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La teoria economica e lo sviluppo tecnologico

Questa rassegna sul mutamento sociale non sarebbe completa senza considerare la teoria economica. Ci limitiamo in questa sede a prendere in considerazione due economisti che hanno dato un contributo rilevante al nesso tra economia e sviluppo tecnologico.

Il primo autore degno di menzione è Joseph A. Schumpeter (1883- 1950), grande economista (ma anche sociologo) austriaco, poi emigrato ne- gli Stati Uniti; il secondo autore è il premio Nobel 2018 P. M. Romer (1955-viv.). La scelta di considerare i contributi di questi due autori è dovu- ta non solo alla qualità del loro pensiero, ma anche alla loro rilevanza in merito alle nozioni che analizzeremo nel capitolo 3 come “Quarta Rivolu- zione Industriale” e “Industria 4.0”.

Schumpeter (2013) era un economista e riteneva che l’innovazione fosse il motore dello sviluppo capitalistico. Egli è ricordato in particolare per la

sua teoria della “distruzione creativa” che considera, come si vedrà tra bre- ve, elemento propulsore per l’evoluzione del capitalismo. La tesi schumpe- teriana è alla base del contributo di Freeman e Soete (cfr. infra § 3.2.2).

Schumpeter sosteneva che l’economia è un processo dinamico9 grazie

alla mutevole domanda dei consumatori e alla capacità produttiva di soddi- sfare i loro gusti. Il soggetto in grado di proporre nuove merci al pubblico è l’imprenditore, inteso come agente, anzi pioniere, del rinnovamento. Egli riesce a offrire nuovi prodotti avvalendosi degli avanzamenti della tecnolo- gia, esplorando e conquistando nuovi mercati, organizzando in maniera in- novativa la produzione.

Concentrando l’attenzione sul tema delle innovazioni tecnologiche, esse  osserva Schumpeter  non sono continue e costanti nel corso del tempo; si concentrano in determinati periodi, cosa che spiega anche l’andamento dei cicli economici. Nelle fasi in cui sono introdotti gli avanzamenti tecno- logici che permettono le innovazioni di prodotto e di processi produttivi, lo sviluppo economico fa registrare un incremento; successivamente, quando questo andamento espansivo si esaurisce, il ciclo economico torna a un li- vello di maggiore equilibrio e ad un ritmo più regolare.

L’equilibrio che si instaura in seguito alla fase di innovazione tecnologi- ca e di conseguente crescita economica si colloca però a un livello diverso rispetto a quello precedente. Questo perché l’innovazione tecnologica ha inciso strutturalmente sull’economia, la ha trasformata alterandone moda- lità e processi produttivi.

Per questa ragione Schumpeter definisce le fasi di trasformazione duran- te le quali si realizzano le innovazioni più significative fasi di “distruzione creatrice”, proprio a seguito dell’opera di radicale innovazione promossa dalla figura dell’imprenditore.

Il risultato della “distruzione creatrice” è un riassestamento della com- pagine produttiva che vede alcune aziende aver cessato l’attività per non aver retto l’onda d’urto della trasformazione; altre vecchie aziende che so- no state in grado di fronteggiare la spinta del cambiamento ne escono tra- sformate e rafforzate; infine nuove imprese sono sorte. In altri termini, l’in- troduzione del nuovo comporta l’abbandono se non lo smantellamento di ciò che è vecchio e soprattutto incapace di adattarsi al nuovo.

Lo sviluppo economico che si realizza in base al processo di trasforma-  

9 Come osserva Kocka (2016), Schumpeter «[…] ricercò il meccanismo con cui l’econo-

mia trasforma sé stessa dall’interno, trovandolo nell’innovazione, cioè nella combinazione di elementi, risorse e possibilità in grado di far emergere qualcosa di economicamente nuovo: nuovi metodi di produzione e distribuzione, nuove forme di organizzazione nelle o anche tra le imprese, apertura di nuovi mercati di approvvigionamento e di sbocco, produzione di beni nuovi o di miglior fattura, risveglio di nuovi bisogni e altro ancora», p. 17.

zione appena illustrato ha anche un risvolto sociale, secondo Schumpeter. Egli ne vede luci e ombre. Per quanto riguarda gli aspetti positivi, la popo- lazione si avvantaggia della crescita sia in termini di maggiore ricchezza, sia sotto un profilo meno materiale che oggi chiamiamo benessere e qualità della vita. Lo sviluppo economico agirebbe poi da stimolo per i singoli, motivati a migliorare la loro posizione economica. A livello macroecono- mico e macrosociale inoltre il meccanismo descritto da Schumpeter consen- tirebbe di attivare le migliori risorse umane. Tra le ombre egli prevede il declino del capitalismo, poiché la sua evoluzione basata su un accentuato individualismo e su caratteri di rigorosa razionalità ne minerebbe al con- tempo le basi sociali.

L’altro autore citato, P. Romer, è noto per la sua teoria della “crescita en- dogena”. Traendo spunto dalla formulazione di un altro premio Nobel, l’eco- nomista R. Solow, Romer dimostra che è l’economia che induce le aziende a sviluppare nuove idee e a favorire l’innovazione tecnologica (1990). A sua volta, il progresso tecnologico, secondo Romer, stimola la crescita10. Le nuo-

ve tecnologie, infatti, garantiscono un incremento della produttività e con ciò consentono la crescita economica e lo sviluppo; come vedremo è quanto si prospetta e ci si aspetta oggi dalla digitalizzazione.

La ragione per cui la teoria di Romer è detta della “crescita endogena”11 è

perché lo sviluppo si basa su fattori interni al sistema economico  tra cui la conoscenza e il progresso tecnologico  più che su fattori “esterni” alla di- namica e alle capacità produttive12. Romer ritiene infine che è bene che i go-

verni  allo scopo di sostenere il progresso tecnologico  contribuiscano alla sua promozione con interventi a favore delle attività di ricerca e sviluppo13.

 

10 «Technological change provides the incentive for continued capital accumulation, and

together, capital accumulation and technological change account for much of the increase in output per hour worked […]. Technological change arises in large part because of intention- al actions taken by people who respond to market incentives. Thus the model is one of en- dogenous rather than exogenous technological change […]», Romer 1990, p. S72.

11 «[…] economic growth is an endogenous outcome of an economic system, not the re-

sult of forces that impinge from outside», Romer 1994, p. 3.

12 «The growth rate is increasing in the stock of human capital, but it does not depend on

the total size of the labor force or the population. In a limiting case that may be relevant for historical analysis and for the poorest countries today, if the stock of human capital is too low, growth may not take place at all», Romer 1990, p. S73.

13 «[The] […] policy for a government […] would be to subsidize the production of hu-