di tecnica e civilizzazione: che l’affermazione di una nuova tecnologia richie- de che gli esseri umani imparino a relazionarcisi in maniera corretta e re- sponsabile. Questo passaggio investe oggi il nostro rapporto con le tecno- logie digitali, ormai pervasive nelle nostre vite.