4. Tecniche e tecnologie digital
4.10. Rischi e incidenti: quando la tecnologia produce dann
Nello sviluppo e nell’applicazione dei ritrovati tecnologici esiste un margine di incertezza e dunque di rischio che il ricorso ad essi si riveli dan- noso per l’essere umano.
Ogni tecnologia, infatti, è soggetta a esiti non voluti o a impiego errato, elementi che possono provocare “incidenti tecnologici”40. La storia recente
registra numerosi casi: dall’incidente di Seveso (1976)41 a quello della cen-
39 Mell e Grance, 2011, definiscono il «cloud computing […] a model for enabling
ubiquitous, convenient, on-demand network access to a shared pool of configurable compu- ting resources (e.g., networks, servers, storage, applications, and services) that can be rapid- ly provisioned and released with minimal management effort or service provider interac- tion», ivi, p. 2.
40 «Incidente tecnologico è ogni conseguenza non intesa né prevista derivante dall’impiego
di tecnologie complesse sulla vita e sull’integrità fisica e psichica di esseri umani — siano essi operatori, membri di comunità circostanti o distanti, membri di generazioni future, nonché sul- le loro risorse più rilevanti […] ]È] il risultato dell’aggregazione di comportamenti razionali di alcuni soggetti — progettisti, dirigenti, tecnici, operatori — incaricati della gestione o del con- trollo di uno specifico sistema tecnologico complesso. Un incidente è un risultato inatteso, non voluto, non desiderato e non desiderabile di azioni sociali razionali; una conseguenza che deri- va dalla aggregazione o composizione di queste azioni umane con comportamenti del sistema fisico. Le interazioni tra uomo e macchina sono, da questo punto di vista, l’oggetto centrale di ogni ricerca sugli incidenti tecnologici», Baldissera 1998, pp. 10-11.
41 Nell’azienda ICMESA si verificò la fuoriuscita di diossina che si propagò nell’area
trale nucleare di Three Mile Island, all’esplosione del reattore nucleare a Chernobyl nel 1986, a Bhopal in India42 (1984) e più di recente a Fukushi-
ma (2011) dove la centrale nucleare subì i danni del terremoto e del succes- sivo maremoto che si erano verificati.
Eventi del genere sono connessi anche a un uso improprio che può esser fatto delle tecnologie da parte di gruppi di utenti o ancora dovuti a una cat- tiva progettazione, scarsa manutenzione e gestione (Baldissera 1992, pp. 97-105)43. Baldissera chiarisce infatti che
gli incidenti tecnologici sono sovente il risultato non tanto di deviazioni rispetto alle norme, quanto del normale funzionamento delle organizzazioni; dell’aderenza a norme e regole istituzionali piuttosto che di aberrazioni. Le strutture organizzati- ve utilizzate per controllare e regolare sistemi tecnologici complessi non servono solo a eliminare errori, guasti, deviazioni, circoli viziosi e disfunzioni, ma genera- no esse stesse fenomeni di questo tipo, sovente in modo inatteso e imprevisto, (1998, p. 7).
L’autore rimarca anzi che proprio le «strutture organizzative che gesti- scono sistemi tecnologici complessi comporta[no] la generazione di disfun- zioni e di deviazioni, di circoli viziosi e di forme di miopia organizzativa» (ivi p. 30). In ultima analisi, gli incidenti tecnologici sarebbero l’esito di un processo di «disfacimento organizzativo» (ivi, p. 5).
Data la pervasività delle tecnologie nella nostra vita quotidiana, la socio- logia ha sviluppato a partire dagli anni ‘90 del secolo scorso un orientamento di studi noto come la “sociologia del rischio”, che vede nel sociologo tedesco U. Beck uno dei suoi principali teorici. La caratteristica del rischio è di essere conseguente all’applicazione della scienza e della tecnica, e dunque un pro- dotto dell’uomo. Al centro della riflessione, i pericoli connessi all’uso della tecnologia, il senso di crescente insicurezza e incertezza circa i nostri destini individuali e collettivi. Questo approccio sociologico evidenzia come speri- mentiamo progressivamente la perdita del controllo sulle nostre vite, proprio ad opera di fattori e di elementi come la tecnologia che fino a ieri hanno rappresentato un incentivo al miglioramento delle stesse.
Le istituzioni sociali e politiche hanno estrema difficoltà a gestire il ri-
42 Il disastro avvenne perché dall’impianto dell’Union Carbide fuoriuscì una sostanza
(isocianato di metile) che creò una nube potentemente tossica.
43 Un bel film sul tema degli incidenti tecnologici è Sindrome cinese (1979). Il film uscì
nelle sale pochi giorni prima dell’incidente alla più importante centrale nucleare degli Stati Uniti Three Mile Island. In quel periodo il cinema affrontava il tema delle tecnologie e delle eventuali conseguenze catastrofiche dovute a una guerra nucleare, come nel film The Day
After (1983), o a un incidente, come effettivamente avvenne qualche anno più tardi a Cher-
schio sia quando esso produce i suoi effetti sia nella fase di prevenzione e controllo. Anche il ricorso agli esperti non sempre risulta risolutivo, giac- ché il rapporto tra scienza, tecnica e società è andato in crisi.
La tesi di Beck (2000b) è che la società moderna è una società a rischio in senso duplice: in primo luogo perché il rischio è una sua componente ca- ratteristica come ad esempio nelle transazioni economico-finanziarie, sebbene queste ultime siano calcolabili e in qualche modo prevenibili; in secondo luogo perché le società moderne sono società che producono ri- schio, come quelli rappresentati dai pericoli ambientali, o in caso più grave dalla distruzione atomica. Occorre dunque stabilire procedure e meccanismi che salvaguardino le società moderne dai pericoli dell’annientamento insiti nel progresso.
Sebbene nella società attuale siamo tutti soggetti a rischio di incidenti e di catastrofi, sussistono disuguaglianze nell’esposizione ai pericoli. Coloro che hanno maggiori risorse (ad esempio economiche e dunque nella dispo- nibilità di dotarsi di sistemi antisismici) sono in una situazione migliore, rispetto a quanti ne sono privi.